ITALIA – Memorie femminili tra le vie di Pesaro

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Pesaro è una graziosa cittadina sul mare, capoluogo, insieme a Urbino, della omonima provincia (PU). Il comune conta circa 95.000 abitanti e dopo Ancona è il più grande del territorio marchigiano. Su un totale di 1.295 strade, 536 sono dedicate a uomini e solo 26 a donne. L’indice di femminilizzazione, quindi, è del 4,85%, molto al di sotto della media italiana.

Percorrendo le strade della città alla ricerca di nomi di donne, oltre a sante (6) e madonne (9), che quasi sempre prevalgono, si contano ben 8 vie intitolate a figure storiche e politiche: Cristina Belgioioso, Cleopatra, Eleonora Pimentel Fonseca, Vittoria Farnese, Giuditta Levato, Sara Levi Nathan, Maria Margotti, Luisa Sanfelice; a queste si aggiungono le partigiane e femministe Sparta e Lea Trivella, cui da quest’anno è dedicato un giardino pubblico. Una targa inoltre porta il nome della letterata Virginia Guazzugli e una “celebra” la Mammolabella, che in veneziano significa bella donna dai facili costumi.

Sara Levi Natan, detta Sarina, è nativa di Pesaro. Viene ricordata soprattutto per l’impegno politico e le iniziative sociali a sostegno della causa mazziniana, che non abbandonò nemmeno quando, fondato il Partito d’Azione, cominciò ad essere sorvegliata. Dopo l’unificazione italiana, diede origine a numerose iniziative educative, filantropiche e sociali. Fondò a Roma, nel rione Trastevere, una scuola dedicata a Mazzini e aprì una casa di accoglienza, l’Unione benefica, per offrire alloggio, protezione e lavoro alle giovani in difficoltà e prevenire la prostituzione.

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Vittoria Farnese discende dalle potenti famiglie romane Farnese e Orsini ed è nipote di Papa Paolo III. Nel 1548 sposò Guidobaldo II della Rovere, da cui ricevette in dono la Rocca di Gradara, che governò fino al 1574. Morì a Pesaro nel 1602 e le sue spoglie riposano ancora oggi nella chiesa di S. Ubaldo.

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Cristina Belgioioso, nata da una nobile famiglia milanese con il nome di Cristina Trivulzio, è ricordata con il cognome dell’uomo che sposò in giovane età e da cui si separò ben presto. Vicina alla causa rinascimentale e ai suoi protagonisti, che frequentavano il suo salotto parigino, sostenne i moti con un’intensa attività giornalistica e l’impegno del suo enorme patrimonio personale. Partecipò alle Cinque giornate di Milano e alla Repubblica Romana. Fu esiliata in Turchia e tornò in Italia alla vigilia dell’Unità, dopo la quale si ritirò a vita privata.

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Maria Margotti, originaria di una poverissima famiglia bracciantile, dovette lasciare la scuola a soli sette anni per lavorare la terra e provvedere al sostentamento familiare. Nel 1935, a vent’anni, sposò un bracciante, da cui ebbe due figlie. Il maritò trovò lavoro in una fornace, ma dopo pochi anni morì di pleurite. Maria riuscì a farsi assumere al posto del marito e fu attiva sostenitrice delle lotte sindacali per le sette ore di lavoro, il miglioramento del vitto, il rispetto della legge di collocamento, l’assistenza in caso di malattia. Il 17 maggio del 1949, a Molinella, durante uno sciopero generale nazionale, Maria venne uccisa dalla polizia, che sparò contro i manifestanti ferendo altre 30 persone.

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Giuditta Levato è la prima contadina che morì durante la lotta al latifondo in Calabria. Nel 1944 i latifondisti tentarono di ostacolare la Legge Gullo, che prevedeva l’assegnazione di parte dei latifondi alle cooperative dei contadini che li lavoravano. Durante uno dei numerosi e violenti scontri, Giuditta, allora trentunenne e incinta del terzo figlio, morì per un colpo di fucile. Nel 2004 l’Assemblea Regionale della Calabria le ha dedicato la sala conferenze della Regione.

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Virginia Guazzugli, unica tra le educatrici-letterate presenti sulle strade di Pesaro, è l’autrice di Lezioni di pedagogia e didattica per le allieve-maestre del grado inferiore, pubblicato a Urbino nel 1875 e ripubblicato a Pavia quattro anni più tardi.

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Tra le figure religiose, beata Michelina Metelli è un riferimento per la città, che le diede i natali nel 1300: è venerata come compatrona di Pesaro e le sue spoglie sono tutt’oggi custodite nel Santuario di Santa Maria delle Grazie.

Vedova di un Malatesta, e rimasta sola dopo la morte di un figlio, si fece terziaria francescana. Privatasi delle ricchezze ereditate, condusse una vita semplice e volta alla carità e all’aiuto dei poveri. Assieme al beato Cecco, infatti, fondò la confraternita della santissima Annunziata, che si occupava di assistere malati e bisognosi e di seppellire i morti.

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Il 7 marzo 2015 il Comune di Pesaro intitola il giardino di Via Becci, in Villa San Martino, a Sparta e Lea Trivella, per il 70° anniversario della liberazione della città. Le due sorelle, figlie di un perseguitato dal fascismo, tornarono a Pesaro nel 1943, dopo un esilio francese, e qui si impegnarono nella Resistenza come staffette partigiane, costituendo i Gruppi di Difesa delle Donne. Anche al termine del conflitto svolsero un ruolo chiave nella ricostruzione del tessuto sociale, grazie all’apertura di scuole per i ceti poveri e luoghi per la formazione politica femminile (UDI). Sparta lottò principalmente per i diritti civili delle donne; Lea collaborò alla fondazione del movimento cooperativo di Pesaro e contribuì alla creazione dei primi centri sociali per anziani.

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Luisa Sanfelice, nobildonna napoletana, viene ricordata per aver fatto fallire la congiura del 1799 con cui i Borbone tentarono di rovesciare la Repubblica Napoletana. Condannata dai Borbone, per qualche tempo riuscì a far rinviare l’esecuzione della sentenza, dichiarandosi incinta. Venne giustiziata nel settembre del 1800.

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Anche Eleonora Fonseca Pimentel, donna colta di origine portoghese, fu una patriota italiana che operò nell’area di Napoli. Fino alla nascita della Repubblica Napoletana, nel 1799, fu poeta di corte e curatrice della biblioteca della regina Maria Carolina d’Austria; venne poi fatta arrestare dalla monarca per giacobinismo, ma fu presto liberata e si dedicò al sostegno della Repubblica creando il giornale portavoce ufficiale, ma indipendente, del Governo Provvisorio. Nel suo operato da attivista rivolse un’attenzione particolare al coinvolgimento delle classi umili e rurali.

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