Angela Gotelli

Albareto (PR), 28/02/1905 - 21/11/1996
Laurea in Lettere, insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II e III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:
Incarichi di Governo:

45
6
15
151
1
4

25/06/1946 - 31/01/1948

06/02/1947 - 31/01/1948

Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per la Costituzione
Membro I Sottocommissione
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 01/07/1949
15/06/1948 - 31/01/1950
15/06/1948 - 24/06/1953
01/07/1949 - 24/06/1953
02/02/1950 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro V Commissione (Difesa)
Membro Commissione parlamentare di Vigilanza sulle radiodiffusioni
Membro VII Commissione (Lavori pubblici)
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione Art.1 Legge 23 agosto 1949 n.61
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 30/06/1955
19/08/1953 - 11/06/1958


13/12/1954 - 11/06/1958

01/07/1955 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 21/07/1953 - 11/06/1958
Segretario VI Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 71 “Conversione in Legge del D.L. 21/06/1953 n. 451, recante disposizioni sugli scrutini e sugli esami nelle scuole secondarie per l’A.S. 1952/1953
Membro Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 1264 (Locazione e sub-locazione immobili/sfratti)
Vicepresidente VI Commissione (Istruzione e belle arti)
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 30/06/1959
03/07/1958 - 14/08/1958
30/08/1958 - 15/02/1959
19/02/1959 - 25/03/1960
01/07/1959 - 30/06/1960
02/04/1960 - 26/07/1960
01/07/1960 - 30/06/1961
01/07/1960 - 30/06/1961
01/07/1960 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro XIV Commissione (Igiene e sanità pubblica)
II Governo Fanfani: Alto Commissario Aggiunto 'Igiene e sanità pubblica'
II Governo Fanfani: Sottosegretario di Stato alla Sanità
II Governo Segni: Sottosegretario di Stato 'Lavoro e previdenza sociale'
Membro VIII Commissione (Istruzione e belle arti)
II Governo Segni: Sottosegretario di Stato alla Sanità
Membro II Commissione (Interni)
Membro VI Commissione (Finanze e tesoro)
Membro XIII Commissione (Lavoro e previdenza sociale)

Angela Gotelli nasce a San Quirico in comune di Albareto (provincia di Parma) il 28 febbraio 1905 da Domenico e Tullia Fattori.
Laureata in Lettere e Filosofia all'Università di Genova insegna Lettere classiche presso il ginnasio di Trieste. Non si sposerà mai, la grande passione della sua vita sarà l'impegno cristiano, politico e sociale, che ella vive come un vero e proprio apostolato.

Negli anni giovanili fino alla guerra è attiva nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), di cui viene nominata delegata per l'Italia del Nord-Est e sarà presidente nazionale delle universitarie, succedendo a Maria De Unterrichter. Durante la sua presidenza (dal 1929 al 1933) collabora con Aldo Moro, con il presidente Igino Righetti e con mons. Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI.
Nel 1934 partecipa alla fondazione del movimento dei laureati cattolici, di cui diventa vicepresidente, con l'intento di formazione e assistenza spirituale ed intellettuale dei giovani laureati per un loro più efficace impegno professionale nell'ambito dell'Azione cattolica.
Dopo l'8 settembre del 1943 è attiva nella Resistenza: presta servizio come crocerossina tra le formazioni partigiane e offre la sua casa di Poggiorasco come sede del locale comando partigiano e asilo per gli sfollati. Trattando lo scambio di ostaggi civili e prigionieri tedeschi a Montegroppo di Albareto riesce ad evitare a parecchi paesi dell'Emilia e della Liguria le rappresaglie tedesche; collabora con il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia e, alla fine della guerra, si attiva per avviare la ricostruzione di Albareto.
Dopo la guerra partecipa alla costituzione della Democrazia Cristiana, di cui diviene ben presto delegata provinciale di La Spezia. È appunto nel III collegio di Genova Imperia La Spezia Savona che nel 1946 sarà eletta all'Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana con 20.257 voti di preferenza.

Riferendosi alle 21 donne dell'Assemblea Costituente, e certamente non dimentica della propria esperienza personale, Angela Gotelli ha dichiarato: «Eravamo tutte donne con esperienze e sofferenze proprie, eravamo balzate un po' in fretta, un po' di colpo all'elettorato attivo e all'elettorato passivo, unite nel desiderio di ricostruire la patria devastata e nella fondazione consapevole e coraggiosa di un nuovo ordinamento».
Angela ha collaborato con passione all'opera di ricostruzione del partito insieme a Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira, Amintore Fanfani, Aldo Moro e Giuseppe Dossetti. Anzi, con loro ha condiviso una vitale esperienza comunitaria a Roma in Via della Chiesa Nuova 14, nell'appartamento delle sorelle Portoghesi, nella famosa "Comunità del porcellino". Fu questa un'esperienza di comunione di vita, ma anche di idee, di speranze, di ideali, che si ispirava soprattutto al pensiero di Dossetti, prima che si diversificassero diverse correnti all'interno del partito e lo stesso Dossetti abbandonasse la politica attiva. Molti dei principi ispiratori della Costituzione– come hanno scritto gli stessi protagonisti –furono elaborati e maturati all'interno del gruppo nella meditazione, nel confronto, nella preghiera.
Il 6 febbraio 1947 viene chiamata, in sostituzione dell'on. Carmelo Caristia, alla Commissione dei 75 per la redazione del testo costituzionale e insieme a Nilde Iotti fa parte della Prima Sottocommissione sui diritti e doveri dei cittadini.
È da ricordare, fra i suoi vari interventi, quello relativo al potere giudiziario nell'ambito dell'attività della Commissione per la Costituzione: in accordo con Nilde Iotti e Maria Federici la Gotelli sostenne fortemente il diritto delle donne di accedere agli alti gradi della magistratura, accesso che peraltro, com'è noto, avrà luogo solo molti anni dopo.
La sua carriera politica sarà lunga sia a livello nazionale che a livello locale.
È ininterrottamente presente in Parlamento dal 1948 al 1963: viene infatti eletta deputato nella I e nella II legislatura repubblicana (rispettivamente nel 1948 e nel 1953) e nuovamente nel 1958, nella III legislatura, sempre per la circoscrizione di Genova Imperia La Spezia Savona. Durante l'attività parlamentare fa parte di varie Commissioni permanenti, Difesa, Lavori Pubblici, Istruzione e Belle Arti, per ricordarne solo alcune.
Nel corso della III legislatura ricopre molti incarichi governativi: è due volte sottosegretario di Stato alla Sanità (dal 1958 al 1960) e sottosegretario di Stato al Lavoro e alla Previdenza sociale (1959-60) durante i governi Fanfani, Segni e Tambroni.
Sempre attenta al sociale ed ai problemi della donna, nel marzo 1947 era stata eletta, nel II Convegno nazionale del Movimento femminile della DC (Assisi, marzo 1947) vicedelegata nazionale, insieme ad Elsa Conci, sotto la direzione di Maria De Unterrichter Jervolino. Nel 1966 dà la sua adesione al Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna (CIDD), costituito nel febbraio 1959 da Lina Merlin con alcune deputate democristiane, tra cui Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Guidi Cingolani. Inoltre, dal 1963 al 1973 è presidente dell'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia (ONMI).

Nonostante questa intensa attività politica a livello nazionale, la Gotelli mantenne sempre un forte legame con il territorio di origine, anche attraverso il palazzo De Paoli-Gotelli, a Porciorasco, villa dove l'onorevole trascorse molti soggiorni. Inoltre si impegnò per molte realizzazioni nel territorio di elezione, Val di Vara, La Spezia, Alta Val Taro. Fu sindaco di Albareto dal 1951 al 1958, dove fece costruire molti edifici scolastici e fece realizzare l'acquedotto Cento Croci.
Quando la salute la costringe ad abbandonare la politica attiva, Angela Gotelli si ritira ad Albareto, dove muore il 20 novembre 1996 e qui viene sepolta nella tomba di famiglia.

Il suo ricordo è ancora vivo nel territorio: Albareto le ha intitolato una strada, Varese Ligure una piazza, la già Piazza Pieve.

Anna de Stefano Perrotta

Maria Maddalena Rossi

Codevilla (PV), 29/09/1906 - Milano, 19/09/1995
Laurea in Chimica; Chimica, Pubblicista

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II e III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:

52
11
2
32

25/06/1946 - 31/01/1948

19/07/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo comunista 28/06/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per i trattati internazionali
08/05/1948 - 24/06/1953

11/06/1948 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro II Commissione (Affari esteri)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 11/06/1958
26/07/1954 - 11/06/1958
09/04/1957 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro II Commissione (Affari esteri)
Membro Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di Legge n. 2814, per la ratifica dei trattati sul Mercato comune e sull’Euratom
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro III Commissione (Esteri)

Maria Maddalena Rossi nasce a Codevilla (Pavia) il 29 settembre 1906 da Antonio e Agostina Barchi.
Laureata in chimica all'Università di Pavia e sposata con il chimico antifascista Antonio Semproni, ben presto si dedica all'impegno politico. Insieme al marito si iscrive nel 1937 al PCI clandestino partecipando attivamente al "Soccorso Rosso" e reperendo fondi per la lotta clandestina. Nel 1942, scoperta dalla polizia fascista, è arrestata a Bergamo e inviata al confino a Sant'Angelo in Vado, da dove viene liberata dopo il 25 luglio 1943. Ma il proclama di Badoglio la costringe nuovamente alla clandestinità. Si trasferisce in Svizzera, dove raccoglie fondi per il PCI per portare avanti la lotta armata e svolge un lavoro redazionale nei due periodici italiani Fronte della gioventù per l'Indipendenza e la Libertà e L'Italia Libera, che erano le fonti di informazione per gli italiani prigionieri nei campi svizzeri.
Continua il suo lavoro di giornalista in Italia quando, rientrata a Milano nel dicembre 1944, fa parte della redazione clandestina de L'Unità.
Nominata responsabile della commissione femminile del partito, la Rossi inizia così la sua attività a favore delle donne, che nel corso degli anni non verrà mai meno. Nel II Congresso nazionale del 1947 è eletta presidente dell'UDI (Unione Donne Italiane) e riconfermata nel 1949 e nel 1953 (III e IV Congresso); sarà anche vicepresidente, nel 1956, della Federazione Democratica Internazionale Femminile (FDIP). L'impegno per le donne si intreccia a quello per la pace; la difesa della pace assume per la Rossi un'importanza prioritaria e la porta a stimolare in questo senso tutte le associazioni e a favorire a questo fine stretti rapporti con le istituzioni internazionali, convinta che solo una politica di collaborazione fra i popoli può essere garanzia di una pace duratura. Sono gli anni della guerra fredda e di grande tensione internazionale e la Rossi intreccia fitte relazioni fra i diversi paesi percorrendo instancabilmente il mondo e incontrando i capi di stato con l'ideale di tessere dei rapporti di pace.
Questo binomio, donne e pace, è il filo conduttore della sua attività politica anche come parlamentare.

Nel 1946 viene eletta all'Assemblea Costituente nel IX Collegio elettorale (Verona-Padova-Vicenza-Rovigo) con 11.842 voti di preferenza, nella lista del Partito Comunista, ed è membro della Commissione per i trattati internazionali. In questo ambito interverrà in merito all'approvazione del Trattato di pace fra l'Italia e le potenze alleate firmato a Parigi il 10 febbraio 1947.
Si adopera inoltre per il riconoscimento della parità femminile sia nella famiglia che nel mondo del lavoro. Nella discussione sul Titolo II riguardante i rapporti etico-sociali, afferma l'obbligo da parte dello Stato di tutelare la famiglia e l'eguaglianza morale e civile dei coniugi in quanto solo la parità dei sessi può garantire la nascita di una moderna famiglia democratica. Nell'ambito della discussione sul Titolo IV riguardante la magistratura, sostiene il diritto delle donne di accedere e di partecipare all'amministrazione della giustizia in campo sia civile che penale.
Viene eletta alla Camera dei Deputati nella prima legislatura repubblicana (1948-1953) nel IX collegio elettorale (Verona-Padova-Vicenza-Rovigo) con 56.589 voti di preferenza; è membro della II Commissione Rapporti con l'estero e del comitato direttivo del gruppo parlamentare comunista, dove sarà riconfermata nel 1953. Si attiva anche nell'interesse dei minori. Fra le varie iniziative di questo periodo è da ricordare in particolare la sua richiesta di snellire i procedimenti di adozione modificando l'art. 297 del Codice Civile.
Rieletta deputato nel 1953 nella II legislatura nel collegio di Siena-Arezzo-Grosseto e nel 1958 per la III legislatura nella circoscrizione di Siena, fa parte della II Commissione Rapporti con l'estero, della III Affari Esteri ed Emigrazione e della Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale. E' membro anche della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge (C. n. 2814) sulla ratifica dei trattati sul Mercato Comune e sull'Euratom.
È molto attiva anche nella politica locale, soprattutto dopo il 1963, quando non si ricandida alla Camera dei deputati. Si stabilisce a Porto Venere (La Spezia), luogo prediletto delle sue vacanze estive, dove nel 1964 è eletta consigliere comunale e assessore ai Lavori Pubblici e successivamente sindaco dal 1970 al 1975.
Come sindaco concilia le esigenze dello sviluppo economico del momento e la salvaguardia delle bellezze naturalistiche del luogo. Fa approvare il Nuovo Piano Regolatore che prevedeva, oltre alla costruzione di insediamenti di edilizia economica e popolare, anche il mantenimento di vaste aree destinate a verde pubblico, decisione fondamentale per la successiva creazione (settembre 2001) del Parco Naturale Regionale di Porto Venere.
Prima di lasciare Porto Venere e tornare a Milano, la Rossi commissiona all'artista Lello Scorzelli la porta d'ingresso in bronzo argentato per la chiesa di S. Pietro, all'interno della quale è conservata l'impronta della sua mano.
Nel dicembre 1987 la Provincia di Milano le conferisce la medaglia d'oro per il suo impegno sociale, politico e civile.
Prima di morire la Rossi lascia al comune di Codevilla la sua ricca collezione di arte contemporanea, libri, dischi e innumerevoli memorie raccolte con passione durante la sua vita.

Maria Maddalena Rossi muore a Milano il 19 settembre 1995 e viene sepolta a Codevilla, dove è tuttora vivo il suo ricordo e c'è una strada a lei intitolata.

Anna de Stefano Perrotta

Angiola Minella Molinari

Torino, 03/02/1920 - 12/03/1988
Laurea in Lettere, insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I e III Legislatura
Senato IV e V Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

42
5
6
55
1

25/06/1946 - 31/01/1948

Membro Assemblea Costituente
Gruppo comunista 28/06/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953

11/06/1948 - 05/12/1950
05/12/1950 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro IV Commissione (Finanze e Tesoro)
Membro IX Commissione (Agricoltura e Alimentazione)
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963
30/07/1958 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro XIV Commissione (Igiene e Sanità pubblica)
Vicepresidente XIV Commissione (Igiene e Sanità pubblica)
16/05/1963 - 04/06/1968

04/02/1964 - 30/06/1965
09/04/1964 - 22/04/1964
23/04/1964 - 04/06/1964

03/07/1963 - 04/07/1963
IV Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo comunista 16/05/1963 - 11/03/1968
Membro Consultiva assicurazione obbligatoria
Membro VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti)
Membro XI Commissione permanente (Igiene e Sanità)
(Segretario dal 05/06/1964 al 04/06/1968)
Membro X Commissione permanente (Lavoro, emigrazione, prev. sociale)
(Vicepresidente dal 05/07/1963 al 08/04/1964)
05/06/1968 - 24/05/1972

05/07/1968 - 17/07/1968
V Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo comunista 05/06/1968 - 24/05/1972
Membro XI Commissione permanente (Igiene e Sanità)
(Vicepresidente dal 18/07/1968 al 27/10/1970; dal 29/10/70 al 24/05/72)

Angiola Minella nasce a Torino nel 1920, in una benestante famiglia borghese. Il padre, direttore generale della Reale Mutua di Assicurazioni, cade vittima di un attentato fascista nel 1932, e il luttuoso episodio segna in modo indelebile la vita di Angiola allora dodicenne. La ragazza frequenta la migliore scuola di Torino (quel liceo D’Azeglio dove fino a pochi mesi prima aveva insegnato l’antifascista Augusto Monti, maestro di una straordinaria generazione di allievi) e intanto coltiva il sogno di diventare medico. Ma non sarà possibile; il progetto incontra la ferma opposizione materna e, dopo essersi diplomata, Angiola deve ripiegare su studi letterari, che preludono a un futuro di insegnante: è un lavoro che agli occhi della madre è più adatto per una donna.
Intanto è scoppiata la guerra e nei primi bombardamenti la casa di Torino viene danneggiata, così Angiola, insieme alla madre e alla sorella minore, nel maggio del 1942 sfolla a Noli; qui la famiglia possiede un alloggio dove da sempre passa le vacanze estive.

Nel ’43 Angiola entra come volontaria nella Croce Rossa, realizzando in qualche modo il suo desiderio di essere utile al prossimo in difficoltà, e nel ’44 aderisce alla Resistenza, prima in un gruppo badogliano del Cuneese, in seguito nella brigate Garibaldi che operano nel Savonese. Il suo nome di battaglia è Lola, il soprannome con cui viene chiamata in famiglia e dagli amici. Anche la sorella Maria Pia, diciassettenne, segue le sue orme e diventa staffetta partigiana.
In questo ambiente la giovane conosce Piero Molinari, l’ispettore Vela, operante presso la prima divisione d’assalto Garibaldi. Terminato il conflitto, Angiola sposa civilmente il suo partigiano, contravvenendo alle abitudini consolidate dell’ambiente da cui proviene e alle aspettative famigliari. Da questo matrimonio nascerà, nel 1950, la figlia Laura.
Nel primo dopoguerra il Paese è a pezzi: molte fabbriche sono distrutte, mancano le case, molti sono gli orfani abbandonati a sé stessi. Ma le energie non mancano: nel clima fervido del momento Angiola Minella si attiva con passione in favore dei minori in difficoltà. Insieme a Nadia Spano promuove una catena di solidarietà e cinquanta bambini di Napoli trovano ospitalità presso famiglie savonesi. Alcuni vi rimarranno.
L’impegno di Angela si esprime anche nell’azione politica: è responsabile della Commissione femminile nella segreteria della federazione del PCI di Savona e consigliera comunale (le prime elezioni amministrative a Savona si tengono nel marzo del ’46), nonché dirigente dell’UDI.

Nel giugno del 1946 viene eletta per la Costituente e si trova così a far parte della piccola pattuglia di donne (ventuno, il 3,7% del totale dei costituenti) che per la prima volta nella storia dell’Italia hanno la possibilità di contribuire a decidere i destini del Paese. Angiola Minella fa parte del gruppo delle nove comuniste; ci sono poi altrettante democristiane, due socialiste, una qualunquista (esponente del partito dell’Uomo Qualunque, che nelle prime elezioni ha ottenuto un certo successo, specie nel Sud Italia).
Nell’assemblea la Minella non interviene, ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni.
E’ l’inizio di una lunga carriera politica: verrà rieletta alla Camera nel ’48 e poi nel ’58, mentre nel ’63 passerà al Senato, dove rimarrà fino al ‘72. Sempre nelle liste del PCI.
Tra i suoi interessi vi fu sicuramente l’impegno a favore delle donne (rappresentò il Movimento femminile democratico italiano nella segreteria della Federazione internazionale femminile a Berlino tra il ’53 e il ’58); successivamente si occupò di problemi riguardanti la sanità, come vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità dal ‘58, poi come segretaria della stessa Commissione del Senato nel ’63 e infine come vicepresidente della stessa nel ‘68. A Palazzo Madama si dedicò con particolare impegno alla riforma dell’assistenza sanitaria e ospedaliera e del servizio per l’assistenza alla maternità e all’infanzia. E, se ricordiamo il desiderio frustrato della giovane Angiola di fare il medico, verifichiamo una volta di più che le vere vocazioni trovano sempre la via per realizzarsi in qualche modo...

Angiola Minella Molinari morì il 12 marzo del 1988.
Dalla galleria di foto d’epoca e di filmati che la ritraggono, presenti in rete, emerge l’immagine di una bella donna dal bel viso aperto incorniciato da capelli scuri. Il viso di una donna vera, autentica, per niente artefatta né sofisticata.
Sono immagini che ci ricordano un Paese che non c’è più, concreto, fattivo e produttivo, un Paese che crede in se stesso e si sente proiettato verso il futuro. Immagini che mettono un po’ di malinconia a quelli che, come la scrivente, di quel periodo sono stati testimoni, ma anche, si è costretti ad ammetterlo, una specie di senso di colpa quando ci si chiede come sia potuto avvenire e come abbiamo potuto permettere che lo spirito di quell’Italia si perdesse.

Loretta Junck

Angela Maria Guidi Cingolani

Roma, 31/10/1896 - 11/07/1991
Laurea in Lingue e letterature slave; Impiegata statale, Ispettrice del Lavoro

Mandati:

Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi di governo:

8
1
2
16
1

25/09/1945 - 24/06/1946 Membro Consulta Nazionale
25/06/1946 - 31/01/1948

12/12/1947 - 31/01/1948

19/01/1948 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge recante ”Norme per l’elezione del Senato della Repubblica”
Membro Commissione speciale per l’esame dei bozzetti per l’emblema della Repubblica
08/05/1948 - 24/06/1953

11 /06/1948 – 10/07/1951
15 /06/1948 - 24/06/1953
12 /12/1949 - 24/06/1953

27/07/1951 - 16/07/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro II Commissione (Affari esterni)
Membro X Commissione (Industria e commercio)
Membro Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia (nn. 928 e 929)
VII Governo De Gasperi: Sottosegretario di Stato all'Industria e commercio

Angela Maria Guidi nasce nel 1896 in una famiglia della borghesia cattolica romana e compie i suoi studi nel collegio delle suore dorotee al Gianicolo. Qui conosce Maria Cristina Giustiniani Bandini, presidente dell’Unione donne cattoliche d’Italia (Udci), espressione di un movimento femminile polemico contro il femminismo pervaso da spinte anticlericali e animato da una tradizionale visione cristiana della donna.
Dal 1915 dà prova del suo impegno civile nelle opere di assistenza resesi necessarie durante la Prima guerra mondiale e nel 1918 si iscrive alla Gioventù Femminile cattolica italiana, appena fondata da Armida Barelli con l’intento di coinvolgere le masse femminili ad un impegno militante quotidiano da intendersi come un vero e proprio apostolato. La Guidi risponde occupandosi di valorizzare il lavoro femminile attraverso il cooperativismo ed agendo in seno all’Opera nazionale per gli orfani di guerra, chiamata dal segretario don Luigi Sturzo. Quando costui nel 1919 fonda il Partito Popolare, la Guidi vi si iscrive, risultandone la prima tessera femminile; guiderà la segreteria del gruppo femminile fino allo scioglimento nel 1926.
Sempre assertrice della funzione fondamentale della cooperazione, nel 1921 fonda il Comitato centrale per la cooperazione e il lavoro femminile, e, anche grazie a viaggi di studio, matura un’esperienza che la proietta su scala internazionale come rappresentante della cooperazione femminile in vari congressi.
Nel 1924 partecipa come unica donna e vince un concorso presso l’Ispettorato del lavoro. Negli anni del consolidamento della dittatura fascista si trova costretta a passare un anno a Ginevra, poi, nelle riunioni clandestine di partito, conosce l’ex parlamentare del PPI Mario Cingolani, che sposa nel 1935.
Ripresi gli studi universitari all’Orientale di Napoli, dove consegue la laurea in Lingue e letterature slave, collabora attivamente a tutte le fasi dell’organizzazione della Democrazia cristiana e nel 1944 è la sola donna eletta al primo Consiglio Nazionale del partito, investita anche del ruolo di Delegata nazionale del Movimento femminile della DC.

L’anno successivo viene nominata membro della Consulta Nazionale Italiana con altre dodici donne e suo è il primo intervento di una donna a Montecitorio. Già combattiva assertrice del suffragio femminile, la Guidi esprime l’insoddisfazione per la limitatezza degli spazi politici riservati alle donne, delle quali con orgoglio ribadisce la raggiunta maturità a rivestire ruoli determinanti nella politica e nel sociale.
Alle elezioni del 2 giugno del 1946 è eletta all’Assemblea Costituente con 18.165 voti di preferenza e alle elezioni del 18 aprile del 1948 alla Camera dei deputati con 22.779 voti di preferenza. La Guidi interviene nella discussione dell’importante legge, ratificata nel 1950, sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”, deterrente contro licenziamenti o penalizzazioni verso le donne in maternità; in quello stesso anno è fra le promotrici del Comitato Italiano di difesa morale e sociale della donna (CIDD), le quali, sensibili allo stato di disagio delle donne entrate nel giro della prostituzione, sosterranno il progetto di legge approvata nel ’58 per l’abolizione delle “case chiuse” (legge Merlin).
Nel 1951 De Gasperi la nomina Sottosegretario di Stato all’Industria e al Commercio, con delega all’Artigianato, ed è così la prima donna italiana ad entrare in un governo. Caduto nel 1953 il governo De Gasperi, la Guidi lascia l’impegno politico nazionale per dedicarsi all’attività amministrativa a Palestrina quale Sindaca. Importante è il suo impegno per la valorizzazione del patrimonio archeologico della città e per la sua vita culturale, rivitalizzata grazie alla fondazione dell’Accademia internazionale Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Scomparsa nel 1991, la Guidi è stata insignita di una medaglia d’oro al merito della sua attività politica nell’ambito di una cerimonia organizzata per il suo novantesimo compleanno (1986).

Roberta Schenal

Vittoria Titomanlio

Barletta (BT), 22/04/1899 - Napoli, 28/12/1988
Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II, III
e IV Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:

299
60
65
243

25/06/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 01/07/1952
01/07/1952 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 11/06/1958
25/07/1956 - 11/06/1958

19/02/1957 - 11/06/1958


II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione parlamentare consultiva per la disciplina giuridica delle imprese artigiane
Membro Commissione parlamentare consultiva per il parere sulla emanazione delle norme relative all’assicurazione obbligatoria contro le malattie per gli artigiani
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963
19/11/1959 - 15/05/1963

01/07/1960 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro VIII Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno e delle proposte di legge concernenti provvedimenti per la città di Napoli
Membro XII Commissione (Industria e commercio)
16/05/1963 - 04/06/1968

01/07/1963 - 04/06/1968
01/07/1963 - 04/06/1968
IV Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/07/1963 - 04/06/1968
Membro VIII Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro XII Commissione (Industria e commercio - artigianato - commercio estero)

Vittoria Titomanlio nasce a Barletta (Bari) il 22 aprile 1899 da Sabino (ispettore demaniale) e Carolina De Boffe.
Maestra elementare, si impegna molto nell'ambito cattolico ed in particolare nell'associazionismo, ancor prima di dedicarsi all'attività politica strettamente detta. Dopo aver fatto parte del consiglio diocesano di Napoli ed essere entrata nel 1928 nella Gioventù femminile (sorta nel 1918 all'interno della "Unione Donne Cattoliche Italiane" per opera di M. Cristina Giustiniani Bandinim) dell'Azione cattolica, viene nominata nel 1932 propagandista nazionale, carica che la porta a girare in continuazione per l'Italia tenendo corsi e relazioni, e nel 1936 membro del consiglio superiore e incaricata regionale per la Campania.
Si dedica con passione e con spirito di sacrificio, anche in mezzo a molte difficoltà, alla formazione e all'assistenza dei lavoratori, soprattutto donne, rivestendo varie cariche all'interno delle associazioni e delle istituzioni prima di entrare nella vita parlamentare. Sono questi gli anni in cui l'Azione Cattolica svolge un'attività formativa molto intensa ed in cui i rapporti con il fascismo diventano sempre più difficili proprio a causa delle sue molteplici iniziative sociali, culturali e ricreative, che vengono ad intralciare quelle del regime; nel maggio del 1931 le sedi dei circoli cattolici verranno chiuse e il distacco del Movimento dal fascismo, anche se graduale, sarà sempre più netto e nel 1938 definitivo. Tuttavia l'Azione cattolica, sebbene repressa, riesce a sopravvivere ed anzi si rafforza, dopo aver ricevuto nel 1940 dal papa Pio XII una rinnovata organizzazione con la promulgazione di nuovi statuti; grazie all'impegno del papa conosce una grande espansione nel secondo dopoguerra e diviene l'alveo in cui si formano e preparano i dirigenti della futura Democrazia Cristiana. Nel '46 l'associazione si coinvolgerà fortemente nelle competizioni elettorali e nell'azione politica in generale, ma soprattutto nel 1948 svolgerà una vera e propria opera di mobilitazione delle forze cattoliche per le elezioni del 18 aprile.
Intanto la Titomanlio ha continuato la sua fervida attività nell'ambito dell'associazionismo cattolico. Dopo il 1943 è divenuta consigliere nazionale dell'Associazione italiana maestri cattolici e segretaria provinciale delle ACLI (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani), delegata nazionale del Movimento femminile per l'artigianato italiano e membro del comitato consultivo ministeriale per l'artigianato e le piccole industrie; è entrata a far parte del Consiglio nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana e nel 1947, dopo il convegno nazionale ad Assisi, del Comitato centrale del Movimento diretto da Maria De Unterrichter Jervolino.

La sua elezione, il 2 giugno 1946, all'Assemblea Costituente nella lista della Democrazia cristiana, nel XXIII collegio elettorale (Napoli-Caserta) con 20.861 voti, segna l'inizio di una lunga carriera politica, che la vedrà in Parlamento per quattro legislature, e sempre con lo stesso collegio elettorale, dal 1948, quando verrà eletta nella prima legislatura repubblicana con 35.700 voti di preferenza, fino al 1968.
Tra i suoi interventi in aula almeno due sono da ricordare per la loro attualità.
Nel primo, alla Costituente, mentre si discute il titolo V del progetto di Costituzione, la Titomanlio, nella seduta del 4 giugno 1947, difende l'autonomia regionale sostenendone i vantaggi, laddove siano garantite le singole tradizioni ed esigenze, come espressione di libertà e democrazia.
Nel secondo intervento, durante la discussione del disegno di legge sulla stampa nella seduta del 15 gennaio 1948, quindici giorni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, sostiene la pubblicazione da parte dei giornali delle rettifiche di notizie su persone di cui sia stata lesa la dignità.
Nella sua lunga attività parlamentare ha fatto parte di diverse Commissioni permanenti: Lavoro, Emigrazione, Cooperazione, Previdenza e Assistenza sociale, Assistenza post-bellica, Igiene e Sanità pubblica; Istruzione e Belle Arti; Industria e Commercio, Artigianato, Commercio estero. Nella II legislatura ha partecipato alla Commissione parlamentare consultiva per le norme relative all'assicurazione obbligatoria degli artigiani contro le malattie e alla Commissione parlamentare consultiva sulla disciplina giuridica delle imprese artigiane. Durante la III legislatura è membro della Commissione speciale incaricata di esaminare i disegni di legge e le proposte di provvedimenti straordinari per il Comune di Napoli.
Molto intenso è il suo impegno anche nella società civile, dove ricopre l'incarico di presidente in varie istituzioni: l'Istituto nazionale istruzione addestramento settore artigianato, l'Ente di zona Casse rurali e artigiane, la Commissione provinciale e regionale per gli albi artigiani presso la Camera di Commercio di Napoli, il Collegio dei sindaci della sezione campana del Sindacato nazionale musicisti.
È inoltre dirigente di vari Enti, come l'ACAI (Associazione Cristiana Artigiani Italiani), e l'INIASA (Istituto Nazionale per l'Istruzione e l'Addestramento nel Settore Artigiano).

Vittoria Titomanlio muore il 28 dicembre 1988 a Napoli, dove è sepolta nel cimitero di Poggioreale.

Anna de Stefano Perrotta

Ottavia Penna

Caltagirone (CT), 12/04/1907 - 02/12/1986
Antifascista

Mandati:

Assemblea Costituente

Interventi:

1

25/06/1946 - 31/01/1948


19/07/1946 - 24/07/1946
Membro Assemblea Costituente
Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque 06/07/1946 - 15/11/1947
Unione nazionale 15/11/1947 - 31/01/1948
Membro Commissione per la Costituzione

Ottavia Penna è nel cuore dei calatini: nel dicembre del 2008 una lapide è stata apposta dalla municipalità sulla sua casa natale. È stata intitolata al suo nome un’associazione contro la violenza sulle donne e per la loro promozione nella politica. Nel 2009 Cettina Alario ha pubblicato la biografia Ottavia Penna – Madre costituente, dedicata alla sua “singolare esperienza di vita”.

Ottavia Penna nacque a Caltagirone il 12 aprile del 1907. Apparteneva ad una famiglia aristocratica; iniziò il suo percorso di istruzione seguita da istitutrici di casa, secondo il costume dei notabili. In seguito si recò in collegio a Poggio Imperiale in Toscana e per gli studi superiori si trasferì a Trinità dei Monti a Roma. Tornata al suo paese, sposò Filippo Buscemi, un medico noto e stimato a Caltagirone.
Donna battagliera, tenace, di singolare rigore morale, come una «’giustiziera della notte’ –racconta Gabrielo Montemagno– [...] durante l’ultima guerra, di notte, furtivamente [...] raggiungeva le campagne del calatino e munita di un affilato coltello, tagliava i sacchi di grano, che i baroni della zona destinavano al mercato nero. [...] Prelevava, anche, dalle proprie fattorie, carne macellata e la portava ai poveri e agli indigenti».

Nel 1946, all’età di trentanove anni, cominciò la sua carriera politica, che sarebbe stata breve ma intensa, dedita alla causa delle classi sociali deboli sia sul piano economico che culturale e, soprattutto, animata dalla riflessione critica sui meccanismi perversi della politica.
Sempre attenta alla condizione femminile e convinta che dalle donne potesse partire il vero rinnovamento a condizione che fossero, innanzitutto, loro assicurati gli stessi diritti degli uomini, sin dall’inizio della sua attività politica le invitava a prendere la parola e a lottare per il riconoscimento dei propri diritti, anticipando in tal modo le battaglie che poi saranno portate avanti dai movimenti femminili. L’apertura delle sue vedute, in contrasto con gli interessi della classe a cui apparteneva, la portò ad una scelta di rottura: decise di abbracciare l’ideologia del Fronte Liberale Democratico dell'Uomo Qualunque, fondato nel 1944 dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini.
Così, Ottavia Penna fu candidata il 2 giugno del 1946 nelle liste del Fronte dell’Uomo Qualunque all’Assemblea Costituente: la notizia della candidatura sorprese i calatini e pare che non facesse piacere a Mario Scelba, che ne parlò, lamentandosene, in una lettera a don Luigi Sturzo. Fu eletta in rappresentanza del XXIX collegio di Catania con 11.765 preferenze. Ottavia fece parte anche della Commissione dei 75, incaricata di elaborare e di proporre il progetto della Costituzione da discutere in aula, assieme ad altre quattro donne: Maria Federici della DC, Teresa Noce del PCI, Angelina Merlin del PSI e Nilde Iotti del PCI.
Il più significativo segno del riconoscimento della competenza e del rigore di Ottavia Penna venne dalla sua candidatura alla prima presidenza della Repubblica. È nota la frase di Guglielmo Giannini che, in quell’occasione, la definì «Una donna colta, intelligente, una sposa, una madre» lasciando ai posteri chiare indicazioni dei modelli culturali dominanti con i quali una donna, pur colta e pensante, faceva i conti, qualora varcasse i confini concessi ai tradizionali ruoli femminili.
Com’è noto fu eletto Enrico De Nicola con 396 voti. Qualcuno ha considerato questa sconfitta un successo, sottolineando che solo venticinque anni dopo un’altra donna, la deputata DC Ines Boffardi, ebbe un voto nell’elezione del Capo dello Stato, suscitando battute ironiche fra gli onorevoli deputati. Pare che anche per la Penna non mancò il sarcasmo maschile. Scrisse Il Giornale di Sicilia del 29 giugno 1946: «Molto commentati i voti che escono dall’urna in favore della deputata qualunquista siciliana Ottavia Buscemi Penna [...] che il gruppo per una singolare affermazione di qualunquismo ha voluto designare alla suprema direzione dello Stato».
Il 15 novembre 1947 lasciò il Partito dell’Uomo Qualunque per entrare nell’Unione Nazionale e rimanerci fino alla conclusione dei lavori dell’Assemblea Costituente.

La vita politica di Ottavia fu piuttosto breve e, prima dello scioglimento dell’Assemblea Costituente, segnata da una querela per diffamazione a mezzo stampa da parte della giornalista Ester Lombardo. Ottavia Penna rischiò un procedimento penale per aver offeso la reputazione della stessa. La querela rientrò per insufficienza di elementi.
Alla fine dell’esperienza costituente, decise di abbandonare la politica: era delusa dal comportamento di Giannini, insofferente dei compromessi cui aveva dovuto assistere. Solo nel 1953 si presentò alle elezioni amministrative di Caltagirone e venne eletta nelle fila del Partito Monarchico, in opposizione alla sorella Carolina, sindaca democristiana della città. Diceva che questa era stata solo una parentesi nel “libro chiuso della politica”. Rifiutò di parlarne fino alla morte avvenuta a Caltagirone nel dicembre 1986.

Agata Nicotra