Calendaria è alla sua quarta edizione

Illustrata da giovani artiste provenienti da Paesi e continenti diversi, Calendaria 2024 presenta 62 compositrici, direttrici d’orchestra e cantanti che nel loro ambito hanno sfidato con coraggio i preconcetti culturali e affrontato sfide e ostacoli di una società patriarcale e maschilista.

Anche le donne della musica, così come le donne della scienza, dell'arte, delle lettere, sono per lo più assenti dai libri di scuola, dai testi di settore e in generale dal nostro immaginario. Per questo motivo Toponomastica femminile, in collaborazione con Matilda Editrice, ha deciso di dedicare la quarta Calendaria alle musiciste, alle compositrici, alle direttrici d'orchestra, artiste che hanno dovuto affrontare difficoltà sconosciute agli uomini per poter sfuggire ai loro ruoli tradizionali.

Il desiderio alla base del progetto è aiutare a comprendere che, anche nel mondo della musica, le donne sono state presenti, fin dai tempi più remoti: la nostra rassegna parte infatti da Ildegarda di Bingen, nata oltre mille anni fa!

L'educazione musicale era concessa solo alle monache e alle nobildonne: alle prime per accompagnare i momenti di preghiera e alle seconde per allietare i momenti conviviali. Per una nobildonna un minimo di educazione musicale era necessaria per la "formazione" di padrona di casa, così come imparare a ricamare, ma non poteva farne una professione o approfondire lo studio oltre un "minimo indispensabile". Né si pensava che potessero comporre la musica o ancor meno dirigere un’orchestra e ancora oggi, si fa fatica a definire una di loro Maestra.

Le stesse compositrici contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, fanno i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.        

Dunque, Toponomastica femminile e Matilda Editrice hanno progettato Calendaria 2024 non solo pensando a chi ama la musica e la storia della musica ma anche con l'intento di modificare l'immaginario sulle capacità delle donne e al contempo sulla loro esclusione nei secoli. Un altro tassello quindi che aiuta a ricostruire la nostra storia. 

Ogni settimana dell’anno sarà dedicata a una protagonista della musica e la sua storia, pubblicata sulla nostra testata giornalistica (www.vitaminevaganti.com), potrà essere letta anche in francese, spagnolo, inglese.

Il progetto si completa con la realizzazione di mostre parallele, in grandi pannelli (formato 70x100), che possono essere eventualmente richieste da scuole, associazioni, Comuni e costituire occasione di eventi per coinvolgere la cittadinanza nel processo di riscoperta e valorizzazione del femminile. Per informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Progetto editoriale Projet éditorial Proyecto editorial Editorial project: Donatella Caione, Maria Pia Ercolini, Livia Fabiani, Milena Gammaitoni

Progetto grafico Projet Graphique Proyecto gráfico Graphic project: Livia Fabiani

Illustrazioni Illustrations Ilustraciones Iillustrations: Caori Murata (Copertina, Couverture, Tapa, Cover), Viola Gesmundo (Gennaio, Janvier, Enero, January), Laura Zernik (Febbraio, Février, Febrero, February), Giulia Canetto (Marzo, Mars, Marzo, March), Carola Pignati (Aprile, Avril, Abril, April), Giulia Tassi (Maggio, Mai, Mayo, May), Giulia Capponi (Giugno, Juin, Junio, June), Martina Zinni (Luglio, Juillet, Julio, July), Katarzyna Oliwia Serkowska (Agosto, Août, Agosto, August), Giada Ionà (Settembre, Septembre, Septiembre, September), Elisabetta Sichel (Ottobre, Octobre, Octubre, October), Marika Banci (Novembre, Novembre, Noviembre, November), Daniela Godel (Dicembre, Décembre, Deciembre, December). Dongx

Testi, traduzioni e collaborazioni Textes, traductions et collaborations Textos, traducciones y contribuciones Texts, translations and contributions: Danila Baldo, Sara Balzerano, Barbara Belotti, Laura Bertolotti, Laura Candiani, Livia Capasso, Laura Coci, Olga Comparone, Miriam Curcio, Viola D’Anselmo, Roberto del Piano, Chiara de Luca, Silvia de Maria, Carlotta Desario, Milena Gammaitoni, Antonella Gargano, Chiara Giacomelli, Emilia Guarneri, Simona Guerrini, Rossana Laterza, Virginia Mariani, Sara Marsico, Gabriella Milia, Guenoah Mroue , Elisa Onorati, Gemma Pacella, Elisa Pasqualotto, Costanza Pelosio, Valeria Pilone, Maria Chiara Pulcini, Elisabetta Uboldi, Ester Rizzo, Syd Stapleton, Mauro Zennaro e studenti dei Corsi di laurea L-11, L-20 e LM-37 del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, sotto il coordinamento e la revisione della Prof.ssa Maria Carreras i Goicoechea.

Gennaio
Calendaria 2024 - Ildegarda di Bingen
Calendaria 2024 - Vittoria Aleotti
Calendaria 2024 - Sulpitia Lodovica Cesis
Calendaria 2024 - Chiara Margarita Cozzolani
Calendaria 2024 - Isabella Leonarda

Febbraio
Calendaria 2024 - "Ma" Rainey
Calendaria 2024 - Bessie Smith
Calendaria 2024 - Sister Rosetta Tharpe
Calendaria 2024 - "Big Mama” Thornton
Calendaria 2024 - Janis Joplin

Marzo
Calendaria 2024 - Maddalena Casulana
Calendaria 2024 - Francesca Caccini La Cecchina
Calendaria 2024 - Barbara Strozzi
Calendaria 2024 - Maria Teresa Agnesi Pinottini
Calendaria 2024 - Maria Rosa Coccia

Aprile
Calendaria 2024 - Josephine Amann–Weinlich
Calendaria 2024 - Elisabeth Kuyper
Calendaria 2024 - Mary Davenport–Engberg
Calendaria 2024 - Ethel Leginska
Calendaria 2024 - Nadia Boulanger

Maggio
Calendaria 2024 - Billie Holiday
Calendaria 2024 - Ella Fitzgerald

Selma Lagerlöf

(Sunne 1858 – 1940) 

di Loretta Junck


Premio Nobel per la letteratura 1909

«Per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere».

Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, svedese, nasce a Sunne, un piccolo paese nella contea del Värmland, vicino al confine con la Norvegia, in una famiglia appartenente a un’aristocrazia provinciale colta ma decaduta che, con la rapida industrializzazione del paese, sta fatalmente tramontando.


Come tante altre giovani che hanno la possibilità di studiare, sceglie di diventare  maestra, studia a Stoccolma e nel 1885 inizia a insegnare, a Landskrona.

Nel 1891 riesce a pubblicare la sua prima opera, La saga di Gösta Berling.


È la storia di un pastore protestante che a causa dell’alcolismo rinuncia al ministero e abbandona il proprio Paese.

Il romanzo, tuttora considerato il suo capolavoro, suscita inizialmente aspre critiche, ma dopo un paio di anni riesce a conquistare il pubblico, prima in Svezia e poi in tutto il mondo. In più, vince un premio letterario che consiste in una somma notevole e questo permette a Selma di lasciare l’insegnamento e iniziare a viaggiare in Europa.


Nel 1895-96 è in Italia, in Sicilia scrive I miracoli dell’Anticristo, ma si spinge fino in Egitto e in Palestina (1899-1900), dove trae ispirazione per  il romanzo Jerusalem.

Negli anni Venti del Novecento da La saga di Gösta Berling verrà tratta una versione cinematografica di successo: un film muto del regista svedese Stiller, con protagonista Lars Hanson affiancato da una giovanissima Greta Garbo nel suo primo ruolo di rilievo.

Attenta ai problemi sociali del suo tempo e ai diritti delle donne, Selma pubblica un libro dopo l’altro. 

Molto interesse suscita, nel 1906-1907, Il viaggio meraviglioso di Nils Olgersson, grazie al quale la scrittrice ottiene la laurea honoris causa all’Università di Uppsala. Il libro, considerato un classico della letteratura per l’infanzia, narra le avventure di un ragazzino di nome Nils che viaggia sul dorso di un’oca spiegando la storia e la geografia di tutti i paesi da lui visitati. L’opera, che ha suscitato l’ammirazione del filosofo e pedagogista austriaco Karl Popper, viene adottata in molte scuole svedesi. Diventa talmente popolare in Svezia da dare il nome a un treno, a un aereo (a forma di oca) e a parecchi ristoranti. E la compagnia marittima tedesca TT Line, che si occupa dei collegamenti fra Germania e Svezia, utilizza ancor oggi, dal 1962, il nome di Nils Holgersson per una delle sue navi. 

Nel 1981 ne è stato tratto un film di animazione trasmesso anche in Italia dalla Rai e c’è persino un gioco da tavolo ispirato alla storia di Nils.


Il famoso etologo Konrad Lorenz, Nobel 1973 per Medicina e Fisiologia, ha raccontato, durante la conferenza per la consegna del Premio, che nella sua prima infanzia la storia di Nils aveva avuto un’influenza straordinaria su di lui e aveva determinato le scelte fondamentali della sua vita: «Da allora in poi ho desiderato ardentemente di diventare un’oca selvatica e, rendendomi conto che questo era impossibile, ho voluto disperatamente averne una e, quando anche questo si è rivelato impossibile, mi sono risolto per le anatre domestiche».

Ma la consacrazione, per Selma Lagerlöf, arriva nel 1909 con il Premio Nobel, il primo della serie dei sedici finora conferiti a una donna.

Con il denaro del Nobel la scrittrice poté riacquistare la residenza di Mårbacka, nel Värmland, che il padre era stato costretto a vendere a causa di un dissesto finanziario, ristrutturarla e tornare a viverci.


La medaglia d’oro del Premio fu invece da lei donata ai combattenti svedesi all’inizio della Seconda guerra mondiale, quando il governo svedese, pur scegliendo la neutralità, volle però aumentare il proprio armamento difensivo e la consistenza del proprio esercito.


Il premio concesso così precocemente a una donna dall’Accademia svedese, l’istituzione che assegna il Nobel per la letteratura, non è un caso: in Svezia fin dal secolo XVII le donne erano  riuscite a ottenere qualche diritto anche in campo politico e dal 1862 furono ammesse a votare nelle elezioni comunali, per ottenere infine il diritto di voto nelle elezioni nazionali nel 1919.

Cinque anni dopo Lagerlöf sarà chiamata dall’Accademia stessa – e anche in questo caso è la prima donna nella storia – che la annovera fra i suoi membri.

Prosegue intanto incessante l’attività letteraria con La casa di Liljecrona (1911), L’Imperatore di Portugallia (1914), L’anello di Lӧwenskӧld (1925), Anna Svӓrd (1928).


La scrittrice svedese in seguito dedicò la propria vita all’impegno nelle cause pacifiste e femministe.

Nel 1911 tenne un discorso all’Alleanza Nazionale per il suffragio femminile.


Negli anni successivi Selma Lagerlöf decise di devolvere i proventi delle sue pubblicazioni per sostenere i rifugiati ebrei in fuga dalla Germania di Hitler.


La scrittrice sostenne attivamente la Resistenza contro il nazismo e il suo impegno pacifista permise a molte persone di salvarsi. 

Grazie a lei la poetessa Nelly Sachs riuscì a ottenere un visto per la Svezia e a lasciare la Germania, sfuggendo alla deportazione in un lager. Non fece in tempo però a incontrare Selma: quando giunse a Stoccolma lei era già deceduta, in seguito a un’emorragia cerebrale, a Mårbacka, dove era nata. Aveva ottantadue anni.

Oggi è la scrittrice svedese più letta e amata nel mondo.Il suo nome è molto presente nella toponomastica delle città svedesi, ma anche in Austria, Germania, Olanda, Danimarca, Spagna… 


A Roma Selma è ricordata con un viale e a Ravenna con una rotonda.

Anche l’asteroide 11061 è stato a lei dedicato e il suo volto compare su francobolli di diversi Paesi e sulle banconote da 20 corone svedesi.


Grazia Deledda

(Nuoro, 1871 – Roma 1936)

di Rossana Laterza


Premio Nobel per la letteratura 1926 

«Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».

Quinta figlia di una famiglia numerosa e benestante. La madre era quasi analfabeta, mentre il padre aveva scritto poesie in sardo ed era stato sindaco. L’istruzione femminile si fermava alla quarta elementare e alla bambina, che amava andare a scuola, fu concesso di rimanervi un altro anno a ripetere la quarta. 


Precocemente consapevole della sua vocazione alla scrittura studiò da autodidatta decisa a diventare una scrittrice. Divorò opere di letteratura italiana e straniera, classiche e contemporanee e di tutti i generi.

Diede vita a un epistolario che con il tempo si sarebbe infittito enormemente. Inviò i suoi scritti a direttori di riviste e giornali: «…spediva lettere a raffica anche venti al giorno, per pagare i francobolli rubava l’olio dai magazzini di casa e lo vendeva di nascosto». Ma si formò anche con altri apprendimenti legati a quel sistema di codici e valori patriarcali che in Sardegna continuavano a regolare la vita sociale. 

Miti riconducibili ad antiche società agro pastorali, religiosità pre-cristiana e natura selvaggia che faceva da sfondo ad «avventure brigantesche» e a storie di creature benevole o sinistre raccontate in nuorese. Disgrazie, lutti e difficoltà economiche le fecero sperimentare il dolore e il carattere illusorio di ogni certezza, maturando i temi della sua produzione e acuendo il suo desiderio di orizzonti più vasti.


A diciassette anni pubblicò il suo primo racconto, Sangue sardo, sulla rivista L’Ultima Moda, a diciannove il primo romanzo, ma la famiglia e la comunità ne furono scandalizzate, tanto che in chiesa fu pubblicamente ammonita dal parroco: «Farebbe bene a pregare chi invece si diletta a scrivere storie scostumate!».

Lei non si piegò e tra l’adeguarsi alle regole familiari e sociali e la ribellione aperta scelse una «terza via» sposandosi con un continentale, colto e intelligente che la sostenne nella sua attività di scrittrice: Palmiro Madesani.

Trasferitisi a Roma, frequentarono il mondo intellettuale. 

Dal 1903 con Elias Portolu Deledda diede il via a romanzi dal successo internazionale e con Canne al vento nel 1913 si cominciò a parlare di Nobel. 

Apprezzata dal pubblico (la Regina Margherita fu una delle sue più assidue lettrici), nel suo ambiente fu oggetto di invidia e di pettegolezzi. 

Per sostenere l’attività della moglie, Palmiro rinunciò al suo lavoro e assunse a tempo pieno il ruolo di agente letterario. Un capovolgimento dello stereotipo del rapporto di coppia e una «forma indebolita di maschio» che Pirandello mise alla berlina nel romanzo Suo marito.

Nel 1908 fu al Primo Congresso nazionale delle donne italiane e nel 1909 si presentò alle elezioni per i Radicali nel collegio di Nuoro, ma preferì tuttavia un femminismo «privato, individuale, sororale».

Non plaudì mai al regime fascista né vi si oppose apertamente e per questo fu giudicata «politicamente agnostica», ma i suoi romanzi presentano «elementi di sovversione potente» e rispecchiano «un ordine familiare e sociale infranto: in Canne al vento un servo ammazza il padrone e una figlia fugge di casa e abbandona il padre».

A Mussolini, che l’aveva invitata per complimentarsi chiedendole cosa potesse fare, lei chiese di far tornare dal confino un suo paesano antifascista. Al discorso per il Nobel non fece omaggio al regime. 

Dopo la morte l’opera incompiuta Cosima, autobiografia in forma di romanzo, testimonierà quanto, per tutta la vita, avesse perseguito con consapevolezza e determinazione la sua vocazione letteraria.


Scrisse più di trenta romanzi, molte novelle, delle poesie, alcuni saggi e traduzioni dal francese. Fra i romanzi più noti, oltre a quelli citati, ricordiamo: La via del male, 1896; Cenere, 1904; Nel deserto, 1911; Colombi e Sparvieri, 1912; Marianna Sirca, 1915; La Madre, 1920; L’Edera, 1921.

Deledda fu presa di mira dalla critica perché non si poteva collocare in nessuna delle poetiche ufficiali, per l’uso di una lingua italiana giudicato scorretto, per i temi ritenuti arretrati rispetto alle inquietudini e alla modernità del Novecento, per un tipo di scrittura considerata istintiva e «uterina». Pregiudizio misogino ed etnocentrico che l’ha emarginata, mentre invece la sua grandezza e originalità stanno proprio nel fatto che lei «nella carta millimetrata del Novecento non collima mai» (G. Pampaloni). 

Rappresenta la sensibilità artistica del Novecento perché «…forza i limiti del quadro stereotipato della Sardegna» (M. Onofri) inserendo entro gli aspetti mitici e immutabili del mondo patriarcale i drammi della coscienza, le pulsioni, l’inadeguatezza e l’impotenza di fronte alla casualità dell’esistere. Era bilingue e invece di addomesticare il sardo addomesticò l’italiano al sardo perché rispettava le sue radici e l’alterità della sua terra. Il suo senso religioso va inteso come rispetto della sacralità della natura. Dagli anni Settanta gli studi di genere ne hanno avviato la rivalutazione.


Canne al vento (sintesi)

Efix, servo delle tre dame Pintor, Esther, Ruth e Noemi, cadute in miseria, continua a servirle devotamente. Noemi, giovane e orgogliosa soffre dell’attuale condizione. Anni addietro Efix ha aiutato Lia, un’altra delle sorelle, a fuggire di casa causando la morte del padrone e ne porta il peso del segreto e del rimorso. Lia, partita per il continente, ha avuto un figlio, Giacinto, ed è morta prematuramente. Il giovane, rimasto povero, arriva d’improvviso dalle zie in cerca d’aiuto. Efix lo accoglie amorevolmente credendo che riporti benessere alla casa e sperando nel riscatto della sua colpa, ma l’arrivo di Giacinto scompone ogni equilibrio. Noemi è preda di una passione incestuosa mentre Giacinto si mostra debole e dissoluto. Di fronte allo sfacelo della famiglia, Efix abbandona la casa per vivere da mendicante ed espiare la sua colpa. Al suo ritorno gli equilibri sembrano ricomporsi: Noemi sposa un parente ricco e Giacinto la sua promessa, ma non c’è gioia vera perché ogni anima è segnata indelebilmente ed Efix non sopravvivrà. Muore nel giorno delle nozze di Noemi spezzato dal vento che si abbatte su canne ed esseri umani.

La luna saliva davanti a lui e le voci della sera avvertivano l’uomo che la sua giornata era finita… era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa… cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. Efix sentiva il rumore che le panas (donne morte di parto) facevan nel lavare i loro panni al fiume battendoli con uno stinco di morto e credeva di intraveder l’ammattadore, folletto con sette berretti … inseguito dai vampiri con la coda di acciaio…agli spiriti maligni si univano gli spiriti dei bambini non battezzati…e i nani e le janas, piccole fate…mentre giganti s’affacciavan tra le rocce dei monti battuti dalla luna…spiando se laggiù fra le distese di euforbia malefica si nascondesse qualche drago… nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l’uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui nel corso del sole…

Moltissime città e paesi, insulari e continentali, la ricordano nella toponomastica.

Marie Skłodowska Curie
Sara Balzerano



Giulia Tassi

 

Gomiti ben piantati sul tavolo, testa ferma tra le mani e, nelle orecchie, dita a isolare il mondo fuori e il mondo dentro. Perché, spesso, per provare a conoscere il primo è necessario che il secondo non abbia distrazioni. O impedimenti. E perché a volte, molte volte, questi impedimenti arrivano per il solo fatto di nascere in un determinato posto e in una data maniera. E allora non c’è tempo da perdere, occasione da sfumare, suono o voce che possano arrogarsi il diritto di inceppare il meccanismo perfetto del ragionamento. Sono già troppi gli ostacoli posti lì per “natura”, politica o società. Lo sa bene Maria Skłodowska, nata a Varsavia nel 1867, in una terra polacca che ormai non esiste più, fagocitata dalle potenze vicine che se la sono spartita e rosicchiata; e nata donna, in una realtà, quella della Russia zarista, che le impedisce di accedere agli studi universitari.

Eppure questa ragazzina, ultima di cinque tra fratelli e sorelle, dall’intelligenza famelica, divorata dalla curiosità della scoperta, non vuole lasciarsi fermare. I suoi genitori sono insegnanti e il padre la indirizza verso una formazione scientifica. E lei studia, studia; legge e studia ancora. Terminato il percorso ginnasiale – alla fine del quale viene insignita della medaglia d’oro per i suoi meriti – Skłodowska decide di frequentare l’Uniwersytet Latający, l’Università volante, di Varsavia, un istituto clandestino nato proprio con l’idea e lo scopo, tra gli altri, di permettere alle donne di avere un’istruzione universitaria. Come il nome lascia intendere, le sedi dell’Uniwersytet Latający sono diverse, cambiate di volta in volta per impedire che il governo possa individuarle. I mezzi della famiglia, però, sono pochi; il denaro non è sufficiente a garantire che Maria, le sue sorelle e suo fratello possano continuare gli studi, tanto più che l’Università volante è finanziata direttamente dagli studenti e dalle studenti che la frequentano. E allora Maria e sua sorella maggiore Bronisława stringono un patto: la prima andrà a lavorare per permettere alla seconda di recarsi a Parigi e studiare medicina. Poi si invertiranno i ruoli. Maria Skłodowska diviene, così, una governante. Ha diciotto anni e per almeno altri tre vivrà costretta in un torpore d’animo, intellettuale e di spirito che sembrerà spezzarla. Alla fine, però, il suo turno arriva. È il 1891 e Bronisława la manda a chiamare. Parigi l’aspetta. Maria, che nel frattempo diviene Marie, si iscrive alla Sorbonne ed entra a far parte di quel tre per cento di donne che frequentano le aule universitarie. La sua vita accademica non è facile: è una donna ed è una straniera. La Francia, che arde di spirito rivoluzionario, non è poi così moderna da accettarla senza l’onta del pregiudizio.

Lei però ha ancora quei gomiti ben piantati sul tavolo, la testa ferma tra le mani e, nelle orecchie, le dita a isolare il mondo fuori e il mondo dentro. La scienza è la sua vita e la sua missione, ciò in cui sente che può fare la differenza. Non saranno certo becere e triviali idee a farla inciampare. Il suo spirito e il suo ingegno si fanno notare fin da subito. E infatti, dopo le lauree, prima in fisica e poi in matematica, Marie viene contattata dalla Società per il sostegno all'industria nazionale per condurre uno studio sulle proprietà magnetiche di vari metalli. In questa occasione, un professore le consiglia di contattare un fisico che si sta occupando proprio di questo argomento: Pierre Curie. Pierre e Marie iniziano così il loro sodalizio. Egli, che annotava nel suo personale diario quanto poco stimasse le donne “geniali”, scrive a Marie — che nel frattempo ha deciso di tornare a Varsavia per far l’insegnante e provare, così, ad aiutare la sua terra e il suo popolo — per convincerla a rimanere in Francia: «il tuo sogno patriottico, il nostro sogno umanitario, il nostro sogno scientifico». Perché se c’è una cosa, oltre la scienza, che unisce i due è proprio l’idea che questa disciplina possa — debba — essere la base per creare una società più giusta e più felice. Marie dunque rimane a Parigi, i due si sposano e lei diviene Marie Skłodowska Curie, decidendo quindi di non perdere il proprio cognome né la propria indipendenza. Gli esperimenti nel frattempo continuano. Sono, questi, anni nei quali la scienza decide di correre come mai prima. Nel 1895, il fisico Wilhelm Röntgen scopre i raggi X; nel 1896 Henri Becquerel scopre la radioattività naturale: scopre, cioè, che l’uranio emette dei raggi la cui natura, però, è ignota.

Ed è su questa scoperta, su questi raggi, che Marie Skłodowska Curie decide di fare la sua tesi di dottorato, la prima in Francia presentata da una donna. Il direttore della Società per il sostegno all'industria nazionale mette a disposizione dei coniugi Curie un laboratorio con qualche tavolo traballante, una vecchia stufa in ghisa e una lavagna. Dal vicino Museo Naturale, Marie rimedia un cospicuo numero di metalli, sali, ossidi e minerali. Tra gli strumenti, spicca l’elettrometro piezoelettrico, messo a punto dallo stesso Pierre. Per settimane, Marie Skłodowska Curie misura le radiazioni dei campioni che ha selezionato. C’è, in particolare, un minerale, la pechblenda, che attira la sua attenzione. Detta anche uraninite per la grande quantità di uranio presente, la pechblenda emette dei raggi che hanno una forza sette volte maggiore all’uranio stesso. Al suo interno, dunque, deve per forza esserci qualcos’altro. E infatti, nel luglio del 1898, i Curie riescono a isolare una piccola quantità di un nuovo elemento, 330 volte più radioattivo dell'uranio. Lo chiamano polonio, in onore del Paese di origine di Marie. Il polonio, però, non basta ancora a giustificare la quantità di energia della pechblenda: non è finita. Esperimenti e lavoro ulteriori fanno sì che venga alla luce un nuovo elemento, novecento volte più radioattivo dell’uranio: il radio. Quest’ultimo è presente nella pechblenda in quantità millesimali, troppo poche per poterne calcolare il peso atomico. Servirebbero tonnellate di uraninite. Ed è proprio su queste tonnellate che Marie lavora. In una bacinella di ghisa rovescia un sacco di venti chili di minerale, lo mette sul fuoco, scioglie, filtra, precipita, raccoglie, discioglie ancora, ottiene una soluzione, la travasa, la misura. E ricomincia. Sfrutta il solfuro di idrogeno per purificarla; si inventa il metodo della cristallizzazione frazionata per separare il radio dal bario.

Finché, il 28 marzo 1902, annota: RA = 225,93. Peso di un atomo di radio. Marie Skłodowska Curie ce l’ha fatta. La scoperta del radio muta per sempre l’idea della fisica e dell'universo. La medicina fa dei passi avanti enormi nella lotta contro il cancro e Marie Curie, che potrebbe arricchirsi brevettando il processo di isolamento del radio, decide di lasciarlo libero affinché la scienza e la ricerca possano proseguire. Possano non fermarsi. Esattamente come lei.

 

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Des coudes bien plantés sur la table, la tête ferme entre les mains et, dans les oreilles, les doigts pour isoler le monde extérieur et le monde intérieur. Parce que, souvent, pour essayer de connaître le premier, il faut que le second n’ait pas de distractions. Ou d’empêchements. Et parce que parfois, souvent, ces obstacles viennent du seul fait de naître à un endroit donné et d’une certaine manière. Et alors il n’y a pas de temps à perdre, occasion de nuancer, son ou voix qui puissent s’arroger le droit de bloquer le mécanisme parfait du raisonnement. Trop d’obstacles y sont déjà posés par "nature", politique ou société. Maria Skłodowska, née à Varsovie en 1867, dans une terre polonaise qui n’existe plus, engloutie par les puissances voisines qui se sont divisées et rongées; et née femme, dans une réalité, celle de la Russie tsariste, qui l’empêche d’accéder aux études universitaires.

Pourtant, cette petite fille, dernière de cinq frères et sœurs, à l’intelligence affamée, dévorée par la curiosité de la découverte, ne veut pas se laisser arrêter. Ses parents sont enseignants et son père l’oriente vers une formation scientifique. Et elle étudie, et étudie; elle étudie le droit et elle étudie encore. Une fois le parcours du gymnase terminé - à la fin duquel elle reçoit la médaille d’or pour ses mérites - Skłodowska décide de fréquenter l’Uniwersytet Latający, l’Université volante, de Varsovie, un institut clandestin né avec l’idée et le but, notamment de permettre aux femmes d’avoir une formation universitaire. Comme le nom le laisse entendre, les sièges de l’Uniwersytet Latający sont différents, changés de temps à autre pour empêcher le gouvernement de les repérer. Les moyens de la famille, cependant, sont peu nombreux; l’argent ne suffit pas à garantir que Maria, ses sœurs et son frère puissent poursuivre leurs études, d’autant plus que l’Université volante est financée directement par les étudiants et les étudiantes qui la fréquentent. Maria et sa sœur aînée Bronisława concluent alors un pacte : la première ira travailler pour permettre à la seconde de se rendre à Paris et d’étudier la médecine. Ensuite, les rôles seront inversés. Maria Skłodowska devient, ainsi, une gouvernante. Elle a dix-huit ans et, pendant au moins trois ans, elle vivra dans une torpeur d’âme, intellectuelle et d’esprit qui semblera la briser. Mais finalement, son tour arrive. Nous sommes en 1891 et Bronisława l’envoie appeler. Paris l’attend. Marie, qui entre-temps devient Marie, s’inscrit à la Sorbonne et rejoint les trois pour cent de femmes qui fréquentent les salles universitaires. Sa vie académique n’est pas facile : c’est une femme et une étrangère. La France, qui brûle d’esprit révolutionnaire, n’est pas assez moderne pour l’accepter sans la honte des préjugés.

Mais elle a encore ces coudes bien plantés sur la table, la tête ferme entre ses mains et, dans ses oreilles, les doigts pour isoler le monde extérieur et le monde intérieur. La science est sa vie et sa mission, ce dans quoi elle sent qu’elle peut faire la différence. Ce ne sont pas des idées futiles et triviales qui la feront trébucher. Son esprit et son ingéniosité se font immédiatement remarquer. Et en fait, après avoir obtenu son diplôme, d’abord en physique puis en mathématiques, Marie est contactée par la Société pour soutenir l’industrie nationale afin de mener une étude sur les propriétés magnétiques de divers métaux. Dans cette occasion, un professeur vous conseille de contacter un physicien qui s’occupe précisément de ce sujet : Pierre Curie. Pierre et Marie commencent ainsi leur association. Celui-ci, qui notait dans son journal personnel combien il estimait peu les femmes "géniales", écrit à Marie - qui entre-temps a décidé de retourner à Varsovie pour faire l’enseignante et essayer ainsi d’aider sa terre et son peuple - pour la convaincre de rester en France : « Ton rêve patriotique, notre rêve humanitaire, notre rêve scientifique ». Car s’il y a une chose, au-delà de la science, qui unit les deux, c’est bien l’idée que cette discipline puisse - doit - être la base pour créer une société plus juste et plus heureuse. Marie reste donc à Paris, les deux se marient et elle devient Marie Skłodowska Curie, décidant de ne pas perdre son nom de famille ni son indépendance. Les expériences se poursuivent. Ce sont ces années-là que la science décide de courir comme jamais auparavant. En 1895, le physicien Wilhelm Röntgen découvre les rayons X ; en 1896, Henri Becquerel découvre la radioactivité naturelle : il découvre que l’uranium émet des rayons dont la nature est inconnue.

C’est sur cette découverte, sur ces rayons, que Marie Skłodowska Curie décide de faire sa thèse de doctorat, la première en France présentée par une femme. Le directeur de la Société de soutien à l’industrie nationale met à la disposition des conjoints Curie un atelier avec quelques tables bancales, un vieux poêle en fonte et un tableau noir. Du Musée Naturel tout proche, Marie remédie à un grand nombre de métaux, sels, oxydes et minéraux. Parmi les instruments, se distingue l’électromètre piézoélectrique, mis au point par Pierre lui-même. Pendant des semaines, Marie Skłodowska Curie mesure les radiations des échantillons qu’elle a sélectionnés. Il y a, en particulier, un minéral, la pechblende, qui attire son attention. Aussi appelée uraninite pour la grande quantité d’uranium présente, la pechblende émet des rayons qui ont une force sept fois plus grande que l’uranium lui-même. Il doit y avoir autre chose à l’intérieur. En effet, en juillet 1898, les Curies parviennent à isoler une petite quantité d’un nouvel élément, 330 fois plus radioactif que l’uranium. On l’appelle polonium en l’honneur du pays d’origine de Marie. Mais le polonium ne suffit pas encore à justifier la quantité d’énergie de la pechblende : elle n’est pas terminée. Des expériences et des travaux ultérieurs font apparaître un nouvel élément, 900 fois plus radioactif que l’uranium : le radium.

Ce dernier est présent dans la pechblende en quantités millisimales, trop peu pour pouvoir en calculer le poids atomique. Il faudrait des tonnes d’uraninite. C’est sur ces tonnes que Marie travaille. Dans un bassin en fonte, elle renverse plus de vingt kilos de minerai, le met sur le feu, le fond, filtre, précipite, recueille, dissout encore, obtient une solution, la transvase, la mesure. Et elle recommence. Elle utilise le sulfure d’hydrogène pour la purifier; on invente la méthode de la cristallisation fractionnée pour séparer le radium du baryum. Jusqu’à ce que, le 28 mars 1902, elle note : RA = 225,93. Le poids d’un atome de radio. Marie Skłodowska Curie a réussi. La découverte du radium change à jamais l’idée de la physique et de l’univers. La médecine fait d’énormes progrès dans la lutte contre le cancer et Marie Curie, qui pourrait s’enrichir en brevetant le processus d’isolement du radium, elle décide de le laisser libre pour que la science et la recherche puissent continuer. Qu’ils ne s’arrêtent pas. Exactement comme elle.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Elbows firmly planted on the table, head steady in your hands, and fingers in your ears, separating the world outside and the world inside. Because, often, trying to know the former requires that the latter have no distractions. Or impediments. And because sometimes, many times, these impediments come by the mere fact of being born in a given place and a given situation. And then there is no time to waste, no opportunity to miss, no sound or voice that should be able to claim the right to jam the perfect mechanism of reasoning. There are already too many obstacles placed there by "nature," politics or society. Maria Skłodowska knew this well, born in Warsaw in 1867, in a Polish land swallowed up by the neighboring powers that shared and nibbled it away. And, she was born a woman, in a reality, that of Czarist Russia, that prevented her from accessing university studies.

Yet this young girl, the last of five siblings, of ravenous intelligence, devoured by the curiosity of discovery, would not let herself be stopped. Her parents were teachers, and her father directed her toward a scientific education. And she studied and studied, she read and studied some more. After finishing gymnasium - at the end of which she was awarded a gold medal for her merits - Skłodowska decided to attend Uniwersytet Latający, “The Flying University” in Warsaw, a clandestine institute established with the idea and purpose, among others, of enabling women to have a university education. As the name implies, the locations of the Uniwersytet Latający were fluid, changed from time to time to prevent the government from locating them. The family's means, however, were few. Their money was not enough to ensure that Maria, her sisters, and her brother could continue their studies, especially since the “flying university” was financed directly by the students who attended it. So, Maria and her older sister Bronisława made a pact. The former would go to work so that the latter could go to Paris and study medicine. Then the roles were reversed. Maria Skłodowska thus became a governess at eighteen years old, and for at least three more years she lived in a forced hibernation of the mind, intellect and spirit that seemed sure to break her. Eventually, however, her turn arrived. It was in 1891 that Bronisława sent for her. Paris awaited her. Maria, who in the meantime becomes Marie, enrolled at the Sorbonne and joined the women who attended university courses - only three percent of the students. Her academic life was not easy. She was both a woman and a foreigner. France, burning with revolutionary spirit, was not so modern as to accept her without shameful prejudice.

However, she still had those elbows firmly planted on the table, her head still in her hands and, her fingers in her ears, separating the world outside and the world inside. Science was her life and her mission, and something in which she felt she could make a difference. It would certainly not be boorish and trivial ideas that would trip her up. Her wit and ingenuity made themselves known early on. And indeed, after her degrees, first in physics and then in mathematics, Marie was approached by the Society for the Support of National Industry to conduct a study of the magnetic properties of various metals.On this occasion, a professor advised her to contact a physicist who was working on this very subject - Pierre Curie. Pierre and Marie thus began their association. He, who noted in his personal diary how little he esteemed "brilliant" women, wrote to Marie - who had meanwhile decided to return to Warsaw to be a teacher and try, in this way, to help her land and her people - to convince her to stay in France, citing "your patriotic dream, our humanitarian dream, our scientific dream." For if there was one thing, beyond science, that united the two, it was precisely the idea that this discipline could - must - be the basis for creating a more just and happier society. Marie therefore stayed in Paris, the two married, and she became Marie Skłodowska Curie, thus deciding not to lose her surname or her independence. The experiments meanwhile continued. Those were years in which science began to develop like never before. In 1895, physicist Wilhelm Roentgen discovered X-rays, and in 1896 Henri Becquerel discovered natural radioactivity - that is, he discovered that uranium emits rays whose nature, however, was unknown.

And it was on the discovery of these rays, that Marie Skłodowska Curie decided to do her doctoral thesis, the first in France submitted by a woman. The director of the Society for the Support of National Industry provided the Curie couple with a laboratory with a few rickety tables, an old cast-iron stove, and a blackboard. From the nearby Natural Museum, Marie procured a substantial number of metals, salts, oxides and minerals. Prominent among their instruments was a piezoelectric electrometer, developed by Pierre himself. For weeks, Marie Skłodowska Curie measured the radiation of the samples she had selected. There was, in particular, one mineral, pitchblende, that caught her attention. Also called uraninite because of the large amount of uranium present, pitchblende emits rays that have a strength seven times greater than uranium itself. Inside it, then, there necessarily had to be something else. And indeed, in July 1898, the Curies managed to isolate a small amount of a new element, 330 times more radioactive than uranium. They called it polonium, in honor of Marie's country of origin. Polonium, however, was still not enough to justify the amount of energy in pitchblende. It was far from finished. Further experiments and work brought to light a new element, nine hundred times more radioactive than uranium: radium.

The latter is present in pitchblende in tiny amounts, too small to enable them to calculate its atomic weight. Tons of uraninite were needed. And it was precisely on these tons that Marie worked. She would tip a twenty-kilogram bag of ore into a cast iron basin, put it on the fire, melt it, filter it, do a precipitation, collect it, dissolve it again, get a solution, decant it, and measure it. And then she repeated the process. She used hydrogen sulfide to purify it and she invented the fractional crystallization method to separate radium from barium. Until, on March 28, 1902, she noted: RA = 225.93 - the weight of a radium atom. Marie Skłodowska Curie had done it! The discovery of radium forever changed the idea of physics and the universe. Medicine made huge strides in the fight against cancer, and Marie Curie, who could have gotten rich by patenting the process for isolating radium, decided to let it free so that science and research could continue. And may it never stop. Exactly as she did not stop.

 

Traduzione spagnola
Federica Agosta

Los codos plantados sobre la mesa, la cabeza bien sujeta entre las manos y, en los oídos, los dedos aislando el mundo por dentro y por fuera. Porque, a menudo, tratar de conocer el primero requiere que el segundo no tenga distracciones. O impedimentos. Y porque a veces, muchas veces, estos impedimentos proceden del mero hecho de haber nacido en un determinado lugar y de una determinada manera. Y entonces no hay tiempo que perder, ni oportunidad que desaprovechar, ni sonido o voz que pueda reclamar el derecho a atascar el mecanismo perfecto del razonamiento. Ya hay demasiados obstáculos levantados por la “naturaleza”, la política o la sociedad. Bien lo sabe Maria Skłodowska, nacida en Varsovia en 1867, en una tierra polaca que ya no existe, engullida/ por las potencias vecinas que se la acaban de repartir casi ‘a mordiscos’; y nacida mujer, en una realidad, la de la Rusia zarista, que no le permite acceder a los estudios universitarios.

Sin embargo, esta joven mujer, última entre cinco hermanos y hermanas, con su inteligencia voraz, devorada por la curiosidad del descubrimiento, no quiere que alguien o algo la pare. Hija de profesores, su padre la orienta hacia una formación científica. Y ella estudia, estudia; lee y vuelve a estudiar. Al terminar la educación seundaria - al final de la cual le otorgaron una medalla de oro por sus méritos - Skłodowska decidió asistir a la Uniwersytet Latający, la Universidad Volante, de Varsovia, un instituto clandestino fundado con la idea y el propósito, entre otros, de permitir a las mujeres tener una educación universitaria. Como el nombre indica, las sedes de Uniwersytet Latający eran diferentes, se cambiaban de vez en cuando para que el gobierno no las localizara. Sin embargo, los medios de la familia eran pocos; el dinero no era suficiente para que María, su hermana y su hermano puedieran seguir estudiando, sobre todo porque la Universidad Volante se veía directamente financiada por los y las estudiantes que asistían a ella. De tal manera, Maria y su hermana mayor Bronisława hacen un pacto: la primera se pondrá a trabajar para que la segunda pueda ir a estudiar medicina a París. Luego se invertirán los papeles.Maria Skłodowska, por lo tanto, se convierte en institutriz. Tiene dieciocho años y durante al menos otros tres más tendrá que vivir reprimida en un estado de pereza mental, intelectual y espiritual que parecerá quebrarla por dentro. Sin embargo, al final llega su turno. Estamos en 1891 y Bronisława manda a buscarla. París la espera. Maria, que entretanto se convierte en Marie, se matricula en la Sorbona y entra a formar parte del 3% de mujeres que asiste a las aulas universitarias. Su vida académica no es fácil: es una mujer y es una extranjera. Francia, que arde de un espíritu revolucionario, no es tan moderna como para aceptarla sin la vergüenza de los prejuicios.

Pero Marie sigue teniendo los codos bien plantados sobre la mesa, la cabeza bien sujeta entre las manos y, en los oídos, los dedos que aíslan el mundo por dentro y por fuera. La ciencia es su vida y su misión, es en la ciencia donde siente que puede hacer la diferencia. No serán unas ideas groseras y triviales las que la harán tropezar. Su espíritu y su ingenio ven la luz desde el comienzo. Y, de hecho, tras sus licenciaturas, primero en física y luego en matemáticas, la Sociedad de Apoyo a la Industria Nacional se pone en contacto con Marie para que esta última lleve a cabo un estudio sobre las propiedades magnéticas de diferentes metales. En dicha ocasión, un profesor le aconseja que se ponga en contacto con un físico que está trabajando sobre este mismo tema: Pierre Curie. Pierre y Marie comienzan así su colaboración. Él, que anotaba en su diario personal lo poco que estimaba a las mujeres “geniales”, escribe a Marie –que entretanto había decidido volver a Varsovia para enseñar y así tratar de ayudar a su tierra y a su pueblo– para convencerla de que se quede en Francia: “tu sueño patriótico, nuestro sueño humanitario, nuestro sueño científico”. Porque si hay algo, además de la ciencia, que les une a los dos es la idea de que dicha disciplina puede –y debe– ser la base para llevar a cabo una sociedad más justa y feliz. Por lo tanto, Marie se queda en París, los dos se casan y ella se convierte en Marie Skłodowska Curie, decidiendo así no perder su apellido ni su independencia. Mientras tanto, los experimentos continúan. Estos son los años durante los cuales la ciencia decide correr más que nunca. En 1895, el físico Wilhelm Röntgen descubrió los rayos X; en 1896, Henri Becquerel descubrió la radiactividad natural: descubrió, en otras palabras, que el uranio emite rayos cuyo origen, sin embargo, resulta desconocido.

Y es acerca de este descubrimiento, de estos rayos, que Marie Skłodowska Curie decide escribir su tesis de doctorado, la primera en Francia presentada por una mujer. El director de la Sociedad de Apoyo a la Industria Nacional pone a disposición de los cónyuges Curie un laboratorio con unas mesas desvencijadas, una vieja estufa de hierro fundido y una pizarra. Del cercano Museo Natural, Marie obtiene un gran número de metales, sales, óxidos y minerales. Entre los instrumentos, destaca el electrómetro piezoeléctrico, perfeccionado por el mismo Pierre. Durante semanas, Marie Skłodowska Curie mide la radiación de las muestras que ha seleccionado. Hay un mineral, en particular, la pechblenda, que llama su atención. También denominada uraninita, por la gran cantidad de uranio presente, la pechblenda emite rayos que poseen una fuerza siete veces mayor que el propio uranio. En su interior, por lo tanto, debe existir algo más. Y efectivamente, en julio de 1898, los Curie logran aislar una pequeña cantidad de un nuevo elemento, 330 veces más radiactivo que el uranio. Lo llaman polonio, en honor al país de origen de Marie. Sin embargo, el polonio no es suficiente para justificar la cantidad de energía de la pechblenda. Otros experimentos y trabajos llevan al descubrimiento de un nuevo elemento, novecientas veces más radiactivo que el uranio: el radio.

Este último está presente en la pechblenda en cantidades milimétricas, demasiado pequeñas para calcular su peso atómico. Se necesitarían toneladas de uraninita. Y es precisamente sobre dichas toneladas que trabaja Marie. En una cubeta de hierro fundido vuelca un saco de veinte kilos de mineral, lo pone al fuego, funde, filtra, disuelve, recoge, y lo vuelve a disolver, obtiene una solución, la transvasa, la mide. Y comienza de nuevo. Utiliza el sulfuro de hidrógeno para purificarla; lleva a cabo el método de cristalización fraccionada para separar el radio del bario. Hasta que, el 28 de marzo de 1902, anota: RA = 225,93. Peso de un átomo de radio. Marie Skłodowska Curie lo logró. El descubrimiento del radio cambia la idea de la física y del universo para siempre. La medicina avanza a pasos agigantados en la lucha contra el cáncer y Marie Curie, que podía enriquecerse patentando el proceso de aislamiento del radio, decide dejarlo libre para que la ciencia y la investigación puedan seguir adelante. Para que no se detengan. Exactamente como ella.

 

Traduzione ucraina

Лікті міцно поставлені на стіл, голова в руках і пальці у вухах, щоб ізолювати зовнішній світ від внутрішнього. Тому що, часто, щоб спробувати пізнати перше, необхідно, щоб друге не мало відволікаючих факторів. Або перешкоди. І тому, що іноді, багато разів, ці перешкоди походять від простого факту народження в конкретному місці та певним чином. І тоді ми не можемо втрачати час, привід, звук чи голос, які можуть претендувати на право глушити ідеальний механізм міркувань. Вже є занадто багато перешкод від «природи», політики чи суспільства. Марія Склодовська це добре знає, народжена у Варшаві 1867 року, на польській землі, якої вже не існує, поглиненої сусідніми державами, які її поділили й погризли; народилася жінкою, в реальності царської Росії, в якій вона не має доступу до університетського навчання.  

Проте ця дівчина, остання з п’яти братів і сестер, з ненажерливим інтелектом, поглинена цікавістю відкриттів, не хоче дозволити себе зупинити. Її батьки вчителі, тато спрямовує її на наукову освіту. А вона вчиться, вчиться; знову читає і вивчає. Після закінчення середньої школи, наприкінці якої вона нагороджена золотою медаллю за заслуги, Склодовська вирішує вступити до Uniwersytet Latający, Летючий Варшавський Університет, підпільний інститут, створений саме з ідеєю та метою дозволити жінкам отримати університетську освіту. Як випливає з назви, офіси Uniwersytet Latający час від часу переміщуються, щоб запобігти уряду їх ідентифікації. Засобів у сім'ї, однак, небагато; грошей недостатньо, щоб гарантувати Марії, її сестрам і брату можливість продовжувати навчання, тим більше, що Летючий університет фінансується безпосередньо студентами, які його відвідують. І тоді Марія та її старша сестра Броніслава укладають угоду: перша піде на роботу, а друга – таким чином, поїде до Парижа, щоб вивчати медицину. Потім ролі поміняються. Марія Склодовська стає прибиральницею. Але зрештою настає її черга. Настав 1891 рік, і Броніслава пише її. Париж чекає на неї. Марія, яка тим часом стає Марі, вступає до Сорбонни та приєднується до трьох відсотків жінок, які відвідують університетські класи. Її академічне життя непросте: вона жінка та іноземка. Франція, яка палає революційним духом, не настільки сучасна, щоб сприймати її без сорому й упер її едженості.

Але вона все ще тримає лікті на столі, її голова все ще в її руках, а її пальці у вухах, щоб ізолювати зовнішній світ і світ всередині. Наука - це її життя і її місія. Вульгарні і тривіальні ідеї не будуть її спотикати. Її дух і винахідливість одразу помічаються. І справді, після закінчення факультету фізики, а потім математики, з Марі зв’язується Товариство підтримки національної промисловості, щоб провести дослідження магнітних властивостей різних металів. З цього приводу професор радить їй звернутися до фізика, який займається саме цією темою: П’єра Кюрі. П'єр і Марі починають співпрацю. Він, який писав у своєму особистому щоденнику, як мало поважає «геніальних» жінок, пише Марі – яка тим часом вирішила повернутися до Варшави, щоб бути вчителем і таким чином спробувати допомогти своїй землі та людям – щоб переконати її залишитися у Франції: «ваша патріотична мрія, наша гуманітарна мрія, наша наукова мрія». Бо якщо є щось, що об’єднує їх, окрім науки, то це саме ідея, що ця дисципліна може – має – стати основою для створення більш справедливого та щасливішого суспільства. Тому Марія залишається в Парижі, вони одружуються, і вона стає Марією Склодовською Кюрі, таким чином вирішуючи не втрачати свого прізвища чи незалежності. Експерименти тим часом тривають. Це роки, коли наука вирішує бігти вперед, як ніколи. У 1895 році фізик Вільгельм Рентген відкриває рентгенівські промені; у 1896 році Анрі Беккерель відкриває природну радіоактивність: він відкриває, що уран випромінює промені, природа яких, однак, невідома.

І саме на цьому відкритті, на цих променях Марія Склодовська-Кюрі вирішує зробити свою докторську дисертацію, перша у Франції, презентована жінкою. Директор Товариства підтримки вітчизняної промисловості надає подружжю Кюрі лабораторію з кількома хиткими столами, старою чавунною пічкою та дошкою. У сусідньому Природничому музеї Марі знаходить велику кількість металів, солей, оксидів і мінералів. Серед приладів виділяється п’єзоелектричний електрометр, розроблений самим П’єром. Тижнями Марія Склодовська Кюрі вимірювала радіацію відібраних нею зразків. Є мінерал, настуран, який привертає її увагу. Також відомий як уранініт через велику кількість присутнього урану, настуран випромінює промені, сила яких у сім разів перевищує сам уран. Усередині нього, отже, обов'язково має бути щось інше. І справді, у липні 1898 року подружжю Кюрі вдалося виділити невелику кількість нового елемента, у 330 разів радіоактивнішого за уран. Вони називають це полонієм на честь країни походження Марі. Полонію ще недостатньо, щоб виправдати кількість енергії в настираній обманці: він не присутній у кінцевих кількостях. Подальші експерименти та робота відкривають новий елемент, у дев’ятсот разів радіоактивніший за уран: радій.

Радій присутній в настурі в тисячних кількостях, занадто мало, щоб можна було обчислити його атомну вагу. Для цього знадобляться тонни уранініту. І саме на цих тоннах працює Марі. У чавунний таз висипає мішок із двадцять кілограмів мінералу, ставить на вогонь, плавить, фільтрує, осаджує, збирає, знову розчиняє, отримує розчин, розливає, відміряє. І починається знову. Вона використовує сірководень для очищення; вона винайшла метод фракційної кристалізації для відділення радію від барію. Поки одного разу, 28 березня 1902 року, вона не зазначає: RA = 225,93. Вага атома радію. Марія Склодовська Кюрі це зробила. Відкриття радію назавжди змінює уявлення про фізику і Всесвіт. Медицина робить величезні успіхи в боротьбі з раком, і Марія Кюрі, яка могла б розбагатіти, запатентувавши процес виділення радію, вирішила відмовитися від цього, щоб наука і дослідження могли розвиватися. Нехай вони не зупиняються. Так само, як і вона.

 

Bertha von Suttner
Fiorenza Taricone



Giulia Tassi

 

Motivazione del Premio Nobel per la Pace, assegnato nel 1905: «per la sua audacia nell'opporsi agli orrori della guerra».

A tutt’oggi, il personaggio e l’opera di Bertha von Suttner non sono molto noti presso il grande pubblico; attenzione tanto più parziale se si considera che fu la prima donna a essere insignita del Nobel per la Pace. Bertha Sophia Felicita nasce alla metà del XIX secolo, nel 1843, dai conti Kinsky von Chinic und Tettau, figlia postuma dell’imperial regio tesoriere e feldmaresciallo Franz Joseph, morto pochi mesi prima a settantotto anni, e di Sophia Wilhelmine, di ventotto anni, discendente della famiglia del poeta della libertà tedesca Theodore von Korner. L’educazione è quella impartita secondo le regole dell’aristocrazia asburgica: studia francese, inglese, italiano, poi russo. A trent’anni, nel 1873, decise di rendersi indipendente, considerate anche le non più floride condizioni economiche della madre. S’impiega quindi presso la famiglia del barone von Suttner, come insegnante accompagnatrice delle figlie, e s’innamora ricambiata del figlio minore, Artuhr Gundaccar, di sette anni più giovane.

L’avversione della famiglia von Suttner a questo legame la spinge nel 1876 ad abbandonare Vienna per Parigi, dopo aver risposto a un annuncio lavorativo di Alfred Bernhard Nobel (Stoccolma 1833-Sanremo 1896), il chimico e industriale svedese che nel 1867 aveva scoperto la dinamite; Nobel deciderà successivamente per testamento di destinare l’enorme ricchezza accumulata alla nascita di una Fondazione omonima e all’attribuzione del prestigioso Premio per la Pace, per testimoniare la sua convinzione che anche le scoperte più temibili, come quella della dinamite, devono essere indirizzate ai fini del progresso e non della distruzione. Bertha viene assunta in qualità di segretaria e governante, ma dopo appena una settimana, dietro invito di Arthur e delle sorelle, torna a Vienna, e si sposa segretamente con l'amato, partendo con lui per il Caucaso. I due vi restano nove anni, dal 1876 al 1885. Arthur esercita la professione d’ingegnere, Bertha dà lezioni di letteratura e musica, iniziando a scrivere le prime opere, in cui si trova già l’idea di una società in cui pace e progresso vanno di pari passo. Nel 1885 i coniugi fanno ritorno a Vienna, nella residenza di famiglia. Durante la stagione invernale del 1886, Bertha si reca a Parigi e incontra di nuovo Alfred Nobel, con cui era rimasta in contatto epistolare; lo informa dei suoi progetti per la pace e sente parlare per la prima volta di Società per la pace e per la Corte d’arbitrato. Fra il 1888 e il 1889 finisce di scrivere L’era delle macchine, contro l’esagerato nazionalismo e l’eccesso d’armamenti. Pubblica nello stesso anno Giù le armi!, tradotto in molte lingue, che ha subito un successo enorme. Nella sua frenetica attività pacifista, fonda nel 1891 la Società austriaca per la pace di cui resta presidente fino alla morte, avvenuta nel 1914, e che rappresenta, durante il terzo Congresso mondiale della pace, a Roma; in quell’occasione tiene il suo primo discorso pubblico, con meraviglia dei presenti alla vista di una oratrice. Arthur, da parte sua, contribuisce alla fondazione a Vienna della Società per la difesa contro l’antisemitismo. Anche a Berlino, i due coniugi diedero vita alla Società tedesca per la pace. Al quarto Congresso mondiale della pace, tenutosi a Berna, tiene una relazione insieme a Teodoro Moneta, futuro Nobel italiano, sul tema: La Confederazione degli Stati Uniti d’Europa. Nel 1896 muore Alfred Nobel: nel testamento assegna un premio rispettivamente per la fisica, la chimica, la medicina, la letteratura e la pace. In uno scritto del 1897 Bertha ricorda il testamento di Nobel come un avvenimento di massima importanza per il movimento pacifista. Dinanzi a tutto il mondo per la prima volta viene dichiarato che «l’affratellamento dei popoli, la riduzione degli eserciti e la sfida dei congressi della pace» potevano significare la felicità dell’intera umanità.

Nel 1902 muore il marito Arthur, ma Bertha intensifica comunque la sua attività, partecipando al Congresso mondiale per la pace a Boston, cui fa seguito un lungo giro di conferenze negli Stati Uniti, che replica nel 1912. A Washington viene ricevuta dal Presidente Roosevelt. Nel 1905 ottiene il Premio Nobel per la Pace, ma in seguito si allontana dalla cosiddetta "pace armata" di Nobel, per sostenere il disarmo totale di tutte le nazioni, con l’istituzione di una Corte d’arbitrato per ogni conflitto internazionale. Qualche anno dopo partecipa alla seconda Conferenza dell’Aja dalla quale nasce la Corte permanente d’arbitrato. Nel 1910 André Carnegie, industriale americano, istituisce una Fondazione per la pace su ispirazione di Bertha von Suttner e tre anni dopo, al XX Congresso universale all’Aja, viene inaugurato il Palazzo della Pace dovuto alla generosità di Carnegie che offre il terreno, mentre gli altri Stati contribuiscono al decoro della costruzione e all’arredamento. L’Italia fornisce i marmi per il magnifico vestibolo, la città dell’Aja fa realizzare a sue spese lo scalone, la Germania offre le porte monumentali in ferro battuto, l’Austria i grandi candelabri dorati ai piedi della scala, l’Ungheria vasi di porcellana, la Danimarca una fontana, l’Inghilterra le vetrate a colori, il Mikado arazzi giapponesi, il Belgio il carillon della torre. Appena un anno dopo, alle avvisaglie della Prima guerra mondiale, la scrittrice è sfiduciata. «Il movimento pacifista borghese – scrive – è da noi così fiacco che è condannato all’insuccesso. Dove sono i giovani pieni d’energie e di entusiasmo? E alla guida non c’è che una donna anziana…» La data di morte, 21 giugno 1914, una settimana prima dell'attentato di Sarajevo, in fondo è per lei una salvezza. Secondo le sue volontà, il corpo viene cremato. A testimonianza dell’ininterrotta attività pacifista, con l’introduzione della nuova moneta europea nel 2001, la sua effigie è stata posta sulla moneta da 2 euro del conio austriaco.

Il suo attivismo, oltre ai tratti della continuità e della coerenza, unisce alla forza ideale anche la progettualità politica: Bertha von Suttner ha sempre privilegiato l’individuare un sovrano o un presidente di uno Stato neutrale che funga da mediatore, quindi una sorta di arbitrato internazionale. La sua modernità è nell’aver capito subito il volto bifronte del progresso. Tanto le moderne conquiste come le ferrovie, il telegrafo, e la stessa dinamite scoperta da Alfred Nobel erano indici positivi, altrettanto, applicate alla guerra, si rivelavano nemiche del progresso stesso. Infine, la modernità della sua scrittura: Bertha vuole istruire, come si sarebbe detto nell’Ottocento, dilettando; Abbasso le armi! in Italia era comparso per la prima volta nel 1897, per le edizioni dei Fratelli Treves, basato sull’edizione del 1892. Il romanzo si presenta a tratti come un apparente feuilleton, che a conti fatti sembra però trasformarsi in un’abile operazione letteraria, tesa ad avvicinare lettori e lettrici a un tema politico-militare, attraverso i sentimenti.

 

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Motivation du Prix Nobel de la Paix, décerné en 1905 : «pour son audace à s’opposer aux horreurs de la guerre».

À ce jour, le personnage et l’œuvre de Bertha von Suttner ne sont pas très connus auprès du grand public; attention d’autant plus partielle qu’elle fut la première femme à recevoir le prix Nobel de la Paix. Bertha Sophia Felicita naît au milieu du XIXe siècle, en 1843, des comtes Kinsky von Chinic und Tettau, fille posthume du trésorier royal impérial et maréchal Franz Joseph, mort quelques mois plus tôt à soixante-huit ans, et de Sophia Wilhelmine, 28 ans, descendante de la famille du poète de la liberté allemande Theodore von Korner. L’éducation est celle donnée selon les règles de l’aristocratie des Habsbourg : elle étudie le français, l’anglais, l’italien, puis le russe. À l’âge de trente ans, en 1873, elle décide de devenir indépendante, étant donné les conditions économiques de sa mère qui ne sont plus florissantes. Elle s’engage donc auprès de la famille du baron von Suttner, comme enseignante accompagnant ses filles, et tombe amoureuse en retour de son fils cadet, Artuhr Gundaccar, sept ans plus jeune.

L’aversion de la famille von Suttner pour ce lien la pousse en 1876 à quitter Vienne pour Paris, après avoir répondu à une annonce d’emploi d’Alfred Bernhard Nobel (Stockholm 1833-Sanremo 1896), le chimiste et industriel suédois qui avait découvert la dynamite en 1867; Nobel décidera ensuite par testament d’allouer l’énorme richesse accumulée à la naissance d’une Fondation homonyme et à l’attribution du prestigieux Prix pour la Paix, pour témoigner de sa conviction que même les découvertes les plus redoutables, comme celle de la dynamite, doivent être dirigées vers le progrès et non vers la destruction. Bertha est engagée comme secrétaire et gouvernante, mais après seulement une semaine, à l’invitation d’Arthur et de ses sœurs, elle retourne à Vienne et épouse secrètement son bien-aimé, partant avec lui pour le Caucase. Les deux y restent neuf ans, de 1876 à 1885. Arthur exerce la profession d’ingénieur, Bertha donne des leçons de littérature et de musique, commençant à écrire les premiers opéras, dans lesquels se trouve déjà l’idée d’une société où paix et progrès vont de pair. En 1885, les époux retournent à Vienne, dans la résidence familiale. Pendant la saison hivernale 1886, Bertha se rend à Paris et rencontre à nouveau Alfred Nobel, avec qui elle est restée en contact épistolaire; elle l’informe de ses projets pour la paix et entend parler pour la première fois de Société pour la paix et de la Cour d’arbitrage. Entre 1888 et 1889, elle finit d’écrire L’era delle macchine, contre le nationalisme exagéré et l’excès d’armement. Elle publie la même année Giù le armi! , traduit en plusieurs langues, qui a connu un énorme succès. Dans sa frénétique activité pacifiste, elle fonde en 1891 la Société autrichienne pour la paix dont elle reste président jusqu’à sa mort en 1914, et qui représente, au cours du troisième Congrès mondial de la paix, à Rome; à cette occasion, elle prononce son premier discours public, à la surprise des personnes présentes à la vue d’une oratrice. Arthur, pour sa part, contribue à la fondation à Vienne de la Société pour la défense contre l’antisémitisme. À Berlin aussi, les deux époux ont créé la Société allemande pour la paix. Au quatrième Congrès mondial de la paix, qui s’est tenu à Berne, elle fait un exposé avec Teodoro Moneta, futur Nobel italien, sur le thème : La Confédération des États-Unis d’Europe. En 1896, Alfred Nobel meurt : dans son testament, il décerne un prix respectivement pour la physique, la chimie, la médecine, la littérature et la paix. Dans un écrit de 1897, Bertha rappelle le testament de Nobel comme un événement de la plus haute importance pour le mouvement pacifiste. Devant le monde entier, pour la première fois, il est déclaré que «l’affranchissement des peuples, la réduction des armées et le défi des congrès de la paix» pouvaient signifier le bonheur de l’humanité tout entière.

En 1902, son mari Arthur meurt, mais Bertha intensifie son activité, participant au Congrès mondial pour la paix à Boston, suivi d’une longue tournée de conférences aux États-Unis, qui réplique en 1912. À Washington, elle est reçue par le président Roosevelt. En 1905, elle obtient le Prix Nobel de la Paix, mais s’éloigne ensuite de la soi-disant "paix armée" de Nobel, pour soutenir le désarmement total de toutes les nations, avec la création d’une Cour d’arbitrage pour tous les conflits internationaux. Quelques années plus tard, elle participe à la deuxième Conférence de La Haye de laquelle naît la Cour permanente d’arbitrage. En 1910, André Carnegie, industriel américain, fonde une Fondation pour la paix sur l’inspiration de Bertha von Suttner et trois ans plus tard, au XXe Congrès universel à La Haye, est inauguré le Palais de la Paix dû à la générosité de Carnegie qui offre le terrain, tandis que les autres États contribuent à la décoration de la construction et à l’ameublement. L’Italie fournit les marbres pour le magnifique vestibule, la ville de La Haye fait réaliser à ses frais l’escalier, l’Allemagne offre les portes monumentales en fer forgé, l’Autriche les grands chandeliers dorés au pied de l’escalier, la Hongrie vases en porcelaine, le Danemark une fontaine, l’Angleterre les vitraux, le Mikado tapisseries japonaises, et la Belgique le carillon de la tour. À peine un an plus tard, à l’annonce de la Première Guerre mondiale, l’écrivain est découragée. « Le mouvement pacifiste bourgeois - écrit-elle - est si faible chez nous qu’il est condamné à l’échec. Où sont les jeunes pleins d’énergie et d’enthousiasme ? Et au volant, il n’y a qu’une vieille femme...» La date de sa mort, le 21 juin 1914, une semaine avant l’attentat de Sarajevo, est au fond un salut pour elle. Selon sa volonté, le corps est incinéré. Preuve de l’activité pacifiste ininterrompue, avec l’introduction de la nouvelle monnaie européenne en 2001, son effigie a été placée sur la pièce de 2 euros de l’émission de monnaie autrichienne.

Son activisme, outre les traits de continuité et de cohérence, unit à la force idéale également la projectualité politique : Bertha von Suttner a toujours privilégié la recherche d’un souverain ou d’un président d’un État neutre agissant comme médiateur, donc une sorte d’arbitrage international. Sa modernité est d’avoir tout de suite compris le visage à double face du progrès. Tant les conquêtes modernes comme les chemins de fer, le télégraphe, et la dynamite même découverte par Alfred Nobel étaient des indices positifs, tout comme, appliquées à la guerre, elles se révélaient ennemies du progrès lui-même. Enfin, la modernité de son écriture : Bertha veut enseigner, comme on l’aurait dit au XIXe siècle, en se délectant; À bas les armes! en Italie, il est apparu pour la première fois en 1897, pour les éditions des Frères Treves, basé sur l’édition de 1892. Le roman se présente parfois comme un feuilleton apparent, qui en fin de compte semble se transformer en une habile opération littéraire, visant à rapprocher les lecteurs et les lectrices d’un thème politico-militaire, à travers les sentiments.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Bertha von Suttner was awarded the Nobel Peace Prize in 1905 with this motivation: «for her boldness in opposing the horrors of war».

To this day, Bertha von Suttner's character and work are not well known among the general public, especially surprising considering that she was the first woman to be awarded the Nobel Peace Prize. Bertha Sophia Felicita was born in the mid-19th century, in 1843, as the Countess Kinsky von Chinic und Tettau, the daughter of an Austrian Lieutenant-General who died at the age of seventy-five a few months before her birth, and of Sophia Wilhelmine, aged twenty-eight, a descendant of the family of German poet Theodore von Korner. Her education was that given according to the rules of the Habsburg aristocracy. She studied French, English, Italian, then Russian. At the age of 30, in 1873, she decided to become independent, in part due to her mother's no longer prosperous economic condition. She was then employed by Baron von Suttner's family, as a teacher and caregiver for their daughters, and fell in love with their youngest son, Arthur Gundaccar von Suttner, seven years her junior.

The von Suttner family's aversion to this connection prompted her in 1876 to leave Vienna for Paris, after responding to a job advertisement from Alfred Bernhard Nobel (b. Stockholm 1833- d. Sanremo 1896), the Swedish chemist and industrialist who had invented dynamite in 1867. Nobel would later decide in his will to allocate the enormous wealth he had accumulated to the establishment of a foundation of the same name and to the awarding of the prestigious Peace Prize, as a testament to his belief that even the most fearsome discoveries, such as that of dynamite, should be directed toward the ends of progress and not destruction. Bertha was hired as a secretary and housekeeper, but after only a week, at the invitation of Arthur and his sisters, she returned to Vienna and secretly married her beloved, leaving with him for the Caucasus. The two stayed there for nine years, from 1876 to 1885. Arthur worked as an engineer, Bertha gave lessons in literature and music, and began to write her first works, in which there was already the idea of a society in which peace and progress go hand in hand. In 1885 the couple returned to Vienna, to the family residence. During the winter season of 1886, Bertha traveled to Paris and met again with Alfred Nobel, with whom she had remained in correspondence. She informed him of her plans for peace and heard for the first time about the Peace Society and the Court of Arbitration. Between 1888 and 1889 she finished writing The Machine Age, against exaggerated nationalism and excessive armament. She published Lay Down your Arms! in the same year, translated into many languages, which was an immediate success. In her committed pacifist activity, she founded the Austrian Peace Society in 1891, of which she remained president until her death in 1914, and which she represented during the Third World Peace Congress in Rome. On that occasion she made her first public speech, to the amazement of those present at the sight of a female speaker. Arthur, for his part, helped found the Society for the Defense Against Anti-Semitism in Vienna. Also, in Berlin, the couple founded the German Peace Society. At the Fourth World Peace Congress, held in Bern, she presented a paper together with Teodoro Moneta, a future Italian Nobel laureate, on the theme, The Confederation of the United States of Europe. In 1896 Alfred Nobel died. His will provided for awards of prizes for physics, chemistry, medicine, literature and peace, respectively. In an 1897 essay Bertha recalled Nobel's will as a document of utmost importance for the peace movement. Before the whole world, for the first time, it was declared that «the brotherhood of peoples, the reduction of armies and the challenge of peace congresses» could greatly enhance the happiness of all mankind.

In 1902 her husband Arthur died, but Bertha nevertheless intensified her activities, attending the World Peace Congress in Boston, which was followed by a long lecture tour of the United States, which she repeated in 1912. In Washington she was received by President Roosevelt. In 1905 she was awarded the Nobel Peace Prize, but later moved away from Nobel's so-called "armed peace" to advocate total disarmament of all nations, with the establishment of a Court of Arbitration for every international conflict. A few years later she participated in the Second Hague Conference from which the Permanent Court of Arbitration was born. In 1910, Andrew Carnegie, an American industrialist, established a Peace Foundation inspired by Bertha von Suttner, and three years later, at the 20th Universal Congress in The Hague, the Peace Palace was inaugurated due to the generosity of Carnegie who offered the land, while other states contributed to the construction of the building and its furnishings. Italy provided the marble for the magnificent vestibule, the City of The Hague had the grand staircase made at its own expense, Germany offered the monumental wrought-iron doors, Austria the large gilded candelabra at the foot of the staircase, Hungary porcelain vases, Denmark a fountain, England stained glass windows, Mikado Japanese tapestries, and Belgium the tower carillon. Just a year later, seeing the warnings of World War I, the writer issued a challenge. "The bourgeois pacifist movement," she wrote, "is so sluggish that it is doomed to failure. Where are the young people full of energy and enthusiasm? And at the helm there is but one old woman...." The date of her death, June 21, 1914, a week before the Sarajevo assassination of Archduke Ferdinand, was basically a salvation for her. According to her wishes, the body was cremated. As a testament to her uninterrupted pacifist activity, with the introduction of the new European currency in 2001, her image was placed on the 2-euro coin of Austrian coinage.

Her activism, in addition to the traits of continuity and consistency, combined ideological strength with political planning. Bertha von Suttner always favored identifying a sovereign or a president of a neutral state to act as a mediator, thus a kind of international arbitration. Her modernity is in having understood early on the two-sided face of progress. As much as modern achievements such as railroads, the telegraph, and the very dynamite discovered by Alfred Nobel were positive contributions, equally, applied to war, they proved to be the enemy of progress itself. Finally, the modernity of her writing was key. Bertha aimed to instruct, as would have been said in the nineteenth century, by delighting. In Italy, Abbasso le armi! (Lay Down Your Arms) had first appeared in 1897, in the Fratelli Treves editions, based on the 1892 edition. The novel is presented at times as a call to action, which on balance, however, seems to turn into a skillful literary operation, aimed at bringing readers to a political-military understanding through an appeal to their emotions.

 

Traduzione spagnola
Martina Randazzo

Motivo del Premio Nobel de la Paz, otorgado en 1905: «por su audacia en oponerse a los horrores de la guerra.»

Hoy en día el personaje y la obra de Bertha von Suttner no son muy populares entre el gran público; aún más parcial es su popularidad, puesto que ella fue la primera mujer condecorada con el Nobel de La Paz. Bertha Sophia Felicita nació a mediados del siglo XIX, en 1843, descendiente de los condes Kinsky von Chinic y Tettau, hija póstuma de Franz Joseph, tesorero imperial regio y mariscal de campo, quien había muerto con 78 años pocos meses antes, y de Sophia Wilhelmine de 28 años, descendiente de la familia del poeta de la libertad alemana Theodore von Korner. Su educación fue la que se impartía conforme a los preceptos de la aristocracia habsbúrgica: estudió francés, inglés, italiano y luego ruso. Con 30 años, en 1873, decidió independizarse, también al no ser ya prósperas las condiciones económicas de su madre. Por lo tanto se empleó en la familia del barón Von Suttner como maestra y acompañadora de sus hijas y se enamoró correspondida de su hijo menor, Arthur Gundaccar, siete años más joven que ella.

En 1876 la aversión de la familia von Suttner a esta relación la indujo a abandonar Viena por París, después de haber contestado a un anuncio de empleo de Alfred Bernhard Nobel (Estocolmo 1833-San Remo 1896), el químico e industrial sueco, quien en 1867 había descubierto la dinamita; sucesivamente Nobel decidirá destinar por testamento la enorme riqueza acumulada para la creación de una Fundación homónima y para la atribución del prestigioso Premio de la Paz, a fin de testificar su creencia, según la cual también los descubrimientos más temibles, como el de la dinamita, deberían estar dirigidos hacia el progreso y no hacia la destrucción. Bertha fue contratada en calidad de secretaria y gobernanta, pero sólo una semana después volvió a Viena por invitación de Arthur y de sus hermanas, se casó en secreto con su amado y viajó con él a la vuelta del Cáucaso. Los dos se quedaron ahí durante 9 años, desde 1876 hasta 1885. Arthur ejercitaba la profesión de ingeniero, Bertha impartía clases de literatura y música, mientras empezaba a escribir sus primeras obras, en las cuales ya se encontraba la idea de una sociedad en que paz y progreso iban de la mano. En 1885 los cónyuges volvieron a Viena, a la residencia de familia. A lo largo de la estación invernal de 1886 Bertha fue a París y se encontró de nuevo con Alfred Nobel, con quien ella había seguido estando en contacto epistolar; le dio noticias acerca de sus proyectos a favor de la paz y oyó hablar por primera vez de Sociedad de la Paz y de la Corte de Arbitraje. Entre 1888 y 1889 terminó de escribir Das Maschinenzeitalter (La era de las máquinas) L’era delle macchine contra el excesivo nacionalismo y el exceso de armamentos. En el mismo año publicó Die Waffen nieder! (¡Abajo las armas!), traducido a muchos idiomas y que en seguida tuvo un gran éxito. Con su frenética actividad pacifista fundó en 1891 la Sociedad de la Paz austríaca de la que fue presidenta hasta su muerte en 1914 y que representó en el tercer Congreso mundial de la paz en Roma; en dicha ocasión pronunció su primer discurso público frente a la admiración de los presentes a la vista de una oradora. Arthur, por su parte, contribuyó a la fundación en Viena de la Sociedad para la defensa contra el antisemitismo. Los cónyuges crearon también en Berlín la Sociedad alemana de la Paz. En el cuarto Congreso mundial de la Paz, que se celebró en Berna, presentó una comunicación junto a Teodoro Moneta, el futuro Nobel italiano, sobre el tema: La Confederación de los Estados Unidos de Europa. En 1896 Alfred Nobel murió: en su testamento dispuso respectivamente un premio de física, de química, de medicina, de literatura y de paz. En una nota del año 1897 Bertha mencionó el testamento de Nobel en términos de un evento de importancia máxima para el movimiento pacifista. Por primera vez se declaró ante todo el mundo que «el hermanamiento de las poblaciones, la reducción de los ejércitos y el reto de los congresos de la paz» podían significar la felicidad de toda humanidad.

En 1902 murió su marido Arthur y, sin embargo, Bertha aumentó su actividad, participó en el Congreso mundial de la Paz en Boston, al que siguió una larga gira de conferencias en los Estados Unidos, que ella replicó en 1912. En Washington fue recibida por el presidente Roosvelt. En 1905 obtuvo el Premio Nobel de la Paz, pero más tarde se apartó de la llamada “paz armada” de Nobel, a fin de apoyar el desarme total de todas las naciones, con la institución de una Corte de Arbitraje para cada conflicto internacional. Unos años después participó en la segunda Conferencia de La Haya, de la que tuvo origen La Corte permanente de Arbitraje. En 1910 André Carnegie, industrial americano, instituyó una Fundación de la Paz inspirándose en Bertha von Suttner y tres años después, en el XX Congreso universal de La Haya, se inauguró el Palacio de la Paz, gracias a la generosidad de Carnegie, quien ofreció el terreno, mientras que los demás Estados contribuyeron al aspecto de la construcción y al mobiliario. Italia proporcionó los mármoles para el magnífico vestíbulo, la ciudad de la Haya hizo construir a su cargo la escalinata, Alemania ofreció las puertas monumentales de hierro forjado, Austria los grandes candelabros dorados al pie de la escalera, Hungría jarrones de porcelana, Dinamarca una fuente, Inglaterra vidrieras de colores, el Mikado tapices japoneses, Bélgica el carillón de la torre. Después de sólo un año, a la primera señal de la Primera guerra mundial, la escritora estaba muy preocupada. «El movimiento pacifista burgués –escribió– es tan débil entre nosotros que su destino es el fracaso. ¿Dónde está la juventud llena de energía y entusiasmo? Y al frente de esto sólo hay una mujer anciana…». La fecha de su muerte, 21 de junio de 1914, una semana antes del atentado de Sarajevo, fue en el fondo salvífica para ella. Conforme a su voluntad su cuerpo fue incinerado. Como prueba de su incesante actividad pacifista, con la introducción de la nueva moneda europea en 2001, se insertó su efigie en la moneda de 2 euros del cuño austríaco.

Su activismo, más allá del aspecto de continuidad y coherencia, reúne el proyecto político con la fuerza ideal: Bertha von Suttner siempre privilegió considerar un monarca o un presidente de un Estado neutral, que pudiera servir de intermediario, es decir una especie de arbitraje internacional. Su modernidad se encuentra en la comprensión inmediata de la cara bifronte del progreso. Tanto las conquistas modernas, es decir el ferrocarril, el telégrafo, así como la la misma dinamita descubierta por Alfred Nobel, eran señales positivas, tanto estas se revelaban enemigas del mismo progreso si se aplicaban a la guerra. Por fin, la modernidad de su escritura: Bertha quiso enseñar deleitando, como hubieran dicho en el siglo XIX; ¡Abajo las armas! había hecho su aparición en Italia por primera vez en ya 1897, con las ediciones de los hermanos Treves, basándose en la edición de 1892 mientras que en España parece haberse publcado por primera vez en 1905 (barcelona, Sopena). En unos puntos la novela se parece a un feuilleton, pero en definitiva parece convertirse en una hábil operación literaria, destinada a acercar lectores y lectoras a un tema político-militar, a través de los sentimientos.

 

Traduzione ucraina
Alina Petelko

Мотивація Нобелівської премії миру, присудженої у 1905 році: «за сміливість у протистоянні жахам війни».

До сьогодні постать і діяльність Берти фон Саттнер не надто відома широкому загалу, тим більше, що вона була першою жінкою, яка стала лауреатом Нобелівської премії миру. Берта Софія Фелісіта народилася в середині 19 століття, у 1843 році, в родині графів Кінських фон Чинік і Теттау, посмертної дочки імперського королівського скарбника і фельдмаршала Франца Йосифа, який помер кількома місяцями раніше у віці сімдесяти восьми років, і двадцятивосьмирічної Софії Вільгельміни, нащадка роду німецького поета-визволителя Теодора фон Корнера. Освіту здобув за правилами габсбурзької аристократії: вивчав французьку, англійську, італійську, потім російську мови. У віці тридцяти років, у 1873 році, він вирішив стати незалежним, в тому числі з огляду на вже неблагополучне матеріальне становище своєї матері. Потім вона працювала в сім'ї барона фон Саттнера, як вчителька, що супроводжувала його дочок, і закохалася в їхнього молодшого сина, Артура Гундакара, на сім років молодшого за неї.

Неприйняття сім'єю фон Саттнер цього зв'язку спонукало її виїхати з Відня до Парижа в 1876 році, після того, як вона відповіла на оголошення про роботу Альфреда Бернхарда Нобеля (Стокгольм 1833 - Сан-Ремо 1896), шведського хіміка і промисловця, який відкрив динаміт в 1867 році; Пізніше Нобель у своєму заповіті вирішив спрямувати накопичені ним величезні багатства на створення однойменного фонду і на присудження престижної премії миру, щоб засвідчити своє переконання в тому, що навіть найстрашніші відкриття, такі як відкриття динаміту, повинні бути спрямовані на прогрес, а не на руйнування. Берту наймають секретарем і економкою, але вже через тиждень, на запрошення Артура і його сестер, вона повертається до Відня і таємно виходить заміж за коханого, виїжджаючи з ним на Кавказ. Вони пробули там дев'ять років, з 1876 по 1885 рік. Артур працював інженером, Берта давала уроки літератури і музики, почала писати свої перші твори, в яких вже можна знайти ідею суспільства, в якому мир і прогрес йдуть пліч-о-пліч. У 1885 році подружжя повернулося до Відня, до родинної резиденції. Взимку 1886 року Берта здійснила поїздку до Парижа, де знову зустрілася з Альфредом Нобелем, з яким листувалася; вона розповіла йому про свої плани щодо миру і вперше почула про Товариство Миру та Третейський суд. Між 1888 і 1889 роками він закінчив написання книги "Епоха машин", спрямованої проти перебільшеного націоналізму і надмірного озброєння. У тому ж році він опублікував книгу "Геть зброю!", перекладену багатьма мовами світу, яка одразу ж мала величезний успіх. У своїй несамовитій пацифістській діяльності в 1891 році він заснував Австрійське товариство миру, президентом якого залишався до своєї смерті в 1914 році і яке представляв на Третьому Всесвітньому конгресі миру в Римі; з цієї нагоди він виголосив свою першу публічну промову, на подив присутніх, побачивши жінку-оратора. Артур, зі свого боку, допоміг заснувати у Відні Товариство захисту від антисемітизму. Також у Берліні подружжя заснувало Німецьке товариство миру. На Четвертому Всесвітньому конгресі миру, що проходив у Берні, він разом з Теодоро Монетою, майбутнім італійським лауреатом Нобелівської премії, виступає з доповіддю на тему: "Конфедерація Сполучених Штатів Європи". У 1896 році помер Альфред Нобель: у своєму заповіті він присудив премії з фізики, хімії, медицини, літератури та миру відповідно. У листі 1897 року Берта згадує заповіт Нобеля як подію надзвичайної важливості для руху за мир. Перед усім світом вперше було заявлено, що «братерство народів, скорочення армій і скликання мирних конгресів» може означати щастя всього людства.

У 1902 році помер її чоловік Артур, але Берта все ж активізувала свою діяльність, взявши участь у Всесвітньому конгресі миру в Бостоні, за яким послідувало тривале лекційне турне Сполученими Штатами, що повторилося в 1912 році. У Вашингтоні вона була прийнята президентом Рузвельтом. У 1905 році вона була нагороджена Нобелівською премією миру, але пізніше відійшла від так званого "збройного миру" Нобеля на користь повного роззброєння всіх націй, зі створенням третейського суду для кожного міжнародного конфлікту. Через кілька років він брав участь у Другій Гаазькій конференції, з якої народилася Постійна палата третейського суду. У 1910 році американський промисловець Андре Карнегі заснував Фонд Миру, натхненний Бертою фон Саттнер, а через три роки, на 20-му Всесвітньому конгресі в Гаазі, Палац Миру був урочисто відкритий завдяки щедрості Карнегі, який виділив землю, а інші держави зробили свій внесок в оздоблення будівлі та меблювання. Італія надала мармур для розкішного вестибюля, місто Гаага власним коштом виготовило парадні сходи, Німеччина - монументальні ковані двері, Австрія - великі золоті канделябри біля підніжжя сходів, Угорщина - порцелянові вази, Данія - фонтан, Англія - вітражі, японські гобелени "Мікадо", Бельгія - баштовий карильйон. Вже через рік, з початком Першої світової війни, письменникові кидають виклик. «Буржуазний пацифістський рух, - пише вона, - тут настільки млявий, що приречений на провал. Де молодь, сповнена енергії та ентузіазму? А біля керма - лише старенька бабця...» Дата смерті, 21 червня 1914 року, за тиждень до бомбардування Сараєво, по суті, є для неї порятунком. За її бажанням тіло кремують. Як свідчення її безперервної пацифістської діяльності, з введенням у 2001 році нової європейської валюти, її портрет було розміщено на монеті номіналом 2 євро австрійського карбування.

 

Її діяльність, окрім рис безперервності та послідовності, також поєднує ідеальну силу з політичним плануванням: Берта фон Саттнер завжди виступала за те, щоб знайти суверена або президента нейтральної держави, який виступав би в ролі посередника, таким чином, своєрідного міжнародного арбітражу. Її сучасність полягає в тому, що вона рано зрозуміла дволикість прогресу. Наскільки сучасні завоювання, такі як залізниця, телеграф і той самий динаміт, відкритий Альфредом Нобелем, були позитивними ознаками, настільки ж у застосуванні до війни вони виявилися ворогом самого прогресу. Нарешті, сучасність його письма: Берта хоче повчати, як сказали б у 19 столітті, захоплюючи; "Abbasso le armi!" в Італії вперше з'явилася в 1897 році у видавництві "Fratelli Treves" на основі видання 1892 року. Роман подається часом як явний фейлетон, який, однак, у підсумку перетворюється на майстерну літературну операцію, покликану через почуття наблизити читача до військово-політичної тематики.

 

Selma Lagerlöf
Loretta Junck



Giulia Tassi

 

Premio Nobel per la letteratura 1909 «Per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere».

Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf (Sunne 1858–1940), svedese, nasce a Sunne, un piccolo paese nella contea del Värmland, vicino al confine con la Norvegia, in una famiglia appartenente a un’aristocrazia provinciale colta ma decaduta che, con la rapida industrializzazione del paese, sta fatalmente tramontando. Come tante altre giovani che hanno la possibilità di studiare, sceglie di diventare maestra, studia a Stoccolma e nel 1885 inizia a insegnare, a Landskrona. Nel 1891 riesce a pubblicare la sua prima opera, La saga di Gösta Berling. È la storia di un pastore protestante che a causa dell’alcolismo rinuncia al ministero e abbandona il proprio Paese. Il romanzo, tuttora considerato il suo capolavoro, suscita inizialmente aspre critiche, ma dopo un paio di anni riesce a conquistare il pubblico, prima in Svezia e poi in tutto il mondo. In più, vince un premio letterario che consiste in una somma notevole e questo permette a Selma di lasciare l’insegnamento e iniziare a viaggiare in Europa. Nel 1895-96 è in Italia, in Sicilia scrive I miracoli dell’Anticristo, ma si spinge fino in Egitto e in Palestina (1899-1900), dove trae ispirazione per il romanzo Jerusalem. Negli anni Venti del Novecento da La saga di Gösta Berling verrà tratta una versione cinematografica di successo: un film muto del regista svedese Stiller, con protagonista Lars Hanson affiancato da una giovanissima Greta Garbo nel suo primo ruolo di rilievo. 

Attenta ai problemi sociali del suo tempo e ai diritti delle donne, Selma pubblica un libro dopo l’altro. Molto interesse suscita, nel 1906-1907, Il viaggio meraviglioso di Nils Olgersson, grazie al quale la scrittrice ottiene la laurea honoris causa all’Università di Uppsala. Il libro, considerato un classico della letteratura per l’infanzia, narra le avventure di un ragazzino di nome Nils che viaggia sul dorso di un’oca spiegando la storia e la geografia di tutti i paesi da lui visitati. L’opera, che ha suscitato l’ammirazione del filosofo e pedagogista austriaco Karl Popper, viene adottata in molte scuole svedesi. Diventa talmente popolare in Svezia da dare il nome a un treno, a un aereo (a forma di oca) e a parecchi ristoranti. E la compagnia marittima tedesca TT Line, che si occupa dei collegamenti fra Germania e Svezia, utilizza ancor oggi, dal 1962, il nome di Nils Holgersson per una delle sue navi. Nel 1981 ne è stato tratto un film di animazione trasmesso anche in Italia dalla Rai e c’è persino un gioco da tavolo ispirato alla storia di Nils. Il famoso etologo Konrad Lorenz, Nobel 1973 per Medicina e Fisiologia, ha raccontato, durante la conferenza per la consegna del Premio, che nella sua prima infanzia la storia di Nils aveva avuto un’influenza straordinaria su di lui e aveva determinato le scelte fondamentali della sua vita: «Da allora in poi ho desiderato ardentemente di diventare un’oca selvatica e, rendendomi conto che questo era impossibile, ho voluto disperatamente averne una e, quando anche questo si è rivelato impossibile, mi sono risolto per le anatre domestiche».

Ma la consacrazione, per Selma Lagerlöf, arriva nel 1909 con il Premio Nobel, il primo della serie dei sedici finora conferiti a una donna. Con il denaro del Nobel la scrittrice poté riacquistare la residenza di Mårbacka, nel Värmland, che il padre era stato costretto a vendere a causa di un dissesto finanziario, ristrutturarla e tornare a viverci. La medaglia d’oro del Premio fu invece da lei donata ai combattenti svedesi all’inizio della Seconda guerra mondiale, quando il governo svedese, pur scegliendo la neutralità, volle però aumentare il proprio armamento difensivo e la consistenza del proprio esercito. Il premio concesso così precocemente a una donna dall’Accademia svedese, l’istituzione che assegna il Nobel per la letteratura, non è un caso: in Svezia fin dal secolo XVII le donne erano riuscite a ottenere qualche diritto anche in campo politico e dal 1862 furono ammesse a votare nelle elezioni comunali, per ottenere infine il diritto di voto nelle elezioni nazionali nel 1919. Cinque anni dopo Lagerlöf sarà chiamata dall’Accademia stessa – e anche in questo caso è la prima donna nella storia – che la annovera fra i suoi membri. Prosegue intanto incessante l’attività letteraria con La casa di Liljecrona (1911), L’Imperatore di Portugallia (1914), L’anello di Lӧwenskӧld (1925), Anna Svӓrd (1928). La scrittrice svedese in seguito dedicò la propria vita all’impegno nelle cause pacifiste e femministe. Nel 1911 tenne un discorso all’Alleanza Nazionale per il suffragio femminile.

Negli anni successivi Selma Lagerlöf decise di devolvere i proventi delle sue pubblicazioni per sostenere i rifugiati ebrei in fuga dalla Germania di Hitler. La scrittrice sostenne attivamente la Resistenza contro il nazismo e il suo impegno pacifista permise a molte persone di salvarsi. Grazie a lei la poetessa Nelly Sachs riuscì a ottenere un visto per la Svezia e a lasciare la Germania, sfuggendo alla deportazione in un lager. Non fece in tempo però a incontrare Selma: quando giunse a Stoccolma lei era già deceduta, in seguito a un’emorragia cerebrale, a Mårbacka, dove era nata. Aveva ottantadue anni. Oggi è la scrittrice svedese più letta e amata nel mondo. Il suo nome è molto presente nella toponomastica delle città svedesi, ma anche in Austria, Germania, Olanda, Danimarca, Spagna… A Roma Selma è ricordata con un viale e a Ravenna con una rotonda. Anche l’asteroide 11061 è stato a lei dedicato e il suo volto compare su francobolli di diversi Paesi e sulle banconote da 20 corone svedesi.

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Prix Nobel de littérature 1909 Pour l’idéalisme élevé, l’imagination vive et la perception spirituelle qui caractérisent ses œuvres».

Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, de Suède, est née à Sunne, un petit village du comté de Värmland, près de la frontière avec la Norvège, dans une famille appartenant à une aristocratie provinciale cultivée mais déchue qui, avec l’industrialisation rapide du pays, elle s’éteint de plus en plus. Comme beaucoup d’autres jeunes qui ont la possibilité d’étudier, elle choisit de devenir institutrice, elle étudie à Stockholm et commence à enseigner à Landskrona en 1885. En 1891, elle réussit à publier son premier opéra, La saga de Gösta Berling. C’est l’histoire d’un pasteur protestant qui, à cause de l’alcoolisme, renonce au ministère et abandonne son pays. Le roman, toujours considéré comme son chef-d’œuvre, suscite d’abord de vives critiques, mais après quelques années, elle parvient à conquérir le public, d’abord en Suède, puis dans le monde entier. De plus, elle gagne un prix littéraire qui consiste en une somme considérable et qui permet à Selma de quitter l’enseignement et de commencer à voyager en Europe. En 1895-96, elle est en Italie, en Sicile elle écrit Les miracles de l’Antichrist, mais elle va jusqu’en Égypte et en Palestine (1899-1900), où elle s’inspire pour le roman Jérusalem. Dans les années 1920, La saga de Gösta Berling propose une version cinématographique à succès : un film muet du réalisateur suédois Stiller, avec Lars Hanson aux côtés d’une très jeune Greta Garbo dans son premier rôle majeur.

Attentive aux problèmes sociaux de son temps et aux droits des femmes, Selma publie un livre après l’autre. En 1906-1907, Le Voyage merveilleux de Nils Olgersson, grâce auquel l’écrivain obtient un doctorat honoris causa à l’Université d’Uppsala, suscite beaucoup d’intérêt. Le livre, considéré comme un classique de la littérature pour l’enfance, raconte les aventures d’un garçon nommé Nils voyageant sur le dos d’une oie expliquant l’histoire et la géographie de tous les pays qu’il a visités. L’œuvre, qui a suscité l’admiration du philosophe et pédagogue autrichien Karl Popper, est adoptée dans de nombreuses écoles suédoises. Il devient si populaire en Suède qu’il donne son nom à un train, à un avion (en forme d’oie) et à plusieurs restaurants. Et la compagnie maritime allemande TT Line, qui s’occupe des liaisons entre l’Allemagne et la Suède, utilise encore aujourd’hui, depuis 1962, le nom de Nils Holgersson pour un de ses bateaux. En 1981, un film d’animation a également été diffusé en Italie par la Rai et il y a même un jeu de société inspiré de l’histoire de Nils. Le célèbre éthologue Konrad Lorenz, Nobel 1973 pour la médecine et la physiologie, a raconté, lors de la conférence pour la remise du prix, que dans sa petite enfance, l’histoire de Nils avait eu une influence extraordinaire sur lui et avait déterminé les choix fondamentaux de sa vie : «Depuis lors, j’ai ardemment désiré devenir une oie sauvage et, réalisant que c’était impossible, j’ai désespérément voulu en avoir une et, quand cela aussi s’est avéré impossible, je me suis résolu pour les canards domestiques».

Mais la consécration, pour Selma Lagerlöf, arrive en 1909 avec le Prix Nobel, le premier de la série des seize décernés jusqu’à présent à une femme. Avec l’argent du Prix Nobel, l’écrivain put racheter la résidence de Mårbacka, dans le Värmland, que son père avait été contraint de vendre en raison d’une faillite financière, de la rénover et de revenir y vivre. Au début de la Seconde Guerre mondiale, elle a offert la médaille d’or aux combattants suédois, alors que le gouvernement suédois, tout en choisissant la neutralité, voulait augmenter son armement défensif et la consistance de son armée. Le prix accordé si tôt à une femme par l’Académie suédoise, l’institution qui décerne le Nobel de littérature, ce n’est pas un hasard : en Suède, dès le XVIIe siècle, les femmes avaient réussi à obtenir certains droits dans le domaine politique et, dès 1862, elles ont été admises à voter aux élections municipales, pour obtenir finalement le droit de vote aux élections nationales en 1919. Cinq ans plus tard, Lagerlöf sera appelée par l’Académie elle-même - et là aussi, elle est la première femme de l’histoire - qui la compte parmi ses membres. Elle poursuit son activité littéraire avec La casa di Liljecrona (1911), L’Empereur de Portugallia (1914), L’anneau de Lӧwenskӧld (1925), Anna Svӓrd (1928). L’écrivain suédoise a ensuite consacré sa vie à des causes pacifistes et féministes. En 1911, elle prononce un discours à l’Alliance nationale pour le suffrage féminin.

Dans les années qui suivirent, Selma Lagerlöf décida de reverser les recettes de ses publications pour soutenir les réfugiés juifs fuyant l’Allemagne d’Hitler. L’écrivain soutient activement la Résistance contre le nazisme et son engagement pacifiste permet à de nombreuses personnes de se sauver. Grâce à elle, la poétesse Nelly Sachs réussit à obtenir un visa pour la Suède et à quitter l’Allemagne, échappant à la déportation dans un camp de concentration. Mais elle n’eut pas le temps de rencontrer Selma : lorsqu’elle arriva à Stockholm, elle était déjà décédée, à la suite d’une hémorragie cérébrale, à Mårbacka, où elle était née. Elle avait 82 ans. Aujourd’hui, elle est la romancière suédoise la plus lue et la plus aimée au monde. Son nom est très présent dans la toponymie des villes suédoises, mais aussi en Autriche, Allemagne, Hollande, Danemark, Espagne... A Rome Selma est rappelée avec une avenue et à Ravenne avec un rond-point. L’astéroïde 11061 lui a également été dédié et son visage apparaît sur des timbres de différents pays et sur des billets de 20 couronnes suédoises.

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Awarded «For the high idealism, vivid imagination and spiritual perception that characterize her works».

Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, Swedish, was born in Sunne, a small town in the Värmland region, near the border with Norway, into a family belonging to an educated but decayed provincial aristocracy that, with the country's rapid industrialization, was fatally waning. Like many other young people who had the opportunity to study, she chose to become a schoolteacher, studied in Stockholm, and in 1885 began teaching, in Landskrona. In 1891 she managed to publish her first work, Gösta Berling’s Saga. It is the story of a Protestant pastor who, due to alcoholism, gives up the ministry and leaves his country.The novel, still considered her masterpiece, initially elicited harsh criticism, but after a couple of years she succeeded in winning over the public, first in Sweden and then worldwide. In addition, she won a literary prize consisting of a substantial sum, and this allowed Selma to leave teaching and begin traveling in Europe. In 1895-96 she was in Italy, in Sicily writing The Miracles of Antichrist, but she went as far as Egypt and Palestine (1899-1900), where she drew inspiration for the novel Jerusalem. In the 1920s a successful film version would be made from Gösta Berling’s Saga. It was a silent film by the Swedish director Stiller, starring Lars Hanson joined by a very young Greta Garbo in her first major role.

Attentive to the social problems of her time and to women's rights, Selma published one book after another. Much interest was aroused, in 1906-1907, by The Wonderful Journey of Nils, thanks to which she received an honorary degree from Uppsala University. The book, considered a classic of children's literature, tells of the adventures of a young boy named Nils who travels on the back of a goose which explains the history and geography of all the countries he visits. The work, which attracted the admiration of Austrian philosopher and educator Karl Popper, was adopted in many Swedish schools. It became so popular in Sweden that a train, a plane (shaped like a goose) and several restaurants are named after it. And the German shipping company TT Line, which handles connections between Germany and Sweden, still uses Nils Holgersson's name for one of its ships since 1962. An animated film was made from the book in 1981, also broadcast in Italy by RAI, and there is even a board game inspired by Nils' story. The famous ethologist Konrad Lorenz, 1973 Nobel Laureate in Medicine and Physiology, recounted at the award ceremony that in his early childhood Nils's story had had an extraordinary influence on him and had determined the fundamental choices of his life. «From then on I longed to become a wild goose and, realizing that this was impossible, I desperately wanted to have one and, when even this proved impossible, I reserved myself for mallard ducks».

But consecration, for Selma Lagerlöf, came in 1909 with the Nobel Prize, the first in the series of sixteen so far awarded to a woman. With the Nobel prize money, the writer was able to buy back the residence in Mårbacka, Värmland, which her father had been forced to sell due to financial distress, to renovate it, and to return to live there. The prize's gold medal was given by her to Swedish fighters at the beginning of World War II, when the Swedish government, while choosing neutrality, nevertheless wanted to increase its defensive armament and the size of its army. It was no accident that the award was granted so early to a woman by the Swedish Academy, the institution that awards the Nobel Prize for Literature. Since the 17th century, women in Sweden had managed to gain some rights in the political arena as well, and from 1862 they were allowed to vote in municipal elections, finally gaining the right to vote in national elections in 1919. Five years later Lagerlöf was made a member of the Academy itself - and again the first woman in history. Meanwhile, her literary activity continued unabated with Liljecrona’s Home (1911), The Emperor of Portugallia (1914), The Lӧwenskӧld Ring (1925), and Anna Svӓrd (1928). The Swedish writer later devoted her life to engagement in pacifist and feminist causes.

In 1911 she gave a speech at the National Alliance for Women's Suffrage. In later years Selma Lagerlöf donated proceeds from her publications to support Jewish refugees fleeing Hitler's Germany. The writer actively supported the Resistance against Nazism, and her pacifist efforts enabled many people to be saved. Thanks to her, the poet Nelly Sachs was able to obtain a visa for Sweden and leave Germany, barely escaping deportation to a camp. However, she did not have the chance to meet Selma - by the time she arrived in Stockholm, 1940, Selma had passed away, following a brain hemorrhage, in Mårbacka, where she was born. She was eighty-two years old. Today she is the most widely read and loved Swedish writer in the world. Her name is very present in the toponymy of Swedish cities, but also in Austria, Germany, Holland, Denmark, Spain... In Rome Selma is remembered with an avenue and in Ravenna with a traffic circle. Asteroid 11061 was also dedicated to her, and her face appears on stamps from several countries and on Swedish 20-kronor banknotes.

Traduzione spagnola
Francesco Rapisarda

Premio Nobel de Literatura 1909 «en reconocimiento del elevado idealismo, la vívida imaginación y la espiritual percepción que caracterizan sus escritos».

Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, sueca, nació en Sunne, un pequeño pueblo del condado de Värmland, cerca de la frontera con Noruega, en una familia perteneciente a una aristocracia de provincias culta pero decadente que, con la rápida industrialización del país, se estaba desvaneciendo fatalmente. Como muchas otras jóvenes que tenían la oportunidad de estudiar, eligió ser maestra, estudió en Estocolmo y en 1885 comenzó a enseñar, en Landskrona. En 1891 logró publicar su primera obra, La saga de Gösta Berling. Es la historia de un pastor protestante que, debido al alcoholismo, renuncia al ministerio y abandona su país. La novela, que sigue siendo considerada su obra maestra, suscita inicialmente duras críticas, pero después de un par de años consigue conquistar al público, primero en Suecia y luego en todo el mundo. Además, gana un premio literario que consiste en una suma considerable y esto le permite a Selma dejar la enseñanza y empezar a viajar por Europa. En 1895-96 se encuentra en Italia, en Sicilia escribe Los milagros del Anticristo, luego se dirige a Egipto y a Palestina (1899-1900), donde encuentra inspiración para la novela Jerusalén. En los años veinte del siglo XX, de La saga de Gösta Berling se realizará una versión cinematográfica de éxito: una película muda del director sueco Stiller, protagonizada por Lars Hanson junto a una joven Greta Garbo en su primer papel destacado.

Consciente de los problemas sociales de su tiempo y de los derechos de las mujeres, Selma publica un libro tras otro. Suscita mucho interés , en 1906-1907, El maravilloso viaje de Nils Olgersson, gracias al cual la escritora obtiene su título honoris causa en la Universidad de Uppsala. El libro, considerado un clásico de la literatura infantil, narra las aventuras de un niño llamado Nils que viaja sobre el dorso de un ganso explicando la historia y la geografía de todos los países que visita. La obra, que despertó la admiración del filósofo y pedagogo austriaco Karl Popper, se adoptó en muchas escuelas suecas. Se hizo tan popular en Suecia que dio nombre a un tren, a un avión (en forma de ganso) y a varios restaurantes. Y la compañía marítima alemana TT Line, que se ocupa de las conexiones entre Alemania y Suecia, sigue utilizando hoy, desde 1962, el nombre de Nils Holgersson para uno de sus barcos. En 1981 se rodó una película de animación también transmitida en español e incluso hay un juego de mesa inspirado en la historia de Nils. El famoso etólogo Konrad Lorenz, Premio Nobel de Medicina y Fisiología en 1973, contó, durante su conferencia en ocasión de la entrega del Premio, que en su primera infancia la historia de Nils había tenido una influencia extraordinaria en él y había determinado las decisiones fundamentales de su vida: «Desde entonces, anhelaba convertirme en un ganso salvaje y, al darme cuenta de que esto era imposible, me conformé con gansos domesticos».

Sin embargo, la consagración, para Selma Lagerlöf, llega en 1909 con el Premio Nobel, el primero de la serie de los dieciséis otorgados hasta ahora a una mujer. Con el dinero del Nobel, la escritora pudo recuperar la residencia de Mårbacka, en Värmland, que su padre se había visto obligado a vender debido a una caída financiera, reestructurarla y volver a vivir allí. En cambio, donó la medalla de oro del Premio a los combatientes suecos al comienzo de la Segunda Guerra Mundial, cuando el gobierno sueco, aunque eligiera la neutralidad, quiso aumentar su armamento defensivo y la consistencia de su ejército. El premio otorgado tan temprano a una mujer por la Academia sueca, la institución que otorga el Premio Nobel de Literatura, no es casualidad: en Suecia desde el siglo XVII las mujeres habían logrado obtener algunos derechos también en el ámbito político y desde 1862 fueron admitidas a votar en las elecciones municipales, para finalmente obtener el derecho de voto en las elecciones nacionales en 1919. Cinco años después, Lagerlöf fue invitada por la misma Academia –y también en esta ocasión fue la primera mujer de la historia– que la incluyó entre sus miembros. Mientras tanto, la actividad literaria continuó incesantemente con La casa de Liljecrona (1911), El emperador de Portugalia (1914), El anillo de Lӧwenskӧld (1925), Anna Svӓrd (1928). La escritora sueca dedicó su vida a comprometerse con las causas pacifistas y feministas. En 1911 pronunció un discurso ante la Alianza Nacional para el sufragio femenino.

En los años siguientes, Selma Lagerlöf decidió donar los ingresos de sus publicaciones para apoyar a los refugiados judíos que huían de la Alemania de Hitler. La escritora apoyó activamente la Resistencia contra el nazismo y su compromiso pacifista permitió que se salvaran muchas personas . Gracias a ella, la poetisa Nelly Sachs consiguió obtener un visado para Suecia y abandonar Alemania, escapando de la deportación a un lager. Sin embargo, no tuvo tiempo de conocer a Selma: cuando llegó a Estocolmo ya había fallecido, tras una hemorragia cerebral, en Mårbacka, donde había nacido. Tenía ochenta y dos años. Hoy en día es la escritora sueca más leída y querida del mundo. Su nombre está muy presente en la toponomástica de las ciudades suecas, aunque también en Austria, Alemania, Holanda, Dinamarca, España... En Italia, Selma es recordada con una avenida en Roma se recuerda y con una rotonda en Rávena . También se le ha dedicado el asteroide 11061 y su rostro aparece en sellos de diferentes países y en los billetes de 20 coronas suecas.

Traduzione ucraina
Alina Petelko

Нобелівська премія з літератури 1909 «За високий ідеалізм, яскраву уяву і духовне сприйняття, які характеризують її твори».

Сельма Оттілія Ловіса Лагерлеф, шведка, народилася в невеликому містечку Сунне в графстві Вермланд, поблизу кордону з Норвегією, в сім’ї освіченої аристократії, яка стала неминуче занепадати через швидку індустріалізацію країни. Як і багато молодих людей, які мають можливість навчатися, вона вибирає професію вчителя та навчається в Стокгольмі, а в 1885 році починає викладати в Ландскруні. У 1891 році їй вдалося опублікувати свій перший твір Сага про Єсту Берлінга. Це історія протестантського пастора, який через алкоголізм відмовляється від служіння і покидає свою країну. Роман, який досі вважається її шедевром, спочатку викликав різку критику, але через пару років зумів підкорити публіку спочатку у Швеції, а потім і в усьому світі. Крім того, вона виграє літературну премію, яка складається зі значної суми, і це дозволяє Сельмі залишити викладацьку діяльність і почати подорожувати Європою. У 1895-96 роках вона була в Італії, на Сицилії, де написала Легенди про Христа, потім вона їде аж до Єгипту та Палестини (1899-1900), де черпає натхнення для роману Єрусалим. У двадцятих роках двадцятого століття буде створена успішна кіноверсія на основі Саги про Єсту Берлінга: німий фільм шведського режисера Стіллера, у якому Ларс Хансон знявся в головній ролі, поруч із дуже молодою Гретою Гарбо в її першій головній ролі.

Уважно ставлячись до соціальних проблем свого часу та прав жінок, Сельма видає одну книгу за одною. У 1906-1907 роках Чудесна мандрівка Нільса Гольгерсона з дикими гусьми викликала великий інтерес, завдяки якому письменниця отримала почесний ступінь Уппсальського університету. Книга, яка вважається класикою дитячої літератури, розповідає про пригоди хлопчика Нільса, який мандрує на спині гусака, пояснюючи історію та географію всіх країн, які він відвідав. Твір, який викликав захоплення у австрійського філософа і педагога Карла Поппера, був прийнятий у багатьох школах Швеції. Він стає настільки популярним у Швеції, що дав назву поїзду, літаку (у формі гусака) і кільком ресторанам. А німецька судноплавна компанія TT Line, яка займається сполученням між Німеччиною та Швецією, досі використовує ім’я Нільса Хольгерссона для одного зі своїх кораблів з 1962 року. У 1981 році на основі цього було знято анімаційний фільм, який також транслював в Італії, і є навіть настільна гра, навіяна історією Нільса. Відомий етолог Конрад Лоренц, лауреат Нобелівської премії з медицини та фізіології 1973 року, розповів під час конференції з вручення премії, що в його ранньому дитинстві історія Нільса справила на нього надзвичайний вплив і визначила фундаментальний вибір його життя: «Відтоді я прагнув стати диким гусаком і, розуміючи, що це неможливо, я відчайдушно хотів мати гусака, а коли це також виявилося неможливим, я погодився на домашніх качок».

Але освячення для Сельми Лагерлеф прийшло в 1909 році разом з Нобелівською премією, першою з шістнадцяти, на даний момент присуджених жінці. На гроші Нобелівської премії письменниця змогла викупити, відремонтувати та повернутися жити в резиденцію Морбака у Вермланді, яку її батько змушений був продати через фінансові труднощію Натомість золота медаль Премії була вручена нею шведським бійцям на початку Другої світової війни, коли шведський уряд, обираючи нейтралітет, хотів збільшити своє оборонне озброєння та чисельність своєї армії. Надання премії, яку так завчасно присудила жінці Шведська академія, установа, яка присуджує Нобелівську премію з літератури, не випадковість: у Швеції з сімнадцятого століття жінкам вдалося отримати деякі права також у політичній сфері, а з 1862 року жінки були допущені до муніципальних виборів і нарешті, отримали право голосу на національних виборах у 1919 році. Через п'ять років Лагерлеф покличе сама Академія, і в цьому випадку вона також є першою жінкою в історії, та зарахує її до своїх членів.Тим часом письменниця продовжує літературну діяльність і публікує Будинок Лільекурна (1911), Імператор португальський (1914), Перстень Лёвеншёльдов (1925), Анна Сверд (1928). Згодом шведська письменниця присвятила своє життя пацифістській та феміністській діяльності. У 1911 році вона виступила з промовою перед Національним альянсом за виборче право жінок.

У наступні роки Сельма Лагерлеф вирішила пожертвувати кошти від своїх публікацій на підтримку єврейських біженців, які втікали з гітлерівської Німеччини. Письменниця активно підтримувала опор проти нацизму, а її пацифістська відданість дозволила врятувати багатьох людей. Завдяки їй, поетесі Неллі Сакс вдалося отримати візу до Швеції та виїхати з Німеччини, уникнувши депортації до концтабору. Однак вона не встигла зустрітися зі Сельмою: коли Неллі приїхала до Стокгольма, Сельма померла від крововиливу в мозок у Марбакці, де народилася. Їй було вісімдесят два роки. Сьогодні вона є найбільш читаною та улюбленою шведською письменницею у світі. Її ім’я присутнє в топоніміці шведських міст, а також Австрії, Німеччини, Голландії, Данії, Іспанії… У Римі на честь Сельми присвячений проспект, а в Равенні круговий рух. Астероїд 11061 також був присвячений їй, та її обличчя з’являється на поштових марках різних країн і на банкнотах шведських 20 крон.

Marie Curie



Giulia Tassi

 

C’è un laboratorio, nell’École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris che sorge in un cortile. Sembra un capannone abbandonato, con il tetto a vetri, fatiscente, che pare invitare la pioggia a entrare. Non c’è pavimento, ma catrame screpolato; non c’è mobilio, ma solo un tavolaccio di legno, qualche strumento, una lavagna e una vecchia stufa. Quest’ultima, poi, non funziona, non tira, e l’inverno morde feroce. Esattamente come l’estate, che abbranca l’ambiente e non lo lascia più. In passato, la Facoltà di Medicina utilizzava questo locale come sala di dissezione: ora, invece, non è adatto nemmeno per ospitare cadaveri. Però, ha una caratteristica. Di notte, quando le luci sono spente e il buio avvolge ogni cosa, una strana tinta azzurro – malva, che a occhi inesperti e sognanti può sembrare qualcosa di fatato, passa attraverso le finestre sporche e il tetto a vetri fatiscenti, colora le pareti e gli oggetti, come se essi fossero esplosi di meraviglia.

Eppure, la magia non c’entra nulla. C’entra la chimica: prosaica e freddissima chimica. In quel laboratorio, che al calar del sole si illumina di azzurro, Marie Skłodowska Curie e il marito Pierre sono riusciti a scoprire e isolare due nuovi elementi: il polonio e il radio. Sono soprattutto i sali di quest’ultimo che, pur essendo in natura privi di colore e annerendosi al contatto con l’aria, se messi in una provetta di vetro iniziano a emanare una luce bluastra che brilla e illumina ogni cosa. L’essenza di questi raggi la si conosce già; il loro impatto sul mondo intorno lo si sta imparando.

È la radioattività, un fenomeno che riguarda il nucleo dell’atomo, grazie alla quale si sono scoperte forze che su questo stesso nucleo vanno ad agire. Cambiano, dunque, completamente le concezioni e dell’atomo e della fisica, perché quest’ultima, così come era conosciuta, non può più essere sufficiente. Su questo lavorano Marie e Pierre, nel capannone fatiscente e illuminato di azzurro. I due coniugi sono una squadra, efficiente e paritaria, ma alla quale viene imposta una gerarchia di genere ingiusta e odiosa. Pierre diviene professore universitario di fisica generale; Marie ne dirige il laboratorio di facoltà. Quando lui muore, investito da una carrozza, il 19 aprile del 1906, lei prende il suo posto. Tiene la sua prima lezione nel mese di novembre, prima donna docente alla Sorbonne, e nei giorni successivi un giornale scrive: «Dal momento che a una donna è permesso tenere lezioni all’università a studenti di entrambi i sessi, che ne sarà della superiorità maschile? Io vi avviso: presto le donne finiranno per diventare esseri umani». Marie Skłodowska Curie, già vincitrice di un premio Nobel, prima donna dottorata in Francia, prima donna docente universitaria, ha la colpa innata di essere, appunto, una donna. E così, quando durante la conferenza di Solvey del 1911 conosce il collega fisico Paul Langevin e i due iniziano una relazione, la stampa e l’opinione pubblica la attaccano e umiliano. Lui è “il grande scienziato” con una solida famiglia lei “l’altra donna”; quando cammina per la strada, la gente le sputa addosso; sassi vengono lanciati contro le finestre del suo laboratorio; alcuni professori della Sorbona le chiedono di lasciare la Francia. Gustave Téry su l'Œuvre pubblica una lettera privata che Curie scrive all’amante e l’accusa di essere una straniera, un’ebrea, che si era «dedicata con i più perfidi espedienti e con i consigli più subdoli ad allontanare Paul Langevin dalla moglie e a separarlo dai figli». Nel Paese è ancora vivido l’Affare Dreyfus e Marie Skłodowska Curie diviene una pedina nella scacchiera dello scontro tra i progressisti e i conservatori, come se lei non fosse ben altro. Tanto, tantissimo, altro.

Negli stessi mesi dello scandalo, le viene infatti comunicato da Stoccolma di essere stata insignita per la seconda volta del premio Nobel, prima e unica persona ad averlo vinto in due ambiti diversi. Contemporaneamente alla nomina, però, arrivano anche le raccomandazioni da parte di Svante Arrhenius, a nome di tutto il comitato per il Nobel, di non presentarsi in Svezia per la consegna del premio: certo, l’Accademia non crede all’autenticità delle lettere, altrimenti non le avrebbe conferito l’importante riconoscimento, però, per il bene dell’intera cerimonia, una sua defezione sarebbe di certo molto apprezzata. Questa la risposta: «Io devo agire seguendo le mie convinzioni. Ritengo non ci sia nessun legame tra il mio lavoro scientifico e le cose riguardanti la mia vita privata di cui la stampa spazzatura mi accusa. Quando riceverete questa lettera, mi sarò organizzata per essere presente alla cerimonia di Stoccolma». E infatti va, insieme alla figlia Irène, accolte dal re di Svezia in persona che ha organizzato in loro onore un sontuoso banchetto a cui partecipano trecento donne legate al mondo della scienza, del teatro, della medicina e della letteratura. Di tutto questo, la stampa francese non scriverà parola alcuna. Con la vittoria del Nobel per la chimica, si concretizza nella testa di Curie, la possibilità che il sogno di tutta una vita diventi reale: creare una struttura per lo studio degli impieghi medici del radio, in particolare per il trattamento del cancro. L’Institut du Radium è inaugurato nel 1914. Poi, però, scoppia la guerra. E se i suoi progetti subiscono una battuta di arresto, lei, no, non si ferma. Concentra tutte le proprie energie nel creare delle unità di radiografia che possano andare negli ospedali militari. Riesce a portare a venti le ambulanze dell’esercito francese dotate di apparecchio radiologico. Si occupa, dal 1916, della formazione tecnica delle operatrici ed è lei stessa a raggiungere le zone di battaglia, spesso insieme alla figlia Irène, per prestare soccorso localizzando proiettili, schegge e fratture nei corpi dei soldati. I giornali iniziano a cambiare i toni.

Ciò che Skłodowska Curie ha fatto durante la Prima Guerra Mondiale è l’esempio concreto e sporco di ciò che ella crede possa e debba fare la scienza. Ecco perché non brevetta la tecnica da lei inventata per l’isolamento del radio; ecco perché vuole l’Institut du Radium, una realtà che ben presto diviene luogo di formazione per giovani ricercatori e soprattutto giovani ricercatrici, affinché il progresso possa continuare a camminare e a migliore la vita di ogni singolo essere umano. La scienza deve mettersi a servizio dell’umanità. Esattamente come lei si è messa a servizio della scienza. Continuerà a lavorare incessantemente fino alla fine, distratta “solo” dal bisogno, che lei non arriverà mai a comprendere, di cercare fondi per la ricerca. Marie Skłodowska Curie muore il 4 luglio del 1934 per un'anemia aplastica, causata dalla lunga esposizione alle radiazioni e ancora oggi, la sua tomba e i suoi taccuini sono avvolti da cappotti di piombo. Questa donna, che ha pagato il fatto stesso di esser donna, è stata un’avventuriera, una pioniera, una sognatrice che credeva nella libertà, unica e inalienabile, garantita dallo studio e dalla conoscenza.

Traduzione francese
Guenoah Mroue

Il y a un laboratoire à l’École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris qui se trouve dans une cour. On dirait un hangar abandonné, le toit vitré, délabré, qui semble inviter la pluie à entrer. Il n’y a pas de sol, mais du goudron craquelé; il n’y a pas de mobilier, mais seulement une tablette en bois, quelques outils, un tableau blanc et un vieux poêle. Cette dernière, alors, ne fonctionne pas, ne tire pas, et l’hiver mord féroce. Tout comme l’été, il embellit l’environnement et ne le laisse plus. Dans le passé, la faculté de médecine utilisait cet endroit comme salle de dissection : maintenant, il n’est même pas adapté pour accueillir des cadavres. Mais il a une caractéristique. La nuit, lorsque les lumières sont éteintes et que l’obscurité enveloppe tout, une étrange teinte bleue - mauve, qui aux yeux inexpérimentés et rêveurs peut sembler quelque chose de féerique, traverse les fenêtres sales et le toit en verre délabré, colore les murs et les objets, Comme s’ils avaient explosé d’émerveillement.

Et pourtant, la magie n’a rien à voir avec ça. Il s’agit de chimie, de chimie très froide et prosaïque. Dans cet atelier, qui brille de bleu à la tombée de la nuit, Marie Skłodowska Curie et son mari Pierre ont pu découvrir et isoler deux nouveaux éléments : le polonium et le radium. Ce sont surtout les sels de ce dernier qui, tout en étant dans la nature sans couleur et noircissant au contact de l’air, si mis dans un tube en verre, commencent à émaner une lumière bleuâtre qui brille et illumine tout. L’essence de ces rayons est déjà connue; leur impact sur le monde autour est appris.

C’est la radioactivité, un phénomène qui affecte le noyau de l’atome, grâce auquel on a découvert des forces qui vont agir sur ce même noyau. Les conceptions de l’atome et de la physique changent donc complètement, car celle-ci, telle qu’elle était connue, ne peut plus suffire. Marie et Pierre y travaillent, dans le hangar délabré et illuminé de bleu. Les deux conjoints forment une équipe, efficace et paritaire, mais à laquelle est imposée une hiérarchie de genre injuste et odieuse. Pierre devient professeur d’université de physique générale ; Marie en dirige le laboratoire de faculté. Quand il meurt, renversé par une voiture, le 19 avril 1906, elle prend sa place. Elle donne sa première leçon en novembre, première enseignante à la Sorbonne, et dans les jours qui suivent, un journal écrit : « Puisqu’une femme est autorisée à donner des cours à l’université à des étudiants des deux sexes, qu’en est-il de la supériorité masculine ? Je vous préviens : bientôt les femmes finiront par devenir des êtres humains». Marie Skłodowska Curie, déjà lauréate d’un prix Nobel, première femme doctorante en France, première femme enseignante universitaire, a la faute innée d’être, justement, une femme. Et donc, lorsque lors de la conférence de Solvey en 1911, elle rencontre son collègue physicien Paul Langevin et que les deux commencent une relation, la presse et l’opinion publique l’attaquent et l’humilient. Il est "le grand scientifique" avec une famille solide elle "l’autre femme"; quand elle marche dans la rue, les gens lui crachent dessus; des pierres sont jetées contre les fenêtres de son laboratoire; des professeurs de la Sorbonne lui demandent de quitter la France. Gustave Téry publie sur l’Œuvre une lettre privée que Curie écrit à son amant et l’accuse d’être une étrangère, une juive, qui s’était « consacrée avec les plus perfides expédients et les conseils les plus sournois à éloigner Paul Langevin de sa femme et à le séparer de ses enfants ». Dans le pays, l’affaire Dreyfus est encore vive et Marie Skłodowska Curie devient un pion sur l’échiquier de l’affrontement entre les progressistes et les conservateurs, comme si elle n’était pas autre chose. Tellement, tellement, tellement plus.

Durant les mêmes mois du scandale, Stockholm lui annonce qu’elle a reçu pour la deuxième fois le prix Nobel, la première et la seule personne à l’avoir remporté dans deux domaines différents. Mais en même temps que la nomination, Svante Arrhenius, au nom de tout le comité Nobel, recommande de ne pas se présenter en Suède pour la remise du prix : bien sûr, l’Académie ne croit pas à l’authenticité des lettres, sinon, elle ne lui aurait pas accordé la reconnaissance importante, mais pour le bien de toute la cérémonie, sa défection serait certainement très appréciée. Voici la réponse : «Je dois agir en suivant mes convictions. Je ne pense pas qu’il y ait de lien entre mon travail scientifique et les choses de ma vie privée dont la presse indésirable m’accuse. Quand vous recevrez cette lettre, je me serai organisée pour être présente à la cérémonie de Stockholm ». Et en effet, elle y va, avec sa fille Irène, accueillies par le roi de Suède en personne qui a organisé en leur honneur un somptueux banquet auquel participent trois cents femmes liées au monde de la science, du théâtre, de la médecine et de la littérature. De tout cela, la presse française n’écrira aucun mot. Avec la victoire du prix Nobel de chimie, se concrétise dans la tête de Curie la possibilité que le rêve de toute une vie devienne réel : créer une structure pour l’étude des utilisations médicales du radium, en particulier pour le traitement du cancer. L’Institut du Radium est inauguré en 1914. Mais la guerre éclate. Et si ses projets s’arrêtent, elle ne s’arrête pas. Elle concentre toute son énergie à créer des unités de radiographie qui peuvent aller dans les hôpitaux militaires. Elle réussit à porter à vingt les ambulances de l’armée française équipées d’un appareil radiologique. Elle s’occupe, depuis 1916, de la formation technique des opératrices et elle a rejoint elle-même les zones de bataille, souvent avec sa fille Irène, pour porter secours en localisant balles, éclats et fractures dans les corps des soldats. Les journaux commencent à changer de ton.

Ce que Skłodowska Curie a fait pendant la Première Guerre mondiale est l’exemple concret et sale de ce qu’elle croit que la science peut et doit faire. C’est pourquoi elle ne brevette pas la technique qu’elle a inventée pour l’isolement du radium; c’est pourquoi elle veut l’Institut du Radium, une réalité qui devient bientôt un lieu de formation pour de jeunes chercheurs et surtout de jeunes chercheuses, pour que le progrès puisse continuer à marcher et à améliorer la vie de chaque être humain. La science doit se mettre au service de l’humanité. Tout comme elle s’est mise au service de la science. Elle continuera à travailler sans relâche jusqu’à la fin, distraite "seulement" par le besoin, qu’elle ne comprendra jamais, de chercher des fonds pour la recherche. Marie Skłodowska Curie meurt le 4 juillet 1934 d’une anémie aplasique causée par une longue exposition aux radiations et aujourd’hui encore, sa tombe et ses carnets sont enveloppés de manteaux de plomb. Cette femme, qui a payé le fait d’être une femme, a été une aventurière, une pionnière, une rêveuse qui croyait en la liberté, unique et inaliénable, garantie par l’étude et la connaissance.

Traduzione inglese
Syd Stapleton

There was a laboratory, in the École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris that stood on a courtyard. It looked like an abandoned shed, with a glazed and dilapidated roof that seemed to invite the rain in. There was no floor, only cracked tar; there was no furniture, only wooden planks, a few tools, a blackboard and an old stove. The latter, however didn’t work, didn’t draw properly, and winter bit fiercely. Exactly like summer, which also created an awful environment in the laboratory. In the past, the Faculty of Medicine had used this room as a dissection room. But at the point Marie Curie was there, it was not even suitable for cutting up corpses. It did have one positive feature, though. At night, when the lights were off and darkness enveloped everything, a strange blue-mauve hue, which to inexperienced and dreamy eyes might look like something fairy-like, passed through the dirty windows and the dilapidated glass roof, coloring the walls and things inside as if they had become something magical.

Yet, magic had nothing to do with it. It had to do with chemistry: prosaic and very cold chemistry. In that laboratory, which lit up blue at sunset, Marie Skłodowska Curie and her husband Pierre managed to discover and isolate two new elements: polonium and radium. It was mainly the salts of the latter that when placed in a glass test tube began to give off a glowing bluish light that illuminated everything, although in nature radium is devoid of color and blackens on contact with air. The essence of these rays was already known, but their impact on the world around was only being learned.

It was radioactivity, a phenomenon that affects the nucleus of the atom, thanks to which forces have been discovered that go to work on this same nucleus. This completely changed, therefore, the concepts of the atom and of physics, because the latter, as it was known, was no longer be sufficient. Marie and Pierre worked on this, in the dilapidated, blue-lit shed. The couple were a team, efficient and equal, but on whom an unfair and hateful gender hierarchy was imposed. Pierre became a university professor of general physics. Marie headed its faculty laboratory. When he died, hit by a carriage, on April 19, 1906, she took his place. She gave her first lecture in November, the first woman professor at the Sorbonne, and in the following days a newspaper wrote, "Since a woman is allowed to lecture at the university to students of both sexes, what will become of male superiority? I warn you: soon women will end up as human beings." Marie Skłodowska Curie, by then already a Nobel Prize winner, the first woman doctoral candidate in France, the first woman university lecturer, had the innate stain of being, precisely, a woman. And so, when she met fellow physicist Paul Langevin during the 1911 Solvey conference and the two began an affair, the press and the public attacked and humiliated her. He is "the great scientist" with a solid family she is "the other woman". When she walked down the street, people spit at her, stones were thrown at the windows of her laboratory and some Sorbonne professors asked her to leave France. Gustave Téry in l'Œuvre published a private letter that Curie wrote to her lover and accused her of being a foreigner, a Jewess, who had "devoted herself by the most perfidious expedients and the most underhanded tactics to alienating Paul Langevin from his wife and separating him from his children." The Dreyfus Affair was still vivid in the country, and Marie Skłodowska Curie became a pawn on the chessboard of the clash between progressives and conservatives, as if she were not so much more. So much, so very much, more.

In the same months as the scandal, she was notified, from Stockholm, that she had been awarded the Nobel Prize for the second time, the first and only person to win it in two different fields. At the same time as the nomination, however, came recommendations from Svante Arrhenius, on behalf of the entire Nobel committee, that she not show up in Sweden for the award presentation. Of course, the Academy did not believe in the authenticity of the letters, otherwise they would not have awarded her the important prize, however, for the sake of the whole ceremony, a defection on her part would certainly have been greatly appreciated. This was her answer, "I have to act according to my convictions. I believe there is no connection between my scientific work and the things concerning my private life of which the trash press accuses me. By the time you receive this letter, I will have arranged to be present at the ceremony in Stockholm."And indeed she went, together with her daughter Irène, welcomed by the King of Sweden himself, who had organized in their honor a sumptuous banquet attended by three hundred women connected with the world of science, theater, medicine and literature. Of all this, the French press would not write a word. With the winning of the Nobel Prize in chemistry, a lifelong dream in Curie's mind became a reality. That was, to create a facility for the study of the medical uses of radium, particularly for the treatment of cancer. The Institut du Radium was opened in 1914. Then, however, war broke out. And even if her projects suffered a setback, she, no, did not stop. She focused all her energies on creating radiography units that could go to military hospitals. She managed to increase the number of French army ambulances equipped with X-ray units to 20. She became in charge, starting in 1916, of the technical training of female operators, and she herself traveled to battle zones, often together with her daughter Irène, to render aid by locating bullets, shrapnel, and fractures in soldiers' bodies.The newspapers began to change their tone.

What Skłodowska Curie did during World War I was a down and dirty example of what she believed science could and should do. That was why she didn’t not patent the technique she invented for the isolation of radium. That is why she wanted the Institut du Radium, a reality that soon became a place of training for young researchers and especially young women researchers, so that progress could continue to improve the lives of every single human being. Science, she believed, must put itself at the service of humanity. Exactly as she put herself at the service of science. She continued to work tirelessly until the end, distracted "only" by the need, which she would never come to understand, to seek research funds. Marie Skłodowska Curie died on July 4, 1934 from aplastic anemia, caused by long exposure to radiation, and to this day, her grave and notebooks are shrouded in lead. This woman, who paid for the very fact of being a woman, was an adventurer, a pioneer, a dreamer who believed in the unique and inalienable freedom guaranteed by study and knowledge.

Traduzione spagnola
Federica Agosta

En la École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris hay un laboratorio situado en un patio. Parece un pabellón abandonado, con el techo de cristal, semi derruido, que parece invitar a la lluvia a entrar. No hay suelo, sino alquitrán resquebrajado; no hay muebles, sino un tablón de madera, unas herramientas, una pizarra y una vieja estufa. Esta última, además, no funciona, no tira, y el invierno azota implacable. Exactamente como el verano, que se apodera del laboratorio y no lo deja estar. En el pasado, la Facultad de Medicina utilizaba este espacio como sala de disección: ahora, en cambio, ni siquiera es apropiado para acoger los cadáveres. Sin embargo, tiene una característica. Por la noche, cuando las luces están apagadas y la oscuridad lo envuelve todo, un singular matiz malva-azul, que a unos ojos inexpertos y soñadores puede parecerles algo relacionado con las hadas, atraviesa las ventanas sucias y el techo de cristal derruido, colorea las paredes y los objetos, como si estuvieran llenos de maravilla.

No obstante, la magia no tiene nada que ver. Tiene que ver con la química: una química prosaica y muy fría. En este laboratorio, que al atardecer se ilumina de azul, Marie Skłodowska Curie y su esposo Pierre lograron descubrir y aislar dos nuevos elementos: el polonio y el radio. Sobre todo, son las sales de este último las que, aunque son carentes de color en la naturaleza, y se tiñen de negro con el contacto con el aire, cuando se colocan en un tubo de ensayo de vidrio empiezan a emitir una luz azulada que brilla e lo ilumina todo. La esencia de dichos rayos ya se conoce; su impacto en el mundo que nos rodea aún se está aprendiendo.

Se trata de la radiactividad, un fenómeno que concierne el núcleo del átomo, gracias al cual se descubrieron unas fuerzas que actúan sobre este mismo núcleo. Cambian completamente los conceptos de átomo y de física, dado que esta última, tal y como se conocía, ya no puede ser suficiente. Sobre esto trabajaron Marie y Pierre, en el pabellón ruinoso e iluminado de azul. Los dos cónyuges forman un equipo, eficiente y paritario, pero al que se le impone una jerarquía de género injusta y odiosa. Pierre llega a ser profesor universitario de física general; Marie dirige el laboratorio de la facultad. Cuando Pierre muere, atropellado por un carruaje, el 19 de abril de 1906, ella toma su lugar. Da su primera clase en el mes de noviembre, primera mujer docente en la Sorbona, y en los días siguientes un periódico escribe: “Puesto que se le permite a una mujer dar clases universitarias a estudiantes de ambos sexos, ¿qué será de la superioridad masculina? Se lo digo: pronto las mujeres terminarán por ser seres humanos”.Marie Skłodowska Curie, ya ganadora de un Premio Nobel, primera mujer doctorada en Francia, primera mujer docente universitaria, tiene la culpa innata de ser, pues sí, una mujer. Y así, cuando durante la conferencia de Solvey de 1911 conoce al colega físico Paul Langevin y los dos emprenden un romance, la prensa y la opinión pública la atacan y humillan. Él es “el gran científico” con una sólida familia, ella es “la otra mujer”; cuando caminaba por la calle, la gente le escupía; tiraban piedras contra las ventanas de su laboratorio; algunos profesores de la Sorbona le pidieron que se fuera de Francia. Gustave Téry, en l’Œuvre, publicó una carta privada que Curie había escrito a su amante y la acusó de ser una extranjera, una judía, que se había “dedicado con los más pérfidos expedientes y los consejos más enrevesados a alejar a Paul Langevin de su esposa y a separarlo de sus hijos”. En Francia, el Asunto Dreyfus seguía siendo debatido y Marie Skłodowska Curie se convirtió en un peón en el tablero del enfrentamiento entre progresistas y conservadores, como si ella no hubiera sido más que eso. Mucho, mucho más que eso.

En efecto, en los mismos meses del escándalo, le comunicaron desde Estocolmo que había sido galardonada por segunda vez con el Premio Nobel, primera y única persona en ganarlo en dos ámbitos diferentes. No obstante, al mismo tiempo que la nominación, llegaron también las recomendaciones de Svante Arrhenius, en nombre de todo el Comité del Nobel, pare que no fuera a Suecia para la entrega del premio: por supuesto, la Academia no creía en la autenticidad de las cartas, pues no le habría otorgado el importante reconocimiento, pero, por el bien de la entera ceremonia, su defección sería sin duda muy apreciada. Esta fue la respuesta: “Yo debo actuar según mis convicciones. Creo que no hay ningún tipo de relación entre mi trabajo científico y las cosas inherentes a mi vida privada de las cuales la prensa basura sigue acusándome. Cuando reciban esta carta, yo ya habré organizado mi presencia en la ceremonia de Estocolmo”. Y efectivamente fue, y junto con su hija Irène fue recibida por el Rey de Suecia, que había organizado en su honor un suntuoso banquete al que asistieron trescientas mujeres del mundo de la ciencia, del teatro, de la medicina y de la literatura. De todo esto, la prensa francesa no escribió palabra alguna. Con la victoria del Premio Nobel de Química, se concretizó en la mente de Curie la posibilidad de que un sueño de toda una vida se hiciera realidad: crear una estructura para el estudio de los empleos médicos del radio, en particular para el tratamiento del cáncer. El Instituto del Radio (Institut du Radium) se inauguró en 1914. Luego, desafortunadamente, estalló la guerra. Y si sus proyectos se detuvieron, ella no, no, se paró. Concentró todas sus energías en crear unas unidades de radiografía que pudieran ir a los hospitales militares. Logró aumentar a veinte el número de ambulancias del ejército francés equipadas con aparatos radiológicos. Desde 1916, se encargó de la formación técnica de las operadoras y ella misma acudió a las zonas de guerra, a menudo con su hija Irène, para prestar ayuda localizando balas, metrallas y fracturas en los cuerpos de los soldados. Los periódicos empezaron a cambiar de opinión.

Lo que Skłodowska Curie había hecho durante la Primera Guerra Mundial era el ejemplo concreto y práctico de lo que ella creía que la ciencia podía y debía hacer. Por eso no patentó la técnica de aislamiento del radio que ella misma había llevado a cabo; porque quería el Instituto del Radio, una realidad que pronto llegó a ser un lugar de formación para los jóvenes investigadores y, sobre todo, para las jóvenes investigadoras, para que el progreso siguiera avanzando y mejorando la vida de todos los seres humanos. La ciencia debe ponerse al servicio de la humanidad. Exactamente como ella se había puesto al servicio de la ciencia. Seguirá trabajando incansablemente hasta el final, distraída “sólo” por la necesidad, que nunca llegará a comprender, de buscar fondos para la investigación. Marie Skłodowska Curie murió el 4 de julio de 1934 a causa de una anemia aplásica, provocada por una larga exposición a la radiación, y hasta el día de hoy, su tumba y sus cuadernos están envueltos en capas de plomo. Esta mujer, que pagó por el hecho mismo de ser mujer, fue una aventurera, una pionera, una soñadora que creía en la libertad, única e inalienable, garantizada por el estudio y el conocimiento.

Traduzione ucraina
Alina Petelko

Є лабораторія, у École supérieure de physique et de chimie industrielle de la ville de Paris який розташований у дворі. Виглядає як покинутий сарай, зі скляним дахом, напівзруйнований, який ніби запрошує дощ увійти. Підлоги немає, а потріскана смола; немає меблів, а тільки дерев'яний стіл, деякі інструменти, дошка і стара піч. Піч не працює, не топить, а зима сувора. Так само, як літо, яке захоплює довкілля і не покидає його. Раніше медичний факультет використовував це приміщення як секційну, а тепер воно непридатне навіть для розміщення трупів. Однак у нього є одна особливість. Вночі, коли світло вимикається і темрява огортає все, дивний синьо-ліловий відтінок, який недосвідченим і замріяним очам міг би здатися чимось казковим, проходить крізь брудні вікна й розсипаний скляний дах, розфарбовує стіни й предмети, наче вибухнули від подиву.

Проте магія тут ні при чому. Задіяна хімія: прозаїчна і дуже холодна хімія. У цій лабораторії, яка світиться синім кольором, коли заходить сонце, Марії Склодовській Кюрі та її чоловікові П’єру вдалося відкрити та виділити два нових елементи: полоній і радій. В основному це солі радію, хоча в природі вони безбарвні і чорніють при контакті з повітрям, якщо їх помістити в скляну пробірку, вони починають випромінювати блакитне світло, яке світить і освітлює все. Сутність цих променів уже відома; вивчається їхній вплив на навколишній світ.

Саме завдяки радіоактивності, явищу, яке впливає на ядро ​​атома, були відкриті сили, які діють на це саме ядро. Отже, уявлення про атом і фізику повністю змінюються. Марі та П'єр працюють над цим у напівзруйнованому, освітленому блакитним світлом сараї. Двоє подружжя є командою, ефективною та рівноправною, але якій нав’язана несправедлива та ненависна гендерна ієрархія. П'єр стає університетським професором загальної фізики; Марі керує лабораторією факультету. Коли він помирає, збитий каретою, 19 квітня 1906 року, вона займає його місце. Вона читає свою першу лекцію в листопаді, стає першою жінкою-вчителем у Сорбонні, а наступними днями газета пише: «Оскільки жінці дозволено читати лекції в університеті студентам обох статей, що буде з чоловічою перевагою? Попереджаю вас: скоро жінки стануть людьми». Марія Склодовська Кюрі, вже лауреат Нобелівської премії, перша жінка-доктор у Франції, перша жінка-професор університету, має вроджену провину за те, що насправді вона жінка. І ось, коли під час конференції Солвей у 1911 році вона зустріла свого колегу-фізика Поля Ланжевена, і вони почали стосунки, преса та громадська думка атакували та принижували її. Він — «великий вчений» із згуртованою родиною, вона — «інша жінка»; коли вона йде по вулиці, на неї плюють; у вікна його лабораторії кидають каміння; деякі професори Сорбонни просять її покинути Францію. Гюстав Тері в l'Œuvre публікує приватний лист, який Кюрі написала своєму коханому, і звинувачує її в тому, що вона іноземка, єврейка, яка «присвятила себе найпідступнішими методами та найвитонченішими порадами, щоб відлучити Поля Ланжевена від його дружини та розлучити його з дітьми». Справа Дрейфуса все ще актуальна в країні, і Марія Склодовська-Кюрі стає пішаком на шахівниці протистояння прогресистів і консерваторів.

У ті ж самі місяці скандалу зі Стокгольма їй повідомляють, що вона вдруге отримала Нобелівську премію — перша і єдина людина, яка отримала її в двох різних сферах. Одночасно з номінацією, Сванте Арреніус рекомендує від імені всього Нобелівського комітету не їхати до Швеції за нагородою: звісно, ​​Академія не вірить у автентичність листів, інакше вона б не присудила премію, однак її відмова брати участь у церемонії нагородження була б позитивно оцінена академією. Ось її відповідь: «Я повинна діяти згідно зі своїми переконаннями. Я вважаю, що немає жодного зв’язку між моєю науковою роботою та тим, у чому мене звинувачує сміттєва преса. До того часу, як ви отримаєте цього листа, я вже домовлюся про присутність на церемонії в Стокгольмі».І насправді вона разом зі своєю донькою Ірен їде на прийом до самого короля Швеції, який організував розкішний бенкет на їхню честь, на якому були присутні три сотні жінок, пов’язаних зі світом науки, театру, медицини та літератури. Про все це французька преса не напише ні слова. З перемогою Нобелівської премії з хімії Кюрі здійснила мрію всього життя: створити основу для вивчення медичного використання радію, зокрема для лікування раку. Institut du Radium був урочисто відкритий у 1914 році. Однак тоді почалася війна. І якщо її проекти припиняються, вона не зупиняється. Вона зосереджує всю свою енергію на створенні рентгенівських установок, які можна поставити у військові госпіталі. Їй вдається оснастити радіологічним обладнанням двадцять санітарних машин французької армії. З 1916 року вона бере участь у технічній підготовці операторів і сама добирається до зон бойових дій, часто разом зі своєю донькою Ірен, щоб надати допомогу, знаходячи кулі, осколки та переломи в тілах солдатів. Газети починають змінювати тон.

Те, що Склодовська Кюрі зробила під час Першої світової війни, є конкретним і брудним прикладом того, що, на її думку, може і повинна робити наука; ось чому вона хоче Institut du Radium, реальності, яка незабаром стане місцем навчання для молодих дослідників і, перш за все, молодих дослідниць, щоб прогрес міг продовжувати крокувати та покращувати життя кожної окремої людини. Наука має поставити себе на службу людству. Так само, як вона поставила себе на службу науці. Вона продовжуватиме невпинно працювати до кінця, відволікаючись «тільки» на потребу, яку вона ніколи не зрозуміє, шукати кошти на дослідження. Марія Склодовська Кюрі померла 4 липня 1934 року від апластичної анемії, спричиненої тривалим впливом радіації, і навіть сьогодні її могила та зошити загорнуті в свинцеві пальто. Ця жінка, яка заплатила за сам факт того, що була жінкою, була авантюристкою, піонеркою, мрійницею, яка вірила в свободу, унікальну й невід’ємну, гарантовану навчанням і знаннями.

 

Sottocategorie

 

 

 Wikimedia Italia - Toponomastica femminile

    Logo Tf wkpd

 

CONVENZIONE TRA

Toponomastica femminile, e WIKIMEDIA Italia