Dol's Magazine
Dol's Magazine si è occupata di Toponomastica femminile dagli esordi del gruppo, annunciandone la nascita il 20 gennaio 2012 e divulgandone poi le diverse iniziative.
A partire dal mese di luglio dello stesso anno, la rivista ospita una rubrica dedicata a Vie e disparità,
con approfondimenti sui diversi contesti toponomastici regionali, provinciali e comunali.
Raccogliamo in questo spazio tutte le pubblicazioni inerenti.
 
 

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Toponimia maschile e femminile. Nominare come strategia di conquista.
Il caso di Perth (WA)

Come suggerisce l’etimologia stessa della parola, l’eponimia consiste nell’attribuire a un luogo o un’epoca il nome di un personaggio.

 

RosaAgazzi

 

A Siracusa su 1830 aree di circolazione, 474 sono intitolate a uomini e 60 a donne. Data l’origine greca della città, ovviamente tanti odonimi sono legati alla mitologia e tanti sono pure i personaggi illustri della storia antica come Tucidide, Ierone, Gelone.. Tra i 60 odonimi femminili, 21 sono Sante, Madonne e religiose, 23 sono figure mitologiche come Aretusa, Berenice, Galatea, Tiche, Tersicore...

 

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A cosa mi avrebbe portato Toponomastica femminile non l’avrei mai immaginato. È stato per caso, grazie all’incontro con una donna forte e volitiva, fondatrice del progetto di Toponomastica femminile, che ho iniziato insieme con altre volontarie a fare i censimenti nella mia regione per rendere palese la discrepanza tra il numero delle vie intitolate alle donne e quelle intitolate agli uomini. Sono così poche queste strade “al femminile”, nel Veneto come in qualsiasi altra regione, che qualsiasi nome insolito, non rientrante nella categoria “Sante e Madonne”, balza subito agli occhi.

 

Friburgo.SimonedeBeauvoir520

 

Nel febbraio 2012 un noto quotidiano tedesco ha dato voce a una singolare iniziativa che ha per protagonista la città di Friburgo in Brisgovia, quarto centro del Baden Württemberg per estensione dopo Stoccarda, Mannheim e Karlsruhe, e meta turistica fra le più rinomate della Germania. È stata pubblicata una mappa della città con tutti i toponimi femminili ben evidenziati in rosso, numerati ed elencati in un’apposita legenda. 

 

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Inseguendo le tracce femminili, è stato da poco completato, grazie agli archivi dell’Agenzia del Territorio, il censimento toponomastico dei comuni della provincia di Cosenza, la quinta in Italia per estensione. Il suo territorio è piuttosto variegato, caratterizzato da una prevalenza di montagne e colline, come la catena del Pollino, l’Orsomarso e il massiccio della Sila, ma presenta anche ampi tratti di costa, che si affacciano sul Mar Tirreno e sul Mar Ionio. 

 

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Percorrendo il centro storico di Lecce, voltate le spalle ai fasti del Barocco e al tripudio di forme cui la pietra locale ha dato vita nel corso dei secoli, ci si imbatte in una piazzetta dove lo sguardo viene rapito da una piccola chiesa sconsacrata. Siamo davanti ad uno dei più antichi esempi di architettura ecclesiastica a Lecce: la chiesa di San Sebastiano, dal 2010 sede della Fondazione Palmieri. 

poet

 

Sono venuta qua a Porte, un piccolo e grazioso centro a pochi chilometri dalla cittadina di Pinerolo, in provincia di Torino, a cercare la biblioteca Lidia Poët. E penso che vorrei averla sotto casa una biblioteca di genere, così gradevole e ben fornita. Ma mi viene anche da riflettere che, anche quando siamo brave (e questa amministrazione femminile così attenta e presente lo è), anzi forse soprattutto allora, facciamo ancora fatica ad autolegittimarci.

 

Milano.LeaGarofalo

  

19/10/2013. Mattino. Funerali di Lea Garofalo. Quando parla don Ciotti si crea un silenzio compatto. Un silenzio attento all’ascolto e che intende farsi ascoltare. È il silenzio della cittadinanza attiva. Don Ciotti porta in sé il dolore della morte insensata, oggi, in particolare, la morte di Lea Garofalo. Ci si commuove, al suo appello si risponde con la promessa di agire, e il rimprovero tutt’altro che velato a coloro che, tra la gente e tra i politici, si rendono complici della malavita organizzata tacendo, avallando, negando, pesa come una pietra, com’è giusto che sia.

 

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Se un viaggiatore capita a Yerevan non può fare a meno di recarsi al “Memoriale del Genocidio Armeno“, che sorge su una collinetta poco distante dall’agglomerato urbano. Un luogo dove il silenzio amplifica l’orrore della storia, dove il senso di pace non pervade e dove la fiamma perenne accesa davanti l’ingresso fa venire i brividi. All’interno ci si rende subito conto della pregnanza della presenza femminile.