Teresa Mattei

TERESA MATTEI

di Stefania Ricchiuto

Nata a Genova il 1° febbraio 1921, fin da giovanissima abbraccia la militanza antifascista tanto da partire, ad appena 16 anni, alla volta della Costa Azzurra per far giungere un sostegno economico ai fratelli Carlo e Nello Rosselli. Il viaggio ha come epilogo imprevisto l’arresto a Bozzolo, nella canonica di don Primo Mazzolari, ma allo stato di detenzione segue un immediato rilascio dovuto alla falsa ammissione di Teresa di trovarsi in quel luogo per esigenze spirituali.

Nel 1938, nel pieno di un’attività autonoma e clandestina che prevede la distribuzione di volantini “casalinghi” inneggianti alla urgente libertà, Teresa viene radiata da tutte le scuole italiane in seguito al suo netto rifiuto di rimanere nell’aula scolastica durante le aberranti lezioni sui princìpi della razza. Calamandrei e La Pira, fedeli amici del padre, ne diventano così i precettori personali, aiutando questa donna, giovane e coraggiosa, a dare la continuità dovuta al percorso della sua conoscenza, facendola approdare, da privatista, alla maturità. Il privilegio avuto lascerà un segno importante nella sua formazione umana e politica.

Ad appena 22 anni, Teresa partecipa con il fratello Gianfranco, allievo e pupillo del professor Natta, a un incontro milanese animato dai più distinti intellettuali del tempo, riunitisi presso il Politecnico meneghino al fine di dare analisi e forma all’impegno assunto contro la dittatura.

Mentre Gianfranco abbandona la carriera accademica per riservare energia infinita alla costituzione dei gruppi armati, Teresa, ribattezzata “Chicchi”, agisce impavida in operazioni rischiose e complesse, come quella che mira a far saltare dei vagoni di dinamite nascosti in un tunnel, azione riuscita, durante la quale però muore il compagno Dante. La bicicletta sarà la sua salvezza, insieme al suo acuto ingegno: inseguita dai tedeschi, irrompe in un’aula universitaria convincendo il professor Garin, che la segue nella preparazione della tesi, a far finta che fosse in svolgimento una seduta di laurea. Il giorno dopo, con piena convalida, le sarà riconosciuta quella laurea ottenuta nell’escamotage di un atto salvifico. Quando le affidano il compito delicatissimo di recarsi da Firenze a Roma per consegnare le matrici di stampa alla redazione capitolina de L’Unità, Teresa viene bloccata dalla polizia tedesca e portata a forza in un casale dove subisce violenza, senza tuttavia consegnare i materiali affidateli. In fuga, si nasconde per poche ore in un monastero e raggiunge la Capitale.

Divenuta partigiana e nominata Comandante di Compagnia nel Fronte della Gioventù, deve affrontare un’altra sofferenza straziante: il suicidio dell’amatissimo fratello, che preferì uccidersi nella caserma di via Tasso anziché tradire sotto tortura i propri compagni. Il dolore non scalfisce il suo impegno e Teresa è parte attiva nell’attentato al filosofo repubblichino Gentile.

Fondatrice dei Gruppi di Difesa della Donna, iscritta all’Udi e al Pci, nella fase post-bellica ad appena 25 anni è eletta nell’Assemblea Costituente, della cui presidenza è segretaria fino al 1948. In dissenso ostile con Togliatti, rifiuta la candidatura alla Camera: all’atto fiero e dignitoso conseguirà l’espulsione dal partito, che comprometterà la prosecuzione politica del suo operato, ma non certo la continuità civile.

Negli anni Sessanta esprime l’altezza del suo impegno sociale fondando a Milano un Centro per la progettazione di servizi per l’infanzia, a cui affiancherà negli anni successivi la costituzione della Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione.

Sulla scia della missione intrapresa, nel 1998 propone che l’articolo 3 della Costituzione, relativo alla “pari dignità dei cittadini”, contempli anche l’età tra le varie declinazioni dell’uguaglianza.

Si spegne nella sua casa di Lari, in provincia di Pisa, il 12 marzo del 2013, all’età di 92 anni.