Violante Beatrice Wittelsbach di Baviera

Alla fine del XVII secolo il casato Medici è sull’orlo di un baratro, iniziano a mancare eredi maschi che garantiscano la continuità del potere.
Quella stessa famiglia che per quasi cinque secoli è riuscita a controllare e governare le sorti di Firenze e poi della Toscana, ora minaccia di estinguersi per sempre.

Il Granduca di Toscana Cosimo III e i suoi due figli maschi portano sulle loro teste questa spada di Democle: se moriranno senza discendenti, non essendo prevista una successione per linea femminile, la gloriosa dinastia scomparirà con loro.

Il primogenito Ferdinando, destinato a ereditare il titolo di granduca, non sembra affatto incline al matrimonio, tantomeno lo sembra il fratello minore Gian Gastone, apertamente omosessuale. Un matrimonio è però necessario, anzi fondamentale. È per questo motivo che Violante Beatrice di Baviera giunge a Firenze, per sposare Ferdinando nella speranza di dare eredi maschi alla famiglia Medici.
Certo, i presupposti perché non sia un matrimonio felice e duraturo ci sono tutti: il futuro marito ha accettato le nozze solo in cambio di un viaggio a Venezia e fa di tutto per ritardare l’incontro con la promessa sposa. Violante è giovane, all’epoca ha solo 15 anni,sembra perfetta per il gravoso compito: di indole gentile, si dimostra tranquilla, rispettosa e mite. Figlia del duca di Baviera Ferdinando Maria, Elettore del Sacro Romano Impero, e di Enrichetta Adelaide di Savoia, nipote di Enrico IV di Francia, fa il suo arrivo in terra toscana alla fine del 1688. Queste nozze hanno molteplici scopi: stabilire alleanze solide con uno dei maggiori Stati della Germania, rafforzare i rapporti con la famiglia reale dei Borbone e dare nuova prole al ramo ormai secco del casato Medici. Nel rigido gennaio 1689, dopo un solenne ingresso a Firenze, hanno luogo le celebrazioni delle nozze, seguite dai festeggiamenti in concomitanza con le rappresentazioni del carnevale e da giochi, tra cui anche una partita di calcio storico fiorentino disputata in piazza di Santa Croce.

Anna Banti fa di Violante di Baviera la protagonista del libro “La camicia bruciata” accanto a Marguerite Louise d’Orleans, la suocera mai conosciuta. Se la granduchessa francese viene dipinta come una figura punzecchiante, fastidiosa, insistente e poco “politica”, paragonata a una noiosissima zanzara (”Non parla, ronza sibila punge. Non vede la finestra, sbatte sui vetri”), ribelle e incapace di accettare il ruolo che le hanno costruito e al quale l’hanno costretta, Violante è una protagonista positiva, “dolcissima, docile, premurosa, l’esatto contrario di Marguerite Louise: nessun capriccio o stravaganza da assecondare o compatire”. La prima si ribella a suo modo, con scenate e atteggiamenti sprezzanti, fino alla fuga in Francia; la seconda, obbediente e silenziosa, rimane legata al mondo toscano; Violante ama il marito, Marguerite Louise detesta il suo trovandolo meschino e bigotto.

Se Violante si innamora di Ferdinando de’ Medici, lui no e continua la sua vita dissoluta e disordinata. Lentamente, nel tempo, tutte le speranze riposte in queste nozze sfumano, gli anni passano uno dopo l’altro senza che la coppia dia alla luce un bambino o una bambina. A Cosimo III appare sempre più evidente che la sua politica matrimoniale ha fallito, che non saranno questo figlio e la sua consorte a dare il tanto desiderato erede.

La vita di Violante sembra perdere ogni giorno di importanza, condannata a rimanere senza prole accanto a un marito malato di sifilide che deperisce sotto gli occhi di tutti fino a spegnersi nel 1713. Nei suoi primi anni a Firenze, Violante ha ricoperto il ruolo di première dame a palazzo Pitti, assumendo su di sé gli oneri di unica figura femminile di rappresentanza, dopo che Margherita D’Orleans è fuggita in Francia, Anna Maria Luisa si è trasferita in Germania per le nozze con Giovanni Guglielmo elettore Palatino, e Vittoria della Rovere è morta. La sua devozione religiosa la fa amare particolarmente dal suocero, ma Violante non è solo pia e alla salda fede unisce un’intelligenza tutt’altro che bigotta e ristretta. È una donna colta, poliglotta, iniziata alla musica, amante della poesia e attratta dai circoli arcadici ai quali aderisce con il nome di Elmira Telea. Il suo mecenatismo, anche se passato in secondo piano rispetto alla promozione delle arti operata dal marito, è degno delle altre donne della famiglia Medici che l’hanno preceduta. Pittori, pittrici, poeti, commediografi, orologiai, gioiellieri e scultori trovarono protezione e commissioni sotto la giovane tedesca. Ora però, dopo la morte del marito, la sua posizione a corte rischia di indebolirsi visto il suo stato di vedova senza figli: quale ruolo potrebbe avere questa donna straniera, non bella, dal volto emaciato ed esile, che non ha saputo adempiere ai suoi “doveri” femminili, sola e senza solidi legami familiari in una terra rimasta in fondo straniera? Si prospetta all’orizzonte un ritorno in terra natia; ma il suo rientro a Monaco può essere per Cosimo III più un danno che un vantaggio perché, alla sottoscrizione del contratto di matrimonio, la famiglia Medici si era impegnata a restituire metà della dote in caso di morte del consorte. Meglio trovare un compromesso e nominare Violante governatrice di Siena. È il 1717 e per la prima volta Violante sembra prendere in mano il suo destino, seguendo la sua strada, svolgendo il suo compito con precisione e puntualità, facendosi amare dal popolo. Il suo nome si lega indissolubilmente a Siena e, per la precisione, a un evento ancora molto importante: il Palio, la giostra equestre medievale che vede sfidarsi nella corsa le diverse contrade cittadine. La passione dei sudditi per questo gioco è talmente forte e le rivalità tra le varie zone urbane così sentite che da tempo appare necessario promulgare una nuova regolamentazione. Per questo, nel 1721, viene emesso un bando che è alla base del moderno regolamento del Palio e, nel 1729, è redatta la Nuova divisione dei confini delle contrade. Sempre durante il governatorato di Violante si decide di ripetere la giostra due volte l’anno, a luglio e ad agosto.

Considerata una donna di valore anche dai suoi contemporanei, riceve in dono da papa Benedetto XIII la Rosa d’oro, un importante riconoscimento attribuito a coloro che si distinguono per virtù e a sostegno della fede.
Violante Beatrice di Baviera si spegne a Firenze nel 1731 e le sue spoglie, su sua richiesta, vengono sepolte nel monastero di Santa Teresa, a porta Santa Croce. È stata una donna dalle diverse anime, fra loro saldamente unite, considerata leale e rispettosa ma allo stesso tempo capace di non soccombere e non essere trascinata lungo la china discendente di una corte ormai estinta.

Il testo è tratto dalla ricostruzione storica pubblicata su “Memorie” nel sito www.toponomasticafemminile.com

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