La storia delle donne è la storia dell’invisibilità

La storia delle donne è la storia dell’invisibilità

 

Il sapere come riscatto

Intervento di Stefania De Angelis durante l’evento “Le vie delle donne tra memoria ed attualità”, organizzato da ANPI Roma Martiri de La Storta e Toponomastica femminile, 19 luglio 2012.

line


Da secoli e per secoli, ed ancora oggi, le donne (dalla casalinga alla pensionata, dalla professionista alla titolare di una importante carica) fanno fatica ad ottenere il riconoscimento che è a loro dovuto. Non troviamo traccia di loro nei libri di scuola che propongono una educazione didattica di genere, maschile.

La società, il mondo culturale, la politica hanno sottovalutato il dovere di riconoscenza nei confronti delle donne. Per questo io credo che se effettivamente è giunta l’ora di riprenderci il ruolo storico che ci spetta occorre ricominiciare dalla cultura. Riscrivere i libri di testo di uso scolastico e marcarli con i nomi femminili che hanno creato storia e cultura ed entrare nelle scuole. Prima ancora di buttarci in battaglie politiche (pari opportunità, quote rosa ecc) dobbiamo riprenderci la memoria storica per dire “noi partiamo da lontano” e per questo dobbiamo avere.

Il sapere come riscatto (conoscenza del passato di genere): ai ragazzi con cui parlo racconto sempre alcune storie esemplari di donne messe nel cantone.
Non si studia e non si sa che la signora Mileva Maric, moglie di Einstein, è stata collega di ricerca di Albert verso la teoria della relatività. Dalle lettere della coppia si evince che la teoria è opera di Mileva che se ne sta zitta a curare i figli mentre Einstein girava per le Accademie scientifiche a ricevere gli onori. Ma Mileva era una donna che si fidava e scriveva: «io e te siamo ein stein», una sola pietra, giocando con il cognome.
Anche Ida Pfeiffer non ha ottenuto il riconoscimento del plagio subito da Jules Verne con il suo Il Giro del Mondo in 80 giorni, libro che è stato oggetto di lettura di tutti i ragazzini, indicato fra i romanzi di accrescimento. Oggi troveremmo la povera Ida in un tribunale perchè è lapalissiano quanto il libro di Verne sia copiato senza ritegno da Il viaggio intorno al mondo di una donna. Ed è strabiliante come i critici abbiano descritto e descrivano la straordinaria capacità immaginativa dello scrittore che dalla sua casa non si era mai mosso, al contrario della Pfeiffer che viaggiò il mondo in lungo ed in largo.
Non si studia Computa Donzella, la prima poetessa italiana i cui soli tre sonetti a noi rimasti sono stati tenuti segreti nella Biblioteca Vaticana.
Potremmo parlare dei dipinti trovati nelle grotte preistoriche per i quali oggi ha sempre più valore che siano stati dipinti dalle donne delle origini.
Questo dimostra che l’invisibilità delle donne è stata, nei secoli, una sorta di strategia legata al potere maschile. E l’elenco di queste donne invisibili è lunghissimo, quasi che dovessero volutamente essere cancellate dalla memoria. Cancellate dalla memoria come le 78 donne uccise quest’anno per mano dell’uomo di cui avrebbero dovuto fidarsi.
C’è una correlazione culturale fra le donne della storia e le donne vittime di femminicidio. Da un lato la cultura familistica di genere che impone l’omertà e la vergogna, dall’altro il bisogno culturale maschile di cancellare la donna che gli sta “stretta”.

In questo percorso di memoria abbiamo costruito un “muro della vergogna” ricordando una ad una tutte le donne morte per mano di un uomo dall’inizio dell’anno. Un percorso costruito insieme alle adolescenti del territorio verso le quali abbiamo il dovere di raccontare e di insegnare che una donna non puà accettare la cancellazione della propria identità.

Per raccontare ancora che sebbene con aspetti diversi la strumentalizzazione delle donne è vivissima nella nostra cultura vi proponiamo la visione di due docu-film:
Essere Donne - regia di Cecilia Mangini, un cult in b/n girato negli anni ’60 fra le lavoratrici italiane, le industrie del nord e le campagne del sud. Con il suo lavoro documentaristico Cecilia Mangini ha denunciato gli abusi e i gioghi sistematici dello sfruttamento di genere. Un documentario (censurato nel 1965) che suscita una domanda: “Cosa è cambiato da allora?”.
Il Corpo delle Donne - diretto da Lorella Zanardo, una riflessione sull’immagine della donna nell’Italia contemporanea, attraverso i volti e i corpi femminili che vediamo ogni giorno in televisione. Il doping delle nuove generazioni che proiettano la vita quotidiana su questi modelli femminili creati dall’uomo.