Saracinesco, Anticoli Corrado e Sambuci formano un ampio triangolo isoscele nella Comunità montana dell’Aniene, che digrada dai rilievi dei Ruffi sino alle pendici tiburtine e prenestine. Il paesaggio montano del primo, con il suo panorama aereo sulla valle e la fitta rete di sentieri che si inerpicano verso le alte cime, lascia posto agli ambienti collinari dei paesi limitrofi.
Saracinesco, a 908 metri di altitudine, costituisce l’insediamento più elevato dei monti Ruffi e nel contempo il Comune meno popolato del Lazio. Il borgo conta meno di duecento anime e appena ventisei strade, di cui sei dedicate a personaggi maschili e una riferita alla regina Elena. Il centro storico, per lo più pedonale, raccoglie una manciata di vicoli silenziosi e sincretizza armoniosamente l’incastellamento medioevale e i caratteri della città araba. A conferma della duplice influenza storico-architettonica, sulla facciata del palazzo comunale campeggia il bassorilievo con lo stemma del paese: un castello sovrastato da due teste saracene coperte da turbanti orientali. Lo stesso nome del paese, secondo un’antica tradizione, richiama un gruppo di Saraceni scampati alla sconfitta di Vicovaro, nel X secolo, e rifugiatisi sui monti vicini. Sambuci, nella valle del Fiumicino, deve invece il suo nome alla presenza del sambuco, utilizzato in loco per le sue proprietà terapeutiche ed aromatiche. Elemento caratteristico è il castello Theodoli: un grande quadrilatero turrito su cui si appoggiano le case del paese. La storia del borgo è strettamente legata alla vicina abbazia sublacense e alle vicissitudini di molte famiglie nobili laziali che vissero nel maniero; tra il 1943 e il 1944 furono le truppe tedesche a stanziarvisi, occultando nel suo parco i mezzi blindati provenienti da Montecassino. A Sambuci sale il numero degli abitanti, poco meno di un migliaio, e delle aree di circolazione, ma non quello delle intitolazioni femminili. La sola strada ispirata a una donna ricorda Santa Maria de’ Mattias, nata nel 1805, beatificata nel 1950 e proclamata santa nel 2003. La donna aveva dedicato l’intera esistenza alla fede e fondato la Congregazione delle Suore dell’Adorazione del preziosissimo Sangue di Cristo. La sua era una missione di fede e di vita, volta alla predicazione e alla catechizzazione delle popolazioni della Ciociaria. Si spostava a dorso di mulo, muovendosi da un paese all’altro, rivolgendosi a tutte e a tutti senza sosta, credendo fermamente che il compito principale della sua missione fosse l’istruzione delle popolazioni locali.Sull’altro vertice del triangolo, tra aceri, carpini, noccioli, castagni e tigli che fanno da sfondo, sorge Anticoli Corrado, composto da una sezione montuosa che si allunga sulla collina calcarea per raggiungere il fondovalle. Anticoli - in latino anticus locus, da cui "Anticulum" - tra IX e XI secolo è iscritto nel Regesto sublacense fra le proprietà del monastero di sant'Erasmo al Celio. Già nel Chronicon sublacense del 1573 lo si incontra con il suo doppio nome - Anticulum Corradi oppidum - con riferimento al suo proprietario, Corrado d’Antiochia (nipote dell’imperatore Federico II di Svevia), che vi si ritirò nel 1272. Il Comune ospita settanta strade, di cui ventisei intitolate a uomini e sette a figure femminili: tra le passeggiate turistiche è presente anche il sentiero delle modelle, che conduce dal centro storico agli ex-studi degli artisti.
di Maria Pia Ercolini
L'arte delle donne? Donne d'arte?
Un triangolo di magia artistica, quello formato da Anticoli Corrado, Saracinesco e Sambuci che a lungo, tra Ottocento e Novecento, ha richiamato artisti da ogni nazione. Sono soprattutto la bellezza dei luoghi, delle donne e degli uomini che qui vivevano, a spingere i pittori del Grand Tour ad inerpicarsi per le difficili strade che salivano da Roma. Divengono luoghi di cultura, internazionali e cosmopoliti fin dalla seconda metà dell’Ottocento, ma il periodo d’oro è quello a cavallo tra le due guerre mondiali, quando molte stalle, soprattutto di Anticoli Corrado, vengono trasformate in atelier e studi artistici; un’oasi di pace e ispirazione che fa concorrenza a mete culturali più blasonate. La toponomastica ricorda questi tempi con due vie dedicate ad altrettante figlie celebri del paese: Pasquarosa Marcelli Bertoletti (1896 – 1973) e Margherita Toppi Osswald (1897 – 1971). Sono due donne che ce l’hanno fatta, entrate in contatto con il mondo dell’arte dalla porta secondaria, ma poi affermatesi con onore e riconoscimenti. Quello delle modelle è un percorso obbligato per molte giovani di queste zone. La loro bellezza è famosa in tutta Europa: hanno lo sguardo fiero e profondo, la carnagione olivastra e i capelli scuri, il portamento regale anche se provengono da ambienti familiari umili. Diventano l’emblema della bellezza italica. La loro superba fisicità viene immortalata anche in una piazza romana, nella famosa Fontana delle Naiadi, realizzata all’inizio del XX secolo dallo scultore Mario Rutelli in Piazza della Repubblica. Molte sono scoperte dagli artisti in cerca di ispirazione proprio ad Anticoli, altre modelle si spostano a Roma, dove vanno a vendere fiori a Piazza di Spagna. Passano attraverso l’avvenenza fisica e il fascino per uscire da un’esistenza senza sbocchi che promette loro molti problemi - una vita sicuramente non facile, tanta fatica, numerosi figli e ancor più numerosi parti – e poche speranze. Una sorta di promozione per sé, ma anche per il resto della famiglia: il numero considerevole di modelle si spiega non solo con la bellezza fisica, ma anche con la disponibilità dei parenti (e di tutta la popolazione locale) verso questa attività. Fare le modelle significa infatti non solo essere rappresentate nei costumi caratteristici, al lavoro o in momenti di riposo, ma vuol dire concedere allo sguardo degli artisti (e poi degli spettatori) il proprio corpo. Il legame fra l’arte e la popolazione diviene, di anno in anno, sempre più forte ed intenso, tanto che fare la modella (o il modello) diventa un’attività lavorativa vera e propria, un mestiere.
Tanti i nomi da ricordare. Agostina Segatori, che i più vogliono proprio di Anticoli Corrado, è ritratta da grandi artisti come Van Gogh, Degas, Manet e Corot, che forse la scoprì e la condusse a Parigi; Quintilina Ciucci è musa ispiratrice e poi moglie del pittore De Carolis; Pierina Ciucci, detta la Principessa, sposa un esponente della famiglia nobile dei Brancaccio; Vittoria Vella si unisce in matrimonio con il Governatore dell’Africa Orientale Rava; Pompilia D’Aprile sposa Fausto Pirandello. Insieme a loro molte altre: Marietta Lucantoni, Luisa Ciaccia, Domenica Curti, conosciuta come la Vecchia Lolli, Luisetta di Torlonia, chiamata così perché rapisce il cuore di un rampollo della famiglia Torlonia. Anche Pasquarosa Marcelli comincia come modella, per il pittore Nino Bertoletti: il loro sodalizio artistico si trasforma ben presto in amore e, nello studio di Villa Strhol – Fern a Roma, Pasquarosa, insieme alla passione, trova anche un percorso professionale autonomo. Aiutata dal marito, che l’assecondò sempre e mise in secondo piano la sua stessa carriera, diviene pittrice intensa, apprezzata da colleghi ed intellettuali, stimata dai critici. In una fotografia del 1915 Nino e Pasquarosa posano vicini nei giardini di Villa Strohl – Fern, tutti e due con il camicione da lavoro, pennelli e tavolozza in mano, esempio raro nel mondo dell’arte dove spesso le donne dovevano fare un passo indietro per non rischiare di offuscare la carriera dei mariti. Anche Margerita Toppi, l’altra anticolana celebre ricordata in una targa stradale, ha avvicinato il mondo artistico attraverso un percorso laterale. Suo padre Francesco è un modello celebre e ricercato, lei decide di seguire la sua ispirazione e di dedicarsi all’arte; sposa il pittore Paul Osswald, che inizialmente sarà la sua guida, ma in breve trova un proprio autonomo linguaggio espressivo. La carriera di entrambe si svolge altrove, lontano da Anticoli Corrado, ma il paese ha scelto di ricordarne il valore e tutelarne la memoria. Moltissimi gli artisti e gli intellettuali che hanno soggiornato, anche a più riprese nel paese: Fausto Pirandello e suo padre Luigi, Oskar Kokoschka, Felice Carena, Giuseppe Capogrossi. Ma nei vicoli hanno passeggiato e hanno cercato l’ispirazione anche numerose artiste, soprattutto nel primo Novecento. Molte di loro sono state cancellate dalla storia dell’arte: come scrive Lea Vergine nel catalogo L’altra metà dell’Avanguardia. 1910 – 1940, si è trattato della “metà suicidata della creatività di questo secolo”, di “un lazzaretto di regine”. Ad Anticoli hanno vissuto, tra il 1919 e il 1925, Maria Sorelli Porcella, Emilia de Diviitis e Deiva De Angelis; anche la pittrice lettone Elisabetta Kaehlbrandt Zanetti vi si è recata più volte fra il 1913 e il 1921. Anche Saracinesco ha il suo stuolo di modelle: Oliva Danieli e Rosa Valentini, che andava a Trinità dei Monti per vendere fiori e cercare ingaggi per posare; Adelaide e Rosa Lucaferri, quest’ultima diventata in seguito moglie del pittore spagnolo Mariano Barbasan Laguerela. Su tutte spicca la storia di Vittoria Clementina Proietti, celebre con il nome di Vittoria Lepanto. Anche lei di origini umili, si trova davanti una vita in salita, con l’unica prospettiva di vendere violette a Piazza di Spagna. È infinitamente bella, ha intelligenza, volontà e forza d’animo. Passa ben presto alla recitazione teatrale, ma i suoi primi passi coincidono con l’avvento del cinema muto. Vittoria diviene per un decennio circa una vera diva, contesa dai più grandi produttori cinematografici. Il paese di Saracinesco dedica la sua unica strada femminile alla regina Elena di Savoia, dimenticando la leggendaria Vittoria Lepanto, regina della Belle Epoque.
di Barbara Belotti