Adele Bei

Cantiano (PU), 04/05/1904 - Roma, 15/10/1974
Operaia, Sindacalista

Mandati:

Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
Senato I Legislatura
Camera II e III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

51
7
3
24
1

25/09/1945 - 24/06/1946 Membro Consulta Nazionale
25/06/1946 - 31/01/1948

24/09/1946 - 01/10/1947
Membro Assemblea Costituente
Gruppo comunista 17/07/1946 - 31/01/1948
Membro e Segretario Terza Commissione per l’esame dei disegni di legge
08/05/1948 - 24/06/1953




17 /06/1948 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo comunista 08/05/1948 - 24/06/1953
Titoli di nomina III.Disp.: Deputato alla Costituente - Ha scontato anni 7 e mesi 6 di reclusione, in seguito a condanna del tribunale speciale fascista per la difesa dello Stato
Membro X Commissione permanente (Lavoro, emigrazione e previdenza sociale)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/07/1953 - 11/06/1958

06/10/1953 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro XI Commissione (Lavoro, emigrazione, previdenza, assistenza sociale, assistenza post-bellica, igiene e sanità pubblica)
Membro Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 30/06/1959
01/07/1959 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo comunista 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro VI Commissione (Finanze e tesoro)
Membro VII Commissione (Difesa)

Adele Bei (Cantiano, 4 maggio 1904 - Roma, 15 ottobre 1974), padre boscaiolo, terza di undici figli, cresce in un ambiente sensibile alle discussioni politiche, ma sarà l’incontro con Domenico Ciufoli, dirigente prima del partito socialista e poi tra i fondatori del partito comunista, che diventerà suo marito e padre dei suoi due figli (Angela e Ferrero), a farle scegliere la militanza.
Nel 1923, a causa delle persecuzioni fasciste, lascia l’Italia e inizia, con suo marito, un lungo periodo di esilio prima in Belgio e poi in Lussemburgo e Francia. Fra il ‘25 e ‘26, quando entra a far parte dell’organizzazione clandestina del partito comunista, è incaricata di recarsi a Parigi e entrare in contatto con i fuoriusciti italiani in Francia.
Nel 1933, in uno dei suoi numerosi viaggi in clandestinità, viene arrestata a Roma, e l’anno successivo, dopo otto mesi di carcere preventivo, è condannata dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato a diciotto anni di reclusione in quanto “socialmente pericolosissima”. Scontati otto anni di carcere fra Roma e Perugia, viene confinata a Ventotene, dove resterà due anni insieme a Di Vittorio, Terracini, Scoccimarro, Secchia. Liberata alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943, dopo l’8 settembre entra in contatto con le bande partigiane laziali e quindi partecipa attivamente alla resistenza occupandosi in particolare del contributo delle donne alla lotta di liberazione.
Alla fine del conflitto, dirigente dell’Unione donne italiane, è l’unica donna nominata alla Consulta nazionale su designazione della Cgil e il 2 giugno 1946 è fra le ventuno donne elette all’Assemblea Costituente, dove si batte perché la carta costituzionale affermi l’uguaglianza dei diritti fra donne e uomini.

Eletta senatrice nelle liste del Pci nel 1948, nel decennio successivo è dirigente e quindi segretaria del sindacato delle lavoratrici del tabacco, che guida con passione e competenza.
Nelle elezioni del 1953 e del 1958 viene eletta alla Camera, dove si concentra sui problemi sociali ed economici della sua regione e della sua provincia d’origine, Pesaro, occupandosi principalmente di politiche del lavoro, della previdenza e delle condizioni degli operai in fabbrica.
Dal 1963, terminato il suo impegno parlamentare, continua a dedicarsi alle lotte in favore delle lavoratrici e dei loro diritti.
Nel 1972 diventa consigliera nazionale dell’Associazione perseguitati politici antifascisti.

Luigi Longo ed Enrico Berlinguer, alla sua morte, la ricordano come una delle donne più intrepide del suo tempo, un’apprezzata dirigente sindacale sempre impegnata a difesa delle lavoratrici italiane. Abile organizzatrice, ma insofferente alla disciplina di partito e sindacato, se convinta dell’opportunità di un’iniziativa non si risparmiava finché non la vedeva realizzata. E forse non le sarebbe dispiaciuto che questa sua inclinazione fosse ricordata.

Ilaria Biagioli

Bianca Bianchi

Vicchio (FI), 31/07/1914 - 09/07/2000
Laurea in Filosofia e Pedagogia; Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

16
6
3
18
1

25/06/1946 - 31/01/1948

Membro Assemblea Costituente
Gruppo Partito Socialista Italiano 15/07/1946 - 03/02/1947
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 03/02/1947 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953




15/06/1948 - 24/04/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo Unità Socialista 01/06/1948 - 31/01/1950;
Gruppo Partito Socialista Lavoratori Italiani 31/01/1950 - 18/05/1951;
Gruppo Partito Socialista 18/05/1951 - 29/01/1952;
Gruppo Partito Socialista Democratico 29/01/1952 - 24/06/1953
Membro e Segretario VI Commissione (Istruzione e belle arti)

Bianca Bianchi è nata a Vicchio di Mugello (Firenze) alla vigilia della Grande Guerra, nel luglio del 1914, da Adolfo e Amante Capaggi. Laureata in Pedagogia e Filosofia, ha insegnato in diversi istituti superiori di Firenze, Mantova, Cremona, Genova.
Entrata nella Resistenza con il ruolo di staffetta, è stata una partigiana coraggiosa e combattente in prima persona, rifornendo i partigiani di armi e munizioni e salvando numerosi soldati alleati caduti nelle zone controllate dai tedeschi.
In piena guerra ha soggiornato in Bulgaria e in seguito ha raccontato questa esperienza in Milinkata, pubblicato a Firenze nel 1973.

È stata eletta all’Assemblea Costituente nel Collegio elettorale di Firenze-Pistoia, per il partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Assieme a Teresa Mattei, ha ricoperto la carica di Segretaria di Presidenza dell’Assemblea. Lei stessa ha ricordato, in una testimonianza personale rilasciata nel 1996, i giorni dell’insediamento: trova alloggio in una pensione vicino a Porta Pinciana e la confidenza con Montecitorio si rivela per lei ancora più difficile della confidenza con una città come Roma, che le sembra enorme rispetto a Firenze. «Me ne vado su e giù per il Transatlantico, rispondo alle domande dei giornalisti curiosi, [...] mi dà l’impressione di trovarmi in un labirinto e mi sento di nuovo una ragazza di campagna. Sono molto tesa quando entro per la prima volta nell’Aula. Lentamente entrano i deputati, li guardo attraverso l’emiciclo prendere posto secondo una geografia politica molto rigida. All’estrema sinistra si dispongono i comunisti, accanto, i socialisti, [...] i compagni mi hanno avvertito di non sbagliare per non trovarmi mescolata a reazionari politici...» ("Alle origini della Repubblica. Donne e Costituente", a cura di Marina Addis Saba, Mimma De Leo, Fiorenza Taricone, Presidenza del Consiglio dei ministri, Commissione Nazionale Parità, 1996).

Nel novembre del 1946 è eletta al Consiglio comunale di Firenze con il maggior numero di preferenze.
L’anno successivo segue Saragat e aderisce al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nato con la scissione del Psiup, assumendo la direzione del settimanale regionale Il Socialismo toscano.
Eletta nel ‘48 alla Camera dei Deputati nella prima legislatura repubblicana per la lista Unità Socialista, Bianca Bianchi presenta numerose proposte di legge: i suoi interventi riguardano principalmente i temi della scuola, delle pensioni, dell’occupazione. Contraria alle sovvenzioni statali nei confronti della scuola privata, sospettata di concedere con troppa facilità diplomi e titoli, con una gestione “mercantile”, propone di sostituire la parificazione con l’istituzione prefascista del pareggiamento, che offriva migliori garanzie attraverso regolari concorsi per il reclutamento degli insegnanti.
Altri interventi riguardano la tutela giuridica dei figli naturali, l’obbligatorietà del riconoscimento materno, la ricerca di paternità, senza la quale era assicurata agli uomini l’impunità, e l’unificazione dei servizi assistenziali dei figli illegittimi.
Ancora sul tema dei figli illegittimi, parla al Congresso Internazionale delle Donne ad Amsterdam: lei stessa ha ricordato, nel suo toccante libro di memorie, Il colore delle nuvole, dedicato ai suoi nonni Angiolo e Assunta, che al Congresso ognuna doveva parlare della condizione dei figli illegittimi nel proprio paese; quando parla lei e denuncia che in Italia sui documenti del figlio naturale, perfino sulla pagella scolastica, veniva riportata, per indicare il padre e la madre, la dizione “di NN e di NN”, segue uno sdegno generale. Incaricata al ritorno di presentare un progetto di legge, si mette al lavoro studiando in Biblioteca. Ritenendosi pronta, interviene alla Direzione del Partito chiedendo di prendere la parola su “un problema”, mentre nasconde le mani sotto al tavolo per la paura. Alla fine del suo intervento le dicono brutalmente: Che cosa intendi fare? Lei risponde: Presentare una proposta di legge per la ricerca della paternità e della maternità dei figli nati fuori dal matrimonio. «Si scatenò un putiferio. Un deputato di Milano bestemmiò; altri mi oltraggiarono, gridando parole ingiuriose. Raccolsi il materiale storico e giuridico. Lavorai per otto mesi, visitai brefotrofi, centri di assistenza, provai vergogna, dolore e umiliazione, [...] ricevetti incoraggiamenti e delusioni soprattutto da uomini del partito, che mi rimproverarono la superbia di volermi occupare di un problema giuridico senza aver studiato legge [...] e arrivai a formulare la proposta di legge».

Dal ‘53 al ‘55 diventa l’esperta di problemi educativi per il quotidiano fiorentino La Nazione, dove cura la rubrica “Occhio di ragazzi”, mettendo a fuoco i disagi della scuola italiana. Negli stessi anni fonda la “Scuola d’Europa”, centro educativo di sperimentazione didattica, strutturato secondo il metodo Pestalozzi, che accoglieva ragazzi delle scuole elementari e medie provenienti da tutta l’Italia centro-settentrionale.
Dal 1970 al 1975 è vice sindaco di Firenze e Assessora alle questioni legali e affari generali. Alla fine del suo mandato non si ricandida, ma si dedica agli studi e alla passione per la scrittura.

È scomparsa nel luglio del 2000.

Fiorenza Taricone

Laura Bianchini

Castenedolo (BS), 23/08/1903 - Roma, 27/09/1983
Laurea in Lettere; insegnante, pubblicista

Mandati:

Consulta Nazionale
Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:

9
3
1
21

25/09/1945 - 24/06/1946
29/09/1945 - 24/06/1946
Membro Consulta Nazionale
Segretario Commissione Istruzione e belle arti
25/06/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 24/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 24/06/1953
12/05/1952 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti)
Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla

Nata a Castenedolo (BS) nel 1903 e spentasi a Roma all’età di 80 anni, Laura Bianchini ha vissuto da “cristiana militante” ogni momento privato e pubblico della sua vita.
Si distingue come protagonista ed animatrice dell’Azione cattolica e diventa Presidente del Circolo femminile bresciano della FUCI (Federazione universitaria cattolica) da cui nascerà il Movimento Laureati, fondato da Igino Righetti e Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI). Il Movimento, proponendosi di elaborare linee guida etico-professionali per i cattolici neolaureati in procinto di affrontare il mondo del lavoro, diventa un vero e proprio laboratorio di idee che nel luglio del 1943, alla caduta del fascismo, arriverà a produrre (con Giorgio La Pira) il “Codice di Camaldoli”, documento fondamentale nell’apporto dei cattolici all’elaborazione della Costituzione. Dunque un cristianesimo sociale che affonda le sue radici nella Rerum Novarum e nel PPI di Don Sturzo e che sarebbe poi giunto alle formulazioni di Dossetti per il quale la solidarietà, lungi dal restare relegata all’ambito caritativo, avrebbe dovuto tradursi in concrete azioni di governo a favore di un’equità distributiva. A questo cristianesimo sociale Laura Bianchini si forma e si ispira coerentemente, dagli studi universitari all’attività professionale d’insegnante, pedagogista e pubblicista fino all’impegno politico di antifascista nella lotta partigiana, di membro prima della Consulta Nazionale e poi dell’Assemblea Costituente e infine di Deputata della Camera durante la Prima Legislatura.

A Brescia vive le prime esperienze professionali come maestra elementare, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo classico “Arnaldo” e preside dell’Istituto magistrale. Collabora inoltre, come segretaria di redazione con la casa editrice “La Scuola” per la quale pubblica Il Focolare (antologia di scuola media per le ragazze) e il saggio L’educazione al senso sociale.

Dopo l’8 settembre, entra nella lotta partigiana mettendo a disposizione la sua casa per le prime riunioni del CLN di Brescia e per allestire una piccola tipografia in cui si stampano alcuni numeri di “Brescia Libera”, il foglio clandestino dal motto: “esce come può e quando può”, che verrà presto soppresso.
Sospettata e sorvegliata dalla polizia repubblichina, Laura Bianchini ripara a Milano dove, ospite delle Suore poverelle, intensifica la sua attività con le formazioni partigiane cattoliche (Fiamme verdi): presta assistenza ai detenuti di San Vittore, aiuta ebrei e ricercati dai nazifascisti e coordina la stampa clandestina. Usa pseudonimi come Don Chisciotte, Battista e Penelope per firmare gli articoli de “Il Ribelle”, da cui esorta gli italiani a lottare per conquistare la propria libertà usando ”la forza in difesa del diritto” per contrapporsi a chi ripone “il loro diritto nella forza”. Tra il ‘44 e il ’46 il periodico pubblicherà 25 numeri e 11 Quaderni di analisi e proposte politiche.

Designata membro della Consulta Nazionale dalla Democrazia Cristiana, Laura Bianchini è fra le donne (13 in tutto) che per la prima volta in Italia entrano a far parte di un’assemblea parlamentare. Avrà l’incarico di segretaria della Commissione Istruzione e Belle Arti.
Nel 1946 viene eletta nella Costituente e, coerentemente con la sua impostazione “personalista e comunitaria”, nel gruppo democristiano aderisce allo schieramento cristiano sociale di Giuseppe Dossetti. In Assemblea interviene nella discussione generale sui temi dell’educazione, dell’istruzione e della scuola pubblica dichiarandosi, in nome del pluralismo, favorevole all’azione educatrice degli istituti privati, ma senza oneri per lo Stato e richiamando l’attenzione sulla necessità di potenziare l’istruzione tecnica e professionale in armonia con le esigenze del modo del lavoro.
Deputata della Camera nella I Legislatura, è membro della Commissione Istruzione e Belle Arti e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla.
A Roma Laura Bianchini vive in via della Chiesa Nuova 14, dalle sorelle Portoghesi che aprono la loro grande casa a costituenti democristiani fra cui Gotelli, La Pira, Fanfani, Lazzati, Dossetti e a politici dello schieramento dossettiano. Nel gruppo, denominato Comunità del Porcellino per il fatto che la “burbera” Laura Bianchini –nelle accese discussioni politiche– finiva spesso per dare del porco all’interlocutore malcapitato, si viveva in un clima amichevole e talvolta goliardico, si confrontavano ed elaboravano idee nuove e diverse fra loro, ma tutte finalizzate alla rifondazione di una vera democrazia dopo il Fascismo.
Finita la prima legislatura Laura Bianchini si fa da parte e torna all’insegnamento, questa volta al Liceo “Virgilio” di Roma.

«Era piuttosto scorbutica e scostante, burbera, ma sprizzava vita e intelligenza, passione politica, civile e cristiana da ogni poro». Questa la professoressa Bianchini in un ricordo di Paolo Giuntella, il più illustre dei suoi ex allievi, che talvolta invitato con altri compagni a via della Chiesa Nuova per essere sottoposto ad interrogazioni supplementari, veniva invece coinvolto in nuove lezioni più interessanti. In queste animate lezioni la professoressa Bianchini, da “cristiana integerrima”, amava ripetere che «un cristiano non può non essere anticlericale»” perché «il libro più anticlericale della storia» non era certo il Candide di Voltaire, ma piuttosto «il Vangelo di Gesù Cristo».

Rossana Laterza

Elisabetta Conci

Trento, 23/03/1895 - 01/11/1965

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I, II, III e IV Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

80
2
24
70
1

25/06/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953


11/06/1948 - 24/06/1953
29/01/1950 - 24/06/1953
10/07/1951 - 24/06/ 1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano:
Vicesegretario 01/06/48 - 30/01/52; Segretario 30/01/52 - 24/06/53
Membro I Commissione (Affari interni)
Membro IV Commissione (Finanze e tesoro)
Membro III Commissione (Giustizia)
25/06/1953 - 11/06/1958

22/07/1953 - 11/06/1958
22/07/1953 - 12/02/1954
07/05/1954 - 11/06/1958

15/03/1957 - 11/06/1958


II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 21/07/1953 - 11/06/1958
Membro I Commissione (affari interni)
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)
Membro Rappresentanza della Camera all’assemblea consultiva del consiglio d’Europa
Membro Commissione speciale per l’esame delle proposte di legge costituzionali Aldisio e Li Causi nn. 2046 e 2810 concernenti l’alta corte per la regione siciliana e la corte costituzionale
12/06/1958 - 15/05/1963

12/06/1958 - 15/05/1963

19/11/1959 - 15/05/1963

III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano: Segretario 18/06/1958 - 15/05/1963
Membro II Commissione affari della Presidenza del Consiglio - Affari interni e di culto-enti pubblici
Segretario e Membro Commissione speciale per l’esame del disegno e delle proposte di legge concernenti provvedimenti per la città di Napoli
16/05/1963 - 04/06/1968

01/07/1963 - 20/01/1965

19/05/1964 - 01/11/1965

30/10/1964 - 01/11/1965
IV Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano: Segretario 01/07/1963 - 01/11/1965
Membro II Commissione affari della Presidenza del Consiglio - Affari interni e di culto-enti pubblici
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge n. 1450 “Bilancio dello Stato per il periodo 1 luglio - 31 dicembre 1964”
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge n. 1686 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 1965”

Elisabetta, detta Elsa, Conci nasce a Trento il 23 marzo 1895, primogenita di cinque sorelle, figlia di Maria Sandri e dell’avvocato Enrico Conci, futuro deputato alla Dieta di Innsbruck e al Parlamento di Vienna.
L’educazione fortemente religiosa ricevuta dalla famiglia ne segna fortemente la vita. Studentessa esemplare, terminato il liceo raggiunge la sua famiglia confinata a Linz e per questa ragione viene accusata di irredentismo, ma il processo penale a cui dovrebbe sottoporsi si arresta grazie ad una amnistia che segue la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Nel 1915 si iscrive alla facoltà di filosofia all’Università di Vienna, dove studia per tre anni. Finita la guerra, si trasferisce alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma, dove si laurea nel 1920, con una tesi che adattata sará poi pubblicata su una rivista specializzata.

Durante gli anni universitari partecipa attivamente alla Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) e piú tardi diventa la presidente della sezione romana di questa associazione.
Nel 1920 interviene al Congresso nazionale di Trento della FUCI, presieduto da Alcide De Gasperi, presentando una relazione su “La moralitá della giovane”, dove esorta alla costituzione di una formazione morale delle studentesse universitarie per contrastare ogni immoralitá nelle Università, considerando le donne particolarmente abili a persuadere i loro compagni di studio, con un modello di comportamento onesto. In questa occasione esalta anche l’operato di diverse sezioni femminili dell’associazione, che hanno contribuito sostanzialmente alla rinascita del Paese nel dopoguerra.

Dal 1923 al 1945 insegna tedesco in due Istituti superiori di Trento. Sin dall’inizio della sua carriera di insegnamento, prende a cuore la vita familiare dei suoi studenti ed organizza un doposcuola privato e gratuito. Contemporaneamente partecipa all’Azione Cattolica, dove organizza gruppi di ragazze che aiutano i piú bisognosi. Sostiene finanziariamente in istituti per l’infanzia due orfani e, tavolta, ospita nella sua casa altri bambini senza genitori.
Nel 1927 le viene offerta una casa più grande per prendersi cura di altri bambini con situazioni familiari ed economiche difficili.

Nel 1933 viene iscritta al Fascio femminile di Trento ma critica aspramente il governo fascista, come rivelano i suoi scritti “Cronache 1938-1940”, in particolare per le leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia.
Durante la guerra collabora a dare un’assistenza scolastica a numerose persone ed in diversi luoghi.

Conclusasi la guerra entra nel partito della Democrazia Cristiana. Collabora al ripristino dell’ONAIRC, che supporta l’assistenza all’infanzia, e dell’Istituto professionale femminile. Promuove la costituzione a Trento della Scuola Superiore di servizio sociale. Partecipa al primo Comitato provinciale provvisorio della DC trentina e al Congresso provinciale del partito, sottolineando che questa è la prima assemblea politica dove venga ascoltata la voce delle donne, ed esalta il lavoro dalle propagandiste democristiane in tutto il territorio trentino. Inoltre critica l’immoralità che vede diffondersi nel dopoguerra ed invita a vietare i balli pubblici, che considera un oltraggio ai reduci dai campi di concentramento e alle famiglie che sono state pesantemente colpite dalla guerra.
Viene eletta delegata al primo Congresso nazionale del partito e il 2 giugno 1946 diventa Deputata della Costituente.
Sempre fedelissima al partito e profondamente anticomunista, viene nominata membro della “Commissione dei 18” con l’incarico di coordinare gli statuti speciali regionali di autonomia con la Carta Costituzionale e si mostra disponibile alle rivendicazioni di autonomia degli altoatesini di lingua tedesca, tanto che questi la considerano la loro unica intermediatrice alla Costituente. È riconfermata per tre Legislature nella DC della circoscrizione di Trento.
Nel 1948 è vice-segretaria del gruppo DC alla Camera e nel 1952 diventa segretaria del partito.
Per il suo attivismo e per il suo attaccamento al partito viene definita la “pasionaria bianca”. Riceve dal Papa Paolo VI la croce “Pro Pontefice et Ecclesia”.

Convinta sostenitrice dell’ideale europeistico, è membro della delegazione italiana al Parlamento europeo di Strasburgo.
Nel 1955 collabora a fondare l’Unione femminile europea, di cui è presidente dal 1959 al 1963, iniziativa che permette lo scambio di idee e la proposta di azione fra donne di orientamento politico di centro e destra.
Al congresso dell’Unione tenutosi a Roma rifiuta l’incarico di Presidente perché ritiene fondamentale il rispetto del democratico avvicendamento delle cariche.

Nel maggio 1965 si ritira dalla politica a causa di una malattia e si spegne il primo novembre dello stesso anno.

Leyla De Amicis

Filomena Delli Castelli

Città Sant’Angelo (PE), 28/09/1916 - Pescara, 22/12/2010
Laurea in Lettere; insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I e II Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

26
5
4
29
2

25/06/1946 - 31/01/1948 Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 26/06/1948
26/06/1948 - 24/06/1953
11/05/1949 - 24/06/1953

12/12/1949 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro VI Commissione (Istruzione e belle arti )
Membro I Commissione (Affari interni)
Segretario Commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi nel periodo della costituente (n. 520)
Segretario Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia (nn. 928 e 929)
25/06/1953 - 11/06/1958

01/03/1956 - 30/06/1956
01/07/1956 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico-cristiano 16/12/1953 - 11/06/1958
Membro I Commissione (Affari interni)
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)

Figure di spessore, colte e battagliere, ma soprattutto donne concrete e presenti, le nostre Madri Costituenti hanno saputo lasciare un segno in un periodo storico essenziale per la storia italiana. Provenendo da realtà sociali e partitiche differenti (quando l’ideologia aveva un suo spessore), si sono unite per trovare soluzioni ottimali per le cittadine italiane in settori come quello del lavoro e della famiglia senza farsi mai portatrici di sterili stereotipi e mostrando sempre un’attenzione forte al bene comune.

Filomena (Memena) era abruzzese e il legame con la sua terra d’origine non è mai venuto meno; e se è vero che le vengono dedicati ancora seminari e giornate di studio, intitolate scuole, è quindi una figura tutt’altro che dimenticata.
Nacque nel 1916 a Città Sant’Angelo (PE) da una famiglia modesta; suo padre Giovanni fu costretto ad emigrare in America per cercare di far fortuna come jazzista. Filomena, ragazza intelligente e capace nel riuscire a realizzarsi, dopo il diploma magistrale iniziò ad insegnare per pagarsi gli studi in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano: riuscì a laurearsi e, parallelamente, a tenersi sempre impegnata nelle attività dell’Azione Cattolica e, successivamente, ad entrare nelle fila della Democrazia Cristiana, fondando una sezione del partito e divenendone Segretaria Provinciale per la sessione femminile.
A soli 17 anni era già delegata regionale dell’AC, fortemente antifascista e, in più, donna. Il tutto in un paese in cui le condizioni di vita erano arretrate e difficili.
Sua madre, Pasqualina Di Stefano, era rimasta in Abruzzo, spostandosi prima a Milano e poi a Roma con Filomena. Durante la seconda guerra mondiale ritornarono insieme a Montesilvano (sono i primi anni di insegnamento per Filomena, proprio presso l’istituto in cui aveva studiato per conseguire il diploma).

I successi ottenuti come oratrice nei comizi e il suo ruolo di Segretaria Provinciale le valsero i complimenti di Mario Cingolani, dirigente della DC, che la convinse a trasferirsi a Roma, questa volta per seguire il Movimento Femminile del Partito a livello nazionale. L’attività politica con un occhio rivolto alla sua realtà regionale non venne mai meno, neppure dopo il suo trasferimento e il suo lavoro presso l’ufficio stampa del Presidente del Consiglio.
Fu la moglie di Cingolani a vedere in lei la candidata ideale per l’Assemblea Costituente. Una lunga e combattuta campagna elettorale vide Filomena tra le poche esponenti femminili presenti tra i candidati: questo fatto le comportò attacchi feroci, specialmente dagli esponenti dei partiti avversari.
Lottò in prima fila per il diritto al voto delle donne, andò di casa in casa per spiegare come si facesse a votare e quanto fosse importante riuscire a farlo. Conobbe da vicino gli e le abitanti della sua regione.

Il 2 giugno del 1946 fu eletta tra le 21 costituenti, nel Collegio de L’Aquila, rieletta poi nel 1948 alla Camera dei deputati e, ancora, nel 1953. Dopo una sconfitta elettorale, lavorò all’istituto Luce, ma nel 1954 rientrò in politica. Fu parlamentare fino al 1958. Lasciò la politica attiva e si dedicò alla tv dei ragazzi alla RAI fino al 1975, poi al volontariato.
Il suo valore, come donna e come politica, non fu mai messo in dubbio, anzi. Sono noti i tentativi, falliti, compiuti da Nilde Iotti per averla nel suo partito.

Fu sindaca di Montesilvano dal 1951 al 1955. In questo paese realizzò opere valide come la sistemazione della rete idrica per garantire l’accesso all’acqua potabile per i cittadini, curò la costruzione delle strade e venne stimata anche per le sue idee lungimiranti (purtroppo non realizzate) nel settore turistico.

È morta nel 2010, all’età di 94 anni.
Dalle ultime interviste rilasciate, traspare ancora un forte interesse per la politica ed una delusione per chi non si fa carico dei problemi comuni della gente.
«Io che nel 1946 [...] ero piena di entusiasmo e animata da una indicibile passione per la ricostruzione reale, materiale e morale del nostro Paese, [...] Oggi il sistema politico è messo in un angolo, emarginato, disprezzato come una creatura molesta alla quale le si butta ogni tanto un pezzo di carne, le tangenti appunto, per farla stare buona» (dagli atti del Convegno degli ex-parlamentari del 1988). Le sue parole sono lucide e nel seguito del discorso l’analisi tocca tutti gli aspetti della situazione italiana ribadendo però sempre la genuina passione di donna politica che stima ancora i politici di professione. Colpisce la schietta enunciazione dei problemi delle donne, dei ragazzi, del mondo del lavoro. L’appello finale alle donne resta forte e concreto nella sua richiesta «E per questo mi rivolgo alle donne, perché diano insieme slancio nuovo: gli uomini, purtroppo, nel loro genere, spesso fanno tanta confusione anche nell’affrontare la vita pubblica. Ebbene noi donne dovremmo aiutarli, non contrapporci a loro, aiutarli a fare ordine, a riproporci dalle basi, dalle cose piccole».

Daniela Astrea

Angelina Livia Merlin

Pozzonovo (PD), 15/10/1887 - 16/08/1979
Laurea in Lingue; Insegnante

Mandati:

Assemblea Costituente
Senato I e II Legislatura
Camera III Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Divenuti legge:
Interventi:
Incarichi parlamentari:

40
8
3
133
3

25/06/1946 - 31/01/1948

19/07/1946 - 31/01/1948
19/07/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo socialista 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per la Costituzione
Membro Terza Sottocommissione
08/05/1948 - 24/06/1953

08/05/1948 - 24/06/1953
17/06/1948 - 24/06/1953
18/12/1951 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo socialista 08/05/1948 - 24/06/1953
Segretario della Presidenza del Senato
Membro VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti)
Segretario Commissione speciale per gli alluvionati
25/06/1953 - 11/06/1958

25/06/1953 - 11/06/1958
21/07/1953 - 03/12/1954
04/12/1954 - 04/12/1957
16/02/1955 - 13/12/1955

05/12/1957 - 11/06/1958
II Legislatura della Repubblica italiana (Senato)
Gruppo socialista 25/06/1953 - 11/06/1958
Segretario della Presidenza del Senato
Membro X Commissione permanente (Lavoro, emigrazione e previdenza soc.)
Membro VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti)
Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge concernente provvedimenti straordinari per la Calabria (n. 947)
Vicepresidente VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti)
12/06/1958 - 15/05/1963


12/06/1958 - 15/05/1963
14/02/1963 - 15/05/1963
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo socialista 18/06/1958 - 25/10/1961
Gruppo misto 25/10/1961 - 15/05/1963
Membro XIV Commissione (Igiene e sanità pubblica)
Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia

Angelina (Lina) Merlin nasce a Pozzonovo in provincia di Padova nell’ottobre del 1887, da Fruttuoso e Giustina Poli. Si laurea in Lingue e Letterature straniere e insegna nelle scuole medie fino al 1926; rifiutandosi di prestare il giuramento fascista, viene sospesa dall’insegnamento.
Nel 1919 s’iscrive al Partito Socialista Italiano e collabora a L'Eco dei Lavoratori e La Difesa delle lavoratrici, il primo periodico delle donne socialiste su scala nazionale fondato, fra le altre, da Anna Kuliscioff. Collabora nel 1924 all’Eco di Padova, sotto la direzione di Dante Galliani, medico di Rovigo ed ex deputato socialista che sposerà nel ‘33 e che morirà tre anni dopo.
L’anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti segna però uno spartiacque e, dopo le violente manifestazioni fasciste, lascia Padova per Milano. 
Nel 1926 viene arrestata e condannata dal Tribunale speciale a cinque anni di confino in Sardegna. Nel 1930, tornata libera in seguito ad amnistia, torna a Padova, ma viene di nuovo arrestata. Si trasferisce allora a Milano, dove organizza l’assistenza ai partigiani e la sua casa diventa un punto d’incontro di socialisti come Lelio Basso e Sandro Pertini. Fa parte del CLNAI, Comitato di liberazione nazionale per l’Alta Italia, e nel novembre del ‘43 rappresenta il Partito Socialista nella fondazione dei Gruppi di Difesa della donna (Gdd); oltre a collaborare con la storica testata dell’Avanti!, è tra le fondatrici dell’Unione Donne Italiane, insieme alla futura Costituente Laura Bianchini e ad Ada Gobetti, che aveva perso il marito Piero nel ‘26, in seguito alle percosse fasciste.
Dal ‘45 al ’47 fa parte della Direzione del Partito Socialista, come responsabile della Commissione Femminile Nazionale del partito.

Dopo l’elezione all’Assemblea Costituente, partecipa alla Commissione dei 75, che ha il compito di redigere la carta del nuovo stato repubblicano. Nella Terza sottocommissione sostiene il dovere dello Stato di garantire a tutti i cittadini il minimo necessario all’esistenza, per assicurare ad ogni individuo il diritto di crearsi una famiglia. Si esprime anche a favore del diritto di proprietà garantito dallo Stato e accessibile a tutti i cittadini.
Candidata dal PSI nel collegio di Rovigo, viene eletta al Senato della Repubblica il 18 aprile del 1948. Dal ‘50 al 63 è vice Presidente del Cidd, Comitato Italiano di difesa morale e sociale della donna, insieme alle deputate democristiane Angela Guidi Cingolani, Maria Federici e Maria De Unterrichter Jervolino.
Nella seconda legislatura (1953-1958) viene rieletta al Senato e riconfermata Segretaria del Consiglio di Presidenza del Senato.
Nel 1958 è eletta alla Camera dei deputati. La sua proposta di legge per l’abolizione delle cosiddette case di tolleranza, Legge n. 75/1958, sostenuta dalle cattoliche in nome della dignità della persona, in aderenza alla dottrina sociale cristiana, entra in vigore il 20 settembre dello stesso anno. «Con l’approvazione di questa legge l’Italia si allinea alla maggior parte degli Stati europei che, in conformità con le risoluzioni internazionali della Lega delle nazioni e poi delle Nazioni Unite, avevano chiuso le case di tolleranza» ("Le donne della Costituente", a cura di Maria Teresa Antonia Morelli, Bari, Laterza, 2007).
Dal 1963 è componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia. Al termine della terza legislatura decide di ritirarsi dalla vita politica attiva, ma non dall’impegno sociale, assumendo la carica di Vice Presidente del Comitato nazionale per il referendum sul divorzio, nel 1974, dichiarandosi a favore dell’indissolubilità del matrimonio.

Trascorre gli ultimi anni della sua vita nella Casa delle Laureate Diplomate Istituti Superiori (Fildis) di Milano (su questa originalissima istituzione, esemplata su quella londinese della Crosby Hall, si veda Fiorenza Taricone, "Una tessera del mosaico. Storia della federazione Italiana laureate Diplomate istituti Superiori", Pavia, Antares, 1992).

Vale, per tutti e tutte, la nitida descrizione che ha lasciato di lei Elena Marinucci, come lei socialista, senatrice della Repubblica e iniziatrice in Italia delle politiche di pari opportunità insieme ad Agata Alma Cappiello: «La sua presenza in Parlamento è di quelle che non passano inosservate [...] molti la amano. Molti la invidiano. Nella legislatura 1953-58 è l’unica senatrice della Repubblica. La sua iniziativa parlamentare conduce all’approvazione di leggi di civiltà, sebbene meno note di quella sulle case chiuse, la cancellazione dell’infamante N.N. dai documenti anagrafici, problema più vasto di quanto non si creda in un paese in cui non era stato ancora introdotto il divorzio, né ancora riformato il diritto di famiglia, e i figli adulterini erano considerati “non riconoscibili”. [...] Sue furono le prime proposte sull’artigianato femminile. Sua l’iniziativa per abolire il carcere preventivo o procrastinare l’inizio della pena per le madri. [...] lavorava moltissimo [...] tutto ciò che ha fatto, dice la sua collaboratrice Rosetta Monachini, lo ha fatto con grande impegno, con grande serietà, e dedizione, mai improvvisando» ("Lina Merlin. La mia vita", a cura di Elena Marinucci, Firenze, Giunti, 1989).

Fiorenza Taricone