Donne per  il mondo nuovo che vorremmo

Sul palco del Festival di Marano  passa un mondo di gente bella che vorresti avere accanto tutto l’anno,  gente con cui continuare a parlare, progettare, sognare e fare la scuola ed il Paese che vogliamo per noi, per i nostri alunni e alunne, per i nostri figli e figlie. Ci sono  ragazze e ragazzi che  coltivano la  legalità con i loro video; famiglie che accolgono con generosità ospiti giunti da ogni parte d’Italia insegnanti che educano alla bellezza, alla responsabilità e all’impegno facendo spot;    uomini e donne del mondo della cultura, dell’associazionismo e  delle istituzioni,   che si stringono attorno a loro e s’impegnano a condividere il sogno di un futuro di giustizia; e poi ci sono le mamme che  cucinano e imbandiscono tavole di cibo per nutrire chi, come loro, crede in quel sogno  e in quel progetto. Proprio questa idea –condividere e nutrire un sogno ed un progetto-   le ha portate, due anni fa,   a far diventare associazione  una vicinanza che dura da anni , da quando  i loro figli e loro figlie hanno cominciato, dai banchi della scuola primaria, a partecipare al Festival di Marano.

Sono giovani, fiere, generose,  parlano con gli sguardi che luccicano: all’ora del pranzo,  avvolte  nei loro grembiuli candidi, invitano a godere del cibo che hanno sapientemente cucinato per tutti gli ospiti del Festival; poi , dopo gli spot e dopo le parole degli amici e delle amiche di Marano,   salgono anche loro  sul palcoscenico, per una performance in cui si raccontano e interpretano se stesse e le altre donne: parlano dell’ amore che le fa stare insieme  e   reagire  alle brutture del quotidiano; s’interrogano sulla natura della forza e rispondono  che nasce sempre dalla sofferenza. Ci chiamano ad interrogarci e ad avere cura di noi :  quando ci regalano le   parole in cui raccontano i propri sogni- imparare a dire no, vedere la realizzazione dei propri figli, suonare o cantare-  anche noi  ci interroghiamo sui nostri sogni; quando leggono le parole delle altre- ad esempio quelle della Medea euripidea che grida il dolore e la fatica di essere donna in terra straniera  -   sentiamo che attraversare il mondo per le donne è sempre stato più faticoso e difficile che per gli uomini.     Nelle loro parole , nelle frasi scritte da loro e per loro, si sente la potenza di una maternità che   diventa “sociale”, estesa verso il mondo e verso le  altre   persone: sono combattive, generose, impegnate perché vogliono per  i propri e per gli altrui figli un mondo giusto, equo, pulito.

Non finiscono di stupirci e meravigliarci le mamme del Festival e, quando vengono premiate, eccole, ancora una volta, ad offrire un  modello  di  relazione e di valori straordinari, diversi , segnatamente  femminili: sono sul palco, emozionate, l’una accanto all’altra, nessuna fa il passo avanti per prendere il  trofeo e ognuna spinge la compagna a farsi avanti, tutte insieme, ognuna a dar valore all’amica, alle altre. Maria, la Presidente, fa chiaramente un cenno di rifiuto: il premio è di tutte , non di una sola.  Che bell’esempio di comunità pari, orizzontale, coesa e solidale! Quanto ha il mondo  da imparare  dalle  Mamme del Festival. Loro sono  Maria Sampognana, Giorgia Leone, Giusy Nebbia, Assunta Infante, Cetty De Gennaro, Paola De Campora, Simona Cataniello, Antonella Gala, Angela Giordano, Liliana Salza, Gabriella Perillo, Titta Pecoraro, Titti Micillo, Maria Casolaro.