Maria Piera Mossa. Intervista a sua figlia Martina

  di Agnese Onnis, 21 marzo 2014

sant'efisio
Toponomastica femminile. Il Comune di Cagliari, su proposta della Commissione di Parità per l’iniziativa “8 marzo tre donne tre strade” di Toponomastica Femminile, con delibera del dicembre 2013 ha intitolato la terza nuova strada di Giorgino alla regista cagliaritana Maria Piera Mossa, scomparsa prematuramente nel 2002.
Maria Piera Mossa, la prima donna regista in Sardegna negli anni Settanta, intraprende la sua attività di ricerca collaborando alla Cineteca Sarda-Società Umanitaria, per affermarsi dal 1976 nel suo ruolo di programmista e regista negli studi della RAI-Sardegna. In questa sede ha dato impulso a diverse attività di promozione e di progettazione culturale fra cui si ricordano, in collaborazione con Jacopo Onnis, “Visti da fuori’”, “Grazia quasi Cosima”, i quadri biografici e i profili di artisti e di intellettuali sardi.
Maria Piera svolge la sua attività di regista fino al 2002, malgrado la sua malattia: ce lo rivela sua figlia Martina che, a distanza di dodici anni dalla morte, accetta volentieri di parlare di sua madre, permettendo di aprire una breccia nei ricordi e nelle emozioni di figlia, allora trentenne, e cercando di tracciare un profilo della donna Maria Piera.
” Mia madre, una donna forte e coraggiosa anche nella fase più difficile della malattia, è stata capace di affrontare la terapia delle sette del mattino per proiettarsi subito dopo nel lavoro; mi ha incoraggiata nei percorsi  di studio e nelle scelte del mio futuro, è stata la mia guida libera e laica e, attraverso la sua disponibilità, mi ha sempre permesso di affrontare l’indipendenza e ogni scelta che ho fatto.”
Giovanissima, Piera si laurea in filosofia e vive intensamente gli anni della Cineteca sarda fino a metà degli anni Settanta; prima di entrare in RAI si specializza a Roma e “in quel suo periodo romano,  seppur lontana da casa, il nostro freezer è stato sempre pieno di cibo rigorosamente genuino,  cucinato da lei, una riserva affettuosa quasi a definire la sua volontà  di estensione di madre”.
Di notevole importanza la realizzazione televisiva a puntate di “La Sardegna nella Storia”, su progetto dello storico Francesco Cesare Casula. Il tema riguardava la storia della Sardegna dall’evo antico-periodo prenuragico ad oggi: l’età prenuragica e nuragica, quelle fenicia, romana e bizantina; i Giudicati e l’Arborea; la Sardegna aragonese e spagnola e quella dei Savoia fino allo Statuto speciale. Il suo intento didattico e informativo viene arricchito – per scelta di regia – dalle riprese aeree.
Lei, che neppure guidava l’automobile, ha eseguito insieme ai suoi collaboratori le riprese del territorio dell’isola da terra e dall’alto, perfino in elicottero, per mostrare le belle immagini delterritorio sardo”; senza alcun dubbio è stato il primo grande lavoro televisivo sulla storia della Sardegna, diretto anche a sottolineare i paesaggi attuali antropizzati e le forme degli insediamenti.
Nei racconti sua figlia sottolinea la volontà e la coerenza di madre coniugata e di intellettuale delle arti visive, proiettata naturalmente in un mondo ‘fuori’dalla famiglia. “Anche se occupata da impegni diversi, mamma ogni giorno ha trovato comunque il tempo per tutte le cose, riservandone una parte  alla cucina, che non ha delegato ad altri, amando riunirci tutti a cena; un rito ritenuto importante, pieno di quell’affetto dimostrato anche attraverso il cibo, al quale ha sempre dato grande importanza. Una persona accogliente e ospitale, la nostra casa è stata aperta agli amici, sempre.”
Sul filo della memoria, Martina riporta anche le iniziative di cineteca organizzate dalla madre come programmista e regista, i progetti e le ricostruzioni d’archivio per Rai-Sardegna da lei curati con notevole sensibilità d’autore, capace di comunicare agli spettatori le proprie emozioni. Soprattutto in un filmato storico come il“ Il 43 con Sant’Efisio”, toccante documento che mostra la città di Cagliari ferita dalla guerra nel febbraio del 1943, ha recuperato e montato le immagini della città bombardata riprese da un cineamatore. Un filmato ricco di emozioni da cui si desumono la professionalità e la profonda intesa tra regia e montaggio che Maria Piera ha saputo operare nel suo lavoro descrittivo.
 “Lei è riuscita, malgrado trascorresse fuori casa giornate intere per il suo lavoro, a curare e a mantenere con me un filo diretto , anche di sostegno, manifestato nelle nostre discussioni. Grande lettrice e profonda studiosa, sempre molto impegnata nella sua attività di analisi e di documentazione per le diverse zone dell’isola; ho fatto tesoro dei suoi pareri e consigli anche per la mia tesi di laurea.
Maria Piera come regista ha condiviso alcune parti di attività insieme ad altri, per RAI-Sardegna  ha curato interviste a intellettuali e artisti, come quella radiofonica all’artista Maria Lai, basata sulla reciproca ammirazione e su una solida intesa.
Mia madre, ha sempre intessuto profonde amicizie, sempre così forte e combattiva. Credo di averla vista soffrire davvero per la scomparsa di un suo grande amico, Chicco Mura, tanto da farmi pensare che quel dolore per la scomparsa abbia minato e influito sul suo sistema immunitario. Tuttavia non ha mai perso il coraggio dimostrando forza e determinazione nella lotta contro la sua malattia: è stata lei a confortare me…”.
Maria Piera Mossa, sempre presente sul fronte sociale, ha dedicato alcune serie di trasmissioni al mondo del lavoro, in particolare quello femminile. Sempre attenta alle tematiche di denuncia, spicca tra i suoi documenti televisivi per la serie quindicinale Città-Regione, un suo importante filmato sulla protesta della comunità di Bitti in Barbagia, realizzato attraverso le voci e le testimonianze delle operaie tessili della fabbrica Beatex.  “Bitti: una fabbrica inventata su un paese reale” è una cronistoria dell’insediamento industriale e della lotta sindacale in difesa del lavoro, un atto di accusa sulla disoccupazione femminile nell’isola della fine degli anni ’70.
Così Martina descrive sua madre Maria Piera “Caparbia, una grande personalità, grande lavoratrice, colta e profonda lettrice, una donna piena di umanità e di grande carica emotiva, anche nel saper rielaborare, per me bambina, le storie e i racconti”. Non a caso la regia e il montaggio sono una composizione di immagini, sia quelle fantastiche sia quelle fedeli alla realtà.