LA MEMORIA DELLE DONNE NEL VERDE DI TORINO Il giardino Camilla Ravera

Qualche buona notizia nel campo della toponomastica femminile ogni tanto siamo in grado di darla, anche a Torino che come sappiamo non è stata finora troppo attenta alla memoria delle donne. 
Anzi le notizie positive sono due, e si aggiungono a quella del mese scorso, quando abbiamo annunciato la delibera per intitolare un giardino nella periferia Sud della città a Felicita Ferrero.
La prima è sorprendente, ma ci fa veramente piacere, ed è che finalmente nel giardino di via Verolengo è comparsa la targa in ricordo delle Operaie della Fabbrica Superga, una di quelle che avevamo chiamato “intitolazioni fantasma”. Meglio tardi che mai…
L’altra è che la Commissione competente ha accolto in parte la richiesta dell’Associazione Toponomastica femminile,  di intitolare spazi cittadini alle donne che fecero parte dell’Assemblea Costituente. L’accoglimento è parziale perché si erano chieste, se non proprio ventuno targhe (il numero delle donne elette nell’Assemblea) almeno tre intitolazioni per le piemontesi Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce. La delibera è stata fatta invece per una targa che ricordi collettivamente l’apporto femminile alla nostra Costituzione; l’area non è stata definita, si troverà in seguito. Va bene anche così, niente esclude future intitolazioni che onorino la memoria delle singole persone, e intanto ringraziamo ancora Laura Onofri per aver appoggiato la richiesta.
Poi, dal momento che abbiamo iniziato a parlare di giardini dedicati a figure femminili, vediamo quali altre targhe compaiono nelle aree verdi di Torino.
Nella decima circoscrizione, poco distante da quello che diventerà (speriamo!) il giardino Felicita Ferrero, c’è quello intitolato a Camilla Ravera, prima donna a essere stata nominata senatrice a vita.
Di famiglia borghese, nata ad Acqui Terme nel 1889, insegnante elementare a Torino, Camilla Ravera si iscrisse al Partito Socialista nel 1918. Entrata nella redazione del giornale L’Ordine Nuovo di Gramsci, nel 1921 fu cofondatrice del Partito Comunista d’Italia, occupandosi poi dell’organizzazione delle donne.
Personaggio di primo piano nel partito clandestino (nel 1927 fu eletta alla segreteria, prima ed unica donna a occupare questa carica) e gramsciana di ferro, rientrò sotto falso nome in Italia dalla Svizzera, dove era espatriata, e in tale frangente fu arrestata ad Arona, nel 1930. Qualcuno ha sospettato che le dure lotte interne al suo partito non siano state estranee al suo arresto, dovuto al tradimento di un compagno. Fu condannata a quindici anni di prigione. Dopo cinque anni di carcere scontò il resto della pena al confino, in Basilicata, a Ponza e a infine a Ventotene, dove conobbe Sandro Pertini. Nel 1939, quando si dichiarò contraria al patto Molotov -Ribbentrop, fu addirittura espulsa dal partito. Lasciata Ventotene alla caduta del fascismo nel 1943, riuscì a raggiungere la famiglia, sfollata a San Secondo di Pinerolo, e dopo l’8 settembre, sapendo di essere di nuovo ricercata, si rifugiò in un casolare sulle colline, che diventò luogo di incontri politici clandestini.
Tornata a Torino alla fine della guerra, fu riammessa nel suo partito e fu eletta prima nel Consiglio comunale di Torino e poi alla Camera, per le prime due legislature, dal 1948 al 1958. Nel 1982 il Presidente della Repubblica Pertini la riportò sulla ribalta politica (da tempo si era ritirata a vita privata) nominandola senatrice a vita. Morì quasi centenaria, nel 1988.
Dirigente dell’UDI, impegnata soprattutto nelle battaglie in favore delle donne e per la pace, ci ha lasciato molte pubblicazioni, preziose testimonianze del suo tempo. Le sono state dedicate strade a Roma, dove è morta, e in Toscana.
L’intitolazione torinese, richiesta dalla consigliera Monica Cerutti(contestualmente a quella mai comparsa di Emilia Mariani) e deliberata pochi anni fa, ricorda giustamente una donna di grande rilievo, piemontese di nascita, che ha operato a lungo nella nostra città.