Una storia di eroismo quotidiano dall'Albania

albaniaLe storia che segue – familiare ed inedita - rappresenta bene il coraggio, la forza, la ge-nerosità delle donne comuni, in luoghi e circostanze diverse. Quella che raccontiamo non è, ancora una volta, “Storia” di donne famose, eccezionali, ma storia(con la “s” minuscola) di una donna che, nel suo piccolo, ha fatto qualcosa di grande per la propria famiglia, per il benessere dei propri cari, oppure per un ideale, magari in modo istintivo, non meditato, quell'ideale che talvolta spinge a stare dalla parte giusta, con semplicità e altruismo.

 

 

BISNONNA ZYLFIE*

Una storia a parte è quella dei 150.000 soldati del corpo di spedizione italiano che iniziò l'occupazione dell'Albania a partire dal 7 aprile 1939 e che, dopo l'8 settembre 1943, nel giro di pochi giorni, vivrà un'esperienza sconvolgente a causa delle incertezze dovute all'armistizio. Da che parte stare? Come convivere con gli ex-alleati Tedeschi? E' la disfatta, mentre arrivano i richiami, gli ordini da lontano a incolonnarsi nei porti in attesa di improbabili navi che non giungeranno mai. Saranno migliaia i soldati disperati pronti a consegnarsi ai Tedeschi convinti della sicura salvezza, ma determinante sarà il ruolo dei partigiani albanesi che salveranno anche con le armi coloro che fino a poco prima erano nemici. E' ampiamente conosciuta la sorte di coloro che finirono in mani naziste, molti morirono per fame e stenti, molti furono portati come IMI nei lager e nelle fabbriche di armi in Polonia e in Germania. Meno conosciuta è invece la storia di quei tremila che cominciarono la guerra di resistenza in Albania contro fascisti e nazisti nel “Battaglione Gramsci” e per un anno e mezzo lottarono al fianco dei partigiani albanesi, partecipando nel novembre del 1944 alla liberazione di Tirana. Assolutamente sconosciuta è poi la vicenda di quei circa ventimila disertori che non si schierarono con nessuno e trovarono riparo e salvezza nelle campagne albanesi. Qui le poverissime famiglie contadine- già provate dalla guerra- divisero le poche cose e il loro stesso lavoro nei campi, nascondendo tutti quei giovani ai rastrellamenti dei Tedeschi. Ecco allora il non detto, il taciuto. Una di queste famiglie fu quella della mia bisnonna paterna, famiglia numerosa, patriarcale che viveva in un paesino alla periferia di Durazzo. Questa straordinaria donna aveva ben 8 figli, la sua (e la loro) vita non era semplice basandosi sull'agricoltura, sui prodotti dell'orto e sull'allevamento del bestiame.

Gli italiani portati dai partigiani locali erano tre e dovevano essere nascosti durante i continui rastrellamenti. Il controllo tedesco avveniva prevalentemente di notte o comunque al tramonto, anche con la collaborazione di fascisti e di spie. Successe proprio questo una sera d'autunno in una delle due case della famiglia; essendo in tanti le case che abitavano erano due, vicinissime l'una all'altra. In quella più grande erano tutti a tavola; la bisnonna aveva preparato - con ciò che aveva - un buon pasto, con cibi tradizionali, freschi, genuini. Ma quella sera oltre agli italiani erano presenti anche partigiani albanesi della brigata del comandante Muslim Pesa , amico di famiglia. Verso le 21 sentirono del movimento e i cani abbaiare.

I Tedeschi erano alla porta. La bisnonna - che aveva un carattere forte, intraprendente, era “l'uomo” di casa e non si perdeva d'animo- prese in mano la situazione : uscì fuori tranquilla e con i gesti e le poche parole in tedesco che conosceva spiegò ai soldati di attendere qualche minuto.

I partigiani e gli italiani ebbero così modo di fuggire dal retro e nascondersi nella casa accanto. A questo punto la porta fu aperta e i Tedeschi furono fatti accomodare a tavola, erano giovani e affamati e poterono gustare la deliziosa carne d'agnello cucinata appositamente per gli italiani; bevvero in allegria e si ubriacarono, senza pensare ad altro. Inutile sottolineare il coraggio e l'altruismo di Zylfie e il rischio corso dalla famiglia intera: se i Tedeschi si fossero accorti dell'inganno, la fucilazione per tutti sarebbe stata immediata. In Italia si conoscono le violenze, le vendette, le stragi del Padule, di Marzabotto, di Sant'Anna e tante altre, ma casi simili sono avvenuti ovunque, durante l'occupazione nazista. Alla cognata della bisnonna furono portati via due fratelli, di 19 e 22 anni, trovati in un bosco in possesso di un fucile da caccia che serviva loro mentre erano di guardia al bestiame. Con i due giovani i Tedeschi passarono a casa dalla famiglia per mostrare le loro prede e il loro potere; le donne si inginocchiarono, pregarono, piansero implorando invano: i soldati le calpestarono letteralmente, trascinando con sé i due ragazzi i cui corpi non furono mai più trovati.

*Zylfie è la bisnonna dell’autrice Julia, studentessa di Monsummano Terme-Pistoia