Calendaria 2025 - Marik vos-Lundh

Marik vos-Lundh
Giuseppina Incorvaia

Giulia Capponi

 

«She never gives up and I like»

(Non molla mai e mi piace) diceva di lei Ingmar Bergman, concentrando in poche parole la passione, il talento, l’indole creativa e la dedizione all'arte, che resero Marik Vos-Lundh un'artista ineguagliabile, capace di trasformare la realtà in pura magia. Donna indipendente e tenace, seppe lottare per raggiungere i suoi obiettivi, senza mai rinunciare ai sogni e alle ambizioni e celando dietro l’inguaribile riservatezza una personalità complessa e sfaccettata, che custodiva e forse anche nascondeva gelosamente la sua vita privata.

Marie-Anne "Marik" Vos-Lundh, Ericsson da nubile, nacque a Leningrado nel 1923, da madre russa e padre svedese e fin da bambina fu attratta dal mondo del teatro, tanto che a soli dodici anni decise di dedicare la sua vita alla scenografia. A 16 anni si iscrisse alla Konstfack, Università di arti, artigianato e design a Stoccolma, dove studiò pittura decorativa, teoria della prospettiva e acquerello, laureandosi a soli 20 anni, nel 1943. Nel contempo, aveva affinato la sua formazione artistica presso la Scuola di pittura Otte Skölds, che frequentò tra il 1942 e il 1944. Proprio nel 1944 ebbe inizio la sua carriera professionale, in uno dei più prestigiosi teatri di Stoccolma, il Dramaten, Teatro Reale Drammatico, dove rimase per ben quarant'anni. Qui, nel 1946, firmò la sua prima scenografia, nel film Il giardino dei ciliegi, l’ultimo lavoro teatrale di Anton Čechov, dove seppe imporsi con uno stile e uno spessore realistico raramente eguagliati. Nei lunghi quarant’anni di permanenza al Dramaten, Vos-Lundh lavorò alla progettazione di scene e costumi per oltre 120 diverse produzioni teatrali, mostrando un talento e una dedizione che la portarono a ricoprire prestigiosi incarichi, tra cui quello di direttrice delle decorazioni nel 1963 e della produzione, l'anno successivo.

Marik Vos-Lundh, acquerello firmato per bossetto costume di Pigmalione

Alla carriera teatrale ben presto si aggiunge anche quella cinematografica e, nel 1952, Vos-Lundh inizia a lavorare con numerosi registi di fama, tra cui Alf Sjöberg, Mimi Pollak, Rune Carlsten, Bengt Ekerot, Per-Axel Branner. Il grande successo di pubblico a livello internazionale, però, arriva dopo la collaborazione con il regista e maestro Ingmar Bergman, iniziata nel 1960 per il film La fontana della vergine (Jungfrukällan). Da allora, la sinergia artistica tra i due si rivelò proficua e duratura, portandoli a realizzare insieme film di grande impatto, come l'austero dramma del 1963 Il silenzio (Tystnaden) e l'horror psicologico del 1968 L'ora del lupo, di cui Vos-Lundh curò la sceneggiatura oltre ai costumi. L’intesa artistica tra i due, fatta di genialità e creatività, continua a esprimersi in nuove forme di sperimentazioni artistiche soprattutto nella scelta cromatica dei costumi e delle scenografie, che non fu mai un semplice dettaglio, ma un vero e proprio strumento narrativo, capace di influenzare la percezione del pubblico e di determinare i temi della pellicola. Fu questo il risultato ottenuto nel classico d'epoca di Bergman del 1972, Sussurri e grida. Alla innovativa creatività della Vos-Lundh si deve la progettazione degli interni color cremisi, visivamente sorprendenti, nonché degli abiti di inizio secolo bianchi e neri meravigliosamente contrastanti, con i quali il colore diventa «racconto e trama stessa del film» – come scrisse Robert Zemignan in una sua recensione del film. Tale originale contributo all'estetica del film fu molto apprezzato, tanto da valere al film una nomination all'Oscar per i suoi straordinari costumi.

Nel 1982, Vos-Lundh e Bergman si ritrovarono per lavorare a Fanny e Alexander, un progetto ambizioso e profondamente personale per il regista, una sfida per lei che, per quest’opera monumentale, realizzò ben 250 costumi per gli attori principali e oltre 1000 per le comparse. Il risultato fu incredibile per Vos-Lundh: la sua capacità di immergersi nell'immaginario infantile e di tradurre la visione di Bergman in realtà diede vita a un lavoro eccezionale che le valse finalmente l'Oscar per i migliori costumi nel 1984, un premio che la consacrò come una delle più grandi costumiste del cinema mondiale. Quella geniale capacità nel coniugare scenografia e costumi, che contribuì a definire l'estetica di alcuni dei film più iconici di Ingmar Bergman, inoltre, la rese figura di riferimento nel panorama cinematografico internazionale. Marik Vos-Lundh muore a 71 anni, a Gotland, in Svezia, quando avrebbe potuto ancora mettere al servizio del teatro e del cinema il suo genio e la sua esperienza, ma di certo ha lasciato un'eredità artistica immensa, che si estende ben oltre il tempo in cui visse.

La creatività, il perfezionismo e l’attenzione ai dettagli l'hanno resa una maestra nel suo campo, dove ha saputo elevare il ruolo e l'importanza dei costumi nel teatro e nel cinema, ispirando generazioni di artiste/i e professioniste/i. Ha ricevuto tre candidature all'Oscar: per i costumi semplici e austeri delle sorelle protagoniste del film Cries and Whispers (1972), per quelli medievali realistici dei cavalieri e delle dame del film Il silenzio (1963) e per le scelte miste tra l’horror e il gotico nel film The Virgin Spring (1960). E non si può certo non menzionare il bellissimo abbigliamento svedese tradizionale dei bambini nel film Le avventure di Nils Holgersson. Quasi tutti i costumi sono stati esposti in alcuni dei più importanti musei del mondo, tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York.

Abiti bianchi indossati da Ingrid Thulin in Cries and Whispers, disegnati da Vos-Lundh

E che dire dell'anima poliedrica poco conosciuta che si nascondeva oltre le luci di quella ribalta. Vos-Lundh lavorò anche nella scenografia e nella produzione per la televisione; era fotografa e, da abile fotografa, immortalò i momenti salienti delle produzioni teatrali e cinematografiche a cui partecipava, creando un repertorio unico di immagini che oggi risiedono in diversi archivi svedesi. Marik Vos-Lundh fu anche una donna dai mille interessi, che si estendevano ben oltre i confini del teatro e del cinema, abbracciando l'attivismo sociale e l’impegno femminista. Nel 1960, fu eletta membro della Nya Idun, un'influente associazione culturale femminile svedese nel campo scientifico, letterario, artistico, educativo e sociale, di cui fu presidente dal 1977 al 1980.

Fu una femminista convinta, ha aperto la strada alle donne nell'industria cinematografica, all'epoca dominata dagli uomini, usando il suo lavoro per promuoverne la consapevolezza sociale e politica, ed è stata una mentore per molte giovani costumiste, aiutandole a iniziare con forza e determinazione la loro carriera. Ecco perché è diventata un modello di riferimento per molte donne. Per questo, oltre che per il talento, continua a essere un'ispirazione per le giovani generazioni.


Traduzione francese

Paola Di Lauro

«She never gives up and I like»

(Elle n'abandonne jamais et j'aime ça), disait Ingmar Bergman à son sujet, résumant en quelques mots la passion, le talent, la créativité et le dévouement à l'art qui ont fait de Marik Vos-Lundh une artiste incomparable, capable de transformer la réalité en pure magie. Femme indépendante et tenace, elle a su se battre pour atteindre ses objectifs, sans jamais renoncer à ses rêves et à ses ambitions, et cachant derrière une réserve incurable une personnalité complexe et multifacette, qui gardait et peut-être même cachait jalousement sa vie privée.

Marie-Anne « Marik » Vos-Lundh, née Ericsson, est née à Leningrad en 1923 d'une mère russe et d'un père suédois. Dès son enfance, elle a été attirée par le monde du théâtre, à tel point qu'à l'âge de douze ans seulement, elle a décidé de consacrer sa vie à la scénographie. À 16 ans, elle s'inscrit à la Konstfack, l'université des arts, de l'artisanat et du design de Stockholm, où elle étudie la peinture décorative, la théorie de la perspective et l'aquarelle, obtenant son diplôme à seulement 20 ans, en 1943. En même temps, il avait perfectionné sa formation artistique à l'école de peinture Otte Skölds, qu'il fréquenta entre 1942 et 1944. C'est précisément en 1944 qu'il débuta sa carrière professionnelle dans l'un des théâtres les plus prestigieux de Stockholm, le Dramaten, Théâtre royal dramatique, où il resta pendant quarante ans. C'est là, en 1946, qu'il signa sa première scénographie, dans le film Le Jardin des cerisiers, la dernière œuvre théâtrale d'Anton Tchekhov, où il sut s'imposer avec un style et une profondeur réaliste rarement égalés. Au cours de ses quarante longues années au Dramaten, Vos-Lundh a travaillé à la conception de décors et de costumes pour plus de 120 productions théâtrales différentes, faisant preuve d'un talent et d'un dévouement qui lui ont valu des postes prestigieux, notamment celui de directrice des décors en 1963 et de la production l'année suivante.

Marik Vos-Lundh, aquarelle signée pour une esquisse de costume de Pygmalion

À sa carrière théâtrale s'ajoute bientôt celle de cinéaste et, en 1952, Vos-Lundh commence à travailler avec de nombreux réalisateurs de renom, dont Alf Sjöberg, Mimi Pollak, Rune Carlsten, Bengt Ekerot et Per-Axel Branner. Mais c'est après sa collaboration avec le réalisateur et maître Ingmar Bergman, qui débuta en 1960 pour le film La source (Jungfrukällan), qu'il connaît un grand succès international. Depuis lors, la synergie artistique entre les deux hommes s'est avérée fructueuse et durable, les amenant à réaliser ensemble des films à fort impact, tels que le drame austère de 1963 Le Silence (Tystnaden) et le thriller psychologique de 1968 L'Heure du loup, dont Vos-Lundh a signé le scénario et les costumes. La complicité artistique entre les deux hommes, faite de génie et de créativité, continue de s'exprimer sous de nouvelles formes d'expérimentation artistique, notamment dans le choix des couleurs des costumes et des décors, qui n'a jamais été un simple détail, mais un véritable outil narratif, capable d'influencer la perception du public et de déterminer les thèmes du film. C'est le résultat obtenu dans le classique de Bergman de 1972, Cris et chuchotements. C'est à la créativité novatrice de Vos-Lundh que l'on doit la conception des intérieurs cramoisis, visuellement surprenants, ainsi que des costumes noir et blanc du début du siècle, merveilleusement contrastés, dans lesquels la couleur devient « le récit et l'intrigue même du film », comme l'écrit Robert Zemignan dans sa critique du film. Cette contribution originale à l'esthétique du film a été très appréciée, au point que le film a été nominé aux Oscars pour ses costumes extraordinaires.

En 1982, Vos-Lundh et Bergman se sont retrouvés pour travailler sur Fanny et Alexandre, un projet ambitieux et profondément personnel pour le réalisateur, un défi pour elle qui, pour cette œuvre monumentale, a réalisé pas moins de 250 costumes pour les acteurs principaux et plus de 1 000 pour les figurants. Le résultat fut incroyable pour Vos-Lundh : sa capacité à se plonger dans l'imaginaire enfantin et à traduire la vision de Bergman en réalité donna naissance à un travail exceptionnel qui lui valut enfin l'Oscar des meilleurs costumes en 1984, un prix qui la consacra comme l'une des plus grandes costumières du cinéma mondial. Son habileté géniale à conjuguer scénographie et costumes, qui a contribué à définir l'esthétique de certains des films les plus emblématiques d'Ingmar Bergman, a également fait d'elle une figure de référence dans le panorama cinématographique international. Marik Vos-Lundh est décédée à l'âge de 71 ans, à Gotland, en Suède, alors qu'elle aurait encore pu mettre son génie et son expérience au service du théâtre et du cinéma, mais elle a certainement laissé un immense héritage artistique, qui s'étend bien au-delà de l'époque où elle a vécu.

Sa créativité, son perfectionnisme et son souci du détail ont fait d'elle une maître dans son domaine, où elle a su rehausser le rôle et l'importance des costumes au théâtre et au cinéma, inspirant des générations d'artistes et de professionnels. Elle a été nominée trois fois aux Oscars : pour les costumes simples et austères des sœurs protagonistes du film Cries and Whispers (1972), pour les costumes médiévaux réalistes des chevaliers et des dames du film Il silenzio (1963) et pour les choix mixtes entre l'horreur et le gothique dans le film The Virgin Spring (1960). Et comment ne pas mentionner les magnifiques costumes traditionnels suédois pour enfants du film Les Aventures de Nils Holgersson. Presque tous les costumes ont été exposés dans certains des plus grands musées du monde, notamment le Victoria and Albert Museum de Londres et le Metropolitan Museum of Art de New York.

Costumes blancs portés par Ingrid Thulin dans Cris et chuchotements, dessinés par Vos-Lundh.

Et que dire de la personnalité polyvalente peu connue qui se cachait derrière les feux de la rampe ? Vos-Lundh a également travaillé dans la scénographie et la production pour la télévision ; elle était photographe et, en tant que photographe talentueuse, elle a immortalisé les moments forts des productions théâtrales et cinématographiques auxquelles elle participait, créant ainsi un répertoire unique d'images qui se trouvent aujourd'hui dans différentes archives suédoises. Marik Vos-Lundh était également une femme aux multiples intérêts, qui s'étendaient bien au-delà des frontières du théâtre et du cinéma, englobant l'activisme social et l'engagement féministe. En 1960, elle a été élue membre de Nya Idun, une influente association culturelle féminine suédoise dans les domaines scientifique, littéraire, artistique, éducatif et social, dont elle a été présidente de 1977 à 1980.

Elle était une féministe convaincue, elle a ouvert la voie aux femmes dans l'industrie cinématographique, alors dominée par les hommes, en utilisant son travail pour promouvoir la conscience sociale et politique, et elle a été le mentor de nombreuses jeunes costumières, les aidant à démarrer leur carrière avec force et détermination. C'est pourquoi elle est devenue un modèle pour de nombreuses femmes. Pour cette raison, et pour son talent, elle continue d'être une source d'inspiration pour les jeunes générations.


Traduzione spagnola

Francesco Rapisarda

«She never gives up and I like»

(No se rinde nunca y eso me gusta), decía de ella Ingmar Bergman, resumiendo en pocas palabras la pasión, el talento, la índole creativa y la dedicación al arte que hicieron de Marik Vos-Lundh una artista inigualable, capaz de transformar la realidad en pura magia. Mujer independiente y tenaz, supo luchar para alcanzar sus objetivos sin renunciar jamás a sus sueños ni ambiciones, y ocultando, tras una incurable discreción, una personalidad compleja y multifacética que protegía —y quizás también escondía celosamente— su vida privada.

Marie-Anne "Marik" Vos-Lundh, de soltera Ericsson, nació en Leningrado en 1923, hija de madre rusa y padre sueco, y desde niña se sintió atraída por el mundo del teatro, tanto que a los doce años decidió dedicar su vida a la escenografía. A los 16 años se matriculó en la Konstfack, Universidad de Artes, Artesanía y Diseño de Estocolmo, donde estudió pintura decorativa, teoría de la perspectiva y acuarela, y se graduó a los 20 años, en 1943. Paralelamente, perfeccionó su formación artística en la Escuela de Pintura Otte Skölds, que cursó entre 1942 y 1944. Justamente en 1944 comenzó su carrera profesional en uno de los teatros más prestigiosos de Estocolmo, el Dramaten, Teatro Real Dramático, donde permaneció nada menos que cuarenta años. Allí, en 1946, firmó su primera escenografía, para la obra El jardín de los cerezos, la última pieza teatral de Antón Chéjov, en la que logró destacar con un estilo y una profundidad realista rara vez igualados. Durante sus largas cuatro décadas en el Dramaten, Vos-Lundh diseñó escenografías y vestuarios para más de 120 producciones teatrales, demostrando un talento y una dedicación que la llevaron a ocupar cargos prestigiosos, como el de directora de decorados en 1963 y el de directora de producción al año siguiente.

Marik Vos-Lundh, acuarela firmada para un boceto de vestuario de Pigmalión

A la carrera teatral pronto se sumó también la cinematográfica y, en 1952, Vos-Lundh comenzó a trabajar con una serie de directoras y directores de renombre, como Alf Sjöberg, Mimi Pollak, Rune Carlsten, Bengt Ekerot y Per-Axel Branner. Sin embargo, el gran éxito internacional de público llegó tras su colaboración con el director y maestro Ingmar Bergman, iniciada en 1960 con la película El manantial de la doncella (Jungfrukällan). Desde entonces, la sinergia artística entre ambos resultó fructífera y duradera, llevándolos a realizar juntos películas de gran impacto, como el austero drama de 1963, El silencio (Tystnaden), y el thriller psicológico de 1968, La hora del lobo, en el que Vos-Lundh se encargó tanto del vestuario como de la escenografía. La compenetración artística entre ambos, hecha de genialidad y creatividad, siguió manifestándose en nuevas formas de experimentación estética, especialmente en la elección cromática de vestuarios y decorados, que nunca fue un simple detalle, sino un verdadero recurso narrativo, capaz de influir en la percepción del público y de reforzar los temas de la película. Este enfoque alcanzó una de sus máximas expresiones en el clásico de época de Bergman de 1972, Gritos y susurros (Viskningar och rop). A la innovadora creatividad de Vos-Lundh se debe el diseño de los interiores en un rojo carmesí visualmente impactante, así como los trajes de principios de siglo en blanco y negro, maravillosamente contrastantes, con los que el color se convierte en «relato y trama misma de la película», como escribió Robert Zemignan en una reseña de la película. Esta contribución original a la estética del filme fue muy valorada, tanto que la cinta recibió una nominación al Oscar por su extraordinario vestuario.

En 1982, Vos-Lundh y Bergman volvieron a encontrarse para trabajar en Fanny y Alexander, un proyecto ambicioso y profundamente personal para el director, y un auténtico desafío para ella, que para esta obra monumental diseñó nada menos que 250 vestuarios para los actores principales y más de 1.000 para los extras. El resultado fue extraordinario: su capacidad para sumergirse en el imaginario infantil y traducir la visión de Bergman en realidad dio lugar a un trabajo excepcional, que finalmente le valió el Oscar al Mejor Vestuario en 1984, premio que la consagró como una de las mayores figurinistas del cine mundial. Esa genial habilidad para fusionar escenografía y vestuario, que contribuyó a definir la estética de algunas de las películas más icónicas de Ingmar Bergman, la convirtió además en una figura de referencia en el panorama cinematográfico internacional. Marik Vos-Lundh falleció a los 71 años en Gotland, Suecia, cuando aún tenía mucho que ofrecer al teatro y al cine con su talento y experiencia. Sin embargo, dejó un legado artístico inmenso, que trasciende el tiempo que le tocó vivir.

Su creatividad, su perfeccionismo y su meticulosa atención al detalle la convirtieron en una verdadera maestra en su campo, donde supo elevar el rol e importancia del vestuario en las artes escénicas y cinematográficas, inspirando a generaciones de artistas y profesionales. Recibió tres nominaciones al Oscar: por los vestuarios sobrios y austeros de las hermanas protagonistas de Gritos y susurros (Cries and Whispers, 1972), por los trajes medievales realistas de caballeros y damas en El silencio (Tystnaden, 1963) y por las elecciones entre lo gótico y el horror en El manantial de la doncella (The Virgin Spring, 1960). Y no se puede dejar de mencionar el bellísimo vestuario tradicional sueco de los niños en la película Las aventuras de Nils Holgersson. Casi todos sus diseños han sido expuestos en algunos de los museos más importantes del mundo, entre ellos el Victoria and Albert Museum de Londres y el Metropolitan Museum of Art de Nueva York.

Vestidos blancos usados por Ingrid Thulin en Gritos y susurros, diseñados por Vos-Lundh

¿Y qué decir del alma polifacética y poco conocida que se escondía más allá de los reflectores? Vos-Lundh también trabajó en escenografía y producción para la televisión; fue fotógrafa y, como tal, supo captar momentos clave de las producciones teatrales y cinematográficas en las que participaba, creando un repertorio visual único que hoy forma parte de diversos archivos suecos. Marik Vos-Lundh fue también una mujer de múltiples intereses, que se extendían mucho más allá del teatro y el cine, abarcando también el activismo social y el compromiso feminista. En 1960, fue elegida miembro de la Nya Idun, una influyente asociación cultural femenina sueca dedicada a los ámbitos científico, literario, artístico, educativo y social, de la cual fue presidenta entre 1977 y 1980.

Feminista convencida, abrió camino a las mujeres en una industria cinematográfica dominada por hombres, utilizando su trabajo para promover una mayor conciencia social y política. Además, fue mentora de muchas jóvenes figurinistas, ayudándolas a comenzar su carrera con fuerza y determinación. Por eso se convirtió en un modelo de referencia para muchas mujeres. Y por eso —además de por su talento— sigue siendo una fuente de inspiración para las nuevas generaciones.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

«She never gives up and I like»

Ingmar Bergman said of her, concentrating in a few words the passion, talent, creative nature and dedication to art that made Marik Vos-Lundh an unparalleled artist, capable of transforming reality into pure magic. An independent and tenacious woman, she knew how to fight to achieve her goals, never giving up her dreams and ambitions and concealing behind her incurable reserve a complex and multifaceted personality, which guarded and perhaps even jealously hid her private life.

Marie-Anne “Marik” Vos-Lundh, Ericsson by her maiden name, was born in Leningrad in 1923, to a Russian mother and Swedish father, and from an early age she was attracted to the world of theater. So much so that at only 12 she decided to devote her life to set design. At 16, she enrolled at Konstfack, University of Arts, Crafts and Design in Stockholm, where she studied decorative painting, perspective theory and watercolor, graduating at only 20, in 1943. At the same time, he had honed her artistic training at the Otte Skölds School of Painting, which she attended between 1942 and 1944. It was in 1944 that her professional career began, at one of Stockholm's most prestigious theaters, the Dramaten, Royal Dramatic Theater, where she remained for a full forty years. Here, in 1946, she signed her first set design, in The Cherry Orchard, Anton Chekhov's last play, where she was able to impose herself with a style and realistic depth rarely equaled. During her long forty-year tenure at Dramaten, Vos-Lundh worked on set and costume design for more than 120 different theatrical productions, displaying a talent and dedication that led her to hold prestigious positions, including director of scenery in 1963 and director of production the following year.

Marik Vos-Lundh, signed watercolor for a costume sketch of Pygmalion

Her theatrical career was soon joined by a film career, and in 1952, Vos-Lundh began working with a number of renowned directors, including Alf Sjöberg, Mimi Pollak, Rune Carlsten, Bengt Ekerot, and Per-Axel Branner. Great international acclaim, however, came after her collaboration with director and master Ingmar Bergman, which began in 1960 for the film The Virgin's Fountain (Jungfrukällan). Since then, the artistic synergy between the two proved fruitful and long-lasting, leading them to make such striking films together as the austere 1963 drama The Silence (Tystnaden) and the 1968 psychological horror film The Hour of the Wolf, for which Vos-Lundh managed the screenplay as well as the costumes. The artistic understanding between the two, based on both genius and creativity, continued to express itself in new forms of artistic experimentation especially in the color choice of costumes and sets, which was never a mere detail, but a real narrative tool, capable of influencing the audience's perception and determining the themes of the film. This was the result achieved in Bergman's 1972 period classic, Cries and Whispers. Vos-Lundh's innovative creativity was responsible for the design of the visually striking crimson-colored interiors, as well as the wonderfully contrasting black and white turn-of-the-century gowns, with which color becomes “the very narrative and plot of the film,” as Robert Zemignan wrote in a review of the film. Such an original contribution to the film's aesthetic was greatly appreciated, so much so that it earned the film an Oscar nomination for its extraordinary costumes.

In 1982, Vos-Lundh and Bergman got together again to work on Fanny and Alexander, an ambitious and deeply personal project for the director, and a challenge for her, who, for this monumental work, made as many as 250 costumes for the principal actors and more than 1,000 for the extras. The result was incredible for Vos-Lundh: her ability to immerse herself in children's imagery and translate Bergman's vision into reality gave rise to exceptional work that finally earned her an Oscar for best costume design in 1984, an award that established her as one of the greatest costume designers in world cinema. That genius ability to combine set design and costumes, which helped define the aesthetics of some of Ingmar Bergman's most iconic films, also made her a leading figure on the international film scene. Marik Vos-Lundh died at the age of 71, in Gotland, Sweden, when she could still have put her genius and experience at the service of theater and film. But she certainly left an immense artistic legacy that extends far beyond the time in which she lived.

Her creativity, perfectionism and attention to detail made her a master in her field, where she elevated the role and importance of costumes in theater and film, inspiring generations of female artists and professionals. She received three Oscar nominations: for the simple and austere costumes of the leading sisters in the film Cries and Whispers (1972), for the realistic medieval costumes of the knights and ladies in the film The Silence (1963), and for the mixed choices between horror and gothic in the film The Virgin Spring (1960). And one can hardly fail to mention the beautiful traditional Swedish clothing of the children in the film The Adventures of Nils Holgersson. Almost all the costumes have been exhibited in some of the world's most important museums, including the Victoria and Albert Museum in London and the Metropolitan Museum of Art in New York.

White costumes worn by Ingrid Thulin in Cries and Whispers, designed by Vos-Lundh

And what about the little-known multifaceted soul that lurked beyond the limelight. Vos-Lundh also worked in set design and production for television; she was a photographer and, as a skilled photographer, captured the highlights of the theater and film productions in which she participated, creating a unique repertoire of images that now reside in several Swedish archives. Marik Vos-Lundh was also a woman of many interests, which extended far beyond the boundaries of theater and film, embracing social activism and feminist engagement. In 1960, she was elected a member of Nya Idun, an influential Swedish women's cultural association in the fields of science, literature, art, education and social work, of which she was president from 1977 to 1980.

She was a staunch feminist, and paved the way for women in the then male-dominated film industry by using her work to promote social and political awareness, and she was a mentor to many young costume designers, helping them to start their careers with strength and determination. That is why she has become a role model for many women. For this, as well as for her talent, she continues to be an inspiration to younger generations.