Regione Puglia - Comune di Lecce

TOTALE STRADE / VIE / PIAZZE / ETC.: 2.254
INTITOLATE A UOMINI: 1.901
INTITOLATE A DONNE: 105
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE STRADE INTITOLARE A DONNE
Madonne (Immacolata, Beata Vergine, Santa Maria etc.): 8
Sante, beate, martiri: 5
Suore e benefattrici religiose, benemerite, fondatrici ordini religiosi e/o enti assistenziali-caritatevoli: --
Benefattrici laiche, fondatrici enti assistenziali-caritatevoli: --
Letterate / umaniste (scrittrici, poete, letterate, critiche, giornaliste, educatrici, pedagoghe, archeologhe, papirologhe...): 12
Scienziate (matematiche, fisiche, astronome, geografe, naturaliste, biologhe, mediche, botaniche, zoologhe...): --
Donne dello spettacolo (attrici, cantanti, musiciste, ballerine, registe, scenografe...): --
Artiste (pittrici, scultrici, miniaturiste, fotografe, fumettiste...): --
Figure storiche e politiche (matrone romane, nobildonne, principesse, regine, patriote, combattenti della Resistenza, vittime della lotta politica / guerra / nazismo, politiche, sindacaliste, femministe...): 14
Lavoratrici / imprenditrici / artigiane: --
Figure mitologiche o leggendarie, personaggi letterari: --
Atlete e sportive: --
Altro (nomi femminili non identificati; toponimi legati a tradizioni locali, ad es. via delle Convertite, via delle Canterine, via della Moretta, via delle Zoccolette; madri di personaggi illustri...): --

  Censimento a cura di: Valeria Blanco  

 

Toponomastica femminile a Lecce

di Stefania Ricchiuto


Lo stradario di Lecce, letto “al femminile”, si rivela soprattutto a misura di Chiesa, con diverse vie dedicate alla Madonna ed alle sue differenti declinazioni (via dell’Assunta, via Madonna degli Studenti, via Santa Maria dei Veterani, via Santa Maria del Paradiso, via Santa Maria dell’Idria, piazzetta Santa Maria dell’Addolorata, piazzetta Regina Maria), una via intitolata alla Beata Luigia Mazzotta, un’altra alla venerabile Madre Speranza, una corte a Sant’Irene, un vico a Santa Venera, una piazza a Madre Teresa di Calcutta.
Sono considerate donne meritevoli di intitolazioni anche alcune figure storiche legate al lignaggio nobiliare e monarchico, come dimostra l’esistenza di via Regina Elena, via Regina Isabella, via Luisa di Savoia, via Mafalda di Savoia, via Regina Vittoria, via Elisabetta d’Inghilterra, via Caterina di Russia, via Contessa Sibilla e anche via Euippa, che fu prima regina dei Messapi, celebrata in un’iscrizione come "sorella di Dauno, sopravvissuta al fratello, con mano di donna seppi reggere lo scettro avuto".

In una mappatura prevaricata quasi totalmente dal maschile, e che riconosce le donne solo se sante oppure di sangue blu, vi sono comunque delle piacevoli sorprese. Alcune strade riportano nomi di donne di indiscussa fama internazionale, come la rivoluzionaria Anna Kuliscioff e la scienziata Maria Curie. Altre fissano nella memoria nomi di assoluto riferimento nazionale, come le scrittrici Grazia Deledda, Natalia Ginzburg, Ada Negri, la pedagogista Maria Montessori, la manager Marisa Bellisario, la pioniera del femminismo Anna Maria Mozzoni. Altre fermano le tracce segnalando figure locali profondamente incisive, nei tempi e “oltre i tempi”, come la contessa Maria D’Enghien, principessa di Taranto, che tra la fine del ‘300 e i primi decenni del ‘400 divenne simbolo inconfutabile della saggia amministrazione di una città; Isabella Castriota, poetessa del ‘700 e figlia e moglie emancipata; Amalia Luisa Paladini, educatrice nata milanese, lucchese di esperienza e trasferitasi a Lecce negli ultimi mesi della sua esistenza, quando le venne affidata la direzione dell’ educandato femminile della città, dove ebbe modo, seppur in breve tempo, di rendere incancellabili il suo passaggio e il suo messaggio; l’eroina risorgimentale gallipolina Antonietta De Pace, che in barba alla grettezza di certa storia meridionale mascolinizzata, seppe ritagliarsi un ruolo significativo, determinante per gli eventi. Nelle traiettorie serpentine che si espandono da Lecce verso la marina di Frigole si raccolgono ulteriori strade recanti nomi di donne, in prevalenza originarie del Salento e accumunate dall’esperienza della scrittura, della poesia, della pedagogia. Non riporto, per ora, l’elenco completo degli indirizzi rinvenuti, perché si tratta di una zona-frazione molto più che periferica, sfuggente quindi al senso autentico della città, e che reca con sé, senza esagerazione alcuna, il sapore sgradevole dell’emarginazione e della “distanza di sicurezza”. Ritornando al “centro che conta” e riassumendo i risultati, benché non definitivi, direi che son pochissime le orme, il che restituisce l’idea errata e fallace di un mondo a misura di esclusivo genio maschile. Segnalo, per concludere, una corte intitolata “Maternità infanzia” , che celebra la vicinanza con l’ex Istituto OMNI di realizzazione fascista, e che pare star lì a rammentare quanto il ruolo delle donne fosse limitato, un tempo, alla finalità esclusivamente generatrice. Non richiama un nome, quindi non vale ai fini di questa ricerca, ma “attesta” un condizionamento. Secondo me, da tenere bene a mente.

Aggiornamento per Lecce, relativo alla marina-frazione di San Cataldo, distante 12 km dalla città: le vie presenti sono intitolate a pensatori, navigatori ed esploratori, tutti rigorosamente uomini ( ho perso il conto perchè sono la totalità assoluta), fatta eccezione per due zone "tematiche"con strade dedicate una alle città di mare, e l'altra alle isole. Diciamo che almeno il genere d'appartenenza dei due termini di riferimento, "città ed "isola", è femminile. Magra, anzi nulla, consolazione. Nomi di donne: assenti. Tristezza: infinita.

Questa volta "sotto accusa" è uno splendido borgo medievale: la cittadella fortificata di Acaya, frazione di Vernole. Realtà molto piccola, vede concentrate nelle vie del centro - pochissime, in verità, data la non vastità del luogo- intitolazioni ai "soliti noti", che risultano di estrazione culturale differente ma di genere scrupolosamente fisso. Per questo, troviamo una viuzza che rammenta la poetica di Giosuè Carducci, e qualche metro più in là la vita consacrata di San Nicola, senza possibilità alcuna di memoria per esempi simili dati da infinite esistenze femminili. Le strade più periferiche riportano le direzioni verso le località più vicine, come Strudà e Vanze, per cui nomi di donne non sono rintracciati neanche "a distanza". Il paese è comunque in estensione, quindi forse è il caso di attivarsi come gruppo per dei progetti di sensibilizzazione diretti alle amministrazioni locali. Attraverso delle comunicazioni pre-impostate, valide per tutte le regioni, chiunque sia impegnato in questa o quella città, in questa o quella realtà, potrebbe porre all'attenzione dei propri amministratori il fatto che i più svariati saperi sono stati tutti arricchiti da innovazioni, contributi ed esperienze spesso pionieristiche, femminili. Mi rendo conto che richiedere l'intitolazione delle vie di nuova edificazione significa relegare la sapienza rosa ai contorni di città e paesi. Per questo, forse sarebbe il caso di ipotizzare la possibilità anche di richiedere cambi di denominazioni: ad Acaya, per esempio, c'è una "via Trieste", centralissima, che credo potrebbe perfettamente recare ben altra intitolazione, visto che intorno non vi sono altre vie nè recanti nomi di città, nè restituenti significati storici tali da essere coerenti con un dato percorso (per esempio, in questo caso e per essere più chiara, non vi sono ulteriori strade che richiamino l'irredentismo italiano).

Ecco l'integrazione per la città di Lecce, relativa alle sole scuole statali: le scuole dell'infanzia riportano tutte nomi fiabesco-disneyani (tipo Topolino, Banda Bassotti, e la sola Cenerentola); su sette scuole primarie, otto i nomi maschili, visto che una è provvista di intitolazione doppia, a Paolo Stomeo e Giuseppe Zimbalo; su sei scuole secondarie di I°grado, sette i nomi maschili perchè anche in questo caso Paolo Stomeo e Giuseppe Zimbalo hanno potuto essere omaggiati con un - a questo punto-" doppio doppione"; su diciotto scuole secondarie di II°grado, un istituto tecnico ad indirizzo economico-tecnologico è intitolato alla scrittrice Grazia Deledda, un istituto professionale alla rivoluzionaria gallipolina Antonietta De Pace, e un liceo scientifico a Giulietta Banzi Bazoli, vittima della strage di Piazza della Loggia. Quest'ultima è stata per me una sorpresa gradita, anche se mi lascia perplessa la memoria delle donne quando è legata all'esclusivo status di vittima. Importante anche questo riconoscimento, sia chiaro, e di riferimento innegabile anche per la storia personale di Giulietta, ma possibile che, per entrare a pieno merito nella Storia con la s maiuscola, "composta" dalle mappe delle città, si debba essere o sante dichiarate dalla Chiesa, o martiri per fatalità della vita?