Carpineto romano, Gorga e Montelanico - Le vie delle donne

Nel cuore dei Lepini, distesa sul crinale del monte La Foresta, la cittadina medioevale di Carpineto romano rientra nel percorso delle vie Francigene del Sud, che da Roma portavano a Gerusalemme. L’abitato si compone di due distinti nuclei fortificati – Dammonte e Dabballe – uniti da un intrico di viuzze selciate; tutto attorno, tra le pareti calcaree e dolomitiche dei rilievi, si nascondono oltre 200 grotte, probabile rifugio di pellegrini in viaggio per la Terra santa. Città di Leone XIII, della castagna, dell’olio, del Pallio, della speleologia e del tartufo, Carpineto non ha prestato altrettanta attenzione al riconoscimento femminile, nonostante vi appartenga il 51% delle sue anime.

carpinetoNello stradario locale – 66 strade, di cui 30 intitolate a uomini - compaiono 4 riferimenti a madonne (Santa Maria e Annunziata, ripetuta in tre diverse accezioni) e una sola figura storica femminile (regina Margherita).

Le cose non vanno meglio nel limitrofo comune di Gorga dove, tra le 49 strade segnalate dall’Agenzia del territorio, emergono 13 intitolazioni maschili, una via e una piazza dedicate a santa Maria (con chiaro riferimento all’omonima chiesa), e nessun accenno al contributo politico, sociale e culturale delle donne. Gorga, dalla cima del monte Volpinara, domina la vallata del Sacco: resti di antiche ville romane e un impianto medioevale a fuso ne caratterizzano la stratificazione storica del suo assetto urbanistico: Villamagna, ad esempio, che fu la residenza di caccia di Pompeo Magno e Marco Aurelio, divenne abbazia benedettina di San Pietro. Delle famiglie nobili gorgane che si sono distinte nei secoli – Pasquali, Santucci e Fioramonti – si ignora la componente femminile, né si conoscono le donne delle altre famiglie illustri che ne governarono il territorio - De Ceccano, Caetani, Conti, Pamphili. A quest’ultima si legano il primo "Magistero di scuola", la costruzione del palazzo residenziale, oggi sede del Municipio, nonché la stessa chiesa di Santa Maria. La vita locale è stata scandita per secoli dal ritmo della transumanza e delle attività connesse a un’economia agro-pastorale: ne resta traccia nella fontana della pastorella, realizzata a fine Ottocento nella piazza principale del paese. Per una volta, finalmente, il rapporto tra genere umano, attività lavorative e natura, è espresso da una figura femminile: una ragazza in costume ciociaro che conduce le sue capre alla fonte.
L’indice di femminilizzazione toponomastica sale invece al 23% nel vicino comune di Montelanico, ma anche qui la rappresentanza femminile attinge esclusivamente alla sfera religiosa: la madonna del Soccorso, Santa Maria e madre Teresa di Calcutta si affiancano ai 13 uomini riconosciuti dalla odonomastica cittadina. Infine, un’ultima nota per la memoria femminile. Durante la seconda guerra mondiale, quest’area fu soggetta a rastrellamenti, bombardamenti e combattimenti terrestri. Montelanico, ad esempio, si trovava su una delle principali direttrici di avanzata alleata (Route Priverno – Montelanico) e fu uno dei punti di maggiore concentrazione tedesca. Dopo grandi sofferenze arrivò finalmente la liberazione, ma per le donne non portò pace. In questo piccolo centro, come in tanti altri raggiunti dal Corpo di Spedizione Francese, la squadra militare coloniale guidata dal generale Alphonse Juin festeggiò violentando le donne del luogo. Nel paese si registrarono 12 stupri, di cui tre perpetrati a danno delle suore del convento: a questi ne vanno aggiunti certamente molti altri, subiti da chi ebbe vergogna di denunciare.

di Maria Pia Ercolini

 

 

L'istruzione ignorata

carpineto-2Come di consueto, la città di Carpineto ha dedicato ben quattro toponimi a Madonne (Annunziata e Santa Maria), mentre ha concesso un solo spazio a una figura storica: piazza Regina Margherita, già Piazza del Mercato. Nulla di particolarmente originale dal momento che Margherita di Savoia (1851-1926) è uno dei personaggi più ricorrenti nella toponomastica italiana: sposò a diciassette anni il cugino Umberto I e, nel 1878, fu incoronata prima regina d’Italia, promosse le arti e la cultura, sostenne soprattutto la diffusione della musica e si prodigò in numerose opere di beneficenza negli ospedali e negli orfanotrofi, ma negli ultimi anni di vita non nascose le sue simpatie per il regime fascista.

Invece, non c’è memoria tra queste strade della donna artefice del momento storico probabilmente più fortunato della città, Donna Olimpia Aldobrandini (1567-1637), nipote del papa Clemente VIII. Rimasta vedova a soli 34 anni, dovette provvedere ad allevare i dodici figli (solo uno le sopravvisse) e ad amministrare un ingente patrimonio finanziario e fondiario. Donna Olimpia considerava Carpineto un “grazioso gioiello”, un’oasi di pace in mezzo al verde, non distante dalla capitale. Rimase alla guida del ducato dal 1621 alla sua morte e lo ingrandì annettendo i territori di Gavignano, Gorga, Montelanico e Maenza. A lei si devono diverse misure di risanamento urbanistico, la bonifica di una palude malsana in rione Jo Laco e la realizzazione di una fontana pubblica che sfruttava la vicina fonte Pandolfo. Sotto la sua amministrazione il centro lepino attraversò un periodo di rinascita e il Bello Stato di Donna Olimpia Aldobrandini è tuttora rievocato nel tradizionale “Pallio della Carriera”. A questa manifestazione annuale speriamo si affianchi presto la presenza costante di una via che porti il suo nome. Non è ricordato neppure il contributo di Angela Giammaria, carpinetana d’origine, che dispose un lascito testamentario per pagare lo stipendio ad almeno due maestre della scuola pia per ragazze istituita in città nel 1802, affidata alle suore panfiline, in cui si insegnava a leggere, scrivere e a svolgere lavori prettamente femminili.

La città di Gorga, all’immagine cattolica di via e piazza Santa Maria, ha contrapposto invece quella pagana della vestale Tarpeia, uniche voci femminili tra le sue strade, sebbene quest’ultima, in realtà, sia titolare della rupe e non della via. Via rupe Tarpea, infatti, richiama il Saxum Tarpeium sul lato meridionale del Campidoglio dal quale venivano fatti precipitare i condannati a morte per tradimento. Il suo nome deriva da Tarpeia, guardiana della rocca capitolina, che si lasciò corrompere dai Sabini di Tito Tazio e aprì ai nemici le porte della città in cambio dell’oro che portavano al braccio sinistro. Ma, secondo la leggenda, subito dopo l’invasione, i Sabini la uccisero tirandole addosso non solo i monili, bensì anche gli scudi che portavano sul braccio sinistro e la gettarono dalla rupe. Forse si sarebbe potuto inserire nella toponomastica locale almeno il nome della principessa Maria Leopolda Pamphili Doria di Savoia Carignano (1744-1807): seguendo le disposizioni testamentarie dei suoi antenati, che si impegnavano a mantenere attiva l’istruzione in tutti i loro feudi, volle istituire anche a Gorga nel 1768 una Casa per le Maestre Pie, una scuola per ragazze che manteneva con una donazione annuale.

Infine proseguiamo per Montelanico, che nel suo stradario contempla solo tre figure femminili e tutte religiose: Santa Maria, la Madonna del Soccorso e la Beata Madre Teresa di Calcutta. “Sono una piccola matita nelle mani di Dio”, così si definiva Madre Teresa (1910 – 1997), una suora missionaria di origine albanese che spese la sua intera esistenza al servizio di malati, emarginati, dei più poveri tra i poveri nelle strade di Calcutta, piagate dalla fame e dalla lebbra. Ricevette il Premio Nobel per la pace per 1979 e resta, al di là di ogni credo religioso, una delle figure più carismatiche del XX secolo.

di Saveria Rito