Doris Lessing
Donatella Caione





Laura Zernik

 

Premio Nobel per la letteratura 2007. «Cantrice dell’esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa».

Doris May Taylor in Lessing nasce nel 1919 in Persia da genitori inglesi (il padre era un reduce di guerra vittima di alcune amputazioni) e si sposta con la famiglia in Rhodesia (attuale Zimbabwe). Qui frequenta una scuola cattolica e un liceo per ragazze, ma a tredici anni abbandona la scuola e poi anche la famiglia a causa di un difficile rapporto con la madre, che avrà una forte influenza nella sua carriera di scrittrice. Studia da autodidatta nella famiglia dove a quindici anni va a fare la bambinaia. Diventa centralinista, si sposa due volte e due volte divorzia; il secondo marito è Gottfried Lessing, di cui prende il cognome e ha tre figli. Il suo attivismo politico e sociale inizia dopo il primo divorzio. Nel 1943 si iscrive al Partito Comunista ma soprattutto sposa la causa africana, contro il colonialismo e la supremazia dei bianchi, anche se ciò le costerà nel 1956 l’essere bandita dallo Zimbabwe (dove potrà tornare solo nel 1995). Il suo primo romanzo, L’erba canta, viene pubblicato a Londra nel 1950 (anno del secondo divorzio), dopo il suo trasferimento in Europa.

Nel 2001 fu premiata con il Premio Principe delle Asturie nella categoria Letteratura per le sue opere in difesa della libertà e del Terzo mondo e il Premio Grinzane Cavour. Ha ricevuto inoltre il David Cohen British Literature Prize. Nel 2007 è la volta del premio Nobel per la letteratura. Ai giornalisti che si recarono davanti casa sua per intervistarla, rispose: «Erano trent’anni che lo aspettavo. La gente che non ha sentito parlare di me, adesso, andrà a comprare i miei libri. È una bella cosa, guadagnerò un po’ di soldi». Doris Lessing era così, ironica, tagliente, spietatamente sincera. In realtà il suo romanzo Il taccuino d’oro (che la fece entrare nella rosa dei candidati al Nobel nel 1996) è considerato un classico della letteratura femminista, ma Lessing non ha mai amato essere considerata un’autrice femminista.

Al riguardo ha espresso chiaramente il suo pensiero:

«Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è “Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione».

La produzione letteraria di Doris Lessing è vastissima, ha scritto più di cinquanta romanzi, e comprende i più diversi generi letterari: romanzi realistici, romanzi di fantascienza, racconti, opere teatrali, saggi, memorie autobiografiche ed anche una serie di romanzi e brevi racconti sui gatti. Oltre ad avere sperimentato i vari generi letterari ha affrontato anche le tematiche più diverse, precorrendo temi e modalità espressive, ma anche problematiche. Le sue prime opere furono soprattutto dedicate alle tematiche sociali e alla segregazione razziale nello Zimbabwe. Successivamente ha affrontato temi intimamente umani e in particolare il ruolo delle donne nella società.

Il taccuino d’oro, del 1962, racconta di Anna Wulf, madre single e lavoratrice, senza tabù nel narrare di mestruazioni, orgasmi, sesso, relazioni, svelando tutto ciò che in qualche modo allora faceva parte della vita segreta delle donne, quasi come se fossero cose inesistenti.

Il quinto figlio, del 1988, invece sconfessa l’immagine della mamma amorevole, rompe lo stereotipo della maternità come momento sempre felice oltre che come momento unico per la realizzazione delle donne ed anche questo è un forte atto di rottura.

Il racconto Le nonne, uno dei suoi ultimi scritti, trasposto per il cinema nel film Two mothers, affronta un altro tema vietato: racconta di due amiche che si innamorano l’una del figlio dell’altra diventando entrambe delle figure di riferimento nelle vite dei due uomini anche quando sono adulti.

Nella serie I figli della violenza, scritta durante gli anni Cinquanta, spiccano i primi due: Martha Quest e Un matrimonio per bene in cui l’autrice racconta la storia di Martha, nel primo durante la fase della giovinezza e nel secondo di un matrimonio e una vita coniugale difficile.

Il diario di Jane Somers, del 1983, è un romanzo intenso e commovente in cui la protagonista, cinquantenne di successo, riguarda alla sua vita dopo l’amicizia con Maude, una vicina novantenne. «D’altra parte alcune settimane fa io non mi rendevo nemmeno conto dell’esistenza degli anziani. I miei occhi venivano attratti dalle persone giovani, belle, eleganti, piacevoli, e vedevo solo quelle. Ora è come se un velo fosse stato steso su quelle immagini, e sopra il velo, tutt’a un tratto, ci sono i vecchi, i malati».

È del 1985 La brava terrorista. Sembra incredibile come con il titolo l’autrice sia riuscita a rendere la complessità della protagonista e la particolarità della sua situazione: vive in una casa con dei terroristi, con loro non condivide manifestazioni, picchetti e discussioni ma si occupa di tenere in ordine la casa, trovare i soldi per apportare migliorie, lavare, cucinare, insomma prendersi cura del gruppo. E mentre gli altri e le altre pensano alla rivoluzione lei ricorda la sua vita passata, quando la sua famiglia era unita e la sua casa accogliente. E non riesce a condividere la violenza programmata dal gruppo.

E poi c’è la serie di fantascienza, Canopus in Argos, scritta all’inizio degli anni Ottanta, che comprende cinque romanzi. Non sono fra i suoi romanzi più noti, ma sono stati da lei molto amati anche perché le hanno permesso di essere conosciuta tra il pubblico più giovane. Si tratta di romanzi comunque intrisi di temi spirituali e mistici del Sufismo, una corrente di pensiero islamica a cui Doris Lessing si era interessata durante la metà degli anni Sessanta.

Muore a Londra, nel sonno, il 17 novembre 2013 all’età di 94 anni. Vienna, Vitoria-Gasteiz, Gundelsheim e Copenaghen (in foto) sono state le prime città a intitolarle strade.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de littérature 2007. «Chanteuse de l’expérience féminine qui, avec scepticisme, passion et pouvoir visionnaire, a mis en examen une civilisation divisée».

Doris May Taylor in Lessing naît en 1919 en Perse de parents anglais (son père était un vétéran de la guerre et victime de plusieurs amputations) et déménage avec sa famille en Rhodésie (actuel Zimbabwe). Ici, elle fréquente une école catholique et un lycée pour filles, mais à treize ans, elle abandonne l’école puis la famille à cause d’une relation difficile avec sa mère, qui aura une forte influence dans sa carrière d’écrivain. Elle étudie en autodidacte dans la famille où, à 15 ans, elle devient nounou. Elle devient réceptionniste, se marie deux fois et divorce deux fois; le second mari est Gottfried Lessing, dont elle prend le nom et a trois enfants. Son activisme politique et social commence après le premier divorce. En 1943, elle s’inscrit au Parti communiste mais surtout elle soutient la cause africaine, contre le colonialisme et la suprématie des blancs, même si cela lui coûtera en 1956 l’interdiction du Zimbabwe (où elle ne pourra revenir qu’en 1995). Son premier roman, L’erba canta, est publié à Londres en 1950 (année du second divorce), après son transfert en Europe.

En 2001, elle a reçu le Prix Prince des Asturies dans la catégorie Littérature pour ses œuvres en défense de la liberté et du tiers monde et le Prix Grinzane Cavour. Elle a également reçu le David Cohen British Literature Prize. En 2007, elle obtient le prix Nobel de littérature. Aux journalistes qui se rendirent devant sa maison pour l’interviewer, elle répondit : «Cela faisait trente ans que je l’attendais. Les gens qui n’ont pas entendu parler de moi vont maintenant aller acheter mes livres. C’est une bonne chose, je vais gagner un peu d’argent ». Doris Lessing était aussi ironique, pointue, impitoyablement et sincère. En réalité, son roman Le carnet d’or (qui l’a fait entrer dans la liste des candidats au prix Nobel en 1996) est considéré comme un classique de la littérature féministe, mais Lessing n’a jamais aimé être considérée comme une auteure féministe.

A cet égard, elle a clairement exprimé sa pensée:

«Ce que les féministes veulent de moi, c’est quelque chose qu’elles n’ont pas pris en considération parce qu’il vient de la religion. Ils veulent que je sois leur témoin. Ce qu’ils veulent vraiment me dire, c’est "Ma sœur, je serai à tes côtés dans la lutte pour le jour où ces hommes bestiaux ne seront plus là". Veulent-ils vraiment que l’on fasse des affirmations aussi simplifiées sur les hommes et les femmes? En fait, ils le veulent vraiment. Je suis arrivée avec grand regret à cette conclusion ».

La production littéraire de Doris Lessing est très vaste, elle a écrit plus de cinquante romans, et comprend les genres littéraires les plus divers : romans réalistes, romans de science-fiction, nouvelles, pièces de théâtre, essais, mémoires autobiographiques et aussi une série de romans et de nouvelles sur les chats. En plus d’avoir expérimenté les différents genres littéraires, elle a également abordé les thématiques les plus diverses, en anticipant les thèmes et les modalités expressives, mais aussi les problématiques. Ses premières œuvres sont principalement consacrées aux questions sociales et à la ségrégation raciale au Zimbabwe. Elle a ensuite abordé des thèmes intimement humains et en particulier le rôle des femmes dans la société.

Le carnet d’or, de 1962, raconte d’Anna Wulf, mère célibataire et travailleuse, sans tabou en racontant les règles, les orgasmes, le sexe, les relations, révélant tout ce qui faisait alors partie de la vie secrète des femmes, presque comme si elles n’existaient pas.

Le cinquième fils, de 1988, au contraire, désavoue l’image de la mère aimante, rompt le stéréotype de la maternité comme moment toujours heureux et comme moment unique pour la réalisation des femmes et cela aussi est un fort acte de rupture.

Le récit Les grands-mères, l’un de ses derniers écrits, transposé pour le cinéma dans le film Two mothers, aborde un autre thème interdit : Elle raconte l’histoire de deux amies qui tombent amoureuses l’une de l’autre, devenant toutes deux des figures de référence dans la vie des deux hommes, même lorsqu’elles sont adultes.

Dans la série Les Enfants de la violence, écrite dans les années Cinquante, les deux premiers se distinguent : Martha Quest et Un vrai mariage dans lequel l’auteur raconte l’histoire de Martha, dans le premier pendant la phase de la jeunesse et dans le second d’un mariage et d’une vie conjugale difficile.

Le Journal de Jane Somers, de 1983, est un roman intense et émouvant dans lequel la protagoniste, cinquantenaire à succès, concerne sa vie après son amitié avec Maude, une voisine de 90 ans. «D’autre part, il y a quelques semaines, je ne me rendais même pas compte de l’existence des personnes âgées. Mes yeux étaient attirés par les personnes jeunes, belles, élégantes, agréables, et je ne voyais que celles-là. Maintenant c’est comme si un voile avait été étendu sur ces images, et au-dessus du voile, tout à coup, il y a les vieux, les malades ».

Elle date de 1985. Il semble incroyable qu’avec le titre l’auteur ait réussi à rendre la complexité de la protagoniste et la particularité de sa situation : elle vit dans une maison avec des terroristes, avec eux elle ne partage pas de manifestations, des piquets et des discussions, mais elle s’occupe de garder la maison en ordre, trouver de l’argent pour apporter des améliorations, laver, cuisiner, en bref prendre soin du groupe. Et tandis que les autres pensent à la révolution, elle se souvient de sa vie passée, quand sa famille était unie et sa maison accueillante. Et elle ne peut pas partager la violence programmée par le groupe.

Et puis il y a la série de science-fiction, Canopus in Argos, écrite au début des années 80, qui comprend cinq romans. Ils ne sont pas parmi ses romans les plus connus, mais ils ont été très aimés par elle aussi parce qu’ils lui ont permis d’être connue parmi le plus jeune public. Il s’agit de romans empreints de thèmes spirituels et mystiques du soufisme, un courant de pensée islamique auquel Doris Lessing s’était intéressée au milieu des années 1960.

Elle meurt à Londres, dans son sommeil, le 17 novembre 2013 à l’âge de 94 ans. Vienne, Vitoria-Gasteiz, Gundelsheim et Copenhague (en photo) ont été les premières villes à lui donner le nom de rues.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

2007 Nobel Prize in Literature. The award describes her as, "that epicist of the female experience, who with skepticism, fire and visionary power has subjected a divided civilization to scrutiny."

Doris May Taylor in Lessing was born in 1919 in Persia to English parents (her father was a war veteran who had undergone amputation of a leg) and moved with her family to Rhodesia (present-day Zimbabwe). There she attended a Catholic school and a high school for girls, but at the age of thirteen she dropped out of school and then out of the family because of a difficult relationship with her mother, who would have a strong influence on her writing career. She self-studied in a family where at fifteen she went to be a nanny. She became a switchboard operator, married twice and twice divorced. Her second husband was Gottfried Lessing, whose last name she took, and with whom she had three children. Her political and social activism began after her first divorce. In 1943 she joined the Communist Party but above all espoused the African cause, against colonialism and white supremacy, although this cost her - in 1956 she was banned from Rhodesia (where she could only return in 1995). Her first novel, The Grass is Singing, was published in London in 1950 (the year of her second divorce), after she moved to Europe.

In 2001 she was awarded the Prince of Asturias Prize in the Literature category for her work in defense of freedom and the Third World as well as the Grinzane Cavour Prize. She also received the David Cohen British Literature Prize. In 2007 it was the turn of the Nobel Prize in Literature. To reporters who went in front of her house to interview her, she replied, "I had been waiting 30 years for it. People who haven't heard of me will now go and buy my books. It's a good thing, I'll make some money." Doris Lessing was like that, ironic, cutting, ruthlessly honest. In fact, her novel The Golden Notebook (which made her shortlisted for the Nobel Prize in 1996) is considered a classic of feminist literature, but Lessing never liked to be considered a feminist author.

In this regard, she made her thoughts clear:

«What feminists want from me, they have not taken into account, because it comes from religion. They want me to be a witness to them. In fact, they want to tell me: "Sister, I will be with you in battle until these monstrous people disappear." Do they really want such simplistic statements to be made about men and women? In fact, they really want it. I came to this conclusion with great regret.»

Doris Lessing's literary output is vast, she has written more than fifty novels, and has worked in the most diverse literary genres - realistic novels, science fiction novels, short stories, plays, essays, autobiographical memoirs, and even a series of novels and short stories about cats. In addition to experimenting with various literary genres, she also tackled the most diverse subjects, anticipating themes and modes of expression as well as problems. Her early works were mainly devoted to social issues and racial segregation in Zimbabwe. Later she tackled intimately human themes and in particular the role of women in society.

The Golden Notebook (1962), tells of Anna Wulf, a single and working mother, without taboos in her narration of menstruation, orgasms, sex, relationships, revealing everything that was somehow then part of women's secret lives, almost as if these things were nonexistent.

The Fifth Child (1988), on the other hand disavows the image of the loving mother, breaks the stereotype of motherhood as an always happy moment as well as a unique moment for women's fulfillment, and this too is a strong act of rupture.

The short story The Grandmothers, one of her last writings, which was adapted for the cinema in the film Two Mothers, deals with another forbidden theme. It tells of two friends who fall in love with each other's sons and both become significant figures in the lives of the two men even when they are adults.

In the series The Children of Violence, written during the 1950s, the first two stand out - Martha Quest and A Proper Marriage, in which the author tells the story of Martha, in the former during the phase of youth and in the latter during a difficult marriage and marital life.

The Diary of a Good Neighbor (1983), is an intense and moving novel in which the protagonist, a successful 50-year-old woman, concerns herself with the life of a 90-year-old neighbor, Maude, after befriending her. "On the other hand, a few weeks ago I was not even aware of the existence of the elderly. My eyes were attracted to young, beautiful, elegant, pleasant people, and I only saw those. Now it is as if a veil has been drawn over those images, and above the veil, all of a sudden, there are the old, the sick."

In 1985 her novel The Good Terrorist appeared. It seems incredible, how with the title, Lessing managed to render the complexity of the protagonist and the particularity of her situation. The central character lives in a house with terrorists. She does not participate in their activities and discussions; rather, she is in charge of keeping the house in order, finding money to make improvements, washing, cooking, in short taking care of the group. And while the others think about the revolution she remembers her past life, when her family was united and her home cozy. And she cannot join in the violence planned by the group.

And then there is the science fiction series, Canopus in Argos, written in the early 1980s, which includes five novels. They are not among her best-known novels, but they were treasured by her partly because they allowed her to be known among younger audiences. They are novels, however, steeped in the spiritual and mystical themes of Sufism, an Islamic current of thought in which Doris Lessing had become interested during the mid-1960s.

She died in London, in her sleep, on Nov. 17, 2013 at the age of 94. Vienna, Vitoria-Gasteiz, Gundelsheim and Copenhagen (pictured) were the first cities to name streets after her.


Traduzione spagnola

Daniela Leonardi

Premio Nobel de Literatura 2007. «Cantora de la experiencia femenina que con escepticismo, pasión y poder visionario ha puesto bajo examen una civilización dividida».

Doris May Taylor en Lessing nació en 1919 en Persia de padres ingleses (su padre era un veterano de guerra víctima de algunas amputaciones) y se trasladó con su familia a Rhodesia (actual Zimbabue). Aquí asiste a una escuela católica y una escuela secundaria para niñas, pero a los trece años abandona la escuela y luego también la familia debido a una difícil relación con su madre, que tendrá una fuerte influencia en su carrera de escritora. Estudia de forma autodidacta en la familia donde a los quince años es niñera. Se convierte en recepcionista, se casa dos veces y se divorcia dos veces; el segundo marido es Gottfried Lessing, cuyo apellido toma, con el que tiene tres hijos. Su activismo político y social comienza después del primer divorcio. En 1943 se une al Partido Comunista pero sobre todo se casa con la causa africana, contra el colonialismo y la supremacía de los blancos, aunque esto le costará en 1956 ser desterrada de Zimbabue (a donde podrá volver solo en 1995). Su primera novela, Canta la hierba, se publicó en Londres en 1950 (año del segundo divorcio), después de su traslado a Europa.

En 2001 fue premiada con el Premio Príncipe de Asturias en la categoría Literatura por sus obras en defensa de la libertad y del Tercer Mundo y con el Premio Grinzane Cavour. También recibió el David Cohen British Literature Prize. En 2007, recibió el Premio Nobel de Literatura. A los periodistas que se acercaron a su casa para entrevistarla, les respondió: «Hace treinta años que lo esperaba. La gente que no ha oído hablar de mí, ahora irá a comprar mis libros. Es una buena cosa, ganaré un poco de dinero». Doris Lessing era así, irónica, aguda, despiadadamente sincera. En realidad, su novela El cuaderno de oro, que la llevó a la lista de candidatos al Nobel en 1996, es considerada un clásico de la literatura feminista, pero a Lessing nunca le gustó ser considerada una autora feminista.

A este respecto, ha expresado claramente su opinión:

«Lo que las feministas quieren de mí es algo que ellas no han tenido en cuenta porque proviene de la religión. Quieren que sea su testigo. Lo que realmente quisieran decirme es: "Hermana, estaré a tu lado en la lucha para el día en que esos hombres bestiales se hayan ido". ¿Realmente quieren que se hagan afirmaciones tan simplificadas sobre hombres y mujeres? De hecho, realmente lo quieren. He llegado con gran pesar a esta conclusión».

La producción literaria de Doris Lessing es enorme, ha escrito más de cincuenta novelas, e incluye los más diversos géneros literarios: novelas realistas, novelas de ciencia ficción, cuentos, obras de teatro, ensayos, memorias autobiográficas y también una serie de novelas y breves cuentos sobre los gatos. Además de haber experimentado con varios géneros literarios, también abordó los temas más diversos, anticipándose a temas y modalidades expresivas, pero también problemáticas. Sus primeras obras se centraron en temas sociales y la segregación racial en Zimbabue. A continuación abordó temas íntimamente humanos y en particular el papel de las mujeres en la sociedad.

El cuaderno de oro, de 1962, habla de Anna Wulf, madre soltera y trabajadora, sin tabúes en la narración de menstruaciones, orgasmos, sexo, relaciones, revelando todo lo que entonces era parte de la vida secreta de las mujeres, casi como si fueran cosas inexistentes.

El quinto hijo, de 1988, en cambio, rechaza la imagen de la madre amorosa, rompe el estereotipo de la maternidad como momento siempre feliz, además de como momento único para la realización de las mujeres y también este es un fuerte acto de ruptura.

El cuento Las abuelas, uno de sus últimos escritos, trasladado al cine en la película Two mothers, aborda otro tema prohibido: habla de dos amigas que se enamoran cada una del hijo de la otra, convirtiéndose ambas en figuras de referencia en la vida de los dos hombres, incluso cuando son adultos.

En la serie Los hijos de la violencia, escrita durante los años cincuenta, destacan los dos primeros relatos: Martha Quest y Un matrimonio para bien en el que la autora cuenta la historia de Martha, en el primero durante la etapa de la juventud y en el segundo de un matrimonio y una vida matrimonial difícil.

El diario de una buena vecina, de 1983, es una novela intensa y conmovedora cuya protagonista, una cincuentona de éxito, revisa su vida después de su amistad con Maude, una vecina de noventa años. «Por otra parte, hace algunas semanas ni siquiera me daba cuenta de la existencia de los ancianos. Mis ojos eran atraídos por gente joven, hermosa, elegante, agradable, y eso es todo lo que veía. Ahora es como si un velo hubiera sido extendido sobre aquellas imágenes, y sobre el velo, de repente, están los viejos, los enfermos».

La buena terrorista es de 1985. Parece increíble que con el título la autora haya logrado reunir la complejidad de la protagonista y la particularidad de su situación: vive en una casa con terroristas, con ellos no comparte manifestaciones, los piquetes y las discusiones, pero se ocupa de mantener la casa en orden, encontrar el dinero para hacer mejoras, lavar, cocinar, en resumen, de cuidar del grupo. Y mientras los/las demás solo piensan en la revolución ella recuerda su vida pasada, cuando su familia estaba unida y su hogar era acogedor. Y no puede compartir la violencia programada por el grupo.

Y luego está la serie de ciencia ficción, Canopus in Argos, escrita a principios de los años ochenta, que incluye cinco novelas. No son entre sus novelas más conocidas, pero han sido muy queridas por ella también porque le han permitido ser conocida entre el público más joven. Se trata de novelas llenas de temas espirituales y místicos del sufismo, una corriente de pensamiento islámico por la que Doris Lessing se interesó durante la mitad de los años sesenta.

Murió durmiendo en Londres el 17 de noviembre de 2013 a la edad de 94 años. Viena, Vitoria-Gasteiz, Gundelsheim y Copenhague fueron las primeras ciudades en bautizar sus calles con el nombre de Doris Lessing.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з літератури 2007 року. «Вона розповідає нам про жіночий досвід, та зі скептицизмом, пристрастю та далекоглядною силою вона досліджувала розділену цивілізацію».

Доріс Мей Лессінг народилася в 1919 році в Персії в англійській родині (її батько був ветераном війни, постраждалим від кількох ампутацій) і переїхала з родиною до Родезії (тепер Зімбабве). Тут вона відвідує католицьку школу та середню школу для дівчат, але у віці тринадцяти років залишає школу, а потім і сім'ю через складні стосунки з матір'ю, яка матиме великий вплив на її кар'єру письменниці. Навчався самоучкою в сім'ї, де в п'ятнадцять років йде працювати нянею. Стає телефоністкою, двічі виходить заміж і двічі розлучається; другий чоловік - Готфрід Лессінг, прізвище якого вона бере і з яким у неї троє дітей. Її політична та громадська активність починається після першого розлучення. У 1943 році вона приєдналася до Комуністичної партії, але, перш за все, виступала за африканську справу, проти колоніалізму та верховенство білої раси, навіть якщо це коштувало їй у 1956 році заборони на в’їзд у Зімбабве (куди вона змогла повернутися лише в 1995 році). Її перший роман The Grass Is Singing був опублікований у Лондоні в 1950 році (рік її другого розлучення), після її переїзду до Європи.

У 2001 році вона отримала премію принца Астурійського в категорії «Література» за її твори на захист свободи та країни третього світу, та премію Ґрінцане Кавура. Вона також отримала британську літературну премію Девіда Коена. У 2007 році настала черга Нобелівської премії з літератури. Журналістам, які прийшли до неї додому, щоб взяти у неї інтерв'ю, вона відповіла: «Я чекала цього тридцять років. Люди, які зараз про мене не чули, купуватимуть мої книги. Це добре, я трохи зароблю». Доріс Лессінг була такою, іронічною, гострою, безжально щирою. Фактично, її роман The Golden Notebook (за яким вона увійшла до шорт-листа Нобелівської премії 1996 року) вважається класикою феміністської літератури, але Лессінг ніколи не любила, коли її вважали феміністкою.

З цього приводу вона чітко висловила свої думки:

«Феміністки хочуть від мене те, чого вони не врахували, тому що це походить від релігії. Вони хочуть, щоб я була їх свідком. Вони насправді хочуть сказати мені: «Сестро, я буду поруч із тобою у боротьбі за той день, коли ці звірячі чоловіки зникнуть». Невже вони дійсно хочуть, щоб такі спрощені твердження звучали про чоловіків і жінок? Насправді вони цього дуже хочуть. Я з великим жалем прийшла до такого висновку».

Літературна продукція Доріс Лессінг величезна, більше п'ятдесяти романів, і включає в себе найрізноманітніші літературні жанри: реалістичні романи, наукова фантастика, оповідання, п'єси, есе, автобіографічні спогади і навіть серія романів і оповідань про котів. Крім того, що вона експериментувала з різними літературними жанрами, вона також розглядала найрізноманітніші теми, досліджуючи теми та способи вираження, а також проблеми. Її ранні роботи були в основному присвячені соціальним питанням і расовій сегрегації в Зімбабве. Згодом вона займалася внутрішньолюдськими проблемами і, зокрема, роллю жінки в суспільстві.

The Golden Notebook 1962 року розповідає про Анну Вульф, самотня мати та працівниця; оповідання без табу: розповідається про менструацію, оргазми, секс, стосунки, розкриваючи все, що так чи інакше було частиною таємного життя жінок того часу.

З іншого боку, роман The Fifth Child 1988 року, заперечує образ люблячої матері, ламає стереотип материнства як щасливого моменту, а також унікального моменту самореалізації жінки, і це теж сильний акт зламу.

Оповідання The Grandmothers: Four Short Novels, одне з її останніх творів, транспонований у фільмі Таємний потяг, стосується ще однієї забороненої теми: воно розповідає про двох подруг, які закохуються в сина одна одної, стаючи опорними фігурами в житті двоє чоловіків, навіть коли вони дорослі.

У серії Children of Violence, написаній у 1950-х роках, виділяються перші дві: Martha Quest у якій авторка розповідає історію Марти на першому етапі її юності і A Proper Marriage, про шлюб і важке подружнє життя.

The Diary of a Good Neighbour 1983 року, це напружений і зворушливий роман, у якому успішна 50-річна героїня розповідає про своє життя після дружби з Мод, 90-річною сусідкою. «З іншого боку, кілька тижнів тому я навіть не усвідомлював існування людей похилого віку. Мій погляд притягували молоді, красиві, елегантні, приємні люди, і я тільки їх бачила. Тепер ніби вуаль накрило ті образи, а над вуаллю раптом стають старі, хворі».

The Good Terrorist 1985 року. Здається неймовірним, як за допомогою назви авторці вдалося передати складність героїні та особливість її становища: вона живе в будинку з терористами, але не бере з ними участі в демонстраціях та пікетах, просто піклується про те, щоб підтримувати порядок у домі, знаходити гроші на ремонт, прання, приготування їжі, словом, доглядає за групою. І поки інші думають про революцію, вона згадує своє минуле життя, коли її родина була єдиною, а рідний дім гостинним. І вона не може розділити насильство, запрограмоване групою.

А ще є науково-фантастична серія Canopus in Argos,написана на початку 1980-х років, яка включає п’ять романів. Вони не входять до числа її найвідоміших романів, але вони є її улюбленими, оскільки вони дозволили їй стати відомою серед молодшої аудиторії. Проте це романи, пройняті духовно-містичною тематикою суфізму, течії ісламської думки, якою Доріс Лессінг цікавилася в середині 1960-х років.

Вона померла в Лондоні, уві сні, 17 листопада 2013 року у віці 94 років. Відень, Віторія-Гастейс, Гундельсхайм і Копенгаген (на фото) були першими містами, які назвали вулиці на її честь.

 

Françoise Barré – Sinouss
Irene Cannata e Cinzia Belmonte





Katarzyna Oliwa

 

Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2008 congiuntamente a Luc Montagnier per la scoperta del virus dell’immunodeficienza umana (Hiv)

Françoise Barré-Sinoussi nasce a Parigi nel 1947. Da bambina, durante le vacanze in campagna, trascorre intere giornate all’aria aperta osservando la natura: «il più piccolo insetto poteva catturare la mia attenzione per ore», racconta. A scuola, i suoi voti nelle materie scientifiche sono alti e all’università sceglie la facoltà di Scienze. Con l’avvicinarsi della laurea, inizia a prendere in considerazione la carriera di ricercatrice. Per capire se questa potesse essere la sua strada, scrive a laboratori pubblici e privati, proponendosi come volontaria part-time; per molti mesi non riceve risposta finché non viene accettata all'Istituto Pasteur, nel gruppo guidato da Jean-Claude Chermann, che studiava le relazioni tra il cancro nei topi e i cosiddetti “retrovirus”. Si appassiona così tanto alla ricerca che spende tutto il suo tempo in laboratorio, facendo solo brevi apparizioni all’università per dare gli esami. E Chermann, dopo la laurea, le propone di svolgere presso l’Istituto Pasteur il Dottorato di ricerca, che completa rapidamente nel 1974. Dopo una breve esperienza di un anno negli Stati Uniti, torna all’Istituto Pasteur: sarà qui che svolgerà la ricerca che la porterà al Nobel e sarà qui che continuerà a lavorare fino alla pensione, assumendo, dal 1992, la direzione dell’Unità di Biologia dei Retrovirus.

Una scoperta da Nobel - Nel 1982, Françoise Brun-Vézinet, virologo dell’ospedale Bichat di Parigi, si rivolse all’Istituto Pasteur per chiedere aiuto: una nuova malattia si stava diffondendo in tutto il mondo, diventando una vera e propria pandemia. Era stata denominata “Acquired Immune Deficiency Syndrome”: Aids. Già dalla fine degli anni Settanta, si stava registrando un numero crescente di morti tra giovani uomini omosessuali o tossicodipendenti da eroina a causa di diverse patologie: un tumore, il sarcoma di Kaposi, un’improvvisa e inspiegabile polmonite o infezioni che raramente portavano alla morte soggetti non immunodepressi. Nell’82 si erano registrati casi anche tra pazienti affetti da emofilia, una malattia ereditaria del sangue il cui trattamento richiede trasfusioni. Sempre nell’82 si ha anche la prima trasmissione da madre a feto. Le cartelle cliniche dei pazienti indicavano la drastica diminuzione di un particolare tipo di cellula del sangue, il linfocita CD4 (o T4), il “regista” del sistema immunitario: l’organismo non era più in grado di riconoscere e contrastare gli agenti patogeni esterni e il più banale raffreddore poteva essere letale. La causa della perdita dei linfociti non era chiara ma si ipotizzava fosse un retrovirus.

Il direttore dell’Istituto Pasteur, Luc Montagnier, chiese a Françoise Barré-Sinoussi di occuparsi del caso. Così Barré-Sinoussi e il suo team coltivarono i linfociti CD4 estratti dai linfonodi dei pazienti nella fase iniziale della malattia e rilevarono l'attività di un enzima, detto “trascrittasi inversa”, segno diretto della replicazione del retrovirus. Nel giro di pochi mesi isolarono, amplificarono e sequenziarono quello che in seguito sarà chiamato il virus dell'immunodeficienza umana, Hiv, e lo identificarono come causa dell’Aids. Si compresero dunque il funzionamento del virus e l’interazione con i linfociti. Nella prima fase della malattia il virus Hiv era presente nei linfociti senza “esprimersi” e la/il paziente, sebbene positivo e in grado di infettare altri individui, risultava asintomatico. Nella seconda fase il virus iniziava a esprimersi, cioè a replicarsi, distruggendo i linfociti del/la paziente, che manifestava la sindrome da immunodeficienza acquisita, Aids, non riuscendo a contrastare le infezioni e arrivando alla morte. Si comprese che il virus veniva contratto quando il sangue in circolo entrava in contatto con sangue infetto, ad esempio per trasfusione o tramite lo scambio di siringhe o per via sessuale o trasmissione materno-fetale. Questa scoperta portò rapidamente a sviluppare test diagnostici per rilevare la presenza del virus e alla produzione di farmaci antiretrovirali. La combinazione di prevenzione e trattamento ha poi sostanzialmente ridotto la diffusione della malattia e ha trasformato l'Aids da condanna a morte a malattia cronica gestibile.












Francoise e Montagneir che ricevono il premio Nobel












Attivismo - Dalla scoperta alla cura, però, il passaggio non poteva essere immediato. Nel maggio del 1983, non appena i risultati furono pubblicati sulla rivista Science, le persone malate terminali iniziarono a cercare l’aiuto di Françoise Barré-Sinoussi all'Istituto Pasteur o durante i suoi viaggi, chiedendo una cura. Ha dichiarato: «È stato davvero traumatico. Sapevo, come scienziata, che non avremmo avuto un trattamento a breve, perché sappiamo che la scienza ha bisogno di tempo per sviluppare farmaci. Vedere i pazienti morire e aspettarsi così tanto da noi è stato terribile». Françoise Barré-Sinoussi ha dedicato allora la sua carriera a fermare la diffusione dell'Aids. La piena cognizione che sangue ed emoderivati trasmettessero l'Aids avvenne tra molti ritardi: l’opinione pubblica e le politiche sanitarie inizialmente sottovalutarono la malattia, associandola a comportamenti socialmente stigmatizzati, tanto che su alcuni quotidiani nazionali di diversi Paesi si leggevano espressioni come “cancro dei gay”. Françoise Barré-Sinoussi si è impegnata in prima persona per una corretta comunicazione dei rischi connessi alla malattia e per ottenere le adeguate misure di salute pubblica. Mentre le procedure di prevenzione e cura si stavano rendendo disponibili negli Stati Uniti e in Europa, i costi rendevano le terapie inaccessibili per i Paesi poveri e in particolare in Africa era in atto una vera e propria catastrofe sanitaria. La scienziata ha dichiarato: «La mia prima visita in un Paese africano risale al 1985, in occasione di un seminario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a Bangui (Repubblica Centrafricana). Questa visita è stata un'esperienza impressionante. Lo shock culturale e le condizioni terribili mi hanno turbato molto e hanno fatto nascere in me il desiderio e l’urgenza di collaborare con Paesi con risorse limitate».

Nel 1986 Françoise Barré-Sinoussi contribuì a organizzare la Conferenza internazionale sull'Aids a Parigi e due anni dopo, insieme ai suoi colleghi, ha formato la Società internazionale per l'Aids, che ha lanciato il progetto "Share" per una chiamata a una mobilitazione collettiva mondiale. L'attivismo non ha interrotto il suo lavoro scientifico e l'Unità di Regolazione delle Infezioni Retrovirali presso l'Istituto Pasteur, che ha diretto, è ancora oggi impegnata nella ricerca di un vaccino o di una cura funzionale. La Francia l'ha fregiata della Legion d'Onore, a più riprese, nel 2006, nel 2009, fino alla nomina a Grand'ufficiale nel 2013. «Come tutti, ho dei momenti nella mia vita in cui sono pessimista. Mi chiedo se continuare... Poi vado a fare un viaggio in Africa o nel Sud-est asiatico e ho un piccolo incontro con persone affette da Hiv, e dimentico il mio umore. Dico: "Va bene, andiamo avanti. Continuiamo. Questa è la vita reale. Non pensare a te stessa”».


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de Physiologie et de Médecine en 2008 aux côtés de Luc Montagnier pour la découverte du virus de l’immunodéficience humaine (VIH)

Françoise Barré-Sinoussi est née à Paris en 1947. Enfant, pendant ses vacances à la campagne, elle passe des journées entières en plein air à observer la nature : « le plus petit insecte pouvait attirer mon attention pendant des heures », raconte-t-elle. À l’école, ses notes dans les matières scientifiques sont élevées et à l’université, elle choisit la faculté des sciences. À l’approche de l’obtention du diplôme, elle commence à envisager une carrière de chercheuse. Pour comprendre si cela pouvait être sa voie, elle écrit à des laboratoires publics et privés, se proposant comme volontaire à temps partiel; pendant plusieurs mois elle ne reçoit pas de réponse jusqu’à ce qu’elle soit acceptée à l’Institut Pasteur, dans le groupe dirigé par Jean-Pierre Claude Chermann, qui étudiait les relations entre le cancer chez la souris et les "rétrovirus". Elle se passionne tellement pour la recherche qu’elle passe tout son temps au laboratoire, ne faisant que de brèves apparitions à l’université pour passer les examens. Et Chermann, après l’obtention de son diplôme, lui propose d’effectuer à l’Institut Pasteur le Doctorat de recherche, qu’elle achève rapidement en 1974. Après une brève expérience d’un an aux États-Unis, elle revient à l’Institut Pasteur : c’est ici qu’elle effectuera la recherche qui la mènera au prix Nobel et c’est là qu’elle continuera à travailler jusqu’à sa retraite, en assumant, depuis 1992, la direction de l’Unité de Biologie des Rétrovirus.

Une découverte par Nobel - En 1982, Françoise Brun-Vézinet, virologue de l’hôpital Bichat de Paris, s’adresse à l’Institut Pasteur pour demander de l’aide : une nouvelle maladie se propage dans le monde entier, devenant une véritable pandémie. Elle avait été appelée "Acquired Immune Deficiency Syndrome" : Sida. Depuis la fin des années 70, on enregistre un nombre croissant de décès parmi les jeunes hommes homosexuels ou dépendants à l’héroïne en raison de diverses pathologies : un cancer, le sarcome de Kaposi, une pneumonie soudaine et inexpliquée ou des infections qui entraînent rarement la mort de personnes non immunodéprimées. En 1982, des cas ont également été enregistrés chez des patients atteints d’hémophilie, une maladie héréditaire du sang dont le traitement nécessite des transfusions. En 1982, on a aussi la première transmission de la mère au fœtus. Les dossiers médicaux des patients indiquaient la diminution drastique d’un type particulier de cellule sanguine, le lymphocyte CD4 (ou T4), le "directeur" du système immunitaire : l’organisme n’était plus en mesure de reconnaître et de combattre les agents pathogènes externes et le rhume le plus banal pouvait être mortel. La cause de la perte de lymphocytes n’était pas claire, mais on supposait qu’il s’agissait d’un rétrovirus.

Le directeur de l’Institut Pasteur, Luc Montagnier, demanda à Françoise Barré-Sinoussi de s’occuper de l’affaire. Ainsi, Barré-Sinoussi et son équipe ont cultivé les lymphocytes CD4 extraits des ganglions lymphatiques des patients au stade précoce de la maladie et ont détecté l’activité d’une enzyme appelée "transcriptase inverse", signe direct de la réplication du rétrovirus. En quelques mois, ils ont isolé, amplifié et séquencé ce qu’on appellera plus tard le virus de l’immunodéficience humaine, le VIH, et l’ont identifié comme la cause du sida. On comprit donc le fonctionnement du virus et l’interaction avec les lymphocytes. Au premier stade de la maladie, le virus VIH était présent dans les lymphocytes sans "s’exprimer" et le patient, bien que positif et capable d’infecter d’autres individus, était asymptomatique. Dans la seconde phase, le virus commençait à s’exprimer, c’est-à-dire à se répliquer, détruisant les lymphocytes du patient, qui manifestait le syndrome d’immunodéficience acquise, SIDA, ne parvenant pas à contrer les infections et conduisant à la mort. On a compris que le virus était contracté lorsque le sang circulant entrait en contact avec du sang infecté, par exemple par transfusion ou par échange de seringues ou par voie sexuelle ou transmission maternelle-fœtale. Cette découverte a rapidement conduit au développement de tests diagnostiques pour détecter la présence du virus et à la production de médicaments antirétroviraux. La combinaison de la prévention et du traitement a considérablement réduit la propagation de la maladie et a transformé le sida de la condamnation à mort en une maladie chronique gérable.












Françoise et Montagneir reçoivent le prix Nobel












Activisme - De la découverte au traitement, cependant, le passage ne pouvait pas être immédiat. En mai 1983, dès que les résultats ont été publiés dans la revue Science, les malades en phase terminale ont commencé à demander l’aide de Françoise Barré-Sinoussi à l’Institut Pasteur ou pendant ses voyages, en demandant un traitement. Elle a déclaré : «C’était vraiment traumatisant. Je savais, en tant que scientifique, que nous n’aurions pas de traitement à court terme, car nous savons que la science a besoin de temps pour développer des médicaments. Voir les patients mourir et attendre autant de nous a été terrible ». Françoise Barré-Sinoussi a alors consacré sa carrière à arrêter la propagation du sida. La pleine connaissance que le sang et les produits sanguins véhiculent le sida a eu lieu dans de nombreux délais : l’opinion publique et les politiques de santé ont d’abord sous-estimé la maladie, l’associant à des comportements socialement stigmatisés, dans certains journaux nationaux de différents pays, on lisait des expressions comme "cancer des gays". Françoise Barré-Sinoussi s’est engagée personnellement à communiquer correctement les risques liés à la maladie et à obtenir les mesures de santé publique appropriées. Alors que les procédures de prévention et de traitement devenaient disponibles aux États-Unis et en Europe, les coûts rendaient les thérapies inaccessibles aux pays pauvres et en particulier en Afrique, une véritable catastrophe sanitaire était en cours. La scientifique a déclaré : «Ma première visite dans un pays africain remonte à 1985, lors d’un séminaire de l’Organisation mondiale de la santé (OMS) à Bangui (République centrafricaine). Cette visite a été une expérience impressionnante. Le choc culturel et les conditions terribles m’ont beaucoup troublé et ont fait naître en moi le désir et l’urgence de collaborer avec des pays aux ressources limitées».

En 1986, Françoise Barré-Sinoussi a aidé à organiser la Conférence internationale sur le sida à Paris et deux ans plus tard, avec ses collègues, elle a formé la Société internationale pour le sida, qui a lancé le projet "Share" pour un appel à une mobilisation collective mondiale. L’activisme n’a pas interrompu son travail scientifique et l’Unité de Régulation des Infections Rétrovirales de l’Institut Pasteur, qu’elle a dirigé, est toujours engagée dans la recherche d’un vaccin ou d’un traitement fonctionnel. La France l’a couronnée de la Légion d’honneur, à plusieurs reprises, en 2006, en 2009, jusqu’à sa nomination comme Grand Officier en 2013. «Comme tout le monde, j’ai des moments dans ma vie où je suis pessimiste. Je me demande si je vais continuer... Ensuite, je vais faire un voyage en Afrique ou en Asie du Sud-Est et j’ai une petite rencontre avec des personnes atteintes du VIH, et j’oublie mon humeur. Je dis : "D’accord, allons de l’avant. Continuons. C’est la vraie vie. Ne pense pas à toi-même"».


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Françoise Barré-Sinoussi was awarded the Nobel Prize in Physiology and Medicine in 2008, jointly with Luc Montagnier, for their discovery of the human immunodeficiency virus (HIV).

Françoise Barré-Sinoussi was born in Paris in 1947. As a child, during vacations in the countryside, she spent entire days outdoors observing nature - "the smallest insect could capture my attention for hours," she said. In school, her grades in science subjects were high, and in college she chose the Faculty of Science. As graduation approached, she began to consider a career in research. To see if this could be her path, she wrote to public and private laboratories, offering herself as a part-time volunteer. For many months she received no responses, until she was accepted at the Pasteur Institute, in the group led by Jean-Claude Chermann, which was studying the relationships between cancer in mice and so-called "retroviruses." She became so passionate about research that she spent all her time in the laboratory, making only brief appearances at the university to take exams. And Chermann, after graduation, offered her a PhD at the Pasteur Institute, which she quickly completed in 1974. After a brief one-year stint in the United States, she returned to the Pasteur Institute. It was there that she carried out the research that led to her Nobel Prize, and it was there that she would continue to work until her retirement in 2017, assuming, from 1992, the direction of the Retrovirus Biology Unit.

In 1982, Françoise Brun-Vézinet, a virologist at the Bichat Hospital in Paris, turned to the Pasteur Institute for help. A new disease was spreading around the world, becoming a true pandemic. It had been named Acquired Immune Deficiency Syndrome: AIDS. As early as the late 1970s, an increasing number of deaths were being reported among young homosexual men or heroin addicts due to a variety of diseases, including a tumor, Kaposi's sarcoma, sudden unexplained pneumonia, or infections that rarely led to death in non-immunocompromised individuals. In 1982, cases had also been reported among patients with hemophilia, an inherited blood disease whose treatment requires transfusions. Also in 1982, the first mother-to-fetus transmission also occurred. Patients' medical records indicated a drastic decrease in a particular type of blood cell, the CD4 (or T4) lymphocyte, the "director" of the immune system. As a result, the body was no longer able to recognize and fight off external pathogens, and the most trivial cold could be deadly. The cause of the loss of lymphocytes was unclear but was speculated to be a retrovirus.

The director of the Pasteur Institute, Luc Montagnier, asked Françoise Barré-Sinoussi to take up the case. So Barré-Sinoussi and her team cultured CD4 lymphocytes extracted from the lymph nodes of patients in the early stage of the disease and detected the activity of an enzyme, called "reverse transcriptase," a direct sign of retrovirus replication. Within months they isolated, amplified and sequenced what would later be called the human immunodeficiency virus, HIV, and identified it as the cause of AIDS. They then understood how the virus functions and interacts with lymphocytes. In the first phase of the disease, the HIV virus was present in the lymphocytes without "expressing itself," and the patient, although positive and able to infect other individuals, was asymptomatic. In the second phase, the virus began to express, i.e., to replicate, destroying the patient's lymphocytes, which manifested then as acquired immune deficiency syndrome, AIDS, failing to fight off infection and leading to death. It was understood that the virus was contracted when circulating blood came into contact with infected blood, such as through transfusion or syringe exchange or through sexual or maternal-fetal transmission. This discovery quickly led to the development of diagnostic tests to detect the presence of the virus and the production of antiretroviral drugs. The combination of prevention and treatment then substantially reduced the spread of the disease and transformed AIDS from a death sentence to a manageable chronic disease.












Francoise and Montagneir receiving the Nobel Prize












But the transition from discovery to cure would not be immediate. In May 1983, as soon as the findings were published in the journal Science, terminally ill people began seeking Françoise Barré-Sinoussi's help at the Pasteur Institute or during her travels, asking for a cure. She stated, "It was really traumatic. I knew, as a scientist, that we would not have a treatment anytime soon, because we know that science needs time to develop drugs. To see patients die and expect so much from us was terrible." Françoise Barré-Sinoussi then dedicated her career to stopping the spread of AIDS. The full understanding that blood and blood products transmitted AIDS came after many delays. Public opinion and health policies initially underestimated the disease, associating it with socially stigmatized behavior, so much so that expressions such as "gay cancer" could be read in some national newspapers in several countries. Françoise Barré-Sinoussi was personally committed to proper communication of the risks associated with the disease and to obtaining the appropriate public health measures. While prevention and treatment procedures were becoming available in the United States and Europe, costs were making treatment unaffordable for poor countries, and in Africa in particular, a health catastrophe was unfolding. The scientist said, "My first visit to an African country was in 1985, at a World Health Organization (WHO) seminar in Bangui (Central African Republic). This visit was an impressive experience. The culture shock and the terrible conditions were very disturbing to me and gave rise to a desire and urgency to collaborate with countries with limited resources."

In 1986 Françoise Barré-Sinoussi helped organize the International AIDS Conference in Paris, and two years later, together with her colleagues, she formed the International AIDS Society, which launched the "Share" project for a call for worldwide collective mobilization. Activism did not interrupt her scientific work, and the Retroviral Infection Regulation Unit at the Pasteur Institute, which she directed, is still engaged in the search for a vaccine or functional cure. France has decorated her with the Legion of Honor, on several occasions, in 2006, in 2009, until her appointment as Grand Officer in 2013. «Like everyone, I have moments in my life when I am pessimistic. I wonder whether to continue... Then I go on a trip to Africa or Southeast Asia and have a small encounter with people with HIV, and I forget my mood. I say, "All right, let's keep going. Let's keep going. This is real life. Don't think about yourself"».


Traduzione spagnola

Vanessa Dumassi

Premio Nobel de Fisiología y Medicina en 2008 junto con Luc Montagnier por el descubrimiento del virus de la inmunodeficiencia humana (VIH)

Françoise Barré-Sinoussi nació en París en 1947. Cuando era niña, durante las vacaciones en el campo, pasaba días enteros al aire libre observando la naturaleza: «Hasta el más pequeño insecto podía captar mi atención por horas», nos cuenta. En el colegio sus notas en las asignaturas científicas son altas y en la universidad elige la Facultad de Ciencias. A medida que se acercaba su licenciatura, empezó a pensar en la carrera de investigadora. Para ver si ese podía ser su camino, escribió a oficinas públicas y privadas ofreciéndose como voluntaria a tiempo parcial; durante muchos meses no recibió ninguna respuesta, hasta cuando la aceptaron en el Istituto Pasteur, en el grupo dirigido por Jean-Claude Chermann, que estudiaba la relación entre el cáncer en ratones y los llamados "retrovirus". Se apasiona tanto por la investigación que pasa todo el tiempo en el laboratorio, haciendo sólo breves apariciones en la universidad para presentarse a los exámenes. Y Chermann, tras su licenciatura, le ofreció un doctorado en el Instituto Pasteur, que completó rápidamente en 1974. Después de una breve experiencia de un año en Estados Unidos, regresó al Instituto Pasteur: es aquí donde llevará a cabo las investigaciones que le valdrán el Premio Nobel y donde seguirá trabajando hasta su jubilación, asumiendo, desde 1992, la dirección de la Unidad de Biología de Retrovirus.

Un descubrimiento digno del Premio Nobel – En 1982, Françoise Brun-Vézinet, viróloga del Hospital Bichat de París, pidió ayuda al Instituto Pasteur: una nueva enfermedad se extendía por el mundo, convirtiéndose en una verdadera pandemia. Esta enfermedad se denominó "Síndrome de Inmunodeficiencia Adquirida" (SIDA). Ya a finales de los años setenta se registraba un número creciente de jóvenes homosexuales o heroinómanos muertos a causa de diversas enfermedades: un tumor, un sarcoma de Kaposi, una neumonía imprevista e inexplicable o infecciones que en raras ocasiones provocaban la muerte en sujetos no inmunodeprimidos. En 1982, también se notificaron casos entre pacientes con hemofilia, una enfermedad hereditaria de la sangre cuyo tratamiento requiere transfusiones. En 1982 se verificó también la primera transmisión de madre a feto. Los historiales médicos de los pacientes indicaban la drástica disminución de un específico tipo de células sanguíneas, el linfocito CD4 (o T4), el "director" del sistema inmunitario: el organismo ya no era capaz de reconocer y combatir los agentes patógenos externos e incluso el resfriado más banal podía ser mortal. La causa de la pérdida de linfocitos no estaba clara, pero se sospechaba un retrovirus. El director del Instituto Pasteur, Luc Montagnier, le pidió a Françoise Barré-Sinoussi que se ocupase del caso. Barré-Sinoussi y su equipo cultivaron linfocitos CD4 extraídos de los linfonodos de pacientes en la fase inicial de la enfermedad y observaron la actividad de una enzima, llamada "transcriptasa inversa", que era una clara señal de la replicación del retrovirus.

En pocos meses aislaron, amplificaron y secuenciaron lo que más tarde se llamó el virus de la inmunodeficiencia humana, VIH, es decir el responsable del SIDA. Así se comprendió el funcionamiento del virus y su interacción con los linfocitos. En la primera fase de la enfermedad, el virus VIH estaba presente en los linfocitos sin "expresarse" y los/las enfermos/as, a pesar de la positividad y de la capacidad de infectar a otras personas, eran asintomáticos/as. En la segunda fase el virus comenzaba a expresarse, es decir, a replicarse, destruyendo los linfocitos del/de la paciente, que iba manifestando el síndrome de inmunodeficiencia adquirida (SIDA); sin poder combatir las infecciones, se llegaba a la muerte. Se descubrió que el virus se contraía cuando la sangre en circulación entraba en contacto con sangre infectada, por ejemplo, por transfusión o a través del intercambio de jeringuillas o por transmisión sexual o materno-fetal. Este descubrimiento condujo rápidamente al desarrollo de test de diagnóstico para detectar la presencia del virus y condujo también a la producción de medicamentos antirretrovirales. Desde entonces, la combinación de prevención y tratamiento ha reducido sustancialmente la propagación de la enfermedad y transformando el SIDA de una sentencia de muerte en una enfermedad crónica controlable.












Françoise y Montagneir recibiendo el Premio Nobel












Activismo – A pesar de este descubrimiento, sin embargo, la llegada del tratamiento no pudo ser inmediata. En mayo de 1983, a partir del momento en el que se publicaron los resultados en la revista Science, enfermos/as terminales empezaron a buscar la ayuda de Françoise Barré-Sinoussi en el Instituto Pasteur o durante sus viajes, pidiendo un tratamiento. La mujer declaró: «Fue realmente traumático. Como científica, sabía que no teníamos un tratamiento pronto, porque sabemos que la ciencia necesita tiempo para desarrollar fármacos. Ver morir a pacientes que esperaban tanto en nosotros fue terrible». Françoise Barré-Sinoussi dedicó su carrera a detener la propagación del SIDA. La plena conciencia de que la sangre y los hemoderivados transmitiesen el SIDA se produjo en medio de muchos retrasos: la opinión pública y las políticas sanitarias inicialmente subestimaron la enfermedad, asociándola a comportamientos socialmente estigmatizados, hasta el punto que en algunos periódicos nacionales de varios países se podían leer expresiones como "cáncer de los gays". Françoise Barré-Sinoussi se comprometió personalmente a comunicar adecuadamente los riesgos asociados a la enfermedad y a obtener las medidas de salud pública adecuadas. Mientras en Estados Unidos y Europa se empezaba a disponer de procedimientos preventivos y curativos, los costes hacían que las terapias fueran inasequibles para los países pobres y en África, en particular, se estaba produciendo una catástrofe sanitaria. La científica declaró: «Mi primera visita a un país africano fue en 1985 en ocasión de un seminario de la Organización Mundial de la Salud (OMS) en Bangui (República Centroafricana). Esta visita fue una experiencia impresionante. El choque cultural y las terribles condiciones me inquietaron mucho y despertaron en mí el deseo y la urgencia de trabajar con países con recursos limitados».

En 1986, Françoise Barré-Sinoussi contribuyó a organizar la Conferencia Internacional sobre el SIDA en París y dos años más tarde, junto con sus colegas, formó la Sociedad Internacional del SIDA, que lanzó el proyecto "Share" para llamar a la movilización colectiva mundial. Su activismo no interrumpió su labor científica y la Unidad de Regulación de Infecciones Retrovirales del Instituto Pasteur que dirigía sigue inmersa en la búsqueda de una vacuna o un tratamiento funcional. Francia la ha condecorado con la Legión de Honor en varias ocasiones: en 2006, en 2009 hasta su nombramiento como Gran Oficial en 2013.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з фізіології і медицини 2008 року спільно з Люком Монтаньє за відкриття вірусу імунодефіциту людини (ВІЛ)

Франсуаза Барре-Сінусі народилася в Парижі в 1947 році. У дитинстві, під час канікул у селі, вона проводила цілі дні на свіжому повітрі, спостерігаючи за природою: "Найменша комашка могла годинами привертати мою увагу", - розповідає вона. У школі мала високі оцінки з природничих предметів, а в університеті обрала природничий факультет. З наближенням закінчення навчання почала замислюватися над кар'єрою наукового співробітника. Щоб перевірити, чи може це бути її шлях, вона писала в державні та приватні лабораторії, пропонуючи себе в якості волонтера на неповний робочий день; протягом багатьох місяців вона не отримувала відповіді, поки її не прийняли в Інститут Пастера, в групу під керівництвом Жана-Клода Черманна, що вивчає зв'язок між раком у мишей і так званими "ретровірусами". Вона настільки захопилася дослідженнями, що весь свій час проводила в лабораторії, лише ненадовго з'являючись в університеті для здачі іспитів. Після закінчення університету Черманн запропонував їй захистити докторську дисертацію в Інституті Пастера, яку вона швидко закінчила в 1974 році. Після короткого річного перебування в США вона повернулася до Інституту Пастера: саме тут вона провела дослідження, які привели її до Нобелівської премії, і саме тут вона продовжувала працювати до виходу на пенсію, очоливши в 1992 році відділ біології ретровірусів.

Відкриття, гідне Нобелівської премії - У 1982 році Франсуаза Брюн-Везіне, вірусолог паризького госпіталю Бішат, звернулася до Інституту Пастера за допомогою: світом ширилася нова хвороба, набуваючи характеру справжньої пандемії. Він називався "Синдром набутого імунодефіциту": СНІД. Вже наприкінці 1970-х років серед молодих чоловіків-гомосексуалістів або героїнових наркоманів фіксували все більше смертей від різних хвороб: пухлини, саркоми Капоші, раптової незрозумілої пневмонії або інфекцій, які рідко призводили до смерті серед неімунодепресивних осіб. У 1982 році також були зареєстровані випадки серед хворих на гемофілію, спадкове захворювання крові, лікування якого потребує переливання крові. 82 також відбулася перша передача вірусу від матері до плоду. Медичні карти пацієнтів свідчили про різке зниження особливого типу клітин крові - лімфоцитів CD4 (або Т4), "режисера" імунної системи: організм вже не здатен розпізнавати та боротися із зовнішніми патогенами, і найбанальніша застуда може призвести до летального результату. Причина втрати лімфоцитів була незрозумілою, але припускалося, що це був ретровірус.

Директор Інституту Пастера Люк Монтаньє попросив Франсуазу Барре-Сінусс взятися за цю справу. Так, Барре-Сінуссі та її команда культивували лімфоцити CD4, витягнуті з лімфатичних вузлів пацієнтів на ранній стадії захворювання, і виявили активність ферменту під назвою "зворотна транскриптаза", що є прямою ознакою реплікації ретровірусу. За кілька місяців вони виділили, ампліфікували та секвенували те, що пізніше буде названо вірусом імунодефіциту людини, ВІЛ, і визначили його як причину СНІДу. Вони зрозуміли, як працює вірус і як він взаємодіє з лімфоцитами. На першій фазі захворювання вірус ВІЛ був присутній в лімфоцитах, не "проявляючи себе", і пацієнт, хоча і був позитивним і міг інфікувати інших, проте мав безсимптомний перебіг хвороби. У другій фазі вірус починав експресуватися, тобто розмножуватися, руйнуючи лімфоцити хворого, що проявлялося синдромом набутого імунодефіциту, СНІДом, нездатністю побороти інфекцію і призводило до смерті. Було зрозуміло, що вірус передається при контакті циркулюючої крові з інфікованою кров'ю, наприклад, при переливанні або обміні шприцами, а також статевим шляхом або передачею від матері до плоду. Це відкриття швидко призвело до розробки діагностичних тестів для виявлення наявності вірусу та виробництва антиретровірусних препаратів. Поєднання профілактики та лікування дозволило суттєво зменшити поширення хвороби та перетворити СНІД зі смертельного вироку на керовану хронічну хворобу.












Франсуаза-і-Монтаньєр отримує Нобелівську премію












Активізм - від відкриття до лікування, однак, перехід не може бути миттєвим. У травні 1983 року, як тільки результати були опубліковані в журналі Science, невиліковно хворі люди почали звертатися за допомогою до Франсуази Барре-Сінусс в Інституті Пастера або під час її подорожей з проханням вилікувати їх. Вона сказала: "Це було дуже травматично. Я знав, як науковець, що найближчим часом ми не матимемо лікування, бо ми знаємо, що науці потрібен час, щоб розробити ліки. Бачити, як помирають пацієнти, і очікувати від нас так багато - це було жахливо. Франсуаза Барре-Сінуссі присвятила свою кар'єру боротьбі з поширенням СНІДу Повне усвідомлення того, що СНІД передається через кров і продукти крові, прийшло з багатьма затримками: громадська думка і політика в галузі охорони здоров'я спочатку недооцінювали цю хворобу, асоціюючи її з соціально стигматизованою поведінкою, аж до того, що в деяких національних газетах кількох країн можна було прочитати такі вирази, як "рак геїв". Франсуаза Барре-Сінусі особисто взяла на себе зобов'язання щодо належного інформування про ризики, пов'язані з цим захворюванням, та вжиття відповідних заходів у сфері охорони здоров'я. У той час як профілактичні та лікувальні процедури стають доступними у Сполучених Штатах та Європі, вартість лікування робить його недоступним для бідних країн, а в Африці, зокрема, відбувається справжня катастрофа у сфері охорони здоров'я. Вчений розповів: "Мій перший візит до африканської країни відбувся у 1985 році з нагоди семінару Всесвітньої організації охорони здоров'я (ВООЗ) у Бангі (Центральноафриканська Республіка). Цей візит справив на мене велике враження. Культурний шок та жахливі умови, в яких я опинилася, дуже схвилювали мене і породили в мені бажання та потребу співпрацювати з країнами з обмеженими ресурсами".

У 1986 році Франсуаза Барре-Сінусі допомогла організувати Міжнародну конференцію зі СНІДу в Парижі, а через два роки разом зі своїми колегами створила Міжнародне товариство зі СНІДу, яке запустило проект "Share", що став всесвітнім закликом до колективної мобілізації. Її активна діяльність не перервала наукової роботи, і відділ регуляції ретровірусних інфекцій Інституту Пастера, який вона очолювала, досі займається пошуком вакцини або функціонального лікування. Франція неодноразово нагороджувала її орденом Почесного легіону - у 2006, 2009 роках, до її призначення Великим офіцером у 2013 році. «Come tutti, ho dei momenti nella mia vita in cui sono pessimista. Mi chiedo se continuare... Poi vado a fare un viaggio in Africa o nel Sud-est asiatico e ho un piccolo incontro con persone affette da Hiv, e dimentico il mio umore. Dico: "Va bene, andiamo avanti. Continuiamo. Questa è la vita reale. Non pensare a te stessa”».

 

Ada Yonath
Laura Candiani





Katarzyna Oliwa

 

Ha vinto il Premio Nobel per la chimica nel 2009, insieme a Thomas Arthur Steitz e a Venkatraman Ramakrishnan per gli studi sulla struttura e la funzione dei ribosomi, che sono complessi macromolecolari responsabili della sintesi proteica; questo riconoscimento comprende tre primati: è la prima cittadina israeliana a vincere un Nobel, ma anche la prima premiata mediorientale e la prima donna dopo Dorothy Crowfoot Hodgkin nel lontano 1964 ad ottenere il Premio per la chimica. 

Ada Lifshitz Yonath è nata a Gerusalemme il 22 giugno 1939 da genitori sionisti, arrivati dalla Polonia ancora prima che fosse fondato lo Stato di Israele. Il padre era rabbino, proveniente da una famiglia di rabbini, ma nella nuova patria per sopravvivere aprì un modesto negozio di generi alimentari. La bambina crebbe in un quartiere popolare, fra difficoltà economiche, che tuttavia cercava di superare grazie allo studio e alla lettura. Potè comunque frequentare buone scuole e, con il trasferimento a Tel Aviv dopo la morte del padre, avvenuta quando aveva solo dieci anni, entrò in un istituto superiore che riusciva a pagare dando lezioni di matematica; essendo una studente brillante e rigorosa, attirò la stima della docente Zvi Vinitzky che la incoraggiò e l'aiutò economicamente. Ha raccontato in varie occasioni di aver avuto presto la passione per la ricerca, rischiando anche di farsi del male: nei suoi esperimenti casalinghi si ruppe un braccio misurando l'altezza di un balcone e appiccò un fuoco con il cherosene. Ma ha pure ricordato la condizione di indigenza in cui si trovava con la madre e la sorella: «Sopravvivere è molto più faticoso che fare scienza. Nella scienza puoi sempre cambiare approccio se una strategia fallisce. Ma quando hai fame, hai fame!».

Nel 1962, dopo aver frequentato la facoltà di Chimica a Gerusalemme, ottenne la laurea e due anni dopo si specializzò in Biochimica. Nel 1968, nel prestigioso istituto Weizmann che poi avrebbe diretto, prese un'altra specializzazione in Cristallografia. Nel 1969 entrò con incarichi post-laurea alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh e l'anno dopo al Mit (Cambridge, Massachusetts) dove lavorava con il prof. William Lipscomb, futuro Nobel per la chimica (1976), con la cristallografia delle proteine che utilizza i raggi X per determinare la struttura tridimensionale delle molecole. Aveva la figlia piccola eppure lavorava giorno e notte, grazie all'asilo nido dell'Università. Rientrata in patria, vi si stabilì per una diecina di anni e creò dal nulla il primo laboratorio di cristallografia di Israele; il suo obiettivo era quello di studiare i ribosomi, impresa nella quale famosi scienziati avevano fallito a causa della loro natura estremamente instabile. Come a tanti e tante visionarie, che si prefiggono una meta apparentemente impossibile, anche a lei veniva dato della pazza; è stato come scalare l'Everest, ha detto una volta, soltanto che, quando sei in cima, ti accorgi che ci sono tante altre montagne da superare. In quel periodo una brutta caduta le procurò una frattura, così, durante l'immobilità, lesse molto e scoprì qualcosa di interessante a proposito degli orsi polari che, durante il letargo, "conservano" i ribosomi integri, per riutilizzarli al risveglio. Nel 1980 Ada produce un cristallo di ribosoma, il primo al mondo; sembra però un successo effimero perchè i raggi X danneggiano i cristalli e li rendono inutilizzabili; ancora anni di ricerche finché nel 1987 utilizza la crio-cristallografia, consistente in un processo di raffreddamento dei biocristalli, che li rende stabili e riduce i possibili danni causati dai raggi X.

Ada nel suo laboratorio

 Intanto non cessava di fare nuove esperienze e di proseguire gli studi in altri ambienti: nel 1979 si trasferì a Berlino, presso il Max Planck Institute; si trattenne per quattro anni e poi volò all'Università di Chicago, come visiting professor; dal 1986 al 2004 rientrò in Europa per lavorare al Max Planck Institute di Amburgo, pur continuando le ricerche al Weizmann. Ancora oggi dirige a Rehovot, in Israele, l'Helen and Milton A. Kimmelman Center for Biomolecular Structure and Assembly del Weizmann Institute of Science, uno dei centri di ricerca scientifica più importanti al mondo. Oltre agli studi sui ribosomi che l'hanno portata al massimo traguardo, va segnalata un'altra attività molto importante, ovvero quella relativa agli antibiotici e al loro rapporto con i ribosomi, insieme a specifiche analisi sugli effetti delle droghe e all'utilizzo di tecniche innovative.

Lunghissimo l'elenco di premi ricevuti, sia prima che dopo il Nobel: nel 2002 Harvey Prize e Israel Prize, nel 2004 Massry Prize e la medaglia d'oro Paul Karrer, nel 2005 Louisa Gross Horwitz Prize; nel 2006 il Premio Wolf per la chimica, il Rothschild Prize e The Emet Prize per l'arte, la scienza e la cultura, nel 2007 il premio intitolato a Paul Ehrlich e Ludwig Darmstaedter; nel 2008 L'Oréal-Unesco Award for Women in Science, nello stesso anno l'Albert Einstein World Award of Science per i contributi pionieristici alla biosintesi delle proteine nel campo della cristallografia dei ribosomi e per l'introduzione di nuove tecnologie nella crio-bio-cristallografia. Nel periodo successivo al Nobel, riconoscimento salutato con entusiasmo dalla stampa e dalla popolazione israeliana, è stata accolta in prestigiose istituzioni europee e ha ricevuto la medaglia di Marie Curie (2011) dalla Società chimica polacca; papa Francesco l'ha nominata membro della Pontificia accademia delle scienze il 18 ottobre 2014.

Ada all'inaugurazione dell'assemblea nazionale dell'Ecuador

 Nel rilasciare una intervista dal titolo "La resistenza delle idee" al giornalista italiano Luca Tancredi Barone per il manifesto (15 agosto 2015) ha affermato: «La società non incoraggia certo a diventare scienziate. Perché è troppo "difficile", è "da maschi"... Guarda, guarda quel balcone dove quel bambino piange sempre. È che sua madre fa la scienziata. Oppure: la vedi? è così brutta che può fare solo la professoressa. Oggi non si usa più dire alle figlie: non fare la scienziata, ma la società ha modi più sottili per scoraggiarti. In linea di massima, la scienza non è più dura della politica, del ballo o dello sport. Ma la scienza si può fare anche senza competizione... a livello di mole di lavoro, non so. La scienza è molto esigente, con donne e uomini, è travolgente. Ma non più della politica». A proposito di vita privata e di conciliazione fra carriera e famiglia, lei stessa, mentre era giovane e al culmine dell'attività, ebbe una figlia, Hagit, oggi medica di professione, che l'ha resa nonna di una ragazza, Noa. Un nucleo familiare segnato dunque dalle donne che hanno avuto un grande ruolo sia nel sostenersi reciprocamente sia nel progettare in autonomia la propria vita, ma anche favorito da incontri fortunati con altre donne, come l'insegnante di Ada e la generosa filantropa Caroline Davis Kimmel (con il marito Sidney).


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Elle a remporté le prix Nobel de chimie en 2009, aux côtés de Thomas Arthur Steitz et de Venkatraman Ramakrishnan pour ses études sur la structure et la fonction des ribosomes, qui sont des complexes macromoléculaires responsables de la synthèse des protéines; cette reconnaissance comprend trois primats: elle est la première citoyenne israélienne à remporter un prix Nobel, mais aussi la première lauréate du Moyen-Orient et la première femme après Dorothy Crowfoot Hodgkin en 1964 à obtenir le prix de la chimie.

Ada Lifshitz Yonath est née à Jérusalem le 22 juin 1939 de parents sionistes venus de Pologne avant même la fondation de l’État d’Israël. Son père était rabbin, issu d’une famille de rabbins, mais dans sa nouvelle patrie, elle ouvrit une modeste épicerie pour survivre. La fillette grandit dans un quartier populaire, au milieu de difficultés économiques, qu’elle cherche à surmonter grâce à l’étude et à la lecture. Elle put néanmoins fréquenter de bonnes écoles et, avec le déménagement à Tel-Aviv après la mort de son père, alors qu’elle n’avait que dix ans, elle entra dans un établissement supérieur qu’elle pouvait se permettre de payer en donnant des cours de mathématiques; étudiante brillante et rigoureuse, elle attire l’estime du professeur Zvi Vinitzky qui l’encourage et l’aide financièrement. Il a raconté à plusieurs reprises qu’elle avait eu tôt la passion pour la recherche, risquant même de se faire du mal : dans ses expériences à la maison, elle s’est cassée un bras en mesurant la hauteur d’un balcon et elle a allumé un feu avec du kérosène. Mais elle a aussi rappelé la condition d’indigence dans laquelle elle se trouvait avec sa mère et sa sœur : «Survivre est beaucoup plus difficile que de faire de la science. Dans la science, vous pouvez toujours changer d’approche si une stratégie échoue. Mais quand vous avez faim, vous avez faim».

En 1962, après avoir fréquenté la faculté de chimie à Jérusalem, elle obtient son diplôme et deux ans plus tard, elle se spécialise en biochimie. En 1968, dans le prestigieux institut Weizmann qu’elle dirigerait ensuite, elle prit une autre spécialisation en cristallographie. En 1969, elle a obtenu un poste de troisième cycle à l’Université Carnegie Mellon de Pittsburgh et l’année suivante au MIT (Cambridge, Massachusetts) où elle travaillait avec le prof. William Lipscomb, futur Nobel de chimie (1976)avec la cristallographie des protéines qui utilise les rayons X pour déterminer la structure tridimensionnelle des molécules. Elle avait une petite fille et elle travaillait jour et nuit, grâce à la crèche de l’université. De retour au pays, elle s’y installe pendant une dizaine d’années et crée à partir de rien le premier laboratoire de cristallographie d’Israël ; son objectif est d’étudier les ribosomes, une entreprise dans laquelle de célèbres scientifiques ont échoué en raison de leur nature extrêmement instable. Comme tant de visionnaires, qui se fixent un but apparemment impossible, on lui a dit qu’elle aussi était folle; c’était comme escalader l’Everest, elle a dit une fois, seulement quand vous êtes au sommet, vous vous rendez compte qu’il y a beaucoup d’autres montagnes à surmonter. Pendant cette période, une mauvaise chute lui a donné une fracture, alors, pendant l’immobilité, elle a beaucoup lu et elle a découvert quelque chose d’intéressant à propos des ours polaires qui, pendant l’hibernation, "gardent" les ribosomes intacts, pour les réutiliser au réveil. En 1980, Ada produit un cristal de ribosome, le premier au monde; cependant, il semble un succès éphémère parce que les rayons X endommagent les cristaux et les rendent inutilisables; encore des années de recherches jusqu’en 1987 jusqu’à ce qu’elle utilise la cryo-cristallographie, qui consiste en un processus de refroidissement des biocristaux, qui les rend stables et réduit les dommages possibles causés par les rayons X.

Ada dans son laboratoire

Entre temps, elle n’a pas cessé de faire de nouvelles recherches et de poursuivre des études dans d’autres domaines: En 1979, elle s’installe à Berlin, au Max Planck Institute ; elle y reste quatre ans puis s’envole pour l’Université de Chicago comme professeur invitée ; De 1986 à 2004, elle retourne en Europe pour travailler au Max Planck Institute à Hambourg, tout en poursuivant ses recherches à Weizmann. Elle dirige toujours à Rehovot, en Israël, le Helen and Milton A. Kimmelman Center for Biomolecular Structure and Assembly du Weizmann Institute of Science, l’un des centres de recherche scientifique les plus importants au monde. Outre les études sur les ribosomes qui l’ont menée à son terme, elle convient de signaler une autre activité très importante, à savoir celle relative aux antibiotiques et à leur relation avec les ribosomes, ainsi que des analyses spécifiques sur les effets des drogues et l’utilisation de techniques innovantes.

Très longue est la liste de prix reçus, avant comme après le Prix Nobel : en 2002 Harvey Prize et Israel Prize, en 2004 Massry Prize et la médaille d’or Paul Karrer, en 2005 Louisa Gross Horwitz Prize; en 2006 le Prix Wolf pour la chimie, le prix Rothschild Prize et le prix Emet pour l’art, la science et la culture, en 2007 le prix intitulé à Paul Ehrlich et Ludwig Darmstaedter; en 2008 L’Oréal-Unesco Award for Women in Science, la même année, l’Albert Einstein World Award of Science pour les contributions pionnières à la biosynthèse des protéines dans le domaine de la cristallographie des ribosomes et pour l’introduction de nouvelles technologies dans la cryo-bio-cristallographie. Après le prix Nobel, qui a été salué avec enthousiasme par la presse et le peuple israélien, elle a été accueillie dans de prestigieuses institutions européennes et a reçu la médaille Marie Curie (2011) de la Société chimique polonaise; Le pape François l’a nommée membre de l’Académie pontificale des sciences le 18 octobre 2014.

Ada lors de l'inauguration de l'Assemblée nationale de l'Équateur

Durant une interview intitulée "La résistance des idées" au journaliste italien Luca Tancredi Barone pour le manifeste (15 août 2015), elle a déclaré : «La société n’encourage pas à devenir scientifique. Parce que c’est trop "dur", c’est "masculin"... Regarde, regarde ce balcon où ce bébé pleure tout le temps. C’est que sa mère est scientifique. Ou : tu la vois ? C’est si moche que seule la prof peut le faire. Aujourd’hui, on ne dit plus aux filles : ne sois pas une scientifique, mais la société a des moyens plus subtils de te décourager. En principe, la science n’est pas plus dure que la politique, la danse ou le sport. Mais la science peut se faire sans compétition... au niveau de la charge de travail, je ne sais pas. La science est très exigeante, avec les femmes et les hommes, elle est écrasante. Mais pas plus que la politique ». En parlant de vie privée et de conciliation entre carrière et famille, elle-même, alors qu’elle était jeune et au sommet de son activité, eut une fille, Hagit, aujourd’hui médecin de profession, qui en fit la grand-mère d’une jeune fille, Noa. Un noyau familial marqué donc par les femmes qui ont eu un grand rôle à la fois dans le soutien mutuel et dans la conception autonome de leur propre vie, mais aussi favorisé par des rencontres heureuses avec d’autres femmes, comme la professeur d’Ada et la généreuse philanthrope Caroline Davis Kimmel (avec son mari Sidney).


Traduzione inglese

Syd Stapleton

She won the Nobel Prize in Chemistry in 2009, along with Thomas Arthur Steitz and Venkatraman Ramakrishnan for their studies on the structure and function of ribosomes, which are macromolecular complexes responsible for protein synthesis. This award encompasses three firsts: she is the first female Israeli citizen to win a Nobel Prize, but also the first female Middle Eastern laureate and the first woman since Dorothy Crowfoot Hodgkin back in 1964 to win the Chemistry Prize.

Ada Lifshitz Yonath was born in Jerusalem on June 22, 1939, to Zionist parents who arrived from Poland even before the State of Israel was founded. Her father was a rabbi, and came from a family of rabbis, but to survive in his new homeland he opened a modest grocery store. She grew up in a working-class neighborhood amid economic hardships, which she nevertheless tried to overcome through study and reading. She was able to attend good schools and, with the move to Tel Aviv after her father's death when she was only ten years old, she entered a high school that she was able to pay for by giving math classes. Being a bright and rigorous student, she attracted the esteem of teacher Zvi Vinitzky, who encouraged her and helped her financially. She recounted on several occasions that she had an early passion for research, even risking injury - in her home experiments she broke her arm measuring the height of a balcony and started a fire with kerosene. But she also recalled the destitute condition she was in with her mother and sister. "Survival is much more tiring than doing science. In science you can always change your approach if a strategy fails. But when you're hungry, you're hungry!"

In 1962, after attending chemistry school in Jerusalem, she received her bachelor's degree and two years later majored in biochemistry. In 1968, at the prestigious Weizmann Institute she would later direct, she took another specialization in crystallography. In 1969 she entered with postgraduate appointments at Carnegie Mellon University in Pittsburgh and the following year at MIT (Cambridge, Massachusetts) where she worked with Prof. William Lipscomb, a future Nobel laureate in chemistry (1976), performing protein crystallography, which uses X-rays to determine the three-dimensional structure of molecules. She had her young daughter and yet worked day and night, thanks to the university's daycare center. Returning home, she settled there for a decade and created Israel's first crystallography laboratory from scratch. Her goal was to study ribosomes, a feat in which famous scientists had failed because of the extremely unstable nature of ribosomes. Like so many visionaries who set out on a seemingly impossible goal, she was also called crazy - it was like climbing Everest, she once said, only, when you are at the top, you realize there are so many other mountains to overcome. Around that time, she suffered a fracture from a bad fall, so during her recovery she read a lot and discovered something interesting about polar bears who, during hibernation, "store" intact ribosomes, to reuse them when they wake up. In 1980 Ada produced a ribosome crystal, the first synthesized the world. However, it seemed to be an ephemeral success because X-rays damage the crystals and make them unusable. It took more years of research until, in 1987, she used cryo-crystallography - a process of cooling the biocrystals, which makes them stable and reduces the possible damage caused by X-rays.

Ada in her laboratory

Meanwhile, she did not cease to gain new experiences and continued her studies in other environments. In 1979 she moved to Berlin, to the Max Planck Institute. She stayed there for four years and then transferred to the University of Chicago, as a visiting professor. From 1986 to 2004 she returned to Europe to work at the Max Planck Institute in Hamburg, while continuing her research at Weizmann. Even today she still directs, in Rehovot, Israel, the Helen and Milton A. Kimmelman Center for Biomolecular Structure and Assembly of the Weizmann Institute of Science, one of the world's leading scientific research centers. In addition to her studies on ribosomes that brought her to the top of the list, another very important activity should be noted, namely that related to antibiotics and their relationship to ribosomes, along with specific analyses of drug effects and the use of innovative techniques.

The list of prizes received, both before and after the Nobel Prize, is very long, including in 2002 the Harvey Prize and the Israel Prize, in 2004 the Massry Prize and the Paul Karrer Gold Medal, in 2005 the Louisa Gross Horwitz Prize, in 2006 the Wolf Prize for Chemistry, the Rothschild Prize and the Emet Prize for Art, Science and Culture, in 2007 the Paul Ehrlich and Ludwig Darmstaedter prizes, in 2008 the Oréal-Unesco Award for Women in Science, in the same year the Albert Einstein World Award of Science, for pioneering contributions to protein biosynthesis in the field of ribosome crystallography, and for introducing new technologies in cryo-bio-crystallography. In the aftermath of the Nobel Prize, an accolade greeted with enthusiasm by the press and the Israeli population, she has been welcomed to prestigious European institutions and received the Marie Curie Medal (2011) from the Polish Chemical Society. Pope Francis named her a member of the Pontifical Academy of Sciences on Oct. 18, 2014.

Ada at the inauguration of the national assembly of Ecuador


Traduzione spagnola

Erika Incatasciato

Ganadora del Premio Nobel de Química en 2009, junto con Thomas Arthur Steitz y Venkatraman Ramakrishnan, por sus estudios sobre la estructura y la función de los ribosomas, orgánulos macromoleculares responsables de la síntesis de las proteínas; este Premio encierra tres novedades: lo recibe la primera ciudadana israelí, es la primera mujer del Medio Oriente y es la primera mujer que lo gana después del Nobel de Química que Dorothy Crowfoot Hodgkin obtuvo en el lejano 1964.

Ada Lifshitz Yonath nació en Jerusalén el 22 de junio de 1939 de padres sionistas llegados de Polonia incluso antes la fundación del Estado de Israel. El padre era rabino, procedente de una familia de rabinos, pero en su nueva patria abrió un modesto supermercado para sobrevivir. La niña se crió en un barrio popular, entre dificultades económicas que intentaba superar gracias al estudio y a la lectura. No obstante, pudo asistir a buenos colegios y, tras el traslado a Tel Aviv sucesivo a la muerte de su padre, cuando ella tenía solo 10 años, ingresó en un instituto superior que podía pagar dando clases de matemáticas; al ser una estudiante brillante y rigurosa, atrajo la estimación de la profesora Zvi Vinitzky que la animó y la ayudó económicamente. En varias ocasiones contó su pasión temprana por la investigación y cómo se hizo daño: en sus experimentos caseros se fracturó un brazo midiendo la altura de un balcón y provocó un incendio con queroseno. También recordó las condiciones de miseria en que vivía con su madre y su hermana: “Sobrevivir es más agotador que hacer ciencia. En la ciencia siempre puedes cambiar de método si fracasa uno. ¡Cuando tienes hambre, tienes hambre!”.

En 1962, tras haber estudiado en la Facultad de Química de Jerusalén, se graduó y dos años después se especializó en Bioquímica. En 1968, en el prestigioso instituto Weizmann que luego dirigiría, se especializó en Cristalografía. En 1969 ingresó con un posgrado en la Universidad de Carnegie Mellon de Pittsburg y el año siguiente ingresó en el MIT (Cambridge, Massachusetts) donde trabajó con el Profesor William Lipscomb, futuro Nobel de Química (1976), con la Cristalografía de las proteínas que utiliza los rayos X para determinar la estructura tridimensional de las moléculas. Tenía una hija pequeña y aun así trabajaba día y noche, todo gracias a la guardería de la Universidad. Tras regresar a su patria, se estableció allí por una década y creó el primer laboratorio de cristalografía de Israel; su objetivo era estudiar los ribosomas, un estudio en que famosos científicos habían fracasado por la naturaleza extremadamente inestable de los ribosomas. Al igual que otros y otras visionarios/as, que se fijan una meta aparentemente imposible, a ella también la consideraban una loca; fue como escalar el monte Everest, dijo una vez, solo que, cuando estás arriba, te das cuentas de que hay otras tantas montañas que escalar. En esa época una mala caída le causó una fractura, así que, durante la inmovilidad, leyó mucho y descubrió algo interesante sobre los osos polares que, durante la hibernación, “conservan” los ribosomas intactos para reutilizarlos al despertar. En 1980 Ada produce el primer cristal de ribosoma en el mundo; pero solo parece un éxito efímero ya que los rayos X dañan los cristales haciendo que sean inutilizables; después de muchos años de investigaciones, en 1987 utiliza la criocristalografia, un proceso de enfriamiento de los biocristales que los hacen estables y reduce los daños posibles causados por las radiografías.

Ada en su laboratorio

Mientras tanto, no dejaba de hacer nuevas experiencias y de seguir con sus estudios en otros sectores: en 1979 se trasladó a Berlin, al Instituto Max Planck; permaneció allí cuatro años y luego fue a la Universidad de Chicago, como Profesora visitante; desde 1986 hasta 2004 regresó a Europa para trabajar en el Instituto Max Planck de Hamburgo, sin dejar las investigaciones del Weizmann. Hasta el día de hoy dirige en Rehovot, en Israel, el Helen and Milton A., Kimmelman Center for Biomolecular Structure and Assembly en el Instituto Weizmann de Ciencias, uno de los centros de investigación científica más importantes del mundo. Además de los estudios de ribosomas que la llevaron a la meta máxima, señalamos otra actividad muy importante, es decir, los estudios sobre los antibióticos y su relación con los ribosomas, junto a los estudios analíticos específicos sobre los efectos de las drogas y la utilización de técnica innovadoras.

Es muy larga la lista de los premios otorgados a Ada, tanto antes como después del Nobel: en 2002 recibe el Harvey Prize y el Israel Prize; en 2004 el Massry Prize y la medalla de oro de Paul Karrer; en 2005 el Luisa Gross Horwitz Prize; en 2006 el Premio Wolf de Química, el Rothschild Prize y The Emet Prize de arte, ciencia y cultura; en 2007 el premio Paul Ehrlich y Ludwig Darmstaedter; en 2008 el Award L’Oréal-Unesco for Women in Science, ese mismo año el Albert Einstein World Award of Science por su contribuciones pioneras sobre la biosíntesis de las proteínas en el sector de Cristalografía de los ribosomas y por la introducción de nuevas técnicas de la crio-bio-cristalografía. En los años posteriores al Nobel, premio reconocido con entusiasmo por la prensa y la población israelí, Ada fue acogida en prestigiosas academias europeas y ganó la medalla de Marie Curie (2011) de la Sociedad Química de Polonia; el papa Francisco la nombró miembra de la Pontificia Academia de ciencias el 19 de octubre de 2014.

Ada en la inauguración de la asamblea nacional de Ecuador

En una entrevista titulada La Resistenza delle Idee al periodista italiano Luca Tancredi Barone para «Il manifesto» (15 de agosto de 2015) afirma: «La sociedad no fomenta convertirse en científicas. Porque es demasiado “difícil”, es cosa “de hombres” … Mira, mira ese balcón donde aquel niño siempre llora. es que su madre es una científica. O bien: ¿La ves? Es tan fea que solo puede ser profesora. Hoy en día ya no se dice a las hijas: No seas científicas, pero la sociedad tienes formas más sutiles para desanimarlas. En general, la ciencia no es más difícil que la política, el baile o el deporte. Al contrario, se puede hacer ciencias incluso sin competir… a nivel de volumen de trabajo, no sé. La ciencia es muy exigente y abrumadora tanto con las mujeres como con los hombres. Pero no es más que la política». Con respecto a su vida privada y la conciliación entre la carrera y la familia, ella misma, mientras era joven y se hallaba en el apogeo de su actividad, tuvo una hija, Hagit, hoy médica de profesión, que le ha dado una nieta, otra chica, Noa. Una familia marcada por las mujeres que han tenido un papel importante tanto al apoyarse mutuamente como al diseñar sus proprias vidas, incluso un núcleo favorecido por encuentros afortunados con otras mujeres, como la profesora de Ada y la generosa filántropa Caroline Davis Kimmel (con su marido Sidney).


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Вона отримала Нобелівську премію з хімії в 2009 році разом з Томасом Артуром Штайцем і Венкатраманом Рамакрішнаном за дослідження структури і функції рибосом, які є макромолекулярними комплексами, що відповідають за синтез білка. Ця нагорода включає в себе три першості: вона є першим громадянином Ізраїлю, який отримав Нобелівську премію, а також першим близькосхідним лауреатом і першою жінкою з часів Дороті Кроуфут Ходжкін в 1964 році, яка була удостоєна премії з хімії.

Ада Ліфшиц Йонат народилася в Єрусалимі 22 червня 1939 року в сім'ї сіоністів, які приїхали з Польщі ще до заснування Держави Ізраїль. Її батько був рабином, походив з родини рабинів, але на новій батьківщині, щоб вижити, відкрив скромну продуктову крамницю. Вона виросла в робітничому районі, серед економічних труднощів, які, тим не менш, намагалася подолати завдяки навчанню та читанню. Однак вона мала змогу відвідувати хороші школи і, переїхавши до Тель-Авіва після смерті батька, коли їй було лише десять років, вступила до середньої школи, яку їй вдавалося оплачувати, даючи уроки математики; будучи здібною і старанною ученицею, вона здобула повагу вчителя Цві Віницького, який заохочував її і допомагав їй матеріально. Вона неодноразово згадувала, що рано захопилася дослідженнями, навіть ризикуючи отримати травму: у своїх домашніх експериментах вона зламала руку, вимірюючи висоту балкона, і розпалила вогонь з парафіном. Але він також згадував злиденне становище, в якому опинився з матір'ю та сестрою: "Виживати набагато втомливіше, ніж займатися наукою. У науці завжди можна змінити підхід, якщо стратегія не спрацювала. Але коли ти голодний, то ти голодний! ".

У 1962 році після навчання на хімічному факультеті в Єрусалимі закінчив його і через два роки спеціалізувався на біохімії. У 1968 році в престижному Інституті Вейцмана, який він згодом очолить, він отримав ще одну спеціалізацію з кристалографії. У 1969 році вступив до аспірантури Університету Карнегі-Меллона в Пітсбурзі, а наступного року - до Массачусетського технологічного інституту (Кембридж, штат Массачусетс), де разом з професором Вільямом Ліпскомбом, майбутнім лауреатом Нобелівської премії з хімії (1976), працював над кристалографією білків, яка використовує рентгенівське випромінювання для визначення тривимірної будови молекул. Маючи маленьку доньку, вона працювала вдень і вночі, завдяки університетським яслам. Повернувшись додому, вона оселилася там на десять років і з нуля створила першу в Ізраїлі лабораторію кристалографії; її метою було вивчення рибосом - подвиг, в якому відомі вчені зазнали невдачі через їх вкрай нестабільну природу. Як і багатьох візіонерів, які ставлять перед собою, здавалося б, нездійсненну мету, її також називали божевільною; це було схоже на сходження на Еверест, сказала вона якось, за винятком того, що, опинившись на вершині, ти розумієш, що є ще так багато інших гір, які потрібно здолати. Тоді невдале падіння призвело до перелому, тож під час знерухомлення вона багато читала і відкрила для себе дещо цікаве про білих ведмедів, які під час сплячки "консервують" свої неушкоджені рибосоми для повторного використання, коли прокидаються. У 1980 році Ада виготовив кристал рибосоми, перший у світі; однак, здавалося, що це був нетривалий успіх, оскільки рентгенівські промені пошкоджують кристали і роблять їх непридатними для використання. Роки подальших досліджень тривали до 1987 року, коли він використав кріокристалографію, яка полягає в процесі охолодження біокристалів, що робить їх стабільними і зменшує можливі пошкодження, спричинені рентгенівськими променями.

Ада у своїй лабораторії

Тим часом він не переставав здобувати новий досвід і продовжувати навчання в інших середовищах: у 1979 році переїхав до Берліна, в Інститут Макса Планка; пробув там чотири роки, а потім полетів до Чиказького університету в якості запрошеного професора; з 1986 по 2004 рік повернувся до Європи і працював в Інституті Макса Планка в Гамбурзі, продовжуючи при цьому свої дослідження у Вейцманському інституті. Сьогодні він як і раніше очолює Центр біомолекулярної структури і збірки ім. Хелен і Мілтона А. Кіммельманів Наукового інституту Вейцмана в Реховоті, Ізраїль, один з найважливіших науково-дослідних центрів у світі. На додаток до досліджень рибосом, які вивели її на вершину, слід згадати ще одну дуже важливу діяльність, а саме дослідження антибіотиків та їх взаємозв'язку з рибосомами, разом з конкретними аналізами впливу ліків та застосуванням інноваційних методів.

Перелік отриманих премій, як до, так і після Нобелівської премії, дуже довгий: у 2002 році - премія Харві та премія Ізраїлю, у 2004 році - премія Массі та золота медаль Пауля Каррера, у 2005 році - премія Луїзи Гросс Горвіц, у 2006 році - премія Вольфа з хімії, премія Ротшильда та премія Емета в галузі мистецтва, науки та культури, у 2007 році - премія Пауля Ерліха та Людвіга Дармштедтера; у 2008 р. Премія ОРЕАЛ-ЮНЕСКО "Жінки в науці", у тому ж році - Всесвітня премія Альберта Ейнштейна за піонерський внесок у біосинтез білка в галузі кристалографії рибосом та за впровадження нових технологій у кріо-біокристалографію. Після присудження Нобелівської премії, яка була з ентузіазмом зустрінута пресою та населенням Ізраїлю, вона була прийнята в престижних європейських установах і нагороджена медаллю Марії Кюрі (2011) Польським хімічним товариством; 18 жовтня 2014 року Папа Франциск призначив її членом Папської академії наук.

Ада на інавгурації національних зборів Еквадору

В інтерв'ю під назвою "Опір ідей" італійському журналісту Луці Танкреді Бароне для il manifesto (15 серпня 2015 року) вона сказала: "Суспільство, безумовно, не заохочує людей ставати вченими. Тому що це занадто "складно", це "по-чоловічому".... Подивіться, подивіться на той балкон, де постійно плаче дитина. Це те, що його мама - науковець. Або: бачите її? Вона така потворна, що може бути тільки вчителькою. Сьогодні вже не прийнято говорити дочкам: не будь науковцем, але суспільство має більш витончені способи відмовити тебе від цього. В принципі, наука не складніша за політику, танці чи спорт. Але науку можна робити і без конкурсу... з точки зору навантаження, я не знаю. Наука дуже вимоглива, і до жінок, і до чоловіків, вона перевантажує. Але не більше, ніж політика". Що стосується особистого життя та поєднання кар'єри і сім'ї, то вона сама, будучи молодою і на піку своєї кар'єри, мала доньку Хагіт, яка зараз є лікарем за фахом, що зробило її бабусею дівчинки Ноа. Таким чином, сімейне ядро, позначене жінками, які відігравали велику роль як у підтримці один одного, так і в самостійному плануванні власного життя, але також сприяли щасливим зустрічам з іншими жінками, такими як вчителька Ади і щедра філантропка Керолайн Девіс Кіммел (разом з чоловіком Сідні).

 

Elizabeth H. Blackburn
Maria Chiara Pulcini






Katarzyna Oliwa

 

Le viene assegnato il Nobel per la medicina nel 2009, condiviso con il collega Jack W. Szostak e la sua allieva Carol W Greider, per la scoperta dei telomeri, una sequenza di Dna posta all’estremità del cromosoma che evita la disintegrazione del materiale genetico durante la divisione cellulare, e dell’enzima telomerasi, che produce il Dna contenuto nei telomeri.

Elizabeth Blackburn nasce a Hobart, in Tasmania, Australia, seconda di sette fratelli. La scienza e la ricerca hanno un’impronta profonda nella sua famiglia: figlia di due dottori, nipote di geologi e di collezionisti di insetti, Blackburn è fin da piccola a stretto contatto con il mondo scientifico. Poco prima di iniziare l’asilo, si trasferisce con la famiglia a Lauceston, nella parte nord della Tasmania. Approfittando del grande giardino della nuova casa i genitori ne assecondano la passione per gli animali e la natura: la bambina è costantemente circondata da girini, pappagalli e canarini, pesci rossi, galline e galli, coniglie e cavie, fino ai più classici cani e gatti. L’amore per la fauna e la lettura di testi scientifici semplificati per la gioventù la convincono a dedicarsi alla biologia e alla scienza. Frequenta scuole esclusivamente femminili, dove le materie scientifiche non fanno parte del curriculum; una mancanza che da studente provvede a recuperare seguendo lezioni serali di fisica in una vicina scuola pubblica. Poco prima della fine del liceo, la famiglia Blackburn si trasferisce a Melbourne, una delle più grandi città dell’Australia. Terminati gli studi, Elizabeth si immatricola nella locale università, iscrivendosi al corso di biologia, dove si appassiona soprattutto al lavoro di laboratorio. Ottiene la laurea in Biochimica nel 1970 e finisce la specialistica nel 1972. Incoraggiata dai suoi docenti, decide di proseguire il dottorato al Darwin College di Cambridge, in Inghilterra, studiando i metodi di sequenziamento del Dna.

Si sposa nel 1975 col collega John Sedat e nello stesso anno si trasferisce a Yale, dove prosegue gli studi post-dottorato fino al 1977. Nel 1978 viene chiamata a Berkeley, in California, come professoressa associata. Collabora con Jack W. Szostak e la sua allieva Carol W. Greider per studiare il ciclo biologico delle cellule e la duplicazione del Dna nel momento della mitosi, la divisione cellulare. Quando una cellula ha ottenuto abbastanza sostanze nutritive ed è pronta a replicare il proprio Dna, i cromosomi si separano e si spostano alla sua estremità. Una volta avvenuta la scissione, le due cellule figlie appena create conterranno lo stesso patrimonio genetico della cellula madre. Questo processo è fondamentale per la nostra sopravvivenza: è ciò che permette ad un ovulo fecondato di diventare un essere umano, o di guarire gravi lesioni. Un qualunque errore può portare alla dispersione del materiale genetico o danneggiarlo, con conseguenze gravi per la salute. Gli studi precedenti sul Dna avevano notato che l’enzima Dna polimerasi, responsabile della duplicazione del Dna nella cellula, non era in grado di compiere lo stesso processo agli estremi dei cromosomi. In teoria, ci sarebbe dovuta essere una fuoriuscita di materiale genetico da questi estremi nel momento della duplicazione. Blackburn scopre il perché questo non avviene: alle estremità dei cromosomi esistono delle sequenze di Dna il cui compito è proprio prevenire qualunque dispersione, agendo come una sorta di tappo. Vennero rinominati telomeri: senza di essi ci sarebbe il rischio costante di perdita di informazioni al momento della replica, o di fusione dei cromosomi alle estremità. Si accorciano ad ogni ciclo e sono visti come una sorta di orologio biologico per le cellule: per evitare danni causati dalla dispersione del Dna, quando i telomeri diventano troppo corti la cellula entra in uno stato di senescenza e smette di riprodursi. Ciò pare legare i telomeri alla senilità, alla morte e allo sviluppo di tumori o malattie croniche. Successivamente Blackburn scopre la telomerasi, l’enzima che ha il compito di sintetizzare le sequenze dei telomeri. Ciò permette di mantenere la loro lunghezza, e quindi di allungare il periodo vitale della cellula e ritardare l’invecchiamento cellulare.

 Le implicazioni cliniche di queste scoperte sono state enormi. Hanno permesso di comprendere meglio lo sviluppo dei tumori, rilevando che l’eccessiva attività della telomerasi nelle cellule cancerogene impedisce l’accorciamento dei telomeri, favorendo la loro riproduzione incontrollata. Ciò ha portato a teorizzare che una eventuale cura risieda nella possibilità di fermare il lavoro della telomerasi, e numerosi sono gli studi in atto in questo senso. La correlazione tra lunghezza dei telomeri e invecchiamento suggerisce che se si trovasse il modo di allungare i telomeri si potrebbe ritardare o addirittura fermare la senescenza delle cellule, e quindi la vecchiaia. In successivi studi, Blackburn dimostra la correlazione tra i livelli di attività della telomerasi e forti condizioni di stress: un lavoro molto duro, o una condizione di forte stress diminuiscono l’attività di questo enzima, provocando poi l’accorciamento dei telomeri, con conseguenti danni alla salute. La portata delle ricerche di Blackburn era già stata compresa negli anni Ottanta, rendendola una delle biologhe più rinomate e rispettate del mondo. Nel 1990 è chiamata all’Università della California, a San Francisco, dove è tuttora docente in Biologia e fisiologia. Nel 2001 è nominata presidente del Consiglio sulla bioetica, ma le sue posizioni a favore dell’uso di cellule embrionali per la ricerca causano la revoca del mandato nel 2004, provocando oltraggio nella comunità scientifica del tempo. Blackburn non ha mai nascosto di pensare che la causa della revoca sia stata la posizione religiosa dell’amministrazione Bush; da allora è sempre stata attiva nel denunciare i tentativi della politica di manipolare la ricerca scientifica. È per tale motivo che l’assegnazione del Premio Nobel nel 2009 per queste scoperte, condivise con Szostaks e Greider, viene percepita dai suoi sostenitori come una rivalsa sull’ultra-conservatorismo e i tentativi di controllare il mondo della scienza.

I riconoscimenti ottenuti da Blackburn nel corso della carriera sono innumerevoli: nel 1998 è presidente dell’American Society for cell biology ed è membro di numerose e prestigiose accademie e società scientifiche. Nel 2007 il Time Magazine la nomina una delle 100 persone più influenti del mondo e dal 2008 collabora con l’Unesco per un maggior coinvolgimento delle donne in campo scientifico. Numerose scienziate, come la genetista Elena Cattaneo e la biologa Anna Meldonesi, la identificano come il loro principale modello di riferimento. Blackburn, inoltre, è impegnata nella questione bioetica, assidua sostenitrice del benessere dell’umanità come vero e ultimo fine della ricerca, ignorando il mero guadagno economico o politico.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Elle reçoit le prix Nobel de médecine en 2009, partagé avec son collègue Jack W. Szostak et son élève Carol W Greider, pour la découverte des télomères, une séquence d’ADN placée à l’extrémité du chromosome qui évite la désintégration du matériel génétique pendant la division cellulaire, et de l’enzyme télomérase, qui produit l’ADN contenu dans les télomères.

Elizabeth Blackburn est née à Hobart, en Tasmanie, en Australie, deuxième de sept frères. La science et la recherche ont une empreinte profonde dans sa famille : fille de deux médecins, nièce de géologues et de collectionneurs d’insectes, Blackburn est depuis son enfance en contact étroit avec le monde scientifique. Peu avant de commencer la maternelle, elle déménage avec sa famille à Lauceston, dans le nord de la Tasmanie. Profitant du grand jardin de la nouvelle maison, les parents apprécient la passion pour les animaux et la nature : la petite fille est constamment entourée de têtards, de perroquets, de canaris, de poissons rouges, de poules et coqs, de lapins et cobayes, jusqu’aux chiens et chats les plus classiques. L’amour de la faune et la lecture de textes scientifiques simplifiés pour la jeunesse la convainquent de se consacrer à la biologie et à la science. Elle fréquente des écoles exclusivement féminines, où les matières scientifiques ne font pas partie du programme; une carence qu’elle comble en tant qu’étudiant en suivant des cours du soir de physique dans une école publique voisine. Peu avant la fin du lycée, la famille Blackburn déménage à Melbourne, l’une des plus grandes villes d’Australie. Après ses études, Elizabeth s’inscrit à l’université locale, et au cours de biologie, où elle se passionne surtout pour le travail de laboratoire. Elle obtient son diplôme en biochimie en 1970 et termine sa maîtrise en 1972. Encouragée par ses professeurs, elle décide de poursuivre son doctorat au Darwin College de Cambridge, en Angleterre, en étudiant les méthodes de séquençage de l’ADN.

Elle se marie en 1975 avec son collègue John Sedat et s’installe la même année à Yale, où elle poursuit ses études post-doctorales jusqu’en 1977. En 1978, elle est appelée à Berkeley, en Californie, en tant que professeur associée. Elle collabore avec Jack W. Szostak et son élève Carol W. Greider pour étudier le cycle biologique des cellules et la duplication de l’ADN au moment de la mitose, la division cellulaire. Lorsqu’une cellule a obtenu suffisamment de nutriments et elle est prête à répliquer son Adn, les chromosomes se séparent et se déplacent à son extrémité. Une fois la division effectuée, les deux cellules filles nouvellement créées contiendront le même patrimoine génétique que la cellule mère. Ce processus est fondamental pour notre survie : c’est ce qui permet à un ovule fécondé de devenir un être humain, ou de guérir de graves blessures. Toute erreur peut entraîner la dispersion du matériel génétique ou l’endommager, avec des conséquences graves pour la santé. Des études antérieures sur l’Adn avaient noté que l’enzyme Adn polymérase, responsable de la duplication de l’Adn dans la cellule, n’était pas capable d’accomplir le même processus aux extrémités des chromosomes. En théorie, il aurait dû y avoir une fuite de matériel génétique de ces extrêmes au moment de la duplication. Blackburn découvre pourquoi cela ne se produit pas : aux extrémités des chromosomes, il existe des séquences d’ADN dont la tâche est précisément d’empêcher toute dispersion, agissant comme une sorte de bouchon. Ils ont été renommés télomères : sans eux, il y aurait un risque constant de perte d’information au moment de la réplication, ou de fusion des chromosomes aux extrémités. Ils raccourcissent à chaque cycle et sont considérés comme une sorte d’horloge biologique pour les cellules : pour éviter les dommages causés par la dispersion de l’ADN, lorsque les télomères deviennent trop courts, la cellule entre dans un état de sénescence et cesse de se reproduire. Cela semble lier les télomères à la sénilité, à la mort et au développement de tumeurs ou de maladies chroniques. Plus tard, Blackburn découvre la télomérase, l’enzyme qui synthétise les séquences des télomères. Cela permet de maintenir leur longueur, et donc d’allonger la période de vie de la cellule et de retarder le vieillissement cellulaire.

 Les implications cliniques de ces découvertes ont été énormes. Ils ont permis de mieux comprendre le développement des tumeurs, en notant que l’activité excessive de la télomérase dans les cellules cancéreuses empêche le raccourcissement des télomères, favorisant leur reproduction incontrôlée. Cela a conduit à la théorisation qu’un éventuel remède réside dans la possibilité d’arrêter le travail de la télomérase, et de nombreuses études sont en cours en ce sens. La relation entre la longueur des télomères et le vieillissement suggère que si vous trouviez un moyen d’étirer les télomères, vous pourriez retarder ou même arrêter la sénescence des cellules, et donc la vieillesse. Dans des études ultérieures, Blackburn démontre la relation entre les niveaux d’activité de la télomérase et de fortes conditions de stress : un travail très dur, ou une condition de stress fort diminue l’activité de cette enzyme, provoquant ensuite le raccourcissement des télomères, ce qui entraîne des dommages pour la santé. L’ampleur des recherches de Blackburn était déjà comprise dans les années 1980, ce qui en fait l’une des biologistes les plus renommées et les plus respectées au monde. En 1990, elle est appelée à l’Université de Californie, à San Francisco, où elle enseigne encore la biologie et la physiologie. En 2001, elle est nommée présidente du Conseil sur la bioéthique, mais ses positions en faveur de l’utilisation de cellules embryonnaires pour la recherche entraînent la révocation du mandat en 2004, provoquant un outrage dans la communauté scientifique de l’époque. Blackburn n’a jamais caché qu’elle pensait que la cause de la révocation était la position religieuse de l’administration Bush; depuis lors, elle a toujours été active pour dénoncer les tentatives de la politique de manipuler la recherche scientifique. C’est pourquoi un prix Nobel lui a été attribué en 2009 pour ces découvertes, partagées avec Szostaks et Greider, elle est perçue par ses partisans comme une revanche sur l’ultra-conservatisme et les tentatives de contrôler le monde de la science.

En 1998, elle est président de l’American Society for cell biology et membre de plusieurs académies et sociétés scientifiques prestigieuses. En 2007 le Time Magazine la nomme l’une des 100 personnes les plus influentes du monde et depuis 2008 elle collabore avec l’Unesco pour une plus grande implication des femmes dans le domaine scientifique. De nombreuses scientifiques, comme la généticienne Elena Cattaneo et la biologiste Anna Meldonesi, l’identifient comme leur principal modèle de référence. Blackburn est également engagée dans la question de la bioéthique, défenseur assidu du bien-être de l’humanité en tant que but véritable et ultime de la recherche, ignorant le simple gain économique ou politique.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Elizabeth Blackburn was awarded the 2009 Nobel Prize in Medicine, shared with colleague Jack W. Szostak and her student Carol W. Greider, for the discovery of telomeres, a sequence of DNA located at the end of the chromosome that prevents disintegration of genetic material during cell division, and the enzyme telomerase, which produces the DNA contained in telomeres.

Elizabeth Blackburn was born in Hobart, Tasmania, Australia, the second of seven siblings. Science and research ran deep in her family. The daughter of two doctors, the granddaughter of geologists and insect collectors, Blackburn was in close contact with the scientific world from an early age. Shortly before starting kindergarten, she moved with her family to Launceston, in the northern part of Tasmania. Taking advantage of the new home's large garden, her parents indulged her passion for animals and nature. She was constantly surrounded by tadpoles, parrots and canaries, goldfish, chickens and roosters, rabbits and guinea pigs, and the more classic cats and dogs. Her love of wildlife and reading simplified science texts for youth convinced her to pursue biology and science. She attended exclusively girls' schools, where science subjects were not part of the curriculum. This was a deficiency that she made up for by taking night classes in physics at a nearby public school. Shortly before the end of high school, the Blackburn family moved to Melbourne, one of Australia's largest cities. After finishing her studies, Elizabeth matriculated at the local university, enrolling in the biology program, where she became especially passionate about laboratory work. She received her bachelor's degree in biochemistry in 1970 and finished her master's degree in 1972. Encouraged by her professors, she decided to pursue a doctorate at Darwin College in Cambridge, England, studying DNA sequencing methods.

She married fellow professor John Sedat in 1975 and that same year moved to Yale, where she continued her postdoctoral studies until 1977. In 1978 she was called to the University of California, Berkeley, as an associate professor. She collaborated with Jack W. Szostak and his student Carol W. Greider to study the biological cycle of cells and DNA duplication at the time of mitosis - cell division. When a cell has obtained enough nutrients and is ready to replicate its DNA, the chromosomes split and move to its end. Once the splitting has occurred, the two newly created daughter cells will contain the same genetic makeup as the mother cell. This process is critical to our survival - it is what allows a fertilized egg to become a human being, or the healing of serious injuries. Any mistake in the process can lead to the dispersal of, or damage to, genetic material, with serious health consequences. Previous studies on DNA had noted that the enzyme DNA polymerase, which is responsible for duplicating DNA in the cell, was unable to accomplish the same process at the ends of chromosomes. In theory, there should have been a leakage of genetic material from these ends at the time of duplication. Blackburn discovered why this does not happen - at the ends of the chromosomes there are DNA sequences whose job is precisely to prevent any leakage, acting as a kind of cap. They were renamed telomeres. Without them there would be a constant risk of loss of information at the time of replication, or of chromosome fusion at the ends. They shorten with each cycle and are seen as a kind of biological clock for cells. To prevent damage caused by DNA leakage, when telomeres become too short the cell enters a state of senescence and stops reproducing. This appears to link telomeres to senility, death and the development of cancer or chronic diseases. Later Blackburn discovered telomerase, the enzyme responsible for synthesizing telomere sequences. This allows their length to be maintained, and thus lengthens the life span of the cell and delays cellular aging.

 The clinical implications of these findings have been enormous. They have provided a better understanding of cancer development, noting that excessive telomerase activity in cancer cells prevents telomere shortening, promoting their uncontrolled reproduction. This has led to theorizing that an eventual cure lies in the possibility of stopping telomerase work, and numerous studies are underway to this effect. The correlation between telomere length and aging suggests that if ways could be found to lengthen telomeres, one could delay or even stop the senescence of cells, and thus old age. In subsequent studies, Blackburn demonstrated the correlation between telomerase activity levels and strong stress conditions. Very hard work, or a condition of high stress decreases the activity of this enzyme, then causing telomere shortening, resulting in health damage. The scope of Blackburn's research was already understood by the 1980s, making her one of the world's most renowned and respected biologists. In 1990 she was called to the University of California, San Francisco, where she remains a professor in Biology and Physiology. In 2001 she was appointed chair of the Council on Bioethics, but her positions in favor of the use of embryonic cells for research caused her term to be revoked in 2004, causing outrage in the scientific community at the time. Blackburn has never hidden that she thought the cause of the revocation was the Bush administration's religious stance. She has been active ever since in denouncing political attempts to manipulate scientific research. It is for this reason that the awarding of the Nobel Prize in 2009 for these discoveries, shared with Szostaks and Greider, is perceived by her supporters as a powerful response to ultra-conservatism and its attempts to control the world of science.

Blackburn's career accolades are countless. In 1998 she was president of the American Society for Cell Biology and a member of numerous prestigious academies and scientific societies. In 2007 Time Magazine named her one of the 100 most influential people in the world, and since 2008 she has worked with UNESCO for greater involvement of women in science. Numerous female scientists, such as geneticist Elena Cattaneo and biologist Anna Meldonesi, identify her as their main role model. Blackburn is also committed to the issue of bioethics, an assiduous advocate of the well-being of humanity as the true and ultimate goal of research, ignoring mere economic or political gain.


Traduzione spagnola

Federica Agosta

Recibe el Premio Nobel de Medicina en 2009, compartido con su colega Jack W. Szostak y su alumna Carol W. Greider, por el descubrimiento de los telómeros, una secuencia de ADN situada al final del cromosoma que impide la desintegración del material genético durante la división celular, y de la enzima telomerasa, que produce el ADN contenido en los telómeros.

Elizabeth Blackburn nace en Hobart, Tasmania, Australia, segunda de siete hermanos. La ciencia y la investigación están muy arraigadas en su familia: hija de dos médicos, nieta de geólogos y coleccionistas de insectos, Blackburn se encuentra en estrecho contacto con el mundo científico desde su edad temprana. Poco antes de empezar el jardín de infancia, se traslada con su familia a Lauceston, en el norte de Tasmania. Aprovechando el gran jardín de su nueva casa, sus padres favorecen su pasión por los animales y la naturaleza: la niña está constantemente rodeada de renacuajos, loros y canarios, peces rojos, gallinas y gallos, conejos y cobayas, hasta los más clásicos gatos y perros. Su amor por la fauna y la lectura de textos científicos simplificados para la juventud la convencen a dedicarse a la biología y a la ciencia. Asiste a escuelas exclusivamente para chicas, donde las asignaturas científicas no forman parte del plan de estudios; una carencia que, de estudiante, compensa tomando clases nocturnas de física en una escuela pública cercana. Poco antes de terminar el instituto, la familia Blackburn se traslada a Melbourne, una de las mayores ciudades de Australia. Una vez terminados los estudios, Elizabeth se matricula en la universidad local, inscribiéndose en el curso de biología, donde se interesa en particular por el trabajo de laboratorio. Se licencia en Bioquímica en 1970 y termina su especialización en 1972. Animada por sus profesores, decide cursar un doctorado en el Darwin College de Cambridge (Inglaterra) con el fin de estudiar los métodos de secuenciación del ADN.

Se casa con su colega John Sedat en 1975 y ese mismo año se traslada a Yale, donde prosigue sus estudios posdoctorales hasta 1977. En 1978 la llaman a Berkeley, California, como profesora titular. Colabora con Jack W. Szostak y su alumna Carol W. Greider para estudiar el ciclo biológico celular y la duplicación del ADN durante la mitosis, la división celular. Cuando una célula ha obtenido bastante nutrientes y está lista para replicar su ADN, los cromosomas se separan y se desplazan hacia sus extremos. Una vez llevada a cabo la división, las dos células hijas recién creadas incluirán el mismo patrimonio genético que la célula madre. Este proceso es fundamental para nuestra supervivencia: es lo que permite que un óvulo fecundado se convierta en un ser humano, o que se curen graves lesiones. Cualquier error puede hacer que el material genético se pierda o se dañe, con consecuencias graves para la salud. Estudios precedentes acerca del ADN habían observado que la enzima ADN polimerasa, responsable de la duplicación del ADN en la célula, no lograba realizar el mismo proceso en los extremos de los cromosomas. En teoría, debería haber una pérdida de material genético de dichos extremos en el momento de la duplicación. Blackburn descubre la razón por la cual esto no ocurre: en los extremos de los cromosomas hay secuencias de ADN cuya función es precisamente la de impedir cualquier pérdida, actuando como una especie de tapón. Recibieron el nombre de telómeros: sin ellos habría un riesgo constante de pérdida de informaciones durante la replicación, o de fusión de cromosomas en los extremos. Se acortan con cada ciclo y se consideran como una especie de reloj biológico para las células: para evitar daños causados por las pérdidas de ADN, cuando los telómeros se acortan demasiado, la célula entra en un estado de senescencia y deja de reproducirse. Esto parece relacionar los telómeros con la senilidad, la muerte y el desarrollo de tumores o enfermedades crónicas. Sucesivamente, Blackburn descubre la telomerasa, la enzima que tiene la función de sintetizar las secuencias de los telómeros. Esto permite mantener su longitud, alargando así la vida de la célula y retrasando el envejecimiento celular.

 Las implicaciones clínicas de estos descubrimientos fueron enormes. Permitieron obtener una mejor comprensión acerca del desarrollo de los tumores, al constatar que la excesiva actividad de la telomerasa en las células cancerosas impide el acortamiento de los telómeros, lo que favorece su reproducción incontrolada. Esto llevó a la teoría de que una posible cura radica en la posibilidad de detener el trabajo de la telomerasa, y se están realizando numerosos estudios con este fin. La correlación entre la longitud de los telómeros y el envejecimiento sugiere que, si se encontrara una manera para alargar los telómeros, se podría retrasar o incluso detener la senescencia de las células y, por lo tanto, la vejez. En estudios posteriores, Blackburn demuestra la correlación entre los niveles de actividad de la telomerasa y las fuertes condiciones de estrés: un trabajo muy difícil, o una condición de alto estrés disminuyen la actividad de la enzima, lo que implica que los telómeros se acorten, provocando daños en la salud. El alcance de las investigaciones de Blackburn ya había sido entendido en los años ochenta, convirtiéndola en una de las biólogas más reconocidas y respetadas del mundo. En 1990 la llaman a la Universidad de California, San Francisco, donde sigue dando clases de Biología y Fisiología. En 2001 la nombran Presidenta del Consejo de Bioética, pero sus posturas a favor de la utilización de células embrionarias para la investigación la llevan a su cese en 2004, provocando la indignación de la comunidad científica de la época. Blackburn nunca ha ocultado lo que creía ser la causa de la revocación, causa que, según la científica, se debía a la postura religiosa de la administración Bush; desde entonces ha denunciado activamente los intentos de la política de manipular la investigación científica. Es por esa razón que la adjudicación del Premio Nobel en 2009 por estos descubrimientos, compartidos con Szostaks y Greider, se percibe por sus partidarios como un desquite contra el ultra-conservadurismo y los intentos de controlar el mundo de la ciencia.

Los reconocimientos obtenidos por Blackburn a lo largo de su carrera son innumerables: en 1998 llega a ser Presidenta de la American Society for cell biology y es miembra de numerosas academias de prestigio y sociedades científicas. En 2007, el Time Magazine la nombra entre una de las 100 personas más influyentes del mundo y desde 2008 colabora con la Unesco para una mayor participación de las mujeres en el ámbito científico. Numerosas científicas, como la genetista Elena Cattaneo y la bióloga Anna Meldonesi, la identifican como su principal modelo a seguir. Blackburn, además, se compromete con la cuestión de la bioética, es asidua defensora del bienestar de la humanidad como verdadero y último objetivo de la investigación, ignorando el mero beneficio económico o político.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Вона була удостоєна Нобелівської премії з медицини в 2009 році, яку розділила зі своїм колегою Джеком В. Шостаком і своєю ученицею Керол В. Грейдер, за відкриття теломер, послідовності ДНК, розташованої в кінці хромосоми, яка запобігає розпаду генетичного матеріалу під час поділу клітини, і ферменту теломерази, який виробляє ДНК, що міститься в теломерах.

Елізабет Блекберн народилася в Хобарті, Тасманія, Австралія, другою з семи братів і сестер. Наука та дослідження мають глибоке коріння в її родині: дочка двох лікарів, онука геологів та колекціонерів комах, Блекберн з раннього дитинства була в тісному контакті з науковим світом. Незадовго до того, як піти до дитячого садка, вона переїхала з сім'єю до Локстона, що на півночі Тасманії. Користуючись перевагами великого саду в її новому будинку, батьки потурали її пристрасті до тварин і природи: її постійно оточували пуголовки, папуги і канарки, золоті рибки, кури і півні, кролики і морські свинки, аж до більш класичних котів і собак. Любов до фауни та читання спрощених наукових текстів в юності переконали її присвятити себе біології та науці. Він навчався у школах для дівчат, де природничі предмети не були частиною навчальної програми; цей недолік він компенсував у студентські роки, відвідуючи вечірні заняття з фізики у сусідній державній школі. Незадовго до закінчення середньої школи родина Блекбернів переїхала до Мельбурна, одного з найбільших міст Австралії. Після закінчення школи Елізабет вступила до місцевого університету, записавшись на курс біології, де особливо зацікавилася лабораторними роботами. У 1970 році отримала ступінь бакалавра біохімії, а в 1972 році - ступінь магістра. Заохочена своїми професорами, вона вирішила здобути докторський ступінь у Дарвін-коледжі в Кембриджі, Англія, вивчаючи методи секвенування ДНК.

У 1975 році вийшла заміж за свого колегу Джона Седата і в тому ж році переїхала до Єльського університету, де продовжила навчання в аспірантурі до 1977 року. У 1978 році була запрошена до Берклі, Каліфорнія, на посаду доцента. Співпрацювала з Джеком В. Шостаком та його ученицею Керол В. Грейдер над вивченням біологічного циклу клітин і дублюванням ДНК в момент мітозу, поділу клітин. Коли клітина отримує достатньо поживних речовин і готова до реплікації своєї ДНК, хромосоми розщеплюються і рухаються до її кінця. Після того, як поділ відбувся, дві новостворені дочірні клітини будуть містити ту ж генетичну спадщину, що і материнська клітина. Цей процес має вирішальне значення для нашого виживання: саме він дозволяє заплідненій яйцеклітині стати людиною або загоїти серйозні травми. Будь-яка помилка може призвести до втрати або пошкодження генетичного матеріалу, що матиме серйозні наслідки для здоров'я. Попередні дослідження ДНК відзначали, що фермент ДНК-полімераза, відповідальний за дублювання ДНК в клітині, не здатний виконувати той же процес на кінцях хромосом. Теоретично, в момент дублювання повинен був відбутися витік генетичного матеріалу з цих кінців. Блекберн виявив, чому цього не відбувається: на кінцях хромосом є послідовності ДНК, робота яких полягає саме в тому, щоб запобігати будь-якому витоку, виконуючи роль своєрідної пробки. Їх перейменували на теломери: без них існував би постійний ризик втрати інформації під час реплікації, або злиття хромосом на кінцях. Вони коротшають з кожним циклом і розглядаються як своєрідний біологічний годинник для клітин: щоб запобігти пошкодженням, викликаним витоком ДНК, коли теломери стають занадто короткими, клітина впадає в стан старіння і перестає розмножуватися. Це, як видається, пов'язує теломери зі старістю, смертю та розвитком пухлин або хронічних захворювань. Згодом Блекберн відкрив теломеразу - фермент, відповідальний за синтез послідовностей теломер. Це дає можливість підтримувати їх довжину, тим самим продовжуючи термін життя клітини і затримуючи клітинне старіння.

Клінічні наслідки цих відкриттів були величезними. Вони привели до кращого розуміння розвитку пухлин, зазначивши, що надмірна активність теломерази в ракових клітинах перешкоджає вкороченню теломер, тим самим заохочуючи їх неконтрольоване розмноження. Це призвело до теорії, що можливе лікування полягає в можливості зупинки роботи теломерази, і в цьому напрямку проводяться численні дослідження. Кореляція між довжиною теломер і старінням свідчить про те, що якби був знайдений спосіб подовження теломер, то старіння клітин, а отже, і старість, можна було б затримати або навіть зупинити. У подальших дослідженнях Блекберн демонструє взаємозв'язок між рівнем активності теломерази і важкими стресовими станами: дуже важка робота або стан високого стресу знижує активність цього ферменту, що потім викликає вкорочення теломер, що призводить до пошкодження здоров'я. Масштаби досліджень Блекберн були усвідомлені вже у 1980-х роках, що зробило її одним з найвідоміших і найшанованіших біологів у світі. У 1990 році була запрошена до Каліфорнійського університету в Сан-Франциско, де й досі читає лекції з біології та фізіології. У 2001 році вона була призначена президентом Ради з біоетики, але її позиція на користь використання ембріональних клітин для досліджень призвела до її звільнення у 2004 році, що викликало обурення в науковому співтоваристві того часу. Блекберн ніколи не приховувала, що вважала причиною відкликання релігійну позицію адміністрації Буша; відтоді вона активно виступає проти спроб політиків маніпулювати науковими дослідженнями. Саме з цієї причини присудження їй Нобелівської премії у 2009 році за ці відкриття, яку вона розділила з Шостаксом і Грейдером, сприймається її прихильниками як реванш за ультраконсерватизм і спроби контролювати світ науки.

За свою кар'єру Блекберн отримала незліченну кількість нагород: у 1998 році вона стала президентом Американського товариства клітинної біології, є членом численних престижних академій та наукових товариств. У 2007 році журнал "Тайм" назвав її однією з 100 найвпливовіших людей світу, а з 2008 року вона співпрацює з ЮНЕСКО задля більшого залучення жінок до науки. Численні жінки-науковці, такі як генетик Олена Каттанео та біолог Анна Мельдонезі, називають її своєю головною рольовою моделлю. Блекберн також прихильний до питань біоетики, старанно відстоює благополуччя людства як справжню і кінцеву мету досліджень, ігноруючи просту економічну або політичну вигоду.

Carol W. Greide
Alessia Carofiglio





Katarzyna Oliwa

 

Carol W. Greider riceve il Premio Nobel per la Medicina nel 2009 con la motivazione seguente: «per la scoperta di come i cromosomi sono protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi», fondamentale nel processo di invecchiamento cellulare e nella crescita delle cellule tumorali. Si tratta di un premio di dieci milioni di corone svedesi, 980.000 euro circa. È la più giovane Nobel per la Medicina. 

Carolyn Widney Greider nasce a San Diego (Usa) il 15 aprile del 1961. Il padre è fisico, la madre è biologa e lavorano entrambi nell’Università di Berkeley, in California. La sua infanzia è difficile: a soli sei anni perde la madre e scopre di essere dislessica. A scuola riscontra delle difficoltà in quanto non riesce a scrivere e pronunciare correttamente le parole. Inizialmente vive questa situazione con disagio, si sente stupida, ma col tempo, diventa un punto di forza: «Credo che imparare a sviluppare le mie capacità compensative abbia avuto un ruolo anche nel mio successo come scienziata perché si devono intuire molte cose diverse che stanno accadendo allo stesso tempo e applicarle ad un problema particolare, per non concentrarsi solo su un unico aspetto, ma per esaminarne molti contemporaneamente. Forse la mia capacità di estrarre più informazioni dal contesto e di mettere insieme idee diverse potrebbe essere stata influenzata da ciò che ho imparato a fare con la dislessia».

Dopo la morte della madre, il padre accetta un’offerta di lavoro dall’Istituto di Fisica Nucleare Max Planck di Heidelberg, in Germania. Carol padroneggia la lingua tedesca in soli sei mesi, pur avendo gli stessi problemi di dislessia, infatti i suoi voti saranno sempre bassi. Dopo il diploma, Carol consegue una laurea in Ecologia marina. Riuscire ad entrare in un corso di specializzazione non era semplice. La maggior parte degli istituti in cui fece domanda di iscrizione scartò la sua richiesta sulla base dei suoi bassi punteggi del test Gre, un requisito di ammissione per molti corsi di specializzazione negli Stati Uniti e in Canada. Nel 1984 sostiene un colloquio di ammissione alla Berkeley University, la stessa in cui avevano insegnato i suoi genitori. Incontra la professoressa Elizabeth Blackburn che non le chiede del suo curriculum. Nonostante i voti bassi e la dislessia, la passione che emerge dagli occhi di Carol riesce a convincere la docente. Carol incomincia a lavorare nel suo laboratorio, in aprile, alla ricerca dell’enzima che si ipotizzava aggiungesse basi di Dna extra all’estremità dei cromosomi. Senza le basi extra, le quali vengono aggiunte come ripetizioni di un motivo a sei coppie di basi, i cromosomi si accorciano durante la replicazione del Dna, con il conseguente deterioramento e senescenza o fusione cromosomica che causa il cancro. Le ricercatrici hanno cercato l’enzima nell’organismo Tetrahymena thermophila, un protozoo d'acqua dolce con un gran numero di telomeri.

Elizabeth ha già descritto la struttura molecolare del telomero e sta studiando come avviene il processo di accorciamento e allungamento. I telomeri hanno infatti un ruolo fondamentale nel determinare la lunghezza della vita delle cellule e sono considerati i nostri orologi biologici. Ad ogni fase di replicazione del Dna, le estremità telomeriche vengono accorciate e le cellule iniziano a danneggiarsi sempre di più ad ogni divisione, finché non muoiono. Carol studia accanto alla sua professoressa il processo di duplicazione del Dna. Si dedica in particolare alla ricerca di un ipotetico enzima che rafforza i telomeri accorciati e, dopo tanti esperimenti, riesce nel suo intento e lo identifica, il giorno di Natale del 1984. Le due ricercatrici lo chiamano telomerasi. Questo enzima ha la capacità di sintetizzare le sequenze dei telomeri, regolando l’invecchiamento cellulare. Pubblicano la scoperta sulla rivista scientifica Cell. Entrambe ricordano così quegli anni: «È stato come risolvere una specie di puzzle. Volevamo capire come funzionavano i telomeri e facevamo esperimenti su esperimenti. E poi non sempre eravamo d’accordo. Una volta io volevo procedere in un certo modo e Liz in un altro e discutevamo parecchio. Poi la mattina dopo aveva deciso di fare come dicevo io, e io come diceva lei. Un vero spasso». A soli 23 anni, prima di conseguire il dottorato, Carol fa dunque un’importante scoperta che la porterà a ricevere la massima onorificenza per la Medicina. Quell’onore arriverà tuttavia ben venticinque anni dopo. Nel frattempo, il continuo lavoro di Greider con la telomerasi ha avuto importanti implicazioni sulla ricerca medica. Greider, Blackburn e Jack Szostak hanno condiviso il premio “Albert Lasker Award for Basic Medical Research” nel 2006 per il loro lavoro sui telomeri.

Carol Greider ha terminato il suo dottorato di ricerca in Biologia molecolare nel 1987 presso l’Università della California, Berkeley. In seguito ha lavorato presso il Cold Spring Harbor Laboratory di New York. In questo periodo, insieme a Ronald A. DePinho, ha prodotto il primo topo knockout di telomerasi, dimostrando che i telomeri sempre più corti provocano vari fenotipi deleteri, che causano un invecchiamento precoce. Negli anni Novanta è entrata a far parte del comitato scientifico Geron, società di biotecnologie fondata da Michael D. West. Attualmente è direttrice e professoressa presso il Dipartimento di Biologia Molecolare e Genetica della Johns Hopkins Medicine. Greider ha continuato a studiare la telomerasi del protozoo Tetrahymena, clonando il gene che codifica il componente Rna e dimostrando che essi procurano il template per le ripetizioni telomeriche TTGGGG e che la telomerasi è processuale. Inoltre, nel 1994 ha ricostruito la telomerasi di Tetrahymena in vitro e ha definito i meccanismi di utilizzo del template. Dopo aver dimostrato, insieme a Calvin Harley, che l'accorciamento dei telomeri è alla base della senescenza cellulare, per testare ulteriormente la scoperta sono state studiate la telomerasi murina e umana ed è stato clonato il componente Rna della telomerasi murina. I telomeri accorciati sono implicati in molte malattie e giocano un ruolo decisivo nell'incapacità delle cellule di separarsi dopo un certo numero di divisioni, e quindi nell'invecchiamento cellulare. Una carenza di telomerasi provoca il rapido logorio dei telomeri, quindi l'invecchiamento delle cellule. Invece, una quantità eccessiva di questo enzima causa i tumori, permettendo alle cellule di moltiplicarsi senza mai fermarsi. L'attività della telomerasi influisce appunto sulla crescita delle cellule tumorali. Oggi, infatti è considerato un nuovo bersaglio per la terapia contro il cancro. I telomeri e la telomerasi sono al centro dei principali temi della ricerca medica: invecchiamento e cancro. Per questo motivo si parla anche di "enzima dell’immortalità".


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Carol W. Greider reçoit le Prix Nobel de Médecine en 2009 avec la motivation suivante : « pour découvrir comment les chromosomes sont protégés contre les télomères et l’enzyme télomérase », fondamentale dans le processus de vieillissement cellulaire et la croissance des cellules cancéreuses. Il s’agit d’un prix de dix millions de couronnes suédoises, soit environ 980000 euros. C’est le plus jeune Nobel de médecine.

Carolyn Widney Greider est née à San Diego (États-Unis) le 15 avril 1961. Son père est physicien, sa mère biologiste et ils travaillent tous les deux à l’Université de Berkeley, en Californie. Son enfance est difficile : à seulement six ans, elle perd sa mère et découvre qu’elle est dyslexique. À l’école, il rencontre des difficultés car il ne peut pas écrire et prononcer correctement les mots. Au début, il vit cette situation avec malaise, il se sent stupide, mais avec le temps, il devient un point fort : «Je crois qu’apprendre à développer mes capacités de compensation a également joué un rôle dans mon succès en tant que scientifique parce qu’il faut deviner beaucoup de choses différentes qui se passent en même temps et les appliquer à un problème particulier, pour ne pas se concentrer sur un seul aspect, mais pour en examiner plusieurs à la fois. Peut-être que ma capacité à extraire plus d’informations du contexte et à rassembler des idées différentes pourrait avoir été influencée par ce que j’ai appris à faire avec la dyslexie».

Après la mort de sa mère, son père accepte une offre d’emploi de l’Institut de physique nucléaire Max Planck à Heidelberg, en Allemagne. Carol maîtrise l’allemand en seulement six mois, même si elle a les mêmes problèmes de dyslexie, ses notes seront toujours faibles. Après avoir obtenu son diplôme, Carol obtient un diplôme en écologie marine. Réussir à entrer dans un cours de spécialisation n’était pas facile. La plupart des établissements où il a postulé ont rejeté sa demande sur la base de ses faibles résultats au test Gre, une condition d’admission pour de nombreux cours de spécialisation aux États-Unis et au Canada. En 1984, il soutient un entretien d’admission à l’Université de Berkeley, la même où ses parents avaient enseigné. Il rencontre le professeur Elizabeth Blackburn qui ne lui demande pas son CV. Malgré ses faibles notes et sa dyslexie, la passion qui émerge des yeux de Carol parvient à convaincre le professeur. Carol commence à travailler dans son laboratoire, en avril, à la recherche de l’enzyme qui ajoute des bases d’ADN supplémentaires à l’extrémité des chromosomes. Sans les bases supplémentaires, qui sont ajoutées comme répétitions d’un motif à six paires de bases, les chromosomes raccourcissent pendant la réplication de l’ADN, ce qui entraîne une détérioration et une sénescence ou une fusion chromosomique qui provoque le cancer. Les chercheurs ont recherché l’enzyme dans l’organisme Tetrahymena thermophila, un protozoaire d’eau douce avec un grand nombre de télomères.

Elizabeth a déjà décrit la structure moléculaire du télomère et étudie le processus de raccourcissement et d’étirement. Les télomères jouent en effet un rôle fondamental dans la détermination de la durée de vie des cellules et sont considérés comme nos horloges biologiques. À chaque phase de réplication de l’ADN, les extrémités télomériques sont raccourcies et les cellules commencent à s’endommager de plus en plus à chaque division, jusqu’à ce qu’elles meurent. Carol étudie avec son professeur le processus de duplication de l’ADN. Il se consacre en particulier à la recherche d’une enzyme hypothétique qui renforce les télomères raccourcis et, après de nombreuses expériences, réussit son but et l’identifie, le jour de Noël de 1984. Les deux chercheurs l’appellent la télomérase. Cette enzyme a la capacité de synthétiser les séquences des télomères, régulant le vieillissement cellulaire. Ils publient la découverte dans la revue scientifique Cell. Les deux se souviennent de ces années : « C’était comme résoudre une sorte de puzzle. Nous voulions comprendre comment les télomères fonctionnaient et nous faisions des expériences sur des expériences. Et nous n’étions pas toujours d’accord. Une fois, je voulais procéder d’une certaine manière et Liz d’une autre et nous discutions beaucoup. Puis le lendemain matin, il avait décidé de faire comme je le disais, et moi comme elle le disait. Un vrai plaisir ». À seulement 23 ans, avant d’obtenir son doctorat, Carol fait donc une découverte importante qui l’amènera à recevoir la plus haute distinction pour la médecine. Cet honneur viendra cependant bien vingt-cinq ans plus tard. Pendant ce temps, le travail continu de Greider avec la télomérase a eu des implications importantes sur la recherche médicale. Greider, Blackburn et Jack Szostak ont partagé le prix "Albert Lasker Award for Basic Medical Research" en 2006 pour leur travail sur les télomères.

Carol Greider a terminé son doctorat en biologie moléculaire en 1987 à l’Université de Californie, Berkeley. Il a ensuite travaillé au Cold Spring Harbor Laboratory de New York. Pendant cette période, avec Ronald A. DePinho, il a produit la première souris knockout de télomérase, démontrant que les télomères de plus en plus courts provoquent divers phénotypes nocifs, qui provoquent un vieillissement prématuré. Dans les années 1990, elle a rejoint le comité scientifique Geron, société de biotechnologie fondée par Michael D. West. Elle est actuellement directrice et professeur au département de biologie moléculaire et génétique de Johns Hopkins Medicine. Greider a continué à étudier la télomérase du protozoaire Tetrahymena, en clonant le gène codant le composant Arn et en démontrant qu’ils fournissent le modèle pour les répétitions télomériques TTGGGG et que la télomérase est procédurale. En outre, en 1994, il a reconstruit la télomérase de Tetrahymena in vitro et a défini les mécanismes d’utilisation du modèle. Après avoir démontré, avec Calvin Harley, que le raccourcissement des télomères est à l’origine de la sénescence cellulaire, la télomérase murine et humaine ont été étudiées et le composant Arn de la télomérase murine a été cloné. Les télomères raccourcis sont impliqués dans de nombreuses maladies et jouent un rôle décisif dans l’incapacité des cellules à se séparer après un certain nombre de divisions, et donc dans le vieillissement cellulaire. Une carence en télomérase provoque une usure rapide des télomères, donc le vieillissement des cellules. Au lieu de cela, une quantité excessive de cette enzyme provoque des tumeurs, permettant aux cellules de se multiplier sans jamais s’arrêter. L’activité de la télomérase affecte précisément la croissance des cellules cancéreuses. Aujourd’hui, il est considéré comme une nouvelle cible pour la thérapie contre le cancer. Les télomères et la télomérase sont au centre des principaux thèmes de la recherche médicale : le vieillissement et le cancer. C’est pourquoi on parle aussi de "l’enzyme de l’immortalité".


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Carol W. Greider was awarded the Nobel Prize in Medicine in 2009 with the following motivation: "for the discovery of how chromosomes are protected by telomeres and the enzyme telomerase," which is crucial in the process of cell aging and cancer cell growth. The prize is of ten million Swedish kronor, about 980,000 euros. She is the youngest Nobel laureate in Medicine.

Carolyn Widney Greider was born in San Diego, California, USA, on April 15, 1961. Her father was a physicist, her mother a biologist, and they both worked at the University of California, Berkeley. Her childhood was difficult. When she was only six years of age she lost her mother and it was discovered that she was dyslexic. She experienced difficulties in school as she could not write or pronounce words correctly. Initially, she experienced this with discomfort, feeling stupid, but over time, it became a strength. «I think learning to develop my compensatory skills also played a role in my success as a scientist, because you have to intuit many different things that are happening at the same time and apply them to a particular problem, to not just focus on one aspect, but to examine many at once. Perhaps my ability to take more information out of context and put different ideas together may have been influenced by what I learned to do with dyslexia».

After her mother's death, her father accepted a job offer from the Max Planck Institute for Nuclear Physics in Heidelberg, Germany. Carol mastered the German language in just six months, despite having the same problems with dyslexia, which led to her grades always being low. After graduation, Carol earned a degree in Marine Ecology. Getting into a graduate program was not easy. Most institutions where she applied discarded her application based on her low GRE test scores, an admission requirement for many graduate programs in the United States and Canada. In 1984 she had an admissions interview at the University of California, Berkeley, where her parents had taught. She met professor Elizabeth Blackburn who did not ask her about her curriculum. Despite her low grades and dyslexia, the passion evident in Carol's eyes managed to convince the professor. Carol began work in her lab in April searching for the enzyme that was hypothesized to add extra DNA bases to the end of chromosomes. Without the extra bases, which are added as repeats of a six-base-pair motif, chromosomes shorten during DNA replication, resulting in deterioration and senescence, or chromosome fusion, causes of cancer. The researchers looked for the enzyme in the unicellular organism tetrahymena thermophila, a freshwater protozoan with a large number of telomeres.

Elizabeth had already described the molecular structure of the telomere and was studying how the process of shortening and lengthening occurs. Indeed, telomeres play a key role in determining the length of cell life and are considered our biological clocks. At each stage of DNA replication, telomere ends are shortened and cells begin to become more and more damaged with each division until they die. Carol studied the process of DNA duplication alongside her professor. She devoted herself in particular to the search for a hypothetical enzyme that strengthens shortened telomeres, and after many experiments, she succeeded in her goal and identified it, on Christmas Day 1984. The two researchers called it telomerase. This enzyme has the ability to synthesize telomere sequences, regulating cellular aging. They published the discovery in the scientific journal Cell. Both recall those years thus, "It was like solving a kind of puzzle. We wanted to understand how telomeres worked, and we did experiment after experiment. And then we didn't always agree. One time I wanted to go one way and Liz another, and we argued a lot. Then the next morning she had decided to do as I said, and I as she said. A real hoot." At only 23 years old, before she received her doctorate, Carol thus made an important discovery that would lead to her receiving the highest honor for Medicine. That honor came a full 25 years later, however. Meanwhile, Greider's continued work with telomerase had important implications for medical research. Greider, Blackburn and Jack Szostak shared the Albert Lasker Award for Basic Medical Research in 2006 for their work on telomeres.

Carol Greider completed her Ph.D. in Molecular Biology in 1987 at the University of California, Berkeley. She later worked at the Cold Spring Harbor Laboratory in New York. During this time, together with Ronald A. DePinho, she produced the first telomerase “knockout” mouse (a mouse without naturally occurring telomerase), demonstrating that increasingly short telomeres cause various deleterious phenotypes that result in premature aging. In the 1990s, she joined the Geron Scientific Committee, a biotechnology company founded by Michael D. West. She is currently director and professor in the Department of Molecular Biology and Genetics at Johns Hopkins Medicine. Greider went on to study telomerase from the protozoan Tetrahymena, cloning the gene encoding the RNA components and demonstrating that they provided the template for the telomeric repeats TTGGG and that telomerase is processive. Furthermore, in 1994 she reconstructed Tetrahymena telomerase in vitro and defined the mechanisms of template utilization. After demonstrating with Calvin Harley that telomere shortening underlies cellular senescence, mouse and human telomerase were studied to further test the discovery, and the RNA component of mouse telomerase was cloned. Shortened telomeres are implicated in many diseases and play a decisive role in the inability of cells to separate after a certain number of divisions, and thus in cellular aging. A deficiency of telomerase causes rapid telomere attrition, thus cell aging. In contrast, too much of this enzyme causes tumors, allowing cells to multiply without ever stopping. Telomerase activity precisely affects the growth of cancer cells. Today, it is considered a new target for cancer therapy. Telomeres and telomerase are at the center of major topics in medical research, aging and cancer. This is why it is also referred to as the "immortality enzyme."


Traduzione spagnola

Federica Agosta

Carol W. Greider recibe el Premio Nobel de Medicina en 2009 con la siguiente motivación: «por haber descubierto cómo los cromosomas están protegidos por los telómeros y la enzima telomerasa», fundamental en el proceso del envejecimiento celular y el crecimiento de las células cancerosas. Se trata de un premio de diez millones de coronas suecas, aproximadamente 980.000 euros. Carol W. Greider es la ganadora más joven del Premio Nobel de Medicina.

Carolyn Widney Greider nace en San Diego (Estados Unidos) el 15 de abril de 1961. Su padre es físico, su madre es bióloga y ambos trabajan en la Universidad de Berkeley, California. Su infancia es difícil: ya a los seis años pierde a su madre y descubre que sufre de dislexia. En la escuela tiene dificultades dado que no logra escribir ni pronunciar correctamente las palabras. Al comienzo, vive dicha situación con incomodidad, se siente estúpida, pero con el tiempo esta condición se convierte en una fuerza interior: «Creo que aprender a desarrollar mis habilidades compensatorias también desempeñó un papel en mi éxito en cuanto científica porque hay que percibir muchas cosas diferentes que están ocurriendo al mismo tiempo y hay que aplicarlas a un problema concreto, no hay que centrarse sólo en un aspecto, sino que hay que examinar muchos a la vez. Tal vez mi capacidad para obtener más de una información de de un contexto y juntar diferentes ideas haya estado influida por lo que aprendí a hacer con la dislexia».

Tras la muerte de su madre, su padre acepta una oferta de trabajo del Instituto Max Planck de Física Nuclear de Heidelberg (Alemania). Carol domina el idioma alemán en sólo seis meses, a pesar de los mismos problemas de dislexia, razón por la cual sus notas serán siempre bajas. Tras su graduación, se licencia en Ecología Marina. Acceder a un curso de posgrado no era fácil. La mayoría de las instituciones a las que se presentó descartaron su solicitud por su baja puntuación en el test Gre, un requisito de admisión para muchos cursos de posgrado en Estados Unidos y Canadá. En 1984 tiene una entrevista de admisión en la Universidad de Berkeley, la misma en la que habían enseñado sus padres. Conoce a la profesora Elizabeth Blackburn, la cual no le pregunta por su currículum. A pesar de las bajas calificaciones y la dislexia, la pasión que surge de los ojos de Carol consigue convencer a la docente. Carol comienza a trabajar en su laboratorio, en abril, para encontrar la enzima que, según la hipótesis, añade bases de ADN adicionales a los extremos de los cromosomas. Sin las bases adicionales, las cuales se añaden como repeticiones de un motivo de seis pares de bases, los cromosomas se acortan durante la replicación del ADN, lo que provoca el deterioro y la senescencia o la fusión de cromosomas que causa el cáncer. Las investigadoras buscaron la enzima en el organismo Tetrahymena thermophila, un protozoo de agua dulce con un gran número de telómeros.

Elizabeth ya ha descrito la estructura molecular del telómero y está estudiando cómo se lleva a cabo el proceso de acortamiento y alargamiento. En efecto, los telómeros desempeñan un papel clave en la determinación de la duración de la vida de las células y se consideran nuestros relojes biológicos. En cada etapa de la replicación del ADN, los extremos de los telómeros se acortan y las células comienzan a dañarse cada vez más con cada división, hasta su muerte. Carol estudia junto a su profesora el proceso de duplicación del ADN. Se dedica en particular a la búsqueda de una hipotética enzima que refuerce los telómeros acortados y, tras muchos experimentos, logra su objetivo y la identifica el día de Navidad de 1984. Las dos investigadoras la llaman telomerasa. Dicha enzima tiene la capacidad de sintetizar las secuencias de los telómeros, regulando el envejecimiento celular. Publican el descubrimiento en la revista científica Cell. Las dos recuerdan aquellos años: «Era como resolver una especie de rompecabezas. Queríamos entender cómo funcionaban los telómeros e hicimos un experimento tras otro. Y no siempre estábamos de acuerdo. Una vez quise ir por un camino y Liz por otro y discutimos mucho. Entonces, a la mañana siguiente, ella decidió hacer lo que yo decía, y yo lo que ella decía. Un verdadero placer». Con sólo 23 años, antes de terminar su doctorado, Carol hace un importante descubrimiento que la lleva a recibir el más alto honor de la Medicina. Sin embargo, ese honor llegará 25 años después. Mientras tanto, el trabajo reiterado de Greider con la telomerasa tenía importantes implicaciones con respecto a la investigación médica. Greider, Blackburn y Jack Szostak compartieron el Premio Albert Lasker de Investigación Médica Básica en 2006 por sus estudios sobre los telómeros.

Carol Greider se doctoró en Biología Molecular en 1987 en la Universidad de California, Berkeley. A continuación, trabajó en el Cold Spring Harbor Laboratory de Nueva York. Durante este tiempo, junto con Ronald A. DePinho, produjo el primer ratón knockout de telomerasa, demostrando que los telómeros cada vez más cortos causan varios fenotipos deletéreos que conducen al envejecimiento prematuro. En los años noventa, se incorporó al comité científico de Geron, una empresa de biotecnología fundada por Michael D. West. Actualmente es directora y profesora del Departamento de Biología Molecular y Genética de la Johns Hopkins Medicine. Greider ha seguido estudiando la telomerasa del protozoo Tetrahymena, clonando el gen que codifica el componente de ARN y demostrando que proporcionan el modelo para las repeticiones teloméricas TTGGG y que la telomerasa es procesal. Además, en 1994, reconstruyó la telomerasa de Tetrahymena in vitro y definió los mecanismos de utilización del modelo. Tras demostrar, junto con Calvin Harley, que el acortamiento de los telómeros subyace a la senescencia celular, para comprobar nuevamente dicho descubrimiento, estudiaron la telomerasa murina y humana y clonaron el componente de ARN de la telomerasa murina. Los telómeros acortados están involucrados en muchas enfermedades y desempeñan un papel decisivo en la incapacidad de las células de separarse después de un cierto número de divisiones y, por tanto, en el envejecimiento celular. Una deficiencia de la telomerasa hace que los telómeros se desgasten rápidamente, lo que provoca el envejecimiento celular. Por el contrario, un exceso de dicha enzima provoca tumores, permitiendo que las células se multipliquen sin parar. Precisamente, la actividad de la telomerasa afecta al crecimiento de las células cancerosas. Hoy en día, se considera un nuevo objetivo para la terapia del cáncer. Los telómeros y la telomerasa se encuentran al centro de los principales temas de la investigación médica: envejecimiento y cáncer. Por eso también se habla de "enzima de la inmortalidad".


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Керол В. Грейдер була удостоєна Нобелівської премії з медицини у 2009 році з наступною мотивацією: "за відкриття того, як хромосоми захищені теломерами і ферментом теломеразою", що має вирішальне значення в процесі клітинного старіння і росту ракових клітин. Премія становить десять мільйонів шведських крон, що дорівнює приблизно 980 000 євро. Вона є наймолодшим лауреатом Нобелівської премії з медицини.

Керолін Відні Грейдер народилася в Сан-Дієго (США) 15 квітня 1961 року. Її батько - фізик, мати - біолог, обоє працюють в Каліфорнійському університеті в Берклі. Його дитинство було важким: коли йому було лише шість років, він втратив матір і дізнався, що страждає на дислексію. Вона має труднощі у навчанні, оскільки не може правильно писати та вимовляти слова. Спочатку вона переживає цю ситуацію з дискомфортом, відчуває себе нерозумною, але з часом це стає силою: «Я думаю, що навчання розвитку своїх компенсаторних навичок також зіграло роль у моєму успіху як науковця, тому що ти маєш відчувати багато різних речей, які відбуваються одночасно, і застосовувати їх до конкретної проблеми, не просто зосереджуватися на одному аспекті, а дивитися на багато одразу. Можливо, на мою здатність брати більше інформації з контексту та поєднувати різні ідеї, можливо, вплинуло те, що я навчився робити з дислексією».

Після смерті матері батько прийняв пропозицію про роботу в Інституті ядерної фізики імені Макса Планка в Гейдельберзі, Німеччина. Керол опанувала німецьку мову всього за півроку, незважаючи на те, що мала такі ж проблеми з дислексією, фактично її оцінки завжди були низькими. Після закінчення університету Керол отримала ступінь з морської екології. Потрапити до аспірантури було непросто. Більшість навчальних закладів, до яких вона подавала документи, відхилили її заяву на підставі низьких результатів тесту Gre, що є вимогою для вступу до багатьох аспірантур у США та Канаді. У 1984 році він пройшов вступну співбесіду до університету Берклі, того самого університету, де викладали його батьки. Вона знайомиться з професором Елізабет Блекберн, яка не питає її про резюме. Незважаючи на низькі оцінки та дислексію, пристрасть, яка випромінюється з очей Керол, переконує професора. У квітні Керол розпочала роботу у своїй лабораторії, шукаючи фермент, який, за гіпотезою, додає додаткові основи ДНК до кінців хромосом. Без додаткових основ, які додаються у вигляді повторів шестиосновної пари мотивів, хромосоми вкорочуються під час реплікації ДНК, що призводить до погіршення стану і старіння або злиття хромосом, що викликає рак. Дослідники шукали фермент в організмі Tetrahymena thermophila, прісноводного найпростішого з великою кількістю теломер.

Єлизавета вже описала молекулярну структуру теломер і вивчає, як відбувається процес вкорочення і подовження. Теломери відіграють ключову роль у визначенні тривалості життя клітини і вважаються нашим біологічним годинником. На кожному етапі реплікації ДНК кінці теломер вкорочуються і клітини починають все більше і більше пошкоджуватися з кожним поділом, поки не загинуть. Керол вивчає процес дублювання ДНК разом зі своїм професором. Вона присвячує себе, зокрема, пошуку гіпотетичного ферменту, який зміцнює вкорочені теломери, і після багатьох експериментів досягає успіху в досягненні своєї мети і ідентифікує його на Різдво 1984 року. Двоє дослідників називають його теломеразою. Цей фермент має здатність синтезувати послідовності теломер, що регулюють клітинне старіння. Вони опублікували відкриття в науковому журналі Cell. Вони обидва згадують ті роки: "Це було схоже на розв'язання своєрідного пазлу. Ми хотіли зрозуміти, як працюють теломери, і проводили експеримент за експериментом. І тоді ми не завжди домовлялися. Одного разу я хотів йти в один бік, а Ліз - в інший, і ми багато сперечалися. Наступного ранку вона вирішила зробити так, як я сказав, а я так, як вона сказала. Справжній гудок. У віці лише 23 років, ще до отримання докторського ступеня, Керол зробила важливе відкриття, яке приведе її до отримання найвищої нагороди в галузі медицини. Ця честь, однак, прийде через 25 років. Тим часом, подальша робота Грейдера з теломеразою мала важливі наслідки для медичних досліджень. Грейдер, Блекберн і Джек Шостак розділили нагороду Альберта Ласкера за фундаментальні медичні дослідження в 2006 році за роботу з теломерами.

Керол Грейдер захистила докторську дисертацію з молекулярної біології у 1987 році в Каліфорнійському університеті в Берклі. Потім працювала в Колд Спрінг Харборській лабораторії в Нью-Йорку. За цей час разом з Рональдом А. ДеПіньо, вона вивела першу нокаутну мишу з теломеразою, продемонструвавши, що все більш короткі теломери викликають різні шкідливі фенотипи, які призводять до передчасного старіння. У 1990-х роках вона приєдналася до наукового комітету Geron, біотехнологічної компанії, заснованої Майклом Д. Вестом. Наразі вона є директором та професором кафедри молекулярної біології та генетики в Медичному інституті Джона Хопкінса. Грейдер продовжив вивчати теломеразу найпростіших Tetrahymena, клонувавши ген, що кодує РНК-компонент, і продемонструвавши, що вони забезпечують шаблон для теломерних повторів TTGGG і що теломераза є процесуальною. Крім того, в 1994 році він реконструював теломеразу Tetrahymena in vitro та визначив механізми використання шаблону. Після того, як разом з Келвіном Харлі було продемонстровано, що вкорочення теломер лежить в основі клітинного старіння, для подальшої перевірки цього відкриття було досліджено мишачу та людську теломерази, а також клоновано РНК-компонент мишачої теломерази. Укорочені теломери причетні до багатьох захворювань і відіграють вирішальну роль у нездатності клітин ділитися після певної кількості поділів, а отже, у клітинному старінні. Дефіцит теломерази призводить до швидкого зношування теломер, що призводить до старіння клітин. І навпаки, надлишок цього ферменту викликає пухлини, дозволяючи клітинам розмножуватися безперервно. Активність теломерази впливає саме на ріст ракових клітин. Сьогодні вона вважається новою мішенню для терапії раку. Теломери і теломераза знаходяться в центрі основних тем медичних досліджень: старіння і рак. Саме тому його ще називають "ферментом безсмертя".

 

Herta Müller
Anna Maria Vicini





Katarzyna Oliwa

 

«Ha saputo descrivere il panorama dei diseredati con la forza della poesia e la franchezza della prosa». Quando riceve il prestigioso riconoscimento l’autrice è quasi una sconosciuta, i suoi libri in Italia sono pubblicati da una piccola casa editrice di Rovereto (tn). Ma il 2009 è un anno particolare, perché ben cinque sono le donne premiate in diverse discipline, mai così tante.

Scrittrice, saggista e poeta, rumena appartenente alla minoranza di lingua tedesca, Herta Müller nasce il 17 agosto 1953 a Nitzkydorf, un villaggio del Banato. Quando nel 1947 nasce la Repubblica socialista di Romania, la popolazione rumena-tedesca viene presa di mira dal regime, molti di loro sono deportati nei campi di lavoro in Unione Sovietica. Una seconda deportazione, nella steppa di Baragan all’interno del Paese, avviene nel 1951 durante il conflitto fra Tito e Stalin. La famiglia di Herta Müller, di origine contadina, è stata segnata dalle tragedie di un periodo storico cruento: la madre, Catarina, nel 1945 era stata deportata in Unione Sovietica dove rimase per cinque anni; il padre, camionista, era stato arruolato nelle Waffen-SS. Nonostante le umili origini la giovane Herta riesce a frequentare un liceo e successivamente l’università di Timisoara dove studia Germanistica e Romanistica. Durante gli anni universitari si avvicina, unica donna, al Gruppo d’azione del Banato, un circolo di intellettuali dove conosce il suo primo marito, Richard Wagner. Pubblica articoli su riviste letterarie e allo stesso tempo lavora come maestra d’asilo e traduttrice. Sotto la dittatura di Nicolae Ceausescu, dopo una fase iniziale meno restrittiva, inizia negli anni 1974-75 una svolta repressiva contro le minoranze: nel 1980 Müeller viene sospesa dall’impiego perché si rifiuta di collaborare con i servizi segreti. Inizia per lei un periodo di intensa produzione letteraria, ma la sua esistenza è segnata dalla persecuzione nei confronti suoi e dei suoi amici da parte della Securitate. Finché nel 1985 riesce ad espatriare. Lascia la Romania per la Germania, dove si stabilisce a Berlino ovest. Dal 1989 al 2001 ottiene incarichi in diversi Paesi come docente a contratto: Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera e Germania. Oltre all’ambito Nobel, nel corso della sua vita ha ricevuto numerosi premi.

La sua prima opera, pubblicata a Bucarest e successivamente rieditata in Germania, è una raccolta di racconti, Niederungen: pubblicata anche in italiano dagli Editori Riuniti (1987) con il titolo Bassure, ha ricevuto diversi riconoscimenti. Barfüβiger Februar (Febbraio Scalzo) celebra il mese in cui l’autrice ha ricevuto il permesso di espatrio. “L’arrivo era l’inverno. Straniero il Paese e sconosciuti gli amici. Gli alberi tagliati, febbraio freddo”: così descrive il suo arrivo in terra straniera, non proprio un inno alla gioia nonostante la Germania significasse per lei l’allontanamento da una situazione che la opprimeva. Nel frattempo era uscita la raccolta di prose Drückender Tango (Tango opprimente), alcune delle quali furono inserite nell’edizione berlinese di Bassure. Dedicato alla difficoltà di chi vive sospeso tra due Paesi e due culture è Reisende auf einem Bein (In viaggio su una gamba sola, Marsilio 2009), così come una storia di emigrazione dalla Romania è anche quella raccontata nel romanzo L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli, 1986). Durante una conferenza stampa tenuta a Berlino nel 2009, alla domanda se si sentisse una scrittrice rumena o tedesca rispose:

«Ho sempre scritto in tedesco, il rumeno l’ho imparato solo a 15 anni, è una lingua bellissima, ma non saprei scriverla, ci vuole un’intimità che non ho. I miei libri trattano delle esperienze in Romania, ma alla Germania devo moltissimo. Qui mi sono sentita finalmente una donna libera, perché conosco la differenza, so cosa vuol dire uscire di casa la mattina e non sapere se la sera sarai ancora viva. So cosa significa andare dal parrucchiere ed essere prelevata per strada, ritrovarsi in una cella della Securitate per un interrogatorio. Ma solo con la caduta del regime di Ceausescu ho avuto la sensazione di essere veramente salva, di poter respirare, perché anche a Berlino ovest i servizi segreti rumeni continuavano a perseguitarmi e a minacciarmi. Francamente oggi non so cosa sono. Tedesca? Rumena? Sono un po’ tutte e due le cose e nessuna di esse».

Del controllo oppressivo del regime comunista parla in Herztier, forse il suo libro più conosciuto in Italia – tradotto in italiano in due momenti diversi: primo titolo Il paese delle prugne verdi, (Keller 2008), secondo titolo Cuore animale (Feltrinelli, 2021): qui l’opposizione a Ceausescu viene vista nei suoi epiloghi tragici attraverso il suicidio di una giovane ragazza. L’altalena del respiro (Feltrinelli, 2012) racconta la storia di un diciassettenne deportato nei lager dell’Ucraina per ordine sovietico: per scriverlo l’autrice ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti e in primo luogo del poeta tedesco Oskar Pastior. In Cristina e il suo doppio (Sellerio, 2010) viene svelato il contenuto del fascicolo che la Securitate aveva realizzato su Herta Müeller: novecento pagine di un dossier incompleto e sottoposto a un’accurata “pulizia” da parte dei nuovi servizi segreti post-comunisti, racconto autobiografico e al tempo stesso testimonianza dell’opacità del potere. La persecuzione da parte dei servizi segreti rumeni è il tema dominante del romanzo La volpe era già il cacciatore (Feltrinelli, 2020).

I servizi segreti sono presenti in modo quasi ossessivo anche in altri romanzi: Oggi avrei preferito non incontrarmi (Feltrinelli, 2019), La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli, 2015). In Lo sguardo estraneo (Sellerio, 1999) i temi cari all’autrice vengono filtrati attraverso la poesia, intesa come unico mezzo per sopravvivere, mentre La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso (Feltrinelli 2012) è una raccolta di saggi in cui l’autrice riflette sulla violenza di un secolo e dei suoi totalitarismi. A cavallo tra narrativa autobiografica e saggistica è il libriccino Il re s’inchina e uccide (Keller, 2003), così come Il fiore rosso e il bastone (Keller, 2003) è un intreccio tra diario, poesia e riflessione. Herta Müller, come si può vedere, è un’autrice molto prolifica. Essendo tuttora vivente, potrà raccontare ancora molte storie.


Traduzione francese

Guenoah Mroue

Prix Nobel de littérature 2009 « Elle a su décrire le panorama des déshérités avec la force de la poésie et la franchise de la prose». Lorsqu’elle reçoit la prestigieuse distinction, l’auteur est presque une inconnue, ses livres en Italie sont publiés par une petite maison d’édition de Rovereto (tn). Mais 2009 est une année particulière, parce que cinq femmes sont récompensées dans différentes disciplines, jamais autant.

Son premier ouvrage, publié à Bucarest puis réédité en Allemagne, est un recueil de nouvelles, Niederungen : publié en italien par les Editeurs Riuniti (1987) sous le titre Bassure, il a reçu plusieurs reconnaissances. Barfüβiger Februar (Février Déchaussé) célèbre le mois où l’auteur a reçu la permission d’expatriation. "L’arrivée était l’hiver. Étranger le pays et les amis inconnus. Les arbres coupés, février froid" : c’est ainsi qu’elle décrit son arrivée en terre étrangère, pas vraiment un hymne à la joie malgré le fait que l’Allemagne signifiait pour elle l’éloignement d’une situation qui l’opprimait. Entre-temps, le recueil de prose Drückender Tango (Tango oppressant) était sorti, dont certains ont été insérés dans l’édition berlinoise de Bassure. Reisende auf einem Bein (Voyage sur une jambe, Marsilio 2009) est dédié à la difficulté de ceux qui vivent suspendu entre deux pays et deux cultures ainsi qu’une histoire d’émigration de Roumanie aussi celle racontée dans le roman L’homme est un grand faisan dans le monde (Feutrines, 1986). Lors d’une conférence de presse tenue à Berlin en 2009, elle répondit à la question de savoir si elle se sentait écrivain roumain ou allemand :

«J’ai toujours écrit en allemand, je n’ai appris le roumain qu’à 15 ans, c’est une belle langue, mais je ne saurais l’écrire, il faut une intimité que je n’ai pas. Mes livres traitent des expériences en Roumanie, mais je dois beaucoup à l’Allemagne. Ici, je me suis enfin sentie une femme libre, parce que je connais la différence, je sais ce que c’est que de sortir de la maison le matin et de ne pas savoir si vous serez toujours en vie le soir. Je sais ce que c’est d’aller chez le coiffeur et d’être ramassée dans la rue, de se retrouver dans une cellule de Securitate pour un interrogatoire. Mais ce n’est qu’avec la chute du régime de Ceausescu que j’ai eu le sentiment d’être vraiment en sécurité, de pouvoir respirer, parce qu’à Berlin-Ouest aussi, les services secrets roumains continuaient à me harceler et à me menacer. Franchement, aujourd’hui je ne sais pas ce que je suis. Allemande? Roumaine? Ce sont un peu les deux et aucune d’entre elles ».

Herztier (Le Pays des prunes vertes, Keller 2008), peut-être son livre le plus connu en Italie, parle du contrôle oppressif du régime communiste, tandis qu’à Cuore animale (Feltrinelli, 2021) l’opposition à Ceausescu est vue dans ses épilogues tragiques par le suicide d’une jeune fille. La balançoire du souffle (Feltrinelli, 2012) raconte l’histoire d’un adolescent de 17 ans déporté dans les camps de l’Ukraine sur ordre soviétique : pour l’écrire, l’auteur a recueilli les témoignages des survivants et en premier lieu du poète allemand Oskar Pastior. Dans Cristina et son double (Sellerio, 2010) est dévoilé le contenu du dossier que Securitate avait réalisé sur Herta Müller : 900 pages d’un dossier incomplet et soumis à un minutieux "nettoyage" de la part des nouveaux services secrets post-Communistes, récit autobiographique et en même temps témoignage de l’opacité du pouvoir. La persécution par les services secrets roumains est le thème dominant du roman Le renard était déjà le chasseur (Feltrinelli, 2020).

Les services secrets sont également présents de manière presque obsessionnelle dans d’autres romans : Aujourd’hui, j’aurais préféré ne pas me rencontrer (Feltrinelli, 2019), Ma patrie était une graine de pomme (Feltrinelli, 2015). Dans Le regard étranger (Sellerio, 1999), les thèmes chers à l’auteur sont filtrés à travers la poésie, entendue comme le seul moyen de survivre, tandis que La peur ne peut pas dormir. Réflexions sur la violence du siècle dernier (Feltrinelli 2012) est un recueil d’essais dans lequel l’auteur réfléchit sur la violence d’un siècle et de ses totalitarismes. Le livre Le Roi s’incline et tue (Keller, 2003), ainsi que La Fleur rouge et le Bâton (Keller, 2003) est un entrelacement entre journal, poésie et réflexion. Herta Müller, comme vous pouvez le voir, est une auteure très prolifique. Étant toujours vivante, elle pourra raconter de nombreuses histoires.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Awarded to her as a writer, “…who, with the concentration of poetry and the frankness of prose, depicts the landscape of the dispossessed.” When she received the prestigious award Müller was almost an unknown, her books in Italy published only by a small publishing house in Rovereto. But 2009 was a special year, because five women were awarded the prize in different disciplines, which had never happened before.

Writer, essayist and poet, member of the German-speaking minority in Romania, Herta Müller was born on August 17, 1953, in Nitzkydorf, a village in Banat, Romania. When the Socialist Republic of Romania was created in 1947, the Romanian-German population was targeted by the regime, and many of them were deported to labor camps in the Soviet Union. A second deportation, to the Baragan steppe in the interior of the country, occurred in 1951 during the conflict between Tito and Stalin. Herta Müller's family, of peasant origin, was marked by the tragedies of a bloody period in history. Her father, a truck driver, had been drafted into the Waffen-SS during World War II. Her mother, Catarina, was deported to the Soviet Union in 1945, where she remained for five years. Despite her humble origins, young Herta managed to attend a high school and later the University of Timisoara where she engaged in German and Romanian cultural studies. During her university years she became the only woman close to the Banat Action Group, a circle of intellectuals where she met her first husband, Richard Wagner. She published articles in literary journals and at the same time worked as a kindergarten teacher and translator. Under the dictatorship of Nicolae Ceausescu, after an initial, less restrictive phase, a repressive turn against minorities began in the years 1974-75. In 1980 Müeller was suspended from employment because she refused to cooperate with the secret services. A period of intense literary production began for her, but her existence was marked by persecution by the Securitate against her and her friends. In 1985 she managed to leave Romania for Germany, where she settled in West Berlin. From 1989 to 2001 she obtained assignments in several countries as an adjunct lecturer - England, the United States, Switzerland and Germany. In addition to the coveted Nobel Prize, she received numerous other awards during her lifetime.

Her first work, published in Bucharest and later reissued in Germany, was a collection of short stories, Niederungen It was also published in Italian by Editori Riuniti (1987) under the title Bassure, and in English as Nadirs. It received several awards. Barfüβiger Februar [Barefoot February] celebrates the month in which the author received her expatriation permit. "The arrival was in winter. Stranger the country and unknown the friends. Trees cut down, February cold." This is how she describes her arrival in a foreign land, not exactly a hymn to joy despite the fact that Germany meant for her a departure from a situation in which she was oppressed. Meanwhile, the collection of prose Drückender Tango [Oppressive Tango] had come out, some of which was included in the Berlin edition of Bassure. Dedicated to the difficulties of those who live suspended between two countries and two cultures is Reisende auf einem Bein [Traveling on One Leg], and a story of emigration from Romania is also told in the novel L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli, 1986) [published in English as The Passport]. At a press conference held in Berlin in 2009, when asked whether she felt she was a Romanian or German writer she replied:

"I've always written in German, I learned Romanian only when I was 15. It's a beautiful language, but I wouldn't know how to write in it, it takes an intimacy that I don't have. My books deal with experiences in Romania, but to Germany I owe so much. Here I finally felt like a free woman, because I know the difference, I know what it's like to leave the house in the morning and not know if you will still be alive at night. I know what it means to go to the hairdresser and be picked up on the street, to find yourself in a Securitate cell for interrogation. But it wasn't until the fall of the Ceausescu regime that I felt that I was really safe, that I could breathe, because even in West Berlin the Romanian secret service kept hounding me and threatening me. Frankly, today I don't know what I am. German? Romanian? I am a bit of both and neither."

Herztier (1994) [The Land of Green Plums (Henry Holt)], perhaps her best-known book in Italy, speaks of the oppressive control of the communist regime, while in Cuore animale (Feltrinelli, 2021) opposition to Ceausescu is seen in its tragic endings through the suicide of a young girl. L'altalena del respiro (Feltrinelli, 2012) [published in English as The Hunger Angel] tells the story of a 17-year-old boy deported to the camps of Ukraine by Soviet order. To write it, the author collected the testimonies of survivors and primarily of the German poet Oskar Pastior. Cristina e il suo doppio (Sellerio, 2010) reveals the contents of a dossier that the Securitate had made on Herta Müeller - nine hundred pages of an incomplete dossier subjected to a thorough "cleansing" by the new post-communist secret services, an autobiographical tale and at the same time a testimony to the opacity of power. Persecution by the Romanian secret services is the dominant theme of the novel Der Fuchs war damals schon der Jäger [The Fox Was Ever the Hunter (Henry Holt)].

The secret services are also present in an almost obsessive way in other novels, such as Oggi avrei preferito non incontrarmi (Feltrinelli, 2019), and La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli, 2015). In Lo sguardo estraneo (Sellerio, 1999) the themes dear to the author are filtered through poetry, understood as the only means of survival, while La paura non può dormire. Riflessioni sulla violenza del secolo scorso (Feltrinelli 2012) is a collection of essays in which the author reflects on the violence of a century and its totalitarianisms. Straddling autobiographical fiction and nonfiction is the little book Il re s’inchina e uccide (Keller, 2003), just as Il fiore rosso e il bastone (Keller, 2003), is an interweaving of diary, poetry and reflection. Herta Müller, as can be seen, is a very prolific author. As she is still living, she will be able to tell many more stories.


Traduzione spagnola

Daniela Leonardi

«Ha sabido describir el panorama de los desheredados con la fuerza de la poesía y la franqueza de la prosa». Cuando recibe el prestigioso reconocimiento, la autora es casi una desconocida, sus libros en España se empezarán a publicar con cierto retraso gracias a la editorial Siruela. Pero 2009 es un año especial, porque cinco mujeres son premiadas en diferentes disciplinas, nunca había habido tantas.

Escritora, ensayista y poeta, rumana perteneciente a la minoría de habla alemana, Herta Müller nació el 17 de agosto de 1953 en Nitzkydorf, un pueblo del Banato. Cuando en 1947 había nacido la República Socialista de Rumanía, la población rumanoalemana fue atacada por el régimen y muchas personas fueron deportadas a campos de trabajo en la Unión Soviética. Una segunda deportación, en la estepa de Baragan dentro del mismo país, tuvo lugar en 1951 durante el conflicto entre Tito y Stalin. La familia de Herta Müller, de origen campesino, estuvo marcada por las tragedias de un período histórico cruento: su madre, Catarina, en 1945 había sido deportada a la Unión Soviética donde permaneció cinco años; su padre, camionero, había sido reclutado en las Waffen-SS. A pesar de sus humildes orígenes, la joven Herta logra asistir a un instituto y luego a la universidad de Timisoara donde estudia Germanística y Romanística. Durante los años universitarios se acerca, única mujer, al Grupo de acción del Banato, un círculo de intelectuales donde conoce a su primer marido, Richard Wagner. Publica artículos en revistas literarias y al mismo tiempo trabaja como maestra de guardería y traductora. Bajo la dictadura de Nicolae Ceausescu, después de una fase inicial menos restrictiva, en los años 1974-75 tiene lugar un giro represivo contra las minorías: en 1980 Müeller es suspendida de su empleo porque se niega a colaborar con los servicios secretos. Comienza para ella un período de intensa producción literaria, pero su existencia está marcada por la persecución de la Securitate contra ella y sus amigos. Hasta que en 1985 logra expatriarse. Deja Rumanía por Alemania, donde se instala en Berlín Oeste. De 1989 a 2001 obtiene cargos en varios países como profesora contratada: Inglaterra, Estados Unidos, Suiza y Alemania. Además del codiciado Nobel, ha recibido numerosos premios a lo largo de su vida.

Su primera obra, publicada en Bucarest y luego reeditada en Alemania, es una colección de cuentos, Niederungen (1982 edición censurada; 1984 edición completa, Berlín): traducida a muchas lenguas, fue publicada muy tarde en español (Tierras bajas, Destino, 2016) y ha recibido varios premios. Barfüβiger Februar 1987 (Febrero descalzo, sin traducción al español) celebra el mes en que la autora recibió el permiso de expatriación. «La llegada era el invierno. Extranjero el país y desconocidos los amigos. Los árboles cortados, febrero frío»: así describe su llegada a tierra extranjera, no precisamente un himno a la alegría, aunque Alemania significaba para ella el alejamiento de una situación que la oprimía. Mientras tanto había salido la colección de prosas Drückender Tango 1984 (Tango oprimente, sin traducción al español), algunas de las cuales fueron incluidas en la edición berlinesa de Niederungen. Reisende auf einem Bein 1989 (Viajando en una sola pierna, sin traducción al español) está dedicado a la dificultad de quien vive suspendido entre dos países y dos culturas, así como la historia de emigración de Rumanía narrada en la novela Der Mensch ist ein großer Fasan auf der Welt, 1986 (El hombre es un gran faisán en el mundo, Siruela, 2009). Durante una rueda de prensa en Berlín en 2009, cuando le preguntaron si se sentía una escritora rumana o alemana, respondió:

«Siempre he escrito en alemán, el rumano lo aprendí solo a los 15 años, es un idioma hermoso, pero no sabría escribirlo, hace falta una intimidad que no tengo. Mis libros tratan de experiencias en Rumanía, pero a Alemania le debo mucho. Aquí me he sentido finalmente una mujer libre, porque conozco la diferencia, sé lo que es salir de casa por la mañana y no saber si seguirás viva por la noche. Sé lo que es ir a la peluquería y que te secuestren en la calle, y estar en una celda de la Securitate para un interrogatorio. Pero solo con la caída del régimen de Ceausescu tuve la sensación de estar verdaderamente a salvo, de poder respirar, porque también en Berlín occidental los servicios secretos rumanos seguían acosándome y amenazándome. Francamente hoy no sé qué soy. ¿Alemana? ¿Rumana? Soy un poco las dos cosas y ninguna de ellas».

Del control opresivo del régimen comunista habla Herztier 1994 (La bestia del corazón, Siruela 2010), quizás su libro más conocido, donde la oposición a Ceausescu se ve en sus trágicos epílogos a través del suicidio de una joven. Atemschaukel 2009 (Todo lo que tengo lo llevo conmigo, Siruela 2010) cuenta la historia de un joven de 17 años deportado a los campos de concentración de Ucrania por orden soviética: para escribirlo, la autora recogió los testimonios de los supervivientes y en primer lugar del poeta alemán Oskar Pastior. En el ensayo Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht, 2009 (sin traducción al español) se revela el contenido del expediente que la Securitate había realizado sobre Herta Müeller: novecientas páginas de un dossier incompleto y sometido a una cuidadosa "limpieza" por parte de los nuevos servicios secretos post-comunistas, relato autobiográfico y al mismo tiempo testimonio de la opacidad del poder. La persecución por parte de los servicios secretos rumanos es el tema dominante de la novela Der Fuchs war damals schon der Jäger 1992 (La piel del zorro, Siruela 2009).

Los servicios secretos están presentes de manera casi obsesiva también en otras novelas: Heute wär ich mir lieber nicht begegnet 1997 (Hoy habría preferido no encontrarme a mí misma, Siruela 2010) y Mein Vaterland war ein Apfelkern, 2014 (Mi patria era una semilla de manzana, Siruela 2016). En Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne 1999 (La mirada extraña, sin traducción al español) los temas queridos por la autora se filtran a través de la poesía, entendida como el único medio para sobrevivir, mientras que Immer derselbe Schnee und immer derselbe Onkel 2011 (Es Siempre la misma nieve y siempre el mismo tío, Siruela 2019) es una recolección de ensayos en los que la autora reflexiona sobre la violencia de un siglo y sus totalitarismos. Entre narrativa autobiográfica y no ficción se encuentra el librito Der König verneigt sich und tötet 2003 (El rey se inclina y mata, Siruela 2011), que contiene una serie de breves textos como La flor roja y la vara en un híbrido entre diario, poesía y reflexión. Herta Müller, como se puede ver, es una autora muy prolífica. Como todavía vive, todavía puede contar muchas historias.


Traduzione ucraina

Alina Petelko

Нобелівська премія з літератури 2009 «Вона вміла з силою поезії та відвертістю прози описати панораму знедолених». Коли вона отримує престижну нагороду, вона як автор майже невідома, її книги в Італії видає невелике видавництво в Роверето. 2009 рік особливий, тому що п'ять жінок були нагороджені в різних дисциплінах, ніколи не нагороджували стільки жінок, як тоді.

Румунська письменниця, есеїст і поетеса, з німецькомовної меншини, Герта Мюллер народилася 17 серпня 1953 року в селі Ніцкідорф у Банаті. Коли в 1947 році була створена Соціалістична Республіка Румунія, румунсько-німецьке населення стало мішенню режиму, багато з них були депортовані до трудових таборів Радянського Союзу. Друга депортація, до Бараганського степу всередині країни, відбулася в 1951 році під час конфлікту між Тіто і Сталіним. Сім'я Герти Мюллер селянського походження була відзначена трагедіями кривавого історичного періоду: її мати, Катаріна, у 1945 році була депортована до Радянського Союзу, де вона залишалася п'ять років; її батько, водій вантажівки, був призваний до Ваффен-СС. Незважаючи на своє скромне походження, юна Герта встигає відвідувати середню школу, а потім університет Тімішоари, де вона вивчає германістику та романистику. Під час навчання в університеті вона наближається до Банатської групи дій, де вона є єдиною жінкою в колі інтелектуалів і де вона зустрічає свого першого чоловіка Ріхарда Вагнера. Публікує статті в літературних журналах і паралельно працює вихователем у дитячому садку та перекладачем. Під час диктатури Ніколає Чаушеску, після початкової менш обмежувальної фази, у 1974-75 роках розпочався репресивний поворот проти меншин: у 1980 році Мюллер було відсторонено від роботи через її відмову співпрацювати зі спецслужбами. Для неї починається період інтенсивної літературної творчості, але її існування позначене переслідуваннями Секурітате її та її друзів. Лише в 1985 році їй вдалося виїхати з країни. Вона виїжджає з Румунії до Німеччини та переїжджає до Західного Берліна.

З 1989 по 2001 рік вона працювала викладачем за контрактом у різних країнах: Англія, США, Швейцарія та Німеччина. Крім Нобелівської премії, вона отримала безліч нагород за своє життя. Її першою роботою, опублікованою в Бухаресті та згодом перевиданою в Німеччині, є збірка оповідань Низовина (Niederungen): також опублікована італійською мовою Editori Riuniti (1987) під назвою Bassure, вона отримала кілька нагород. Босоногий лютий (Barfüßiger Februar ) відзначає місяць, у якому авторка отримала дозвіл на виїзд. «Приїзд був зимовий. Країна чужа і друзі невідомі. Дерева зрізані, холодний лютий»: так вона описує свій приїзд на чужину, не зовсім гімн радості, незважаючи на те, що Німеччина означала для неї вихід із ситуації, яка її гнітила. Тим часом вийшла збірка прози Обтяжливе танго (Drückender Tango), деякі з яких увійшли до берлінського видання Bassure. Reisende auf einem Bein 1989, присвячений труднощам тих, хто живе у розриві між двома країнами та двома культурами, так само, як історія еміграції з Румунії також розповідається в романі Der Mensch ist ein großer Fasan auf der Welt 1987. Під час прес-конференції в Берліні в 2009 році, коли її запитали, чи відчуває вона себе румунською чи німецькою письменницею, вона відповіла:

«Я завжди писала німецькою, я вивчила румунську лише в 15 років, це гарна мова, але я не вмію нею писати, для цього потрібна інтимність, якої я не маю. Мої книги розповідають про досвід Румунії, але я багато чим завдячую Німеччині. Тут я нарешті відчула себе вільною жінкою, тому що я знаю різницю, я знаю, що означає вийти з дому вранці і не знати, чи залишишся ти живий увечері. Я знаю, що означає піти в перукарню і бути підібраним на вулиці, опинитися в камері Секурітате на допиті. Але лише після падіння режиму Чаушеску я відчула справжню безпеку, що можу дихати, тому що навіть у Західному Берліні румунські спецслужби продовжували переслідувати мене та погрожувати мені. Чесно кажучи, я не знаю, хто я сьогодні. Німкеня? Румунка? Я трохи того й іншого, і жодного з них».

Серце звіра (Herztier), говорить про репресивний контроль комуністичного режиму. Гойдалка дихання розповідає про сімнадцятирічного юнака, депортованого радянським наказом до українських концтаборів: щоб написати його, авторка зібрала свідчення тих, хто вижив, і насамперед німецького поета Оскара Пастіор. У Cristina und ihre Attrappe oder Was (nicht) in den Akten der Securitate steht розкривається зміст досьє, створеного Секурітате на Герту Мюллер: дев’ятсот сторінок неповного досьє, підданого ретельній «чистці» новими посткомуністичними спецслужбами, автобіографічне історія і водночас свідчення непрозорості влади. Переслідування з боку румунських спецслужб є домінуючою темою роману Лисиця була вже тоді мисливцем (Der Fuchs war damals schon der Jäger).

Майже нав’язливо присутні спецслужби й в інших романах: Сьогодні я не бажаю зустрічі з собою (Heute wär ich mir lieber nicht begegnet), Meine Heimat war ein Apfelkern (2014). У Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne (1999) дорогі для автора теми просочуються крізь поезію, призначена як єдиний засіб вижити, тоді як Страх не може спати. Роздуми про насильство минулого століття — це збірка есеїв, у яких авторка розмірковує про насильство століття та його тоталітаризм. Між автобіографічною художньою літературою та документальною літературою являється маленька книжка Король вклоняється і вбиває (Der König verneigt sich und tötet ), а також Die rote Blume und der Stock (2003) поєднання щоденника, поезії та роздумів. Герта Мюллер дуже плідна письменниця. Оскільки вона ще жива, вона ще зможе розповісти багато історій.

 

Sottocategorie

 

 

 Wikimedia Italia - Toponomastica femminile

    Logo Tf wkpd

 

CONVENZIONE TRA

Toponomastica femminile, e WIKIMEDIA Italia