Calendaria 2024 - "Ma" Rainey

"Ma" Rainey
Roberto Del Piano






Laura Zemik

 

«Sono uscita ieri sera con un mucchio di persone care,
dovevano essere donne,perché gli uomini non mi piacciono.
È vero: indosso il colletto e la cravatta, è come avere il vento in poppa.
Perché dici che lo faccio, nessuno mi ha beccata.
Di sicuro devi dimostrarlo:
tu dici che lo faccio, ma nessuno mi ha beccata.
Di sicuro devi dimostrarlo».

(Strofa di Prove It On Me Blues, brano registrato da Ma’ Rainey nel giugno 1928 a Chicago).

Pubblicità Paramount per il brano di ‘Ma’ Rainey Prove It On Me Blues (1928). Si noti la donna di colore in abiti in parte maschili, a sinistra

Gertrude Pridgett nasce a Columbus, Georgia, il 26 aprile 1886, figlia di due artisti minstrels itineranti, Thomas Pridgett Sr. ed Ella Allen-Pridgett. A quattordici anni entra a far parte di un gruppo teatrale di vaudeville e debutta all’Opera House di Columbus nello show The Bunch of Blackberries, che riscuote un discreto successo; attira l’attenzione di Will Rainey, detto ‘Pa’, lui pure uomo di spettacolo. La coppia dà vita a un gruppo chiamato Rabbit Foot Minstrels, che si esibisce in un repertorio misto di canzoni popolari e blues: uno degli spettacoli, con marcate influenze del vaudeville, reca lo spiritoso titolo The assassinators of the blues. Per un certo periodo, siamo nel 1912, farà parte della compagnia anche Bessie Smith, all’inizio della carriera. La stessa ‘Ma’ Rainey (che assume il soprannome dopo il matrimonio con ‘Pa’) racconta di aver ascoltato a St. Louis una donna cantare una canzone triste su un uomo che lascia una ragazza; dopo averne sistemato le parole e la musica, l’artista aggiunge quel brano, per il quale in seguito più volte sosterrà di aver coniato il termine ‘blues’, al proprio repertorio. La canzone viene intitolata See See Rider e qualche anno dopo, il 16 ottobre 1924, Gertrude ne registra la prima versione conosciuta, accompagnata, tra gli altri, da un giovane Louis Armstrong.

«Sono così infelice,
mi sento così triste,
sono sempre depressa.
Ho fatto uno sbaglio,
subito, all’inizio.
Oh, sembra così difficile separarsi.
Oh, ma questa lettera
che io scriverò
sperò faccia in modo che lui si ricordi
quando la riceverà.
Guarda, guarda cavaliere,
Guarda che cosa hai fatto».

Nel 1916 la cantante si separa dal marito e da allora porta sul palcoscenico un proprio spettacolo sotto l’insegna Madame Gertrude ‘Ma’ Rainey and Her Georgia Smart Sets. Dotata di una maestosa vocalità, ‘Ma’ Rainey, sul palcoscenico, elettrizza letteralmente il pubblico: ride, geme, urla, esercitando un fascino straordinario pur non essendo canonicamente bella. Nella sua autobiografia il pianista e compositore Thomas A. Dorsey, che l’aveva accompagnata più volte sia in sala d’incisione sia in tournée, ne fa una descrizione suggestiva:

«Il numero di ‘Ma’ Rainey era quello che chiudeva lo spettacolo. […] Il sipario si alzava lentamente e i riflettori illuminavano con luce soffusa l’orchestra sul palcoscenico, mentre noi suonavamo l’introduzione della canzone di ‘Ma’ […] ‘Ma’ era nascosta in un grande scatolone che aveva la forma di una Victrola, uno di quei fonografi che si usavano molti anni fa. Questa Victrola si trovava sull’altro lato del palcoscenico. Poi arrivava una ragazza e faceva l’atto di mettere su un disco. Allora l’orchestra cominciava a suonare Moonshine Blues: ‘Ma’ cantava le prime battute nascosta dentro la Victrola, poi apriva una porta e usciva fuori nella luce del riflettore sfoggiando una scintillante toilette che pesava poco meno di dieci chili, e una collana fatta di tanti pezzi d’oro. Il pubblico impazziva. Era come se lo spettacolo ricominciasse da capo. ‘Ma’ teneva gli spettatori in pugno. I brillanti che portava alle dita luccicavano come tanti fuochi. La collana sembrava un’armatura d’oro che le coprisse il petto. La chiamavano la Signora dall’ugola d’oro… Quando ‘Ma’ ebbe cantato l’ultimo pezzo e il gran finale, avemmo sette chiamate…».

Così scrive il critico Gunther Schuller, nella sua fondamentale opera Il jazz. Il periodo classico – Gli anni Venti (1996):

«È triste soprattutto che ‘Ma’ Rainey non abbia inciso agli inizi della sua carriera, che cominciò sul volgere del secolo, a quattordici anni. Sarebbe affascinante ripercorrere, attraverso la sua maturazione artistica, la via lungo la quale il blues rurale si mutò nel più raffinato e professionistico blues urbano, il cui sviluppo fu certo parallelo alla sua carriera. Quando finalmente ‘Ma’ incise, a metà degli anni Venti, non era certo la prima a farlo, aveva ormai una quarantina d’anni, e probabilmente non era più nel pieno delle forze».

‘Ma’ in una celebre foto di autore non noto, presumibilmente scattata dopo il 1923

Nel 1923 l’artista firma un contratto con una delle principali etichette operanti nel mercato dei cosiddetti Race Records, una produzione destinata a essere venduta nei negozi riservati alla gente di colore; la Paramount ne fa una delle sue star, affiancandole spesso musicisti e arrangiatori di primo piano: peccato che la qualità delle registrazioni di questa etichetta sia decisamente mediocre, probabilmente per risparmiare sui costi, rispetto a quella di altre concorrenti dell’epoca, dalla Okeh alla Victor, pure operanti nello stesso mercato. Nel dicembre dello stesso anno, la Paramount porta in studio ‘Ma’ Rainey per una seduta di registrazione che produce otto brani, pubblicati in sequenza su quattro 78 giri, contrassegnati dai numeri di catalogo da PM12080 a PM12083; in queste incisioni è accompagnata da Lovie Austin and Her Blues Serenaders: si tratta di un trio guidato dalla pianista e compositrice Lovie Austin, una delle pochissime bandleader femminili del jazz non solo di quegli anni, ma anche dei decenni successivi; pianista non eccelsa ma efficace, in questa occasione si avvale della ruvida quanto espressiva capacità solistica del trombettista Tommy Ladnier e del fraseggio bluesy, non elegante ma dotato di una sonorità che fa pensare a volte al fango del Mississippi, del clarinettista Jimmy O’Bryant. Uno degli otto brani è il già citato Moonshine Blues:

«Ho bevuto tutta la notte, caro, e anche la notte precedente.
Ma quando ridiventerò sobria, non berrò più,
Perché il mio amico mi ha lasciato, in piedi sulla mia porta».

Nel novembre 1924 registra Cell bound blues, uno dei suoi brani più intensi e drammatici con l’accompagnamento della stessa formazione; qui si mette particolarmente in luce Jimmy O’Bryant, figura ingiustamente dimenticata, che dimostra di essere un clarinettista di grande sensibilità.

«Sono entrata nella mia stanza, l’altra notte,
Il mio uomo è entrato e ha iniziato a picchiarmi.
Ho preso la mia pistola nella mano destra e ho detto:
“Fermatelo, gente, non voglio uccidere il mio uomo”.
Quando l’ho fatto, mi ha colpita sulla testa.
Al primo colpo che ho sparato, il mio uomo è morto».

Tra il gennaio e il marzo 1926 registra otto brani con una formazione straordinaria, che sotto il nome di Georgia Band nasconde in realtà un sestetto di all stars guidato dal pianista e bandleader Fletcher Henderson, che comprende Joe Smith alla tromba, Charlie Green al trombone, Buster Bailey al clarinetto, Coleman Hawkins al sax tenore e Charlie Dixon al banjo. Del 1928 è una serie di registrazioni che sembrano riportare ‘Ma’ nell’ambito di una espressività più rurale e meno jazzistica (tra queste Prove It On Me Blues), nelle quali la accompagnano il chitarrista Hudson ‘Tampa Red’ Whitaker e il pianista ‘Georgia Tom’ Dorsey. L’ultimo 78 giri pubblicato dalla Paramount porta sul lato A questo titolo, a suo modo emblematico: Ma and Pa poorhouse blues.

A questo punto la Paramount la scarica, non è più in linea con la moda; lo stesso sta accadendo, o accadrà presto, a molti artisti del jazz e del blues di quel periodo, da King Oliver a Jelly Roll Morton, fino ad allora celebri e sulla cresta dell’onda; la carriera della cantante conosce un rapido declino: si ritira dalle scene, definitivamente, nel 1933. Un attacco di cuore chiude la sua vita nella città che le ha dato i natali, il 22 dicembre 1939, a soli 53 anni:

"If anybody asks you who wrote this lonesome song,
tell ‘em you don’t know the writer, but Ma Rainey put it on"

(Se qualcuno vi chiede chi ha scritto questa canzone triste, ditegli che non sapete chi l’ha scritta, ma che Ma Rainey l’ha messa insieme):

così si conclude Last minute blues, il brano che l’artista utilizzava come bis nei suoi concerti. E cala il sipario. ‘Ma’ Rainey è stata una delle prime cantanti di blues a fare della propria arte una professione, e una delle prime, anche se non la prima, a registrare dei dischi. La prima artista afroamericana a registrare un disco di blues cantato, entrando così nella storia, era stata nel 1920 Mamie Smith per la Okeh Records, col celebre Crazy blues, che divenne un successo straordinario vendendo milioni di copie in meno di un anno e aprendo la strada a tutte le sue colleghe.

Viola Davis interpreta ‘Ma’ Rainey nel film Ma Rainey’s Black Bottom (2020)

‘Ma’ Rainey ha avuto grande influenza su tutte le cantanti che, dopo di lei, si sono dedicate al blues. La sua vita è stata raccontata nel dramma teatrale di August Wilson Ma Rainey’s Black Bottom, trasposto nel 2020 nell’omonimo film, nel quale la cantante viene interpretata splendidamente dall’attrice Viola Davis (attivista del movimento Black Lives Matter), candidata al Premio Oscar con quattro nomination per la sua interpretazione.

 ‘Ma’ Rainey accompagnata da The Wild Cats Jazz Band nel 1928 (fotografia di autore non noto)

Traduzione francese

Guenoah Mroue

«Je suis sortie hier soir avec un tas de personnes chères, elles devaient être des femmes, parce que les hommes ne me plaisent pas. C’est vrai, je porte le col et la cravate, c’est comme avoir le vent en poupe. Parce que tu dis que je le fais, personne ne m’a vue. Tu dois le prouver: Tu dis que je le fais, mais personne ne m’a vue. Tu dois certainement le prouver».

(Strofa de Prove It On Me Blues, chanson enregistrée par Ma' Rainey en juin 1928 à Chicago).

Pubblicità Paramount per il brano di ‘Ma’ Rainey Publicité Paramount pour la chanson de 'Ma' Rainey Prove It On Me Blues. (1928). Notez la femme noire dans des vêtements en partie masculins, à gauche

Gertrude Pridgett est née à Columbus, en Géorgie, le 26 avril 1886, fille de deux artistes itinérants minstrels, Thomas Pridgett Sr. et Ella Allen-Pridgett. À quatorze ans, elle rejoint un groupe de théâtre vaudeville et fait ses débuts à l’Opéra de Columbus dans le spectacle The Bunch of Blackberries, qui rencontre un certain succès ; elle attire l’attention de Will Rainey, 'Pa', lui aussi homme de spectacle. Le couple crée un groupe appelé Rabbit Foot Minstrels, qui joue dans un répertoire mixte de chansons populaires et de blues : l’un des spectacles, avec des influences marquées du vaudeville, porte le titre spirituel The assassinators of the blues. Pendant un certain temps, nous sommes en 1912, Bessie Smith fera également partie de la compagnie au début de sa carrière. La même 'Ma' Assume Rainey (que le surnom après son mariage avec 'Pa') raconte avoir entendu à St. Louis une femme chanter une chanson triste sur un homme quittant une fille; après en avoir arrangé les mots et la musique, l’artiste ajoute ce morceau, pour lequel elle prétendra plus tard à plusieurs reprises avoir inventé le terme 'blues', à son répertoire. La chanson est intitulée See See Rider et quelques années plus tard, le 16 octobre 1924, Gertrude enregistre la première version connue, accompagnée, entre autres, par un jeune Louis Armstrong.

«Je suis si malheureuse, j
e me sens si triste,
je suis toujours déprimée.
J’ai fait une erreur,
tout de suite, au début.
Oh, il semble si difficile de se séparer.
Oh, mais cette lettre
que je vais écrire,
j’espère qu’il se souviendra
quand il la recevra.
Regarde, regarde chevalier,
regarde ce que tu as fait».

En 1916, la chanteuse se sépare de son mari et depuis, elle apporte son propre spectacle sous l’enseigne Madame Gertrude 'Ma' Rainey and Her Georgia Smart Sets. Dotée d’une voix majestueuse, 'Ma' Rainey, sur scène, électrise littéralement le public : elle rit, gémit, hurle, exerçant un charme extraordinaire tout en n’étant pas canoniquement belle. Dans son autobiographie, le pianiste et compositeur Thomas A. Dorsey, qui l’avait accompagnée plusieurs fois en salle d’enregistrement et en tournée, en fait une description suggestive:

«Le numéro de 'Ma' Rainey était celui qui clôturait le spectacle. [… ] Le rideau se levait lentement et les projecteurs éclairaient doucement l’orchestre sur la scène, tandis que nous jouions l’introduction de la chanson de 'Ma' [...] 'Ma' était cachée dans une grande boîte qui avait la forme d’un phonographe, Un de ces phonographes qu’on utilisait il y a des années. Ce phonographe était de l’autre côté de la scène. Puis une fille est arrivée et a fait l’acte de mettre un disque. L’orchestre commençait alors à jouer Moonshine Blues : 'Ma' chantait les premières répliques cachées dans le phonographe , puis ouvrait une porte et sortait dans la lumière du projecteur arborant une toilette étincelante qui pesait un peu moins de dix kilos, et un collier en or. Le public devenait fou. C’était comme si le spectacle recommençait. 'Ma' tenait les spectateurs dans sa poche. Les strass qu’elle portait à ses doigts brillaient de mille feu. Le collier ressemblait à une armure d’or qui couvrait sa poitrine. On l’appelait la Dame à la luette d’or... Quand 'Ma' eut chanté le dernier morceau et le grand final, nous avions sept appels…».

C’est ce qu’écrit le chroniqueur Gunther Schuller dans son œuvre fondamentale Le jazz. La période classique - Les Années Vingt (1996) :

«c'est triste surtout que 'Ma' Rainey n’ait pas marqué au début de sa carrière, qui a commencé au tournant du siècle, à quatorze ans. Il serait fascinant de retracer, à travers sa maturation artistique, le chemin le long duquel le blues rural se transforma en blues urbain le plus raffiné et professionnel, dont le développement fut certainement parallèle à sa carrière. Quand enfin 'Ma' incisa, au milieu des années Vingt, elle n’était certainement pas la première à le faire, elle avait désormais une quarantaine d’années, et elle n’était probablement plus dans la plénitude des forces».

‘'Ma' dans une célèbre photo d’auteur inconnu, probablement prise après 1923

En 1923, l’artiste signe un contrat avec l’un des principaux labels opérant sur le marché des Race Records, une production destinée à être vendue dans les magasins réservés aux personnes de couleur; Paramount en fait l’une de ses stars, souvent aux côtés de musiciens et d’arrangeurs de premier plan: dommage que la qualité des enregistrements de ce label soit très médiocre, probablement pour économiser sur les coûts, par rapport à celle d’autres concurrents de l’époque, de Okeh à Victor, qui opèrent également sur le même marché. En décembre de la même année, la Paramount emmène en studio 'Ma' Rainey pour une séance d’enregistrement qui produit huit titres, publiés séquentiellement sur quatre 78 tours, marqués par les numéros de catalogue PM12080 à PM12083; dans ces enregistrements, elle est accompagnée de Lovie Austin and Her Blues Serenaders : il s’agit d’un trio dirigé par la pianiste et compositrice Lovie Austin, l’une des rares bandleuses féminines du jazz non seulement de ces années, mais aussi des décennies suivantes; pianiste peu excentrique mais efficace, elle utilise à cette occasion la rugueuse et expressive capacité soliste du trompettiste Tommy Ladnier et le phrasé bluesy, pas élégant mais doté d’une sonorité qui fait penser parfois à la boue du Mississippi, du clarinettiste Jimmy O’Bryant. L’un des huit morceaux est le Moonshine Blues:

 «J’ai bu toute la nuit, chéri, et même la nuit précédente.
Mais quand je redeviendrai sobre,je ne boirai plus,
Parce que mon ami m’a laissée, debout sur ma porte».

En novembre 1924, elle enregistre Cell bound blues, l’une de ses chansons les plus intenses et dramatiques avec l’accompagnement de la même formation; ici se met particulièrement en lumière Jimmy O’Bryant, figure injustement oubliée, qui se révèle être un clarinettiste de grande sensibilité.

«Je suis entrée dans ma chambre, l’autre nuit,
Mon homme est entré et a commencé à me frapper.
J’ai pris mon arme dans ma main droite et j’ai dit:
"Arrêtez-le, je ne veux pas tuer mon homme".
Quand je l’ai fait, il m’a frappé sur la tête.
Au premier coup que j’ai tiré, mon homme est mort ».

Entre janvier et mars 1926, elle enregistre huit chansons avec une formation extraordinaire, qui sous le nom de Georgia Band cache en réalité un sextet de all stars dirigé par le pianiste et bandleader Fletcher Henderson, qui comprend Joe Smith à la trompette, Charlie Green au trombone, Buster Bailey à la clarinette, Coleman Hawkins au saxophone ténor et Charlie Dixon au banjo. En 1928, il s’agit d’une série d’enregistrements qui semblent ramener 'Ma' dans le cadre d’une expressivité plus rurale et moins jazzy (entre autres Répétitions It On Me Blues), dans lesquels l’accompagnent le guitariste Hudson 'Tampa Red' Whitaker et le pianiste 'Georgia' Tom' Dorsey. Le dernier 78 tours publié par la Paramount porte sur le côté A ce titre, à sa manière emblématique: Ma and Pa poorhouse blues.

À ce stade, la Paramount la décharge, n’est plus en phase avec la mode; la même chose se produit, ou se produira bientôt, pour de nombreux artistes du jazz et du blues de cette période, de King Oliver à Jelly Roll Morton, jusque-là célèbres et au sommet de la vague; la carrière de la chanteuse connaît un déclin rapide : elle se retire de la scène, définitivement, en 1933. Une crise cardiaque ferme sa vie dans la ville natale, le 22 décembre 1939, à seulement 53 ans:


If anybody asks you who wrote this lonesome song,
tell 'em you don’t know the writer, but Ma Rainey put it on

(Si quelqu’un vous demande qui a écrit cette chanson triste, dites-lui que vous ne savez pas qui l’a écrite, mais que Ma Rainey l’a rassemblée):

ainsi se termine Last minute blues, la chanson que l’artiste utilisait comme bis dans ses concerts. Et le rideau tombe. 'Ma' Rainey a été l’une des premières chanteuses de blues à faire de son art une profession, et l’une des premières, même si ce n’est pas le cas, à enregistrer des disques. La première artiste afro-américaine à enregistrer un disque de blues, entrant ainsi dans l’histoire, était en 1920 Mamie Smith pour Okeh Records, avec le célèbre Crazy blues, qui est devenu un succès extraordinaire en vendant des millions d’exemplaires en moins d’un an et en ouvrant la voie à tous ses collègues.

Viola Davis interprète 'Ma' Rainey dans le film Ma Rainey’s Black Bottom, 2020 (2020)

'Ma' Rainey a eu une grande influence sur toutes les chanteuses qui, après elle, se sont consacrées au blues. Sa vie a été racontée dans le drame théâtral d’August Wilson Ma Rainey’s Black Bottom, transposé en 2020 dans le film du même nom, dans lequel la chanteuse est jouée magnifiquement par l’actrice Viola Davis (activiste du mouvement Black Lives Matter)Elle a été nominée pour quatre Oscars pour son interprétation.

  'Ma' Rainey accompagnée de The Wild Cats Jazz Band en 1928 (photographie d’auteur inconnu)

Traduzione inglese

Syd Stapleton

“Went out last night with a crowd of my friends,
They must've been women, 'cause I don't like no men.
It's true I wear a collar and a tie,
Makes the wind blow all the while
Don't you say I do it, ain't nobody caught me
You sure got to prove it on me.
Say I do it, ain't nobody caught me
Sure got to prove it on me.”

(Verse from Prove It On Me Blues, a song recorded by Ma' Rainey in June 1928 in Chicago).

Pubblicità Paramount per il brano di ‘Ma’ Rainey (Photo) Paramount advertisement for 'Ma' Rainey's song Prove It On Me Blues (1928). (1928). Note the black woman in partly male clothing, left

Gertrude Pridgett was born in Columbus, Georgia, on April 26, 1886, the daughter of two itinerant minstrels, Thomas Pridgett Sr. and Ella Allen-Pridgett. At age fourteen she joined a vaudeville theater group and made her debut at the Opera House in Columbus in the show The Bunch of Blackberries, which was quite successful. It attracted the attention of Will Rainey, known as 'Pa,' himself a showman. The pair started a group called Rabbit Foot Minstrels, which performed a mixed repertoire of folk and blues songs: one of the shows, with marked vaudeville influences, bore the witty title The Assassins of the Blues. For a time, in 1912, Bessie Smith, early in her career, would also be part of the troupe. 'Ma' Rainey (who assumed the nickname after her marriage to 'Pa') herself recounted hearing a woman in St. Louis singing a sad song about a man leaving a girl. After arranging the words and music, the artist added that song, for which she would later several times claim to have coined the term 'blues,' to her own repertoire. The song was titled See See Rider, and a few years later, on October 16, 1924, Gertrude recorded the first known version, accompanied by, among others, a young Louis Armstrong.

“I’m so unhappy,
I feel so blue.
I always feel so sad.
I made a mistake,
Right from the start.
Oh, it seems so hard to part.
Oh, but this letter That I will write
I hope he will remember
When he receive’ it.
Seee, see rider,
See what you done done."

In 1916 the singer separated from her husband and then brought her own show to the stage under the banner Madame Gertrude 'Ma' Rainey and Her Georgia Smart Sets. Gifted with majestic vocals, 'Ma' Rainey, on stage, literally electrified the audience. Laughing, groaning, screaming, exerting extraordinary charm despite not being classically beautiful. In his autobiography, pianist and composer Thomas A. Dorsey, who had accompanied her several times both in the recording studio and on tour, gives an evocative description

"The 'Ma' Rainey number was the one that closed the show. [...] The curtain rose slowly and spotlights shone softly on the orchestra on the stage, while we played the introduction of 'Ma's' song [...] 'Ma' was hidden in a large box that was shaped like a Victrola, one of those phonographs that were used many years ago. This Victrola was on the other side of the stage. Then a girl would come in and do the act of putting on a record. Then the orchestra would begin to play Moonshine Blues: 'Ma' would sing the first few bars hidden inside the Victrola, then she would open a door and step out into the spotlight sporting a glittering outfit that weighed just under ten pounds, and a necklace made of many pieces of gold. The audience went crazy. It was as if the show was starting all over again. 'Ma' held the spectators in her grasp. The diamonds she wore on her fingers glittered like so many fires. The necklace looked like gold armor covering her chest. They called her the Lady with the Golden Throat... When 'Ma' had sung the last piece and the grand finale, we had seven calls...."

The critic Gunther Schuller, in his seminal work Jazz, wrote the following in his book The Classical Period - The 1920s (1996):

"It is especially sad that 'Ma' Rainey did not record at the beginning of her career, which began at the turn of the century, at the age of fourteen. It would be fascinating to trace, through her artistic maturity, the path along which rural blues mutated into the more refined and professional urban blues, whose development certainly paralleled her career. When 'Ma' finally recorded, in the mid-1920s, she was certainly not the first to do so - she was in her early forties by then, and probably no longer in her prime."

‘'(Photo) 'Ma' in a famous photo by an unknown photographer, presumably taken after 1923

In 1923, the artist signed a contract with one of the major labels operating in the so-called “Race Records” market, a production intended to be sold in stores reserved for black people. Paramount made her one of its stars, often flanking her with leading musicians and arrangers - too bad that the quality of this label's recordings was decidedly mediocre, probably to save costs, compared to that of other competitors of the time, from Okeh to Victor, also operating in the same market. In December of the same year, Paramount brought 'Ma' Rainey into the studio for a recording session that produced eight tracks, released sequentially on four 78s, marked with catalog numbers PM12080 to PM12083; in these recordings she is accompanied by Lovie Austin and Her Blues Serenaders. This was a trio led by pianist and composer Lovie Austin, one of the very few female bandleaders in jazz not only of those years but also of the following decades. Not an excellent, but effective, pianist, on this occasion she makes use of the rough as well as expressive solo skills of trumpeter Tommy Ladnier and the bluesy phrasing, not elegant but endowed with a sonority that makes one think at times of Mississippi mud, of clarinetist Jimmy O'Bryant. One of the eight tracks is the aforementioned Moonshine Blues:

“I've been drinking all night, babe, and the night before
But when I get sober, I ain't gonna drink no more
'Cause my friend left me standin' in my door”

In November 1924 she recorded Cell Bound Blues, one of her most intense and dramatic songs with accompaniment by the same ensemble - here Jimmy O'Bryant, an unjustly forgotten figure, is particularly highlighted, proving to be a clarinetist of great sensitivity.

“I walked in my room the other night
My man walked in and begins to fight
I took my gun in my right hand
Told him, folks, I don't wanna kill my man
When I said that, he hit me 'cross my hеad
First shot I fired, my man fell dead.”

Between January and March of 1926 she recorded eight songs with an extraordinary lineup, which under the name “Georgia Band” actually hid an all-star sextet led by pianist and bandleader Fletcher Henderson, including Joe Smith on trumpet, Charlie Green on trombone, Buster Bailey on clarinet, Coleman Hawkins on tenor sax, and Charlie Dixon on banjo. From 1928, there is a series of recordings that seem to bring 'Ma' back into the realm of a more rural, less jazzy expressiveness (among them Prove It On Me Blues), in which she was accompanied by guitarist Hudson 'Tampa Red' Whitaker and pianist 'Georgia Tom' Dorsey. The last 78 rpm released by Paramount carries this title on the A-side, emblematic in its way: Ma and Pa Poorhouse Blues.

At this point Paramount dumped her, she was no longer in line with the fashion; the same was happening, or would soon happen, to many jazz and blues artists of that period, from King Oliver to Jelly Roll Morton, until then famous and on the crest of the wave. The singer's career experienced a rapid decline. She retired from the scene, for good, in 1933. A heart attack ended her life in her hometown, on December 22, 1939, at the age of only 53.

If anybody asks you who wrote this lonesome song
Tell 'em you don't know the writer, but Ma Rainey put it on”

So ends Last Minute Blues, the song the artist used as an encore in her concerts. And the curtain falls.'Ma' Rainey was one of the first blues singers to make her art a profession, and one of the first, though not the very first, to record records. The first African American artist to record a sung blues record, thus entering history, had been, in 1920, Mamie Smith, for Okeh Records, with the famous Crazy Blues, which became an extraordinary success selling millions of copies in less than a year - and paving the way for all her female colleagues.

(Photo) Viola Davis plays 'Ma' Rainey in Ma Rainey's Black Bottom (2020). (2020)

'Ma' Rainey had a great influence on all the singers who, after her, turned to the blues. Her life was chronicled in August Wilson's play Ma Rainey's Black Bottom, transposed in 2020 into the film of the same name, in which the singer is played beautifully by actress Viola Davis (Black Lives Matter movement activist), who was nominated for an Academy Award with four nominations for her performance.

  (Photo) 'Ma' Rainey accompanied by The Wild Cats Jazz Band in 1928 (photographer unknown)

Traduzione spagnola

Erika Incatasciato

«Salí anoche con una multitud de amigas mías
Debieron haber sido mujeres, porque no me gustan los hombres
Es cierto que llevo collar y corbata,
es como navegar con el viento en popa.
Dicen que lo hago, nadie me atrapó
Seguro tienes que demostrármelo
Dicen que lo hago, nadie me atrapó
Seguro tienes que demostrármelo»

(estrofa de Prove It On Me Blues, canción grabada por Ma’ Rainey en junio 1928 en Chicago)

Pubblicità Paramount per il brano di ‘Ma’ Rainey Anuncio Paramount para la canción de Ma’ Rainey Prove It On Me Blues (1928). A la izquierda, nótese la mujer de color con ropa de hombre.

Gertrude Pridgett nació en Columbus en Georgia el 26 abril de 1886, hija de los dos juglares itinerantes Thomas Pridgett Sr. y Ella Allen-Pridgett. A los catorce años formó parte de un grupo teatral de vaudeville y debutó en la Opera House de Columbus con el espectáculo teatral The Bunch of Blackberries que obtuvo un gran éxito; llamó la atención de Will Rainey, conocido como Pa’, él también hombre de espectáculo. La pareja fundó la compañía de Rabbit’s Foot que se exhibía con un repertorio mixto de canciones folk y blues: uno de los espectáculos con marcadas influencias de vaudeville llevaba el titulo humorístico The assasinators of the Blues. Por algún tiempo, en 1912, incluso Bessie Smith, al principio de su carrera, se unió a la compañía. La misma Ma’ Rainey (que tomó este apodo después de casarse con Pa’) contó que en San Luis había escuchado a una mujer que cantaba una canción triste sobre un hombre que deja a la novia. Tras arreglar la letra y la música, la artista añadió la pieza a su repertorio, por la que más tarde reivindicaría la palabra “blues”. La canción se titulaba See See Rider y unos años más tarde, el 16 de octubre de 1924, Gertrude grabó la primera versión famosa acompañada, entre otros, por un joven Louis Armstrong.

«Soy tan infeliz,
me siento tan triste,
siempre estoy deprimida.
Cometí un error,
Desde el principio.
Oh, parece tan difícil separarse.
Oh, pero esta carta
que voy a escribir
espero que él se acuerde
cuando la reciba.
Mira, mira jinete,
Mira lo que hiciste».

En 1916 la cantante se separó de su marido y desde entonces llevó al escenario su propio espectáculo bajo el nombre Madame Gertrude Ma’ Rainey and Her Georgia Smart Sets. Dotada de una majestuosa voz, Ma’ Rainey, en el escenario, electrizaba literalmente al público: reía, gemía, chillaba, ejerciendo un encanto extraordinario a pesar de no ser canónicamente bella. En su autobiografía, el pianista y compositor Thomas A. Dorsey, que la había acompañado varias veces tanto en el estudio de grabación como de gira, hace una descripción evocadora:

«El número de Ma’ Rainey era el que cerraba el espectáculo. […] El telón subía lentamente y los focos iluminaban suavemente la orquesta en el escenario, mientras tocábamos la intro de la canción de Ma’ […]. Ma’ se estaba escondida en una gran caja con forma de Vitrola, uno de los gramófonos que se utilizaban hace muchos años. Esa Vitrola estaba al otro lado del escenario. Luego, llegaba una chica que hacía como si pusiera el disco. Entonces la orquesta empezaba a tocar Moonshine Blues. Ma’ cantaba las primeras estrofas escondida en la Vitrola, luego abría la puerta y, saliendo de allí, los focos lucían su centelleante traje que pesaba poco menos de diez kilos y un collar con muchas piezas de oro. El público enloquecía. Era como si el espectáculo empezara de nuevo. Ma’ se metía al público en el bolsillo. Los diamantes que llevaba en los dedos brillaban como el fuego. El collar parecía una armadura de oro que le cubría el pecho. La llamaban la Dama de la Garganta de Oro… Cuando Ma’ terminó la última canción y el gran final, tuvimos una gran ovación…».

Así escribió el crítico Gunther Schuller en su obra fundamental El jazz, sus raíces y su desarrollo, (1973):

«Sobre todo, es triste que Ma’ Rainey no haya grabado al principio de su carrera, que empezó con el cambio del siglo, a los catorce años. Sería fascinante recorrer, a través de su maduración artística, el camino por el que el blues rural se transformó en el blues urbano más refinado y profesional, cuyo desarrollo fue sin duda paralelo a su carrera. Cuando Ma’ grabó finalmente, a mediados de los años Veinte, no fue ciertamente la primera en hacerlo, ya tenía cuarenta años y probablemente ya no estaba en su apogeo».

‘'(Photo) Ma’ en una foto famosa de autor desconocido probablemente tomada después de 1923

En 1923, la cantante firmó un contrato con uno de los más importantes sellos discográficos del mercado, la Race Records, una producción destinada a venderse en las tiendas de las personas de color; la Paramount la convirtió en una de sus estrellas, sosteniéndola a menudo con músicos y compositores destacados: es una lástima que la calidad de las grabaciones con este sello sea muy mediocre, probablemente para ahorrar costes, en comparación con otros competidores de su época, como la Okeh o la Victor, que también se movían en el mismo mercado. En diciembre del mismo año, Paramount lleva al estudio a Ma’ Rainey para una sesión de grabación que produce ocho canciones, publicadas en secuencia en cuatro discos de 78 RPM, marcados por los números de catálogo de PM12080 a PM12083; en estas grabaciones la acompañan Lovie Austin and Her Blues Serenades: se trata de un trío liderado por la pianista y la compositora Lovie Austin, una de las escasísimas mujeres directoras de bandas jazz no solo de aquellos años, sino también de las décadas siguientes. No es una pianista excelsa, pero es eficaz. En esta ocasión, se sirve de las habilidades solistas, tan ásperas como expresivas, del trompetista Tommy Ladnier y del fraseo bluesy (de blues) no elegante, pero dotado de una sonoridad que a veces hace pensar en el barro del Misisipi, del clarinetista Jimmy O’Bryant. Una de las ocho canciones es la ya mencionada Moonshine Blues:

«He bebido toda la noche, cariño, incluso la noche anterior,
Pero cuando esté sobria, no volveré a beber,
Porque mi amigo me dejó plantada en mi puerta».

En noviembre de 1924 grabó Cell Bound Blues, una de las canciones más intensas y dramáticas acompañada por el mismo grupo; aquí destaca especialmente Jimmy O’Bryant, una figura injustamente olvidada que demuestra ser un clarinetista de gran sensibilidad.

«Entré en mi habitación, la otra noche,
Mi hombre entró y empezó a pegarme.
Cogí mi pistola con la mano derecha y dije:
“Detenedlo, no quiero matar a mi hombre”.
Cuando lo hice, me pegó en la cabeza.
Con el primer tiro que disparé, mi hombre murió».

Entre enero y marzo de 1926 grabó ocho canciones con un grupo excepcional que, bajo el nombre de Georgia Band, esconde en realidad un sexteto con grandes estrellas, liderado por el pianista y director de banda Fletcher Henderson, que incluía a Joe Smith en la trompeta, Charlie Green en el trombón, Buster Bailey en el clarinete, Coleman Hawkins en el saxofón tenor y Charlie Dixon en el banjo. El 1928 es un año de una serie de grabaciones que parecen devolver a Ma’ al terreno de una expresividad más rural y menos jazz (entre todas Prove It On Me Blues), en las que la acompañan el guitarrista Hudson ‘Tampa Red’ Whitaker y el pianista ‘Georgia Tom’ Dorsey. El último 78 RPM publicado por Paramount en el lado A lleva el título, de algún modo emblemático, Ma and Pa Poorhouse blues.

A partir de aquel momento, la Paramount se la quitó de encima: ya no estaba de moda; lo mismo les estaba pasando o estaba a punto de ocurrirles a muchos artistas del jazz y del blues de aquella época; desde King Oliver hasta Jelly Roll Morton, hasta entonces famosos y en su apogeo. La carrera de la cantante conoció un rápido descenso: dejó los escenarios, definitivamente, en 1933. Un ataque cardiaco puso fin a su vida en la ciudad donde nació, el 22 de diciembre de 1939, con tan sólo 53 años.

"If anybody asks you who wrote this lonesome song, tell’em you don’t know the writer, but Ma Rainey put it on"

(«Si alguien les pide quien escribió esta canción melancólica, díganle que no saben quien la escribió, pero que Ma’ Rainey la arregló»):

así concluye Last Minute Blues, la canción que la artista cantaba en el bis de sus conciertos. Telón de fondo. Ma’ Rainey fue una de las primeras cantantes del blues en hacer de su arte una profesión y una de las primeras, aunque no la primera, en grabar discos. La primera artista afroamericana en grabar un disco de blues cantado, entrando así en la historia, fue Mamie Smith en 1920 para la Okeh Records, con la famosa Crazy Blues, que fue un éxito extraordinario y vendió millones de discos en menos de un año abriendo el camino de todas sus compañeras.

(Photo) Viola Davis interpreta a Ma’ Rainey en la película Ma Rainey’s Black Bottom [La Madre del Blues] (2020). (2020)

Ma’ Rainey tuvo una gran influencia en todas las cantantes que se dedicaron al blues después de ella. Su vida fue relatada en la obra de teatro de August Wilson Ma Rainey’s Black Bottom, adaptada en 2020 en la película La Madre del Blues, en la que la cantante es interpretada maravillosamente por la actriz Viola Davis (activista del movimiento Black Lives Matter), nominada al Premio Óscar con cuatro candidaturas por su interpretación.

  Ma’ Rainey acompañada por The Wild Cats Jazz Band en 1928 (fotografía de autor desconocido)