Una santa e una suora nelle strade calabresi

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Scorrendo gli stradari calabresi alla ricerca di intitolazioni femminili, mi sono imbattuta in due figure particolari, una santa – Venere - il cui nome ricorre frequentemente nelle strade della regione e sconfina in Basilicata e in Campania, e una religiosa, suor Scolastica, al mondo Pierina Visentin. La storia di santa Venere ci è raccontata da un frate cappuccino di Cropani (CZ), Padre Giovanni Fiore, che nel 1691 scrisse Della Calabria illustrata.

Agatone e Polita, francesi di origine, avevano avuto una figlia in tarda età, chiamata Venera, da cui Venere o Venerina, perché era nata a Locri il giorno di Venerdì santo. In età matura, divenuta profonda conoscitrice delle Sacre Scritture, Venera cominciò a predicarle e, attratta dalle origini dei genitori, arrivò in Francia, dove suscitò la cupidigia di un tiranno del luogo, un certo Antonino. Al suo rifiuto fu condannata alla tortura: padre Giovanni ci descrive i particolari raccapriccianti, quasi con gusto dell’orrido “ (Antonino ordinò) che le fosse posta in capo una celada di ferro infocato, che fosse conficcata con grossi chiodi in un legno, che le fossero legate le mammelle; e che dal capo al piè fosse crudelmente flagellata”. Un angelo dal cielo le venne in aiuto e fece scendere una sottile pioggia sugli astanti, a mo’ di battesimo. Infuriato, il tiranno la fece immergere in una caldaia di pece e olio bollente, dove la santa rimase incolume per sette giorni, passati i quali ricevette la visita del suo carnefice. Spruzzandogli in faccia un po’ della sua miscela rovente, Venera lo rese cieco, per fargli poi recuperare la vista alla promessa di diventare cristiano. Così fu liberata e poté tornare alla predicazione, ma… incontrò un secondo tiranno, Timeo. Anch’egli si convertì al Cristianesimo, insieme a tutta la sua gente, quando vide la santa uccidere un dragone che le era stato lanciato contro in seguito al suo rifiuto di abbandonare la fede in Cristo. Terzo tiranno, terzo miracolo: condannata ad ardere in una caldaia di liquido bollente, sempre per la sua ostinata opera di diffusione del credo cristiano, invece di morire, cantava gioiosa inni al Signore. Venne decapitata il 28 luglio del 163, ma allo spettacolo della sua morte quasi mille persone si convertirono al cristianesimo. La storia, certamente infarcita di fantasie, comunque trasmette l’idea di una donna tenace, sprezzante del pericolo, che con fierezza rifiuta di sottomettersi alla cupidigia del maschio.

PierinaVisentin Morano- La seconda storia invece è tutta vera e risale a un fatto di cronaca avvenuto a Morano Calabro il 17 aprile 1952. Pierina Visentin, nata a Cavarzere (VE) il 29 agosto 1907, al richiamo del Signore pronunciò i voti assumendo il nome di suor Scolastica. Svolse dapprima opera di assistenza ai malati nell’Ospedale di Carmagnola; poi si diede a promuovere e diffondere le verità religiose presso giovani studenti di Cagliari; in seguito fu impegnata nella scuola materna e nelle attività parrocchiali di Grottammare Marche, finché venne trasferita, nel settembre del 1950, a Morano Calabro (CS) per occuparsi dei bambini della scuola materna. Due anni dopo, il 17 aprile, come narrano le cronache locali, l’ira funesta di un folle si abbatté improvvisamente sui bimbi dell’asilo infantile e sulla loro educatrice. L’insano gesto venne sventato dal sacrificio spontaneo e generosissimo di suor Pierina, la quale, offrendo il suo corpo come scudo, si frappose fra la furia omicida del demente e due bambini, risparmiandoli da morte sicura, ma ricevendone in cambio diversi colpi d’ascia che le fracassarono il cranio, lasciandola sanguinante e in fin di vita. Si salvò, ma rimase gravemente menomata e ciononostante tornò tra i suoi bambini. Nel Natale dello stesso anno le venne assegnato il “1° premio della Bontà” e nel 1954, il Consiglio Comunale di Morano Calabro le conferì la medaglia d’oro al valor civile. Ritiratasi presso una casa di riposo di Torino, spirò il 9 agosto del 1977. Suor Scolastica ha rinunciato al desiderio di maternità per dedicarsi ai figli di altre donne, e a due di questi ha ridato la vita.

A Morano Calabro le sono state intitolate una via e una scuola dell’infanzia.