Leonilde Iotti

LEONILDE IOTTI

Di Giulia Salomoni

Leonilde Iotti nasce a Reggio Emilia nel 1920 da una famiglia di condizioni non agiate; il padre è un ferroviere perseguitato dal regime fascista per le sue idee socialiste, e deve fare molti sacrifici per consentire alla figlia di terminare gli studi presso la facoltà di Lettere dell'Università Cattolica di Milano. 

All'inizio del secondo conflitto mondiale Nilde si iscrive al Pci e il suo impegno fra i partigiani della città natale le consente di essere designata responsabile dei Gruppi di Difesa della Donna (Gdd), struttura fondamentale nella guerra di Liberazione.

Tali gruppi operativi femminili si propongono di creare una rete di solidarietà e aiuto ai combattenti della Resistenza raccogliendo alimenti, medicinali e vestiti, garantendo attraverso le numerose staffette il mantenimento dei contatti tra un gruppo e l'altro, organizzando le evasioni dei partigiani dalle carceri, preparando le case-rifugio e trasportando volantini e armi. Nilde Iotti ricopre, dal 1943, il ruolo più rischioso: quello di portaordini. Da responsabile del Gdd di Reggio Emilia, Nilde si fa interprete di quella coscienza civile e politica che le donne iniziano a manifestare durante il periodo bellico, dopo secoli di esclusione dalla vita pubblica e dopo vent'anni di dittatura fascista.

A 26 anni, dopo il Referendum del 2 giugno 1946 e una breve esperienza nel Consiglio comunale di Reggio Emilia, Nilde è eletta membro dell'Assemblea Costituente tra le fila del Pci, riuscendo a raccogliere quasi sedicimila preferenze. Lì, in quella che ella stessa definisce come «la più grande scuola politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare anche nel prosieguo della mia vita politica», prende parte attivamente alla Commissione dei 75, che ha il compito di redigere la bozza della futura Costituzione repubblicana da sottoporre all'intera Assemblea. In questa sede si occupa proprio della parte riguardante la famiglia e con forza ribadisce la necessità di emancipare le donne in ogni campo socio-politico e garantire loro la piena dignità di cittadine.

Nell'ambito dei lavori della I Sottocommissione si batte per l'affermazione del principio della parità tra i coniugi, del riconoscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di fatto. Si dichiara, inoltre, nettamente contraria all'introduzione del principio dell'indissolubilità del matrimonio nel testo costituzionale.

I lavori dell’Assemblea Costituente, in particolare della I Sottocommissione, la avvicinano al segretario del Pci Palmiro Togliatti, al fianco del quale rimane fino alla morte del leader comunista, avvenuta nel 1964. Dai Gdd nasce un'importante associazione che dal 1944 in poi si occupa di creare un nuovo laboratorio politico e sociale femminile: l'Unione Donne Italiane (dal 2003 Unione Donne in Italia), della cui sezione di Reggio Emilia Nilde diviene segretaria nel primissimo dopoguerra. Le strade dell'Udi e della “Signora della Politica” resteranno estremamente affini: insieme si batteranno per la pensione alle casalinghe, per la riforma del diritto di famiglia del 1975, per il diritto al divorzio e all'aborto e per eliminare tutte le possibili forme di discriminazione nei riguardi delle donne.

Nilde Iotti ricopre la carica di Presidente della Camera dal 1979 al 1992, un arco di tempo che copre ben tre legislature: è un primato che nessun altro riesce ad eguagliare né prima né dopo di lei. In questo ruolo si segnala per grande capacità di equilibrio, di mediazione e per la sua saggezza.

Nel 1993 ottiene la Presidenza della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali. Nel 1997 viene eletta Vicepresidente del Consiglio d'Europa, dove già dall'anno precedente riveste anche l'incarico di presidente della delegazione italiana.

Tra i numerosi riconoscimenti della sua abilità politica ne vanno ricordati due, benché non coronati da successo: nel 1987 ottiene un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si conclude senza esiti, è la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare così vicina alla Presidenza del Consiglio; nel 1992 è la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica.

Nel 1999 dà le dimissioni da tutti gli incarichi pubblici e si ritira a vita privata per gravi motivi di salute; alla sua uscita dall'aula di Montecitorio le è tributato un lunghissimo applauso. Muore poco dopo, il 4 dicembre 1999, nella clinica Villa Luana di Poli (Roma) per un arresto cardiaco.

Nel 2006, divenuto Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento, la ricorda con questa frase:

«E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili».